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3. Il contesto in cui si inserisce l’Istituto Italiano di Cultura d

3.3 Realtà legate al mondo italiano

3.3.3 I club

Parlare della comunità italo-australiana, soprattutto di prima generazione, significa parlare della realtà dei club (Italian Social Clubs).Uno dei grossi problemi di questa realtà è la frammentarietà, la competitività che si instaura tra un club e l’altro e la scarsa o nulla comunicazione.

I club si sono formati in seguito alla grande immigrazione degli anni ‘60 e ’70 nella città di Melbourne e in tutta l’Australia per volontà di immigrati di prima generazione soprattutto negli anni ’80 e ’90.

Queste piccole realtà sono diventati fondamentali punti di riferimento per i gruppi di immigrati che hanno sentito l’esigenza di unirsi in gruppi regionali o a volte in gruppi di compaesani.

Come tante piccole realtà distribuite nella città e nei sobborghi al di fuori, i club sono luoghi dove ci si incontra, ci si aiuta nei propri problemi, dove si condividono esperienze, tradizioni, lingua e stili di vita. Sono periodicamente organizzate celebrazioni, giochi, ricorrenze, anniversari; e ogni altro avvenimento che ricorda la città o la regione di origine. Nella maggior parte dei casi a fungere da collante è anche la fede cattolica, che è

35 fortemente presente soprattutto nei club dell’Italia meridionale dove si celebrano festività dei Santi e tradizioni religiose.

Parlare quindi di comunità italiana storica di Melbourne vuol dire anche parlare di club.

Queste realtà potenzialmente rappresenterebbero un punto di forza per la diffusione della cultura e della lingua italiana. In pratica però, essendo questi dei circoli ristretti e tendenzialmente ostili alle novità si rivelano più che altro un ostacolo ad un più complesso lavoro di promozione e valorizzazione di ciò che è oggi l’italiano e la cultura del nostro Paese. Provando a conoscere e ad approfondire la vita dei club, si ha l’impressione di trovarsi a contatto con una visione fuori dal tempo. I membri dei club hanno fatto di questi luoghi un pretesto per ricordare nostalgicamente una Italia che non esiste più e che spesso è vista da occhi in maniera soggettiva e poco reale.

In città oggi esistono tantissimi club che organizzano attività e rievocano tradizioni e celebrazioni. Ogni club è autonomo e organizza eventi autonomamente per i propri soci.

È praticamente impossibile sapere quanti siano i club nella città di Melbourne e nella sua regione perché non vi è mai stata coesione e mai è stata sentita la necessità di unire tutte queste realtà mediante una sovrastruttura.

Le cause di tale situazione vanno sicuramente ricercate nella storia del nostro Paese e nel contesto in cui questi luoghi di aggregazione si sono creati.

In Italia prima di ogni altro luogo, oggi è sentita ancora forte e netta la separazione tra nord e sud o tra una regione e l’altra a causa della storia che l’Italia si trova alle spalle e, sostanzialmente, per il fatto che ogni zona dell’Italia ha vissuto storie diverse, influenze diverse e di conseguenza possiede caratteristiche proprie fortemente radicate.

Se pensiamo solo alla lingua italiana, all'indomani dell'unificazione la percentuale degli italofoni si aggirava intorno al solo 2,5% su 25milioni di abitanti, anche se molti erano gli italiano che avevano una competenza

36 passiva dell’italiano, ovvero possedevano la capacità di comprendere la lingua senza però saperla parlare.

L’'italiano era in effetti appannaggio di una ristretta élite, composta esclusivamente da colti e letterati. La restante popolazione italiana, analfabeta, continuava ad utilizzare le diverse forme dialettali proprie delle differenti zone della penisola.

Un tentativo di unificare la lingua italiana è stato messo in pratica tramite l’espansione e la capillarizzazione dell'istruzione e dell'alfabetizzazione lungo la penisola. Questo fu un processo che si rivelò certamente utile, ma che non eliminò completamente il problema ma lo divise in due diversi fenomeni, ovvero la formazione dei diversi “italiani” regionali e l'italianizzazione del dialetto.

A fare la differenza furono senz'altro la stampa e i mezzi di comunicazione di massa allora rappresentati dalla radio e successivamente dalla televisione. Questi mezzi contribuirono a creare non solo un'apparenza condivisa all'unità nazionale, ma anche la possibilità di apprendere la lingua italiana e diventarne “portavoci”.

Prima la radio nel 1926 e poi la televisione nel 1953, riuscirono letteralmente ad entrare nelle case degli italiani, accelerando e completando il processo di italianizzazione cominciato all'indomani dell'unificazione nazionale.

Se quindi il passo decisivo fu compiuto dai mezzi di comunicazione dagli anni venti agli anni 60 questo significa che molti degli immigrati australiani si sentivano più a proprio agio con i vari dialetti che con la lingua italiana vera e propria.

