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1 Le fonti cinquecentesche

1.2 Relaciones Geográficas

La dicitura “geografiche” può trarre in inganno. In realtà, le Relaciones Geográficas sono un corpus di testi che descrivono la terra messicana e la vita dei suoi abitanti, affrontando una serie di temi estremamente vari: la collocazione e la conformazione geo-fisica dei villaggi e delle città, con annotazioni relative al clima, alla distanza e alle vie di comunicazione, alla fauna, alla flora e alle risorse naturali, ma anche alle condizioni e allo stile di vita dei suoi abitanti, ai loro costumi, credenze e tradizioni. Infatti nelle Relaciones è possibile imbattersi in notizie di carattere storico, in informazioni relative alla medicina locale, al commercio, alla demografia, alla dieta, alle credenze religiose, all’organizzazione sociale, ai prodotti della terra, all’abbigliamento, al tipo di case e, in generale, a ogni cosa degna di essere osservata in ciascun luogo abitato dai nativi.

Tutti questi testi condividono una struttura comune, dovuto al fatto che ognuno di essi è la risposta a un questionario, formulato dall’Amministrazione Spagnola, per condurre un’inchiesta relativa ai nuovi territori recentemente conquistati. Acuña26 sostiene che in esse è contenuta la filosofia del grande secolo delle scoperte e delle conquiste americane, tanto che dalle domande del questionario è possibile ricostruire la mentalità che le ha ispirate. Non a caso, queste furono prodotte in una fase ormai crepuscolare dell’impero ispanico, nel momento in cui decadevano contemporaneamente tanto gli indici demografici delle civiltà nativi, quanto il vigore delle

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René Acuña, Relaciones Geográficas de Antequera, México, UNAM, 1984. D’ora in poi ci si riferirà a questo testo con l’abbreviazione RGA.

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istituzioni coloniali, nonché la mistica che ispirava e sosteneva gli ordini religiosi alla base del processo evangelizzatore. Si trattava di un periodo di bilanci e in un certo senso le Relaciones rispondono proprio a quest’esigenza di trarre un resoconto.

La filosofia, i metodi e gli obiettivi dell’inchiesta furono formulati in un testo a stampa noto come Instrucción y Memoria, la cui prima versione fu pubblicata nel 1577 e che, con modeste varianti, fu ripubblicato nel 1584. Insieme costituiscono un documento di grande rilevanza, degno di studi più approfonditi. Ciò che ora preme rilevare è l’attenzione posta dagli autori sulla necessità di essere brevi, chiari e concisi nelle risposte: “[…] responder […], como queda dicho, breve y claramente en todo, afirmando por cierto lo que fuere y lo que no, poniéndolo por dudoso; de manera que las relaciones vengan ciertas […]”. Dopo circa un secolo di racconti contaminati di letteratura cavalleresca, sembrava essere arrivato il mometo di dire la verità, con precisione e puntualità.

I fogli dell’inchiesta furono inviati al Viceré della Nuova Spagna fra il 1578 e 1579, e costui, a sua volta, li fece pervenire agli alcaldes mayores, corregidores e governatori di ciascuna provincia, giacché a loro spettava l’obbligo di realizzare le inchieste e redigere le relazioni. Tuttavia, in province molto estese e composte di vari villaggi, era loro permesso di delegare il compito “a los consejos” e “a los curas, si los hubiere, y si no, a los religiosos” responsabili delle dottrine.

Gli obiettivi o i temi dell’inchiesta sono formulati nelle cinquanta domande o capitoli enumerati nella Memoria. Come si è già notato, questi riguardavano gli aspetti più eterogenei della terra e della vita dei popoli amerindiani. Le risposte, di conseguenza, ne sono il variegato riflesso: anch’esse diverse ed eterogenee.

Generalmente le inchieste furono realizzate in maniera pubblica e collettiva, in presenza di un notaio ufficiale, o nominato ad hoc per l’occasione, e di testimoni, con la partecipazione degli informatori, “los más viejos y ancianos” di ciascun villaggio, i quali, a seconda dei casi, rispondevano direttamente, o per mezzo di un interprete. Alla fine, dopo che gli informatori si dimostravano d’accordo con quanto era stato scritto e dichiaravano di non aver niente da aggiungere, la relazione veniva messa in bella, e tutti coloro che erano chiamati a farlo, apponevano la loro firma.

Questo era il procedimento seguito nella maggior parte delle relazioni. La qualità del resoconto, dunque, dipendeva dalle conoscenze possedute dagli informatori e dall’abilità e fedeltà degli interpreti, nel trasmettere le parole di questi. In vari casi, gli informatori indigeni documentarono le loro risposte e narrazioni, facendo ricorso ai vecchi codici pittografici che ancora conservavano. In questo senso, le Relaciones Geográficas, pur essendo un’opera apparentemente

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tutta spagnola, furono in realtà un immenso deposito delle più diverse e varie tradizioni indigene. In molte di esse sopravvivono dati storici della più remota antichità americana, che se non fosse per questi testi, si sarebbero irrimediabilmente perduti.

Le Relaciones Geográficas de Antequera (cioè dell’antica diocesi di Oaxaca) comprendono dalla descrizione dei villaggi della Mixteca (alta, bassa e della costa) fino a quelle che furono le giurisdizioni di Coatzacualco e Tehuantepec, ovvero un territorio di circa 60.000 chilometri quadrati. Delle quarantuno relazioni originali, sette sono andate perdute, cosicché attualmente se ne conservano solo trentaquattro. Due si trovano nell’Archivo General de Indias (AGI), dodici a Austin, nell’Università del Texas (UTX), e le venti restanti nella Real Academia de la Historia (RAH).

Delle trentaquattro che si conservano diciotto riguardano villaggi abitati prevalentemente da zapotechi. Ma spesso in uno stesso territorio convivevano vari gruppi etnici (cