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Il presente rapporto di ricerca illustra gli esiti dell’attività condotta dall’Associazione diritti umani – Sviluppo umano nell’ambito del progetto denominato “Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle comunità migranti. Percorso integrato di ricerca, formazione e sensibilizzazione per la prevenzione e il contrasto di una pratica tradizionale da abbandonare”. Il progetto, finanziato dal dipartimento per i diritti e le Pari opportunità nel quadro dell’attuazione dell’art. 3, comma 2, della Legge 7 del 9 gennaio 2006 “disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile”, (Avviso pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 187 del 13 agosto 2007), è promosso da AIdOS, Associazione italiana donne per lo sviluppo e coinvolge le Regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lazio. Per il Veneto le attività progettuali sono coordinate dall’Associazione diritti umani – Sviluppo umano di Padova e realizzate in partenariato con l’Assessorato regionale alla cooperazione allo sviluppo, diritti umani e Pari opportunità - direzione regionale per le relazioni internazionali, l’ULSS 16, l’Anolf-cisl regionale. L’attività di ricerca azione a cui fa capo questo rapporto, svoltasi nel corso della seconda metà del 2008, ha preceduto e

in parte accompagnato la realizzazione di altri programmi e interventi di formazione e sensibilizzazione previsti nell’ambito del progetto (realizzazione di materiali e attuazione di iniziative sul campo). Il progetto di ricerca sulle mutilazioni dei genitali femminili (MGF)3 nelle comunità africane presenti nel territorio della Regione Veneto è stato condotto utilizzando strumenti di rilevazione propri di un’indagine di tipo qualitativo.

Una simile scelta metodologica è apparsa indispensabile in considerazione dell’obiettivo che la ricerca intendeva perseguire, soprattutto in considerazione della particolare realtà che si voleva indagare. Per introdurre la posizione metodologica ed epistemologica adottata ci sembra opportuno riportare una nota definizione di ricerca qualitativa:

La ricerca qualitativa è quel tipo di ricerca che adotta un approccio naturalistico verso il suo oggetto di studio, studiando i fenomeni nei loro contesti naturali, tentando di dare loro un senso, o di interpretarli, nei termini del significato che la gente dà ad essi. (Denzin e Lincoln 1994)

Parlare di posizione metodologica obbliga a definire che cosa si intende per metodologia e a questo proposito è bene evidenziare la differenza, a volte fonte di confusione, tra metodologia e metodo. Per metodologia si intende il procedimento attraverso il quale si produce conoscenza; in tale procedimento si riconoscono

3 L’intervento qui definito come MGF è denominato e percepito in vario modo nei diversi contesti antropologici e socioculturali. L’adozione di questa terminologia – che ricalca quella utilizzata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e presente nella recente legislazione italiana – non comporta una presa di posizione dei ricercatori circa la sua maggiore correttezza o opportunità rispetto ad altre formulazioni utilizzate nella letteratura scientifica o dalle diverse comunità africane in cui la pratica è diffusa. Il tema è discusso nell’Appendice al Rapporto: Mutilazioni genitali femminili e diritti umani.

/ IL DIsEgNO

DELLa RIcERca /

DI ANNALISA BUTTICCI

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TO alcuni assunti di base sulla natura e il significato delle idee, dell’esperienza e della realtà sociale, nonché sulle modalità attraverso le quali questi sono correlati. Il metodo invece si riferisce alle tecniche e alle procedure che si possono utilizzare per esplorare la realtà, produrre dati ed evidenze. È un metodo, quindi, quello dell’etnografia, delle interviste, dell’osservazione partecipante, del focus

group, del questionario, dell’analisi dei

testi e cosi via. Il metodo è strettamente legato al tipo di informazione che si intende ottenere.

nel caso specifico, la scelta metodologica è stata imposta dall’oggetto della ricerca e si è coniugata all’utilizzo di metodi flessibili, in grado di illuminare

l’eterogeneità dei diversi contesti in cui la pratica delle MGF si manifesta.

Questo progetto conoscitivo4 ha posto di fronte all’obiettivo, affascinante ma complicato, di cogliere le opposte tensioni verso il cambiamento e la conservazione che, mai come in questo caso, possono descrivere l’atteggiamento della diaspora africana nei confronti della pratica delle MGF. Le strategie di ricerca utilizzate sono state quelle più idonee a cogliere le complessità legate sia alla ricerca sul campo, sia all’accesso all’esperienza degli intervistati e delle intervistate.