Così come la lingua, anche gli usi e i costumi continuarono a tener separata l’Italia anche dopo l’unificazione. Profondamenti legati all’Austria al nord ed estremamente condizionati dall’influenza araba al sud, gli italiani mangiavano, parlavano e vivevano in maniera molto diversa.

Gli immigrati del dopoguerra provenivano quindi da una nazione bambina ancora. nettamente divisa culturalmente e linguisticamente su scala regionale. Diviene quindi logico immaginare che all’arrivo a Melbourne si creassero diverse piccole comunità di italiani.

37 Molti parlavano quasi esclusivamente dialetto e quindi un po’ per necessità e un po’ per volontà si andarono creandosi gruppi separati che diedero dell’Italia una visione frammentata, come una immagine riflessa di quella Italia che si erano lasciati alle spalle.

Testimonianza del fatto che il dialetto fosse protagonista è il fatto che tutt’ora vi siano anziani, immigrati in Australia quando erano bambini che conoscono un dialetto ma non sanno parlare un italiano corretto.

Questa caratteristica si è riproposta negli anni, infatti non sono rari i casi di giovani italo-australiani che sanno parlare una versione un po’ distorta dei dialetti ma che non sanno a loro volta parlare bene l’italiano. Anche nello stile di vita le differenze esistenti hanno contribuito al formarsi di gruppi ristretti chiusi.

Fra i più noti e prestigiosi club ci sono l’Abruzzo club, il Veneto club, Reggio Calabria club, Calabria club e il Toscana club; ma in realtà sono numerosissime le associazioni e gli altri club presenti nella zona di Melbourne. Molte di queste realtà hanno poca visibilità e sono piuttosto chiusi alle novità.

Come detto, non esistono solo club regionali ma anche club per singole città, è il caso del Trieste club, Reggio Calabria club, Roma social club, Anzano di Puglia social club e così molti altri. Ci sono poi rappresentanze di isole (Sardinian cultural association, Società isole Eolie, Isole Eolie club..), club universitari(Italian social club, University of Melbourne) e clubs legati ai cognomi ( Vizzini club)

Numerosissimi sono i circoli italiani pensionati di quartiere/città spesso anche legati alla religione cattolica.

I club propongono ai propri membri tutta una serie di attività culturali e ricreative che richiamano la città o la regione a cui si rifanno. Ai membri dei club sono offerte agevolazioni su viaggi, sul ristorante che solitamente è presente all’interno della struttura di rappresentanza e che offre generalmente menù tipici regionali. Vengono organizzate anche delle serate canore o feste che richiamano la tradizione di origine come per esempio la festa del baccalà organizzata dal Veneto club o la festa di San Pantaleone organizzata dall’Abruzzo club.

38 Non è raro trovare nei club una connessione con lo sport, soprattutto con il calcio e il pugilato, e il ciclismo.

Così i club rappresentano un punto di ritrovo e un riferimento forte nella vita di molti italo-australiani e immigrati italiani. Queste realtà sono però legate storicamente alla generazione di immigrati del secondo dopoguerra e meno alla loro discendenza. Infatti i legami culturali rimandano a una Italia storica, ferma e conservata immacolata come quando i suoi emigranti l’hanno lasciata. Per questo motivo anche gli spettacoli organizzati e i concerti riguardano artisti molto popolari, dei veri e propri classici di altri tempi. L’Abruzzo club ha programmato uno show tributo a Mino Reitano, stereotipando l’immagine dell’Italia e richiamando le vecchie glorie.

Essendo i club dei catalizzatori, essi riescono ad avere accesso a una fascia di popolazione ampia ma selezionata, grazie alla numerosità di italiani sul territorio e anche alla fidelizzazione generazionale.

Questo grande potenziale catalizzatore viene però a perdersi dal momento che tra i vari club, come spiegato, vi è scarsa comunicazione spesso dovuta alla mancanza di volontà. In alcuni casi si è creata una vera e propria competizione che ha portato i club stessi a cercare di primeggiare gli uni sugli altri. Negli anni si sono ampliate le sedi, offerti servizi sempre maggiori complice il forte orgoglio che anima i membri di vari club.

Questa realtà frammentata funge da ostacolo alla collaborazione con l’Istituto che si è trovato spesso a non riuscire a comunicare con la realtà dei club.

Un altro problema che crea difficoltà comunicative con l’Istituto di cultura è il fatto che questi club sono principalmente legati a una idea stereotipata e superata dell’Italia. E’ andato creandosi negli anni una sorta di scollamento dalla “nuova” e più moderna Italia, quasi come se il tempo si fosse fermato con l’arrivo in Australia, fenomeno che non è poi così difficile da comprendere se si pensa alla mancanza dei mezzi di comunicazione disponibili in quegli anni.

E’ proprio il problema dello svecchiamento del modello “Italia” creatosi negli anni a rappresentare un punto di riflessione per la politica australiana.

39 L’Istituto assiste e sostiene chiunque voglia conoscere ed entrare in contatto con l’Italia. Ovviamente riesce difficile arrivare a chi invece è legato ad un vecchio modello di Italia.

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