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Il rapporto Machel è stato una tappa fondamentale per far emergere l'importanza della tematica sui bambini soldato, favorendo una sensibilizzazione dell'opinione pubblica internazionale e sottolineando la necessità di redigere uno strumento normativo che innalzasse l'età di reclutamento.

Dopo due anni di studi e ricerche, Graça Machel presentò il suo rapporto alle Nazioni Unite il 26 agosto 1996 con il titolo “Study on impact of

Armed Conflict on Children”16, realizzato con il supporto del Fondo per le

Nazioni Unite per l'infanzia, più comunemente conosciuto come UNICEF, e dal Centro delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.

Già in settembre l'Assemblea Generale approvò lo studio, attribuendogli la veste di documento ufficiale delle Nazioni Unite e contribuendo in maniera incisiva all'inclusione del tema nell'agenda politica internazionale17.

Per la redazione del rapporto all'esperto si chiese di creare uno studio approfondito con le relative raccomandazioni particolarmente in cinque aree specifiche: la partecipazione dei minori nei conflitti armati, il rafforzamento delle misure preventive, la valutazione della rilevanza e dell'adeguatezza delle norme preesistenti, l'individuazione di misure necessarie per migliorare la protezione dei minori coinvolti nei conflitti armati e le azioni necessarie per promuovere un recupero fisico e psicologico per un reintegro nella società18.

Nel suo rapporto Graça Machel usa il termine “bambino” per indicare tutti i minori al di sotto dei 18 anni di età, come previsto dall'articolo 1 della Convezione sui diritti dell'infanzia del 1989.

Per dare un ampia visione delle varie condizioni dell'infanzia presenti nel mondo, si tennero sei consultazioni regionali con l'obbiettivo di individuare le priorità da attuare connesse al coinvolgimento dei minori nei conflitti.

La prima delle sei venne condotta nel 1995 per analizzare la realtà africana ad Addis Abeba, e così susseguirono per la regione araba, quella pacifica e asiatica, dell'America latina e per la realtà occidentale. Alle consultazioni presero parte autorità governative, militari, organizzazioni umanitarie e religiose, media, leader provenienti dalla società civile e donne e bambini direttamente coinvolti, i quali fornirono testimonianze fondamentali19.

16 L. Bertozzi, Lo sfruttamento globale dell'infanzia: il ruolo della società civile e delle istituzioni internazionali, Bologna, Editrice Missionaria Italiana, 2003, p. 119.

17 G. Carrisi, op. cit., p. 153.

18 Impact of armed conflict on children, United Nations A/51/306 in http://www.unicef.org/graca/, 26 Agosto 1996.

Per fornire uno studio adeguato e dettagliato sulla questione l'esperto condusse personalmente le visite nelle varie aree colpite dai conflitti armati. Da tale esperienza diretta si evince la conferma della scomparsa della distinzione tra civili e combattenti nelle guerre civili, affermando che negli ultimi decenni la proporzione delle vittime civili è aumentata drammaticamente dal 5% al 90%, coinvolgendo maggiormente la popolazione rispetto ai combattenti con elevanti livelli di violenza e brutalità. Quello che ne emerge è la presenza dei minori coinvolti e come la guerra violi ogni loro diritto, diventando non solo vittime ma anche carnefici.

Tenendo presente i conflitti che si sono susseguiti negli anni Novanta, venivano stimati 2 milioni di bambini uccisi e altrettanti feriti. In riferimento al fenomeno dei bambini soldato vengono descritte tutte le fasi in cui sono coinvolti, dall'addestramento al coinvolgimento diretto, per poi affrontare i temi riguardanti la reintegrazione nella società e su come prevenire futuri arruolamenti.

Vennero inoltre affrontati altri temi come lo sfruttamento sessuale che coinvolgeva in particolare le bambine, l'impatto delle sanzioni sull'infanzia, la mancanza di istruzione scolastica, il contagio di malattie infettive come HIV e AIDS, le questioni delle mine e armi leggere e la lotta contro l'impunità dei crimini commessi.

Il rapporto Machel con le sue raccomandazioni portò le Nazioni Unite a voler creare un ufficio specifico avente il compito di aggiornare la comunità internazionale sulle condizioni dei minori nelle aree interessate, e di incentivarne la promozione e l'accelerazione di nuove misure normative a riguardo. Esso ha inoltre promosso la realizzazione di programmi ad hoc da parte delle organizzazioni internazionali volti alla smobilitazione, reintegrazione e riabilitazione, fornendo inoltre un supporto psicologico ed educativo.

Il lavoro volto da Graça Machel portò l'Assemblea Generale a sviluppare un grosso interesse sul tema e ad adottare la Risoluzione 51/77, nella

quale veniva richiesto al Segretario Generale di nominare la figura del Rappresentate Speciale per i bambini nei conflitti armati.

L'incarico fu affidato nel 1997 a Olara A. Otunnu, avvocato esperto in diritto umanitario e con una ricca esperienza all'interno dell'Onu, in quanto fu rappresentante permanente dell'Uganda e Presidente della commissione sui diritti Umani. Questa figura si muove personalmente nei paesi di guerra e ne redige un apposito rapporto. La sua funzione è quella di determinare le misure necessarie per migliorare la condizione dei minori, sensibilizzare la comunità internazionale sul tema, e coordinare il lavoro delle varie organizzazioni.

L'ambasciatore, durante il suo mandato, ha fatto sì che la problematica affrontata divenisse una priorità nell'agenda di pace e sicurezza internazionale del Consiglio di Sicurezza, ed è riuscito ad inserire la protezione infantile, in una serie di importanti risoluzioni delle operazioni di pace delle Nazioni Unite e in quelle delle varie organizzazioni regionali, e di promuovere azioni di monitoraggio e reporting20.

Il lavoro realizzato ha incentivato la creazione del Protocollo Opzionale sul coinvolgimento dei minori sui conflitti armati alla Convenzione del 1989 nel maggio 2000 e di altri documenti sia internazionali come la Convenzione ILO 182 e lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, che regionali come la risoluzione sulla condizione dei bambini soldato in Africa, del 1996.

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