4 In merito alle questioni metodologiche rispetto al disegno della ricerca si veda Bichi (2003), Silvermann (2003), Bailey (1995).

/ Le interviste e i focus group /

Lo studio è stato condotto in larga parte attraverso la realizzazione di interviste semistrutturate e focus group.

I destinatari sono stati 21 mediatori/ mediatrici africani/e, rappresentanti di associazioni africane, 13 donne africane residenti nel territorio veneto con diverse esperienze rispetto alla pratica, 15 tra medici e operatori sanitari, alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine e della magistratura, 9 tra rappresentanti delle commissioni Pari opportunità regionale e provinciali e operatori di associazioni impegnate nella promozione dei diritti umani delle donne e degli immigrati. Tali soggetti sono stati raggiunti in tempi e con modalità diverse in base alla successione delle fasi della ricerca, tutti comunque nel periodo compreso tra giugno e ottobre 2008.

Quasi tutte le interviste sono state registrate e quindi deregistrate, salvo quelle per le quali la persona interessata non ha dato il consenso e quelle realizzate per approfondire specifici aspetti tra quelli contemplati nella traccia di intervista predisposta per le diverse tipologie di soggetti incontrati durante la ricerca. Anche i focus group sono stati interamente registrati. nella scelta dei soggetti di origine africana da intervistare si è tenuto conto della corrispondenza tra presenza nel territorio regionale e rappresentatività della pratica nel paese d’origine5.

5 La letteratura e i manuali che trattano

di ricerca qualitativa hanno dedicato molte pagine alla questione della scelta del campione e in particolare alla sua rappresentatività. Si vedano in proposito i lavori di Bovone (1984), Bertaux (1999), Cipriani (1997), Cavalli (1985), Corbin e Strauss (1990).

Alla luce di tali considerazioni, si ritiene di avere individuato un campione rappresentativo della popolazione oggetto di studio.

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Si è cioè scelto di intervistare uomini e donne non solo delle comunità africane, per quanto piccole, dove la pratica delle MGF è più diffusa in patria, ma anche esponenti delle comunità nazionali africane più numerose tra quelle presenti nelle diverse province del Veneto.

Le donne africane intervistate sono state individuate in base alla provenienza geografica e alla presunta conoscenza diretta della pratica. È opportuno sottolineare il carattere presunto di tale conoscenza perché in diversi casi le donne intervistate, seppur provenienti da paesi nei quali la pratica appare estremamente diffusa, non erano state sottoposte ad alcun tipo di MGF. Le 13 donne intervistate hanno un’età compresa tra i 28 e i 50 anni e provengono da Somalia, nigeria, eritrea, Mali, Burkina Faso, Sierra Leone ed egitto. I mediatori/mediatrici e rappresentanti di associazioni africane sono stati raggiunti sia attraverso le interviste semistrutturate, sia attraverso i focus group. In quest’ultimo caso abbiamo ritenuto opportuno

realizzare due focus group, uno destinato a uomini, l’altro a donne. I soggetti individuati per i focus group, così come per le interviste semistrutturate, sono stati scelti in base ad alcune caratteristiche quali: l’essere mediatori/mediatrici e rappresentanti di associazioni, l’ampiezza e la rilevanza del ruolo svolto sul territorio del Veneto dalle rispettive strutture o gruppi di appartenenza, la provenienza da uno dei paesi africani dove la pratica è maggiormente diffusa.

Sono stati dunque intervistati

singolarmente 21 tra mediatori/mediatrici culturali e rappresentanti di associazioni, provenienti da Somalia, nigeria,

eritrea, Mali, Burkina Faso, Sierra Leone ed egitto, mentre altri 10 uomini sono stati raggiunti tramite il focus group. Per il focus group delle donne le partecipanti sono state invece 4.

Gli intervistati e le intervistate provengono da Somalia, Mali, nigeria, camerun, Senegal, egitto, Ghana, Burkina Faso e Guinea6.

6 Il criterio che si è inteso seguire con questa scelta campionatoria è stato quello della saturazione teorica ovvero il conseguimento dell’obiettivo conoscitivo della ricerca. Come suggerisce Bichi (2003),

“la domanda più opportuna, dunque, non è: quante persone bisogna intervistare? Ma: è stato raggiunto l’obiettivo?”.

