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Il rapporto con Nietzsche

Un breve approfondimento, tra i molti che si potrebbero effettuare, in merito ad un argomento che merita di essere menzionato in collegamento, in special modo, al romanzo postumo di Palazzeschi per quanto riguarda la libertà dell’espressione della naturalità del corpo quale istinto basilare e principio di vita del piacere.

Si è molto insistito in passato sul rapporto con Nietzsche di Palazzeschi, ma i lettori contemporanei all’autore non lo avevano avvertito635: si tratta di un rapporto assai complesso e mai del tutto chiarito quello che lega l’autore a questo filosofo.636 Giansiro Ferrata nel 1976 risponde a Maria Corti637, riguardo la richiesta di eventuali precise connessioni tra lo scrittore e il filosofo, che Palazzeschi potrebbe aver carpito informazioni durante le discussioni con Papini638, Soffici e altri vociani e futuristi. Per ciò che si può dire in merito a considerazioni mosse da Palazzeschi stesso nei riguardi del filosofo, a Maria Luisa Belleli ad esempio nel 1970 l’autore scrive che Nietzsche lo aveva molto appassionato perché «pane per la lotta del suo animo di cristiano»639: altro risvolto insondabile e profondo del suo mondo interiore travagliato.

Nel Codice di Perelà, si chiede Baldacci640, può esserci un rimando a Nietzsche nella figura di un Dio che è nulla e nel concetto della morte che non investe la vita ordinaria degli uomini perché considerata caso eccezionale? Celebri esempi641 sono il capitolo del pappagallo della Regina (analizzato nel capitolo dedicato alla storia dell’uomo di fumo) e un evidente ateismo proclamato da alcuni personaggi che assegnano a Dio un ruolo di entità lontana dalla debole nullità umana (il che può rimandare però anche a una caricatura della moda dell’uso della filosofia nietzschiana del tempo). Piero Pieri642 nel 1980 afferma che da Le voyageur et son ombre (libro preso in prestito da Palazzeschi al Gabinetto Viesseux insieme a Così parlò Zarathustra nel 1906) Palazzeschi potrebbe aver derivato l’idea della creazione dell’uomo da parte di un Dio il quale poi si prende gioco della sua creatura. Altri segnali della lettura del filosofo da parte dello scrittore appaiono in varie epistole e raccolte poetiche.

Nietzsche potrebbe essere stato guardato da Palazzeschi innanzitutto come ispirazione per il rapporto con sé stesso in quanto lo scrittore seppe liberarsi da un trauma infantile che lo aveva duramente colpito643, andando incontro al proprio dolore per superarlo e liberarsene: nella Gaia scienza Nietzsche sancisce proprio che la raggiunta libertà è non provare più vergogna davanti a sé stessi644. In merito a ciò, l’Incendiario (1910) segna una tappa di arrivo, nel percorso poetico palazzeschiano, di un processo

635 Cfr Baldacci 2004, XII.

636 Cfr Baldacci 2004, XXI.

637 Cfr Baldacci 2004, XXXVIII.

638 Pazzaglia 1980, 1097: Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini, amici e interlocutori epistolari di Palazzeschi, fondano la rivista fiorentina Il Leonardo nel 1903, inizialmente subendo influssi di suggestioni dannunziane e nietzscheane e accogliendo poi il Pragmatismo americano; l’interesse filosofico dominante del giornale era direzionato a stabilire un dominio dell’io sul reale, con echi irrazionalistici, esasperati, romantici, tendenti all’elezione aristocratica d’animo: tematiche molto presenti a inizio secolo e, quindi, influenti anche su Palazzeschi. Ma l’ideale filosofico innovatore che entra a far parte di questo mondo corrisponde appunto a quello di una cultura vitalistica. Papini con Soffici fonda poi (1913) la rivista Lacerba.

