• Non ci sono risultati.

Struttura e accenni di contenuto

Il romanzo è composto da due diverse sezioni, separate da una cesura che appare a prima vista netta ed evidente a livello sia di forma che di linguaggio.

Nella prima parte si ha un tradizionale romanzo epistolare, composto da una successione di trenta lettere che il principe romano Valentino Kore (nelle ristampe Core) invia all’amico inglese John Mare, residente a Venezia, dal primo all’ultimo giorno di novembre, dalla Villa toscana di Bemualda, proprietà del Principe, dopo che i due si sono separati alla stazione di Firenze: una confessione in romanzo dove il protagonista narratore si esprime secondo modi particolarissimi e correlati alla biografia dell’autore, sia per affinità che per presa di distanza da parte di Palazzeschi. Un’esposizione consapevole della propria inconsapevole vita interiore nelle sue evoluzioni, nei suoi riflessi esercitati sul mondo esterno ed introiettati dall’esterno. Segue poi una serie di notizie di cronaca giornalistica, di pettegolezzo, che compone la seconda parte dell’opera: questa seconda sezione attua un preciso stravolgimento del canone tradizionale del romanzo epistolare nei suoi codici sette e ottocenteschi: in essa si mette così alla berlina il romanzo epistolare di Valentino, la cui versione dei fatti (i fatti esterni, concreti, perché di

230 Cfr Barbaro 2004, pp. 209-210.

231 Cfr Tellini 2004, LXII.

232 Ved. La personalità di Palazzeschi.

233 Cfr Tellini 2004 p. LXXIII.

234 Palazzeschi 1958.

33

quelli interiori non è dato sapere ad altri se non a Valentino stesso e al destinatario delle lettere) viene rimessa in gioco dalle voci della folla, della società della seconda parte.

La prima parte si ascrive infatti alla temperie tradizionale dell’eroe romantico divenuto decadente per modernizzazione del canone, di cui si approfondirà, con alcune precisazioni ed esemplificazioni dal testo, la carica di ironia a livello dello stile (esagerazione del pathos e del linguaggio decadente) e della forma (destrutturazione mistificante a opera della seconda parte che rende ambigua, degrada, sdrammatizza e depotenzia la prima parte).

Convivono dunque i contrari, ravvisabili soprattutto sul piano formale della struttura236: la soggettività di una personalità “diversa” nelle epistole (un ventinovenne aristocratico romano, colto, elegante e solitario, che si muove in un quadro che è sostanzialmente simbolista, come quello delle pagine del successivo romanzo, Il Codice di Perelà237) giustapposta all’impersonalità di aneddoti di cronaca. Secondo Luigi Baldacci238 e Luciano De Maria239 probabilmente questa seconda parte era estranea al progetto strutturale iniziale: l’improvviso cambio di tono, di registro e di forma ha un impatto straniante sul lettore (e anche forse sull’autore), ma le due sezioni appaiono comunque correlate tra loro240, ponendosi sullo stesso piano: l’una serve a spiegare l’altra, ne è il proseguimento, anche se non la risolve. E manca il finale, un finale cioè come tradizionalmente inteso, cui Palazzeschi conferisce un taglio già qui umoristico: infatti le assurde supposizioni cronachistiche che mirano a far luce sul mistero della scomparsa del principe (con tanto di ispezioni e perquisizioni delle autorità, spostando lo scenario anche presso la città di Roma dove si ipotizza si trovi il Principe dopo la scomparsa) ci lasciano a un finale aperto tra caotiche ipotesi potenzialmente infinite.

Per dare un’idea dell’evoluzione strutturale dell’opera, di questo capovolgimento operato dalla seconda sezione del romanzo, che illustra sì le premesse della prima non enunciate in antefatto, ma ne rovescia anche i contenuti dei fatti mediante ipotesi che si contraddicono tra loro, sfumandone il significato nel grottesco e nel comico, è opportuno formulare esempi tratti dal primo volume di Aldo Palazzeschi. Tutti i romanzi, Mondadori Printing S.p.A, Officine Grafiche di Verona, 2004 (come tutte le citazioni dal testo in questo capitolo).

Il protagonista si ritira a vita privata e poi, alla fine del romanzo epistolare, scompare: questa la successione dei fatti vista dall’esterno della villa, dalla società, e da cui ricadono le elucubrazioni cronachistiche. Ipotesi di suicidio, di fuga, di omicidio, ipotesi contraddittorie, fantasiose su possibili “risvolti del caso” e, appunto, commentatissime, confermate e negate in modo iperbolico:

La scorsa notte, nella sua villa di Bemualda, in Toscana, si suicidava il Principe Valentino Kore. La notizia si è presto divulgata per la città arrecando vivissima impressione.