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TO Tavola 1. Partecipanti a focus group e

workshop

Focus Group Rappresentanti associazioni e mediatori uomini 12.07.08

Associazione Ital - Som - Padova Associazione nazione diaspora Africana (A.n.d.A.) - Padova

egbe Omo Yoruba Veneto (2 persone) - Padova

AnOLF - Venezia

Associazione camerunensi in Veneto - Moriago della Battaglia (TV)

Associazione degli Immigrati della Guinea Bissau in Italia - Verona

Associazione Maliana delle tre Venezie (A.MA.Ve) - Padova

Associazione Socio culturale dei Senegalesi (A.S.c.A.n.) - Padova edo cultural Heritage Onlus - Padova

Focus Group Rappresentanti associazioni e mediatrici donne 23.08.08

nigerian Women Association (2 persone) - Verona

Focus Group Rappresentanti Associazioni e mediatrici donne 23.08.08

Associazione Amici del Mali - Riese Pio X (TV)

Mediatrice culturale del camerun

Workshop C.PP.OO. 9.09.08

commissione Pari Opportunità Regione Veneto

commissione Pari Opportunità Provincia di Verona

commissione Pari Opportunità Provincia di Rovigo

centro Antiviolenza - Venezia cooperativa Iside - Venezia Telefono Rosa - Verona Unicaterra - Padova Arcisolidarietà - Rovigo

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L’obiettivo di ricerca ha inoltre richiesto la realizzazione di interviste con operatori socio-sanitari – medici, ginecologi, ostetriche e assistenti socio-sanitari - e con alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine e della magistratura; sono stati intervistati agenti, funzionari e dirigenti della Polizia di Stato di alcune città venete ed è stata contattata e coinvolta nella ricerca la Procura della Repubblica di Verona, in quanto titolare di un’indagine su un episodio di cronaca avvenuto in epoca immediatamente successiva l’adozione della nuova normativa in materia di MGF. L’ultima tappa della ricerca sul campo ha coinvolto, attraverso la realizzazione di un workshop, rappresentanti delle commissioni

Pari opportunità, a livello provinciale e regionale, e delle associazioni impegnate nella promozione dei diritti umani delle donne e degli immigrati. L’incontro ha rilevato diversi elementi relativi ai rapporti con l’utenza straniera e la conoscenza della pratica delle MGF sia in termini di esperienza diretta attraverso le utenti, sia attraverso percorsi di formazione e sensibilizzazione.

La prima fase ha coinvolto il gruppo di ricerca nell’elaborazione delle tracce di interviste semi-strutturate, con le quali sono state individuate le aree tematiche su cui si è concentrata l’attenzione di ricerca. Per ogni tipologia di soggetto è stata elaborata una diversa traccia7. nello svolgimento della ricerca, in considerazione della peculiarità dell’oggetto di indagine, si è rilevata l’opportunità di utilizzare un metodo di conduzione di intervista improntato alla fluidità del discorso e alla libera narrazione. nell’interazione con gli intervistati e le intervistate si è cercato di stabilire una relazione d’intervista

7 Vedi tracce di intervista in appendice.

nella quale fosse possibile costruire congiuntamente una narrazione autentica, sincera, spassionata. Il successo

di questa relazione flessibile e intesa a dissolvere le distanze, massimizzando la comunicazione e la comprensione dell’esperienza, ha contato molto sulla qualità dell’interazione.

nelle interviste si è cercato di interagire con i soggetti coinvolti prevalentemente attraverso rilanci e consegne, ossia modi diretti di sollecitazione volti ad approfondire o spiegare alcune affermazioni o segmenti di racconto, attraverso i quali orientare il focus verso particolari ambiti di vita riconducibili all’esperienza e alla conoscenza in merito alle MGF.

In altre parole, si sono poste alcune domande comuni a tutti gli intervistati e intervistate, ma è stato dato anche ampio spazio alla narrazione e alla fluidità del dialogo. Questo ha permesso di cogliere le diverse posizioni, le contestazioni, le negoziazioni ed elaborazioni di significato intorno all’esperienza della diaspora e alla pratica delle MGF, alle relazioni di genere, ai diritti umani e ai diritti delle donne. La rimodulazione della direttività e la standardizzazione hanno quindi conferito alle interviste realizzate la caratteristica dell’intervista semistrutturata8.