639 Riporta Baldacci in Uno scrittore in libertà (cfr Baldacci 2004, p. XXV).

640 Cfr Baldacci 2004.

641 Cfr Baldacci 2004, XLII-XLIII.

642 Cfr Baldacci 2004, XXII.

643 Ved. La personalità di Palazzeschi.

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che porta dal silenzio e dall’infelicità degli esordi alle capriole irriverenti dell’allegria645: il saltimbanco palazzeschiano racchiude una complessa elaborazione di significati originali che si intersecano col clownismo europeo646, che in Palazzeschi produce il clown agile e grottesco che si getta sulle soddisfazioni immediate. Prima di questo, dunque, immobilità, inespressività, mistero su ispirazione della letteratura liberty, decadente francese647; poi, svaniscono la malinconia, l’ironia amara e il senso di colpa (che in Poemi avvertono già, ormai, della loro dipartita annunciando un nuovo e diverso personaggio grottesco648) nei confronti di qualsiasi manifestazione di vitalità gioiosa e fanno il loro pieno ingresso la sfrontatezza, la trasgressione, il rovesciamento della norma e delle consuetudini (al fine di irriderle queste norme), l’esagerazione, il movimento, l’ilarità pura e scanzonata: atteggiamenti dove appunto si riconosce il Palazzeschi che non si vergogna più della propria esistenza diversa e che baldanzosamente si mette a confronto-scontro con la “normalità”. Tale percorso “rivoluzionario” si può, come affermato, ricostruire anche all’interno dei romanzi.

La carica eversiva del fuoco che cancella il rapporto traumatico con la propria diversità sfociando nella libertà di essere sé stessi ben emerge anche nel primo romanzo palazzeschiano, materializzandosi proprio nel fuoco dei pagliai che libera Valentino – e di conseguenze l’autore – dal sé giovanile e dai canoni decadenti patetici del secolo passato, proiettandolo nel disincanto della libertà eversiva. Un mondo “rovesciato” che dunque non è più immutabile quello scoperto dal “nuovo” Palazzeschi; è già stato espresso il collegamento con Pirandello all’interno del capitolo su :rifessi e si richiama qui il collegamento con il filosofo Nietzsche in merito appunto alla consapevolezza palazzeschiana dell’assurdità della vita e della grande libertà che consegue dallo smantellamento delle certezze (false) umane649: il gioco del continuo movimento del mondo da osservare con la “leggerezza” di chi non ha paura di soccombere, al contrario di coloro che si affannano negli schematismi rigidi (regole di visione ed interpretazione della vita e di tutte le sue manifestazioni) che non lasciano vie d’uscita alla creatività e al proprio essere. L’amarezza delle prime poesie e altre opere allora può, senza più timore e sensi di colpa, trasformarsi in gioiosa libertà vitalistica650.

Al Convegno fiorentino del 1976651 Fausto Curi insiste sull’ispirazione al Nietzsche della Gaia scienza per il momento avanguardistico di Palazzeschi, ravvisabile specialmente all’interno del Codice di Perelà, assegnando comunque all’autore una presa di distanza da alcuni aspetti del filosofo: ad esempio, nel rifiuto del concetto di superuomo rivoluzionario652 (come illustrato nel capitolo dedicato al Codice); ma è

645 Cfr Barbaro 2006, pp. 193-194. Inoltre, continua Marta Barbaro, una figura che si manifesta con «grotteschi travestimenti» e «acrobatismi lirici», un auto-esibizionismo «in una dialettica fra sincerità e artificio». Nell’evoluzione poetica di Palazzeschi tale figura è ricca di imprevisti e di molteplicità di toni espressivi.

646 Tema approfondito nel saggio Il saltimbanco di Palazzeschi: dalla coscienza infelice alla fiera carnevalesca di Marta Barbaro citato in

Bibliografia.

647 Barbaro 2006, 195.

648 Marta Barbaro nel saggio sopracitato analizza nel dettaglio la fisionomia delle prime raccolte poetiche di Palazzeschi.

649 Cfr Barbaro 2004, pp. 202-203: e come già esposto, durante il Convegno fiorentino del 1976 Edoardo Sanguineti e Fausto Curi insistono sull’ispirazione nietzschiana alla «forza dissacratoria e il principio della saggezza del corpo» sviluppata da Palazzeschi in modo assolutamente originale: poi Piero Pieri precisa (Ritratto del saltimbanco da giovane) che la collera di Nietzsche in Palazzeschi si tramuta in gioia e allegria, appunto.