(p. 111)

Giungono dalla Toscana le più inesatte ed incerte notizie sul suicidio del Principe Valentino Kore, pare che il principe non si sia suicidato con un colpo di revolver.

(p. 113)

Il fatto è commentatissimo, le ragioni sono cercate con interesse. Stanchezza della vita? Stanchezza. Disperazioni finanziarie? Certo disperazioni finanziarie. Manìa suicida? Manìa manìa.

(pp. 113-114) 236 Cfr Tellini 2004, LXXXI. 237 Cfr Baldacci 2004, XXXV. 238 Cfr Baldacci 2004, XXXIII. 239 De Maria 1990, 138. 240 Cfr Tellini 2004, XCI.

34

L’ultima notizia reca che il Principe […] non sarebbe morto, egli verserebbe tuttavia in gravissime condizioni.

Si parla anche di incendio […] Il principe sarebbe forse rimasto vittima di un incendio? […] Taluno parla di suicidio per asfissia.

[…] Il Principe sarebbe partito alla volta di Parigi.

[…] Il Principe Valentino Kore si troverebbe qui in Roma, c’è chi afferma di averlo veduto in uno dei principali nostri caffè.

(p. 114)

Il Principe Valentino Kore sarebbe stato assassinato? (p. 120)

È da escludersi la possibilità di un assassinio per furto. (p. 122)

Il fatto è ormai noto in Italia e fuori, tutti i giornali continuano ad occuparsene con vivo interesse […]. (p. 127)

Si parla ancora molto del fatto, tutti vogliono vera la propria versione, la verità per adesso si nasconde. (p. 128)

Continua ad essere studiatissima la possibilità di un assassinio, taluno costruisce piani straordinari. (p. 129)

Il dubbio ricade persino sull’invio delle lettere a John: questi le ha mai ricevute?241 Ma la presenza e la partecipazione del giovane amico, «col quale teneva l’intimità di un fratello maggiore» (p. 125), alle vicissitudini post scomparsa del Principe viene assicurata verso la fine del romanzo:

Il signor John Mare à realmente ricevuto nel suo palazzo, in Londra, un agente della Polizia. Egli si è mostrato molto addolorato per il caso del suo caro amico, e addolorato per non poter fornire nessuna informazione che metta in luce la verità. Dal 1° di Novembre egli non ne à avuto più nuova, egli lo lasciò quella mattina alla stazione di Firenze [quando i due si separarono e Valentino partì per la Toscana]. Non può fornire nessuna utile informazione ma si dichiara a disposizione di qualunque interrogatorio. (p. 129)

Il superamento dei modi giovanili, dunque, si ravvisa già esplicitamente nella parte seconda di questo suo primo romanzo, nota Luciano de Maria242: l’irrisione spazza via, alla fine, la disperazione. Palazzeschi muove i primi passi già a partire da qui verso la via di un superamento risolutivo della propria tragicità, in seguito fusa perfettamente, e non più giustapposta come in :riflessi, alla comicità, nello stile appunto “tragicomico” 243 che lo connoterà a partire dal successivo romanzo, Il Codice di Perelà.

Si tratta comunque di due parti che risultano autonome di per sé: la sezione epistolare non sente la necessità di un completamento, mentre la seconda appare comunque essenziale per chiarire alcuni

241 Cfr Tellini 2004, XCI.

242 De Maria 1990, 138.

35

aspetti ed antefatti fondamentali della vita di Valentino244 che altrimenti sarebbero ignoti al lettore, come ad esempio: la possibile correlazione tra il suicidio della madre (di cui nelle lettere non si fa menzione alcuna) e il probabile suicidio operato dal giovane su imitazione della madre; la sua situazione economica, famigliare, le abitudini private; l’antefatto che costituisce il suo rapporto col destinatario epistolare (come si può leggere nei seguenti brani del testo, sempre appartenenti seconda parte dell’opera).

Il Principe Valentino Kore si era ritirato nella sua villa di Bemualda il primo dello scorso Novembre; […] Pare si sia esploso un colpo di revolver alla tempia245. […]

(p. 111)

Quindici anni or sono, nella stessa villa di Bemualda, si suicidava la Principessa Maria Kore, madre del suicida di oggi.