La diversità delle tracce ha seguito le peculiarità dell’esperienza degli intervistati rispetto alla pratica delle MGF. In questa ricerca tuttavia si è considerata la pratica nella sua contestualità in Italia e nel paese d’origine degli intervistati, nonché nella sua significatività all’interno delle diverse esperienze di vita e migratorie. Sono state quindi elaborate tracce di intervista che per i soggetti africani hanno esplorato

8 Per un approfondimento sulle diverse tecniche di conduzione dell’intervista si veda Bichi (2007).

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TO l’esperienza migratoria a partire dalla dimensione socio-economica e culturale del paese d’origine. Per ciò che concerne i mediatori/

mediatrici e rappresentanti di associazioni, le tracce delle interviste hanno esplorato gli aspetti socio-economici e culturali che caratterizzano i diversi inserimenti nel contesto locale delle comunità africane presenti nel territorio; i concetti di parità, relazioni di genere, diritti umani, violenza di genere e rapporti familiari; comprensione, condivisione e differenza culturale nelle comunità africane; cono della pratica delle MGF; effetti, conseguenze e aspettative sulla legislazione contro le MGF; atteggiamenti e suggerimenti in merito a formazione, sensibilizzazione e prevenzione. La traccia di intervista alle donne si è invece concentrata su: esperienza migratoria e contesto di vita nel paese d’origine e in Italia; approccio personale rispetto a relazioni di genere, diritti umani e diritti delle donne sia nel contesto del paese d’origine, sia in Italia; lavoro, famiglia, vita quotidiana; esperienza nel paese d’origine e in Italia rispetto alle MGF. Anche alle donne è stato chiesto di esprimere il proprio parere sulla legislazione contro le MGF e in merito a progetti di formazione e prevenzione. Le tracce di interviste al personale sanitario hanno rilevato le peculiarità dell’esperienza dei servizi con gli/le utenti stranieri/e sia in merito alla salute riproduttiva sia rispetto alla pratica delle MGF. Parte integrante dell’intervista sono state, anche in questo caso, le domande volte a esplorare la comprensione e la condivisione dell’approccio

dei diritti umani e dei diritti delle donne, delle relazioni di genere sia in termini di opinione personale sia per quanto percepito nelle utenti straniere.

Particolare attenzione è stata rivolta anche all’aspetto legislativo e alle implicazioni derivanti dall’applicazione della legge

italiana sulle MGF. Alle forze dell’ordine sono state poste domande volte a rilevare l’attività svolta in collegamento con il fenomeno delle MGF, la conoscenza, l’esperienza, la condivisione di significati e la loro percezione del ruolo delle comunità africane nella prevenzione e nel contrasto, l’opinione sulle nuove configurazioni legislative e pratiche della legislazione contro le MGF. non sono mancate, nemmeno in questo caso, le domande relative ad una progettualità formativa e di prevenzione.

I focus group, svoltisi in tempi diversi e in sedi separate, hanno visto gli intervistati/e partecipare ad un confronto molto appassionato che ha messo in evidenza tutti gli elementi dialogici e conflittuali nonché le tensioni del “dibattito interafricano” sulle MGF, nella prospettiva sia dei diversi paesi d’origine, sia dei territori della diaspora, nel nostro caso il Veneto.

La realizzazione delle interviste ha comportato la messa in campo di diverse risorse, tra le quali il supporto di un “mediatore” nel campo di ricerca. Tale figura ha rappresentato

un’indispensabile chiave di accesso nella realizzazione delle interviste e dei focus

group. In particolare, l’esperienza di lavoro

del mediatore e la profonda conoscenza del mondo associazionistico africano e dei suoi attori ha reso più fluido l’accesso alle comunità e la realizzazione delle interviste. Il mediatore ha svolto dunque tre fondamentali funzioni: la mappatura delle realtà associazionistiche più significative del contesto territoriale, la facilitazione nell’accesso al campo di ricerca e la riduzione dei livelli di interferenza del ricercatore9.

9 Per un approfondimento sul ruolo del mediatore nella ricerca biografica si veda Bichi (2003), Delcroix (1990), Cornelius (1982), Garcia (1982).

R APPORT O d I RI ce R c A ne LLA R eGIO ne Vene TO / Il Tavolo di coordinamento e di approfondimento /

Parte integrante della strategia di ricerca è stata la costituzione di un Tavolo di lavoro e coordinamento presieduto dal dirigente della direzione Relazioni internazionali, diritti umani e Pari Opportunità del Veneto, composto da rappresentanti dei soggetti che si trovano a confrontarsi con il problema delle MGF, quali ULSS/ASL, aziende ospedaliere, organizzazioni di volontariato/ immigrati/donne e Ong, consulte regionali e locali di immigrati, sindacati, prefetture, forze dell’ordine, magistrati, commissioni Pari Opportunità provinciali e regionali, mediatori culturali, Anci, Upi, caritas regionale, Ordine regionale dei giornalisti, istituzioni scolastiche, comuni ad alta concentrazione di migranti di origine africana (v. Tabella 2).