650 Riassumendo in breve ciò che analizza Marta Barbaro: Equilibrio in Lacerba (1915): ha imparato a dominare il proprio dolore; Controdolore: il mondo è un gioco ridicolo nelle mani di Dio, e l’uomo deve attraversare la miseria per sbucare rigenerato nella gioia. Anche Baldacci ad esempio, in Uno scrittore in libertà, afferma che altra raccolta poetica dove influssi del filosofo, tra le altre possibili fonti presenti, sono ravvisabili è Controdolore (1914) per via della sua componente gioiosa vitalistica.

651 Cfr Baldacci 2004, XXII-XXIII.

652 Da http://www.treccani.it/vocabolario/nichilismo/: «nichilismo (non com. nihilismo) s. m. [dal fr. nihilisme, der. del lat. nihil «niente»]. – In filosofia, termine introdotto, nella forma ted. Nihilismus, negli ultimi decennî del sec. 18° all’interno delle polemiche sul criticismo kantiano e sull’idealismo per indicare l’esito di ogni filosofia che voglia tutto dimostrare, costretta, quindi, a tutto dissolvere in pure e vuote astrazioni; più in generale, denominazione moderna di un atteggiamento

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evidente l’appropriazione del tema nietzschiano della leggerezza, essenza del romanzo di Perelà. Il nichilismo di Nietzsche rientra nel personaggio di Perelà? Di certo non consapevolmente l’uomo di fumo sarebbe in grado di portare un radicale cambiamento nel regno di re Torlindao653. Sicuramente Palazzeschi, espone Baldacci, può aver derivato da Nietzsche delle tematiche che, rielaborandole in modo originale, immette nel Codice di Perelà654: il dramma del potere (come nota Luciano de Maria), la leggerezza e il gioco dei potenti (come afferma anche Fausto Curi). Ma Palazzeschi probabilmente non ha una conoscenza precisa del filosofo: sa reinterpretare con la propria sensibilità aspetti della temperie culturale del tempo corrente, esponendo con il racconto dell’uomo di fumo una realtà sociale655 in tono comico, tuttavia senza, in questo caso, la gioia nietzschiana e senza volontà di apportare alcuna rivoluzione sociale.

Per Sanguineti656 Nietzsche appunto riveste un ruolo decisivo nell’Incendiario (1910) in Chi sono?: il saltimbanco dell’anima del poeta rimanda al funambolo di Così parlò Zarathustra, come il Perelà sotto processo richiama il personaggio nietzschiano esibito in gabbia. Ma l’incendiario palazzeschiano vuol salvare il mondo in rovina attraverso l’azione (marchio del superuomo): e Palazzeschi gli procura una tragica fine, perché Palazzeschi è contrario alla rivoluzione. Perelà sarà tutto l’opposto del personaggio rivoluzionario negli intenti (inesistenti, appunto, nell’uomo di fumo), sebbene i due testi, Incendiario e Codice di Perelà, vengano concepiti quasi contemporaneamente. L’Incendiario nasce infatti per soddisfare Marinetti; Perelà invece chiarisce il pensiero sul cambiamento sociale auspicato dall’autore, cambiamento sociale cioè non combattuto con la volontà di una rivoluzione.

Vediamo come però, subito dopo la ristampa del Codice di Perelà del 1920, qualsiasi possibile appiglio a Nietzsche sia totalmente sparito da Due Imperi… mancati657, in cui traspare invece il rinnovamento religioso cristiano dell’autore: uno spirito totalmente opposto al sentimento futurista anticristiano. Nell’Interrogatorio della Contessa Maria, Nietzsche influisce658 sul netto rifiuto della pietà, della compassione, della vergogna, del senso di colpa attuato dalla protagonista: rifiuto da cui proviene una ferma opposizione al codice rigido di valori morali imposto dalla società, dalla religione e anche dalla