(p. 112)

Quindici anni or sono alla villa di Bemualda si suicidava in una sera di festa la Principessa Maria Kore, madre del principe Valentino. L’ultima sera di Maggio, mentre la villa rigurgitava di ospiti, fu udito partire il colpo dalla camera della Principessa, quando tutti accorsero, la trovarono già cadavere in mezzo ai fasci di rose rosse. […] Il suicidio rimase per lunghissimo tempo nella viva impressione di tutti, la Principessa non lasciò nessuno scritto e s’ignorano sempre le cause del suicidio. Il giovane principe era allora in collegio, volle sapere ogni dettaglio della crudele verità e ordinò dipoi che la villa fosse ermeticamente chiusa. […] Allora aveva quattordici anni, la Principessa ne aveva ventinove.246

(p. 123)

[…] Nulla è risultato dalla perquisizione. Alla fine della visita accuratissima è stata trovata una stanza chiusa: la stanza della Principessa Maria, quella dove quindici anni or sono ella fu trovata morta, la porta era chiusa, se n’è cercata febbrilmente la chiave per qualche momento, dipoi il Commissario à ordinato di abbattere. […]

(p. 119)

Sembrerebbe giustissima la versione per le cause finanziarie, è ormai assodato che il patrimonio del Principe versa in pessime condizioni. […] La tenuta in Toscana costituiva prima una delle maggiori rendite del patrimonio, si trova ora in miserevoli condizioni, i poderi furono poco a poco quasi tutti venduti.

(p. 113)

[…]Egli non intendeva mai far conto di denaro, tutto rimetteva nell’altrui mani, e di denaro era uso tenersene quasi sempre sprovvisto.

(p. 125)

Sembra veramente che il patrimonio del principe Valentino Kore ascenda ancora a più di un milione. (p. 125)

244 Cfr Tellini 2004, XCI.

245 Notizia poi smentita, rovesciata in altre supposizioni all’interno della carrellata di notizie di cronaca.

246 In questa stessa pagina del romanzo si chiarisce molto bene, inoltre, come la Principessa Maria Kore fosse divenuta madre a soli quattordici anni senza poi voler prendere marito, tenendo una vita oggetto di maldicenze e festeggiando ogni anno a primavera in Bemualda con ospiti illustri, essendo ella stessa persona di cultura.

36

Il Principe Valentino Kore era notissimo in tutta Italia come uno dei più cospicui nostri Signori Romani. Egli tenne sempre vita solitaria e stravagante, possedeva una cultura elevatissima e non amava di circondarsi che di pochi intellettuali. Era violinista molto valente. Rifuggiva assolutamente il gran mondo e la società elegante ed i salotti dove avrebbe potuto brillare come astro di prima grandezza.

Era, in ogni suo dettaglio, elegantissimo. (p. 112)

Il Principe Valentino era l’ultimo della famiglia Kore: rampollo illegittimo. (p. 127)

[…] Il Signor John Mare era da un anno il solo amico caro al Principe Valentino Kore, furono spesso notati insieme in pubblici ritrovi.

John Mare è un ricco nobile inglese dimorante a Roma, egli è appena ventenne. (p. 121)

La drammaticità dello scavo psicologico terapeutico (per il protagonista) e la tensione del dubbio della prima parte vengono così risolte al massimo grado nel sorriso da un finale ironico, osserva Tellini247: ciò avviene dopo l’esagerazione iperbolica dei risvolti dell’accaduto, come risulta chiaramente dai frammenti di cronaca qui riportati ad esempio, e che vanno a costituire anche il finale del romanzo. L’uso dell’ironia248, che si esprime lungo la carriera letteraria dello scrittore in varie modalità, nel primo romanzo giunge al massimo grado nel finale, un finale grottesco e quasi irriverente, marca già definitiva del successivo Palazzeschi (quello degli immediatamente successivi Il Codice di Perelà e de La Piramide soprattutto, nel versante del romanzo):

Taluno parla di ritiro in un qualche monastero, quale?

Giornali Parigini si occupano diffusamente del fatto e con vivo interesse e fanno in proposito dello spirito molto <<chic>>.

Anche giornali americani si occupano del fatto, essi trattano di blasoni e di gente di altri tempi, ma con molta cognizione e con qualche esattezza.

È certo infine, che un elegantissimo foglio Giapponese à potuto dire qualche cosa in proposito, con parole un pochino astruse ma poco notevoli.

[Fine] (p. 130)