L’indagine aveva infatti tra i propri obiettivi anche quello di fornire al Tavolo regionale gli elementi di conoscenza necessari per programmare ulteriori interventi sul territorio. Questa finalità si coniuga peraltro con le attività di formazione e di sensibilizzazione che il progetto di ricerca e azione contempla e che vedono a loro volta un coinvolgimento dello stesso Tavolo, in particolare nell’individuazione dei bisogni formativi espressi sul territorio dai soggetti coinvolti. In questo senso, la ricerca presenta i caratteri della ricerca azione, proponendosi non solo di acquisire dati cognitivi utili a comprendere il fenomeno trattato, ma anche ad avviare – almeno a livello di riflessione – una prassi operativa volta a favorire l’abbandono della pratica delle MGF. L’opzione contraria alle MGF, considerate un disvalore che contraddice il paradigma dei diritti umani delle donne, è un aspetto fondamentale del complessivo progetto in cui la presente ricerca si inserisce. L’assunzione di tale

prospettiva etico-valoriale, che tuttavia non cancella la valenza scientifico-critica dell’indagine, ha evidentemente delle implicazioni epistemologiche, tra cui in primis la parziale funzionalizzazione della ricerca stessa alla migliore messa a punto degli interventi formativi e di sensibilizzazione previsti nel progetto complessivo. I momenti di incontro e di scambio con i numerosi soggetti coinvolti nel Tavolo regionale hanno rappresentato, inoltre, l’occasione per avviare un percorso di comune riflessione e di sensibilizzazione a sostegno

dell’obiettivo di sradicare la pratica delle MGF sia nel territorio del Veneto, sia nei paesi africani dove continua ad essere praticata.

nel quadro complessivo del Progetto, l’attività del Tavolo si concretizza in tre riunioni nell’arco dei 18 mesi.

Il primo incontro (giugno 2008) è stato dedicato alla presentazione del Progetto relativamente alle sue diverse attività e ai materiali che saranno prodotti. Per quanto riguarda l’ambito del progetto complessivo riguardante la ricerca, in occasione del primo incontro del Tavolo sono state presentate le aree tematiche successivamente trattate nelle interviste. Il secondo incontro (dicembre 2008) ha rappresentato l’occasione per presentare e discutere gli esiti dell’attività di ricerca, raccogliere i commenti e le proposte dei vari componenti del Tavolo rispetto sia alle implicazioni conoscitive della ricerca, sia alle sue ricadute istituzionali e organizzative, anche al di là dei limiti del progetto in cui la ricerca si colloca. Le riflessioni sviluppate alle riunioni del Tavolo sono in buona parte integrate nel presente Rapporto, naturalmente nella misura in cui riguardavano la fase del progetto legata alla ricerca.

Il terzo incontro (giugno 2009) sarà dedicato alla condivisione del rapporto

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TO finale nella prospettiva di verificare la possibilità di dare continuità alle iniziative intraprese con il progetto.

dopo il primo incontro del Tavolo

regionale di coordinamento si è costituita, su sollecitazione dei rappresentanti delle strutture socio-sanitarie regionali, un’ulteriore articolazione di coordinamento che coinvolge le ULSS del Veneto. Tale azione, non prevista nel progetto originario, ha trovato immediato sostegno da parte di AIdOS e degli altri partner operanti nel Veneto.

nel corso dell’estate 2008 sono quindi state identificate, nell’ambito di ciascuna azienda socio-sanitaria del Veneto, una o più strutture di contatto sul tema delle MGF (consultori familiari, strutture sanitarie dedicate agli immigrati, centri per la salute delle donne, ecc.), i cui esponenti si sono successivamente riuniti con i responsabili del progetto e, in particolare, con le persone incaricate della ricerca.

Le strutture delle Aziende socio-sanitarie del Veneto si sono pertanto proposte non solo come destinatari particolarmente interessati delle azioni di ricerca e

formazione previste dal progetto, ma anche come ambiti privilegiati di iniziativa per elaborare le ricadute del progetto stesso, per quanto attiene alle dimensioni sanitaria, sociale e di prevenzione. In particolare, il gruppo rappresentativo delle ULSS si è proposto di approfondire l’esame e la verifica applicativa delle Linee guida ministeriali sulle MGF del 2007 destinate alle figure professionali del campo sanitario.

Tavola 2. Invitati al Tavolo

di coordinamento regionale MGF*

Istituzioni Pubbliche

Prefetto di

Belluno - Padova - Rovigo - Treviso -