ricorrente nel pensiero filosofico, comune a molte dottrine anche antiche, secondo il quale, una volta stabilita l’inesistenza di alcunché di assoluto, non ci sarebbe alcuna realtà sostanziale sottesa ai fenomeni di cui pure si è coscienti, risultando quindi l’intera esistenza priva di senso. In partic., n. russo, ideologia e insieme di comportamenti tipici dei giovani intellettuali piccolo-borghesi nella Russia della seconda metà dell’Ottocento (diffusi soprattutto attraverso i romanzi di I. S. Turgenev e di F. M. Dostoevskij), improntati a un’entusiastica fiducia nella scienza, a un’accettazione del materialismo e del positivismo come strumenti polemici contro ogni forma di cultura tradizionale, spec. morale e religiosa, con esiti, spesso, di individualismo esasperato, di anarchismo, di immoralismo (più dichiarato che vissuto), ma con sbocchi anche politici, di tendenza all’emancipazione sociale collettiva. Con riferimento soprattutto al pensiero e all’opera di F. Nietzsche, il termine designa la presunta inarrestabile decadenza della cultura occidentale greco-cristiana, e insieme la denuncia di questa decadenza e la distruzione teorica e pratica dei valori della tradizione. Per estens., e al di fuori di contesti filosofici, il termine definisce in tono polemico atteggiamenti o comportamenti ritenuti rinunciatarî oppure volti alla distruzione di qualsivoglia istituzione o sistema di valori esistente.»

Come afferma Marta Barbaro in Il saltimbanco di Palazzeschi: dalla coscienza infelice alla fiera carnevalesca, p. 203 (cfr Barbaro 2006), «se “il mondo gira” e la vita è inarrestabile movimento, è dal saltimbanco che bisogna apprendere una “gaia scienza” da contrapporre all’aspetto serio e malinconico del sapere occidentale, al modello del saggio chiuso nella propria cupa profondità, insomma fare dell’umorismo una “forma di filosofia”»: una forma di filosofia, ovvero l’umorismo secondo le parole di A. F. Formiggini riportate da Marta Barbaro: «l’umorista vede le cose in un modo tutto suo particolare e può essere più profondo di un filosofo di professione» (Filosofia del ridere. Note ed appunti, a cura di Luigi Ricciardi, Bologna, CLUEB, 1989, p. 155). 653 Cfr Baldacci 2004, XXXVIII. 654 Cfr Baldacci 2004, XXXIX. 655 Cfr Baldacci 2004, XL. 656 Cfr Baldacci 2004, pp. XXIII e ss. 657 Cfr Baldacci. 2004, XXVII. 658 Cfr Baldacci 2004, XXV.

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letteratura (la quale è rappresentata dal personaggio del poeta interlocutore di Maria). È dunque anche qui una nietzschiana esaltazione della materialità, della forza, della bellezza, della natura e dei sensi come principio di vita: il principio di piacere, l’allegria pura e semplice che può portare alla vera felicità, di contro agli inganni dello sviluppo dell’intelligenza e del pensiero (la letteratura) che all’opposto conducono inevitabilmente alla disperazione e a una risata che è «civetteria del pianto»659: è il primo principio che segue la Contessa Maria, con il suo linguaggio corporale. Lei vive i sentimenti nel concreto, la letteratura li astrae.

Dalla Gaia Scienza si evince un ulteriore possibile allacciamento al pensiero palazzeschiano nei confronti del bisogno di poter essere sé stesso anche di fronte ai propri difetti innalzandosi leggero ma sicuro, fantasioso, allegro: «Che cos’è il sigillo della raggiunta libertà? Non provare più vergogna davanti a sé stessi».660

Allusioni nietzscheane dunque, per Baldacci abbastanza forti, risiedono nel romanzo della Contessa Maria661: un gioco di sdoppiamento dell’autore che lotta con sé stesso divertendosi, mettendo in campo la propria parte debole (spirituale) e quella forte (elogio del corpo, della natura, della vera bellezza), perché proprio la lotta, dice Maria, è l’essenza della vita; e nella vita vince il più forte. E pare proprio che l’autore del romanzo si identifichi maggiormente, o intenda farlo, con il personaggio femminile, forte, piuttosto che con il fragile e non-vitalistico poeta.

659 Afferma Tellini nel saggio Sul comico palazzeschiano citato in Bibliografia.

660 Dall’aforisma 275 riportato da Gino Tellini in Sul comico palazzeschiano, citato in Bibliografia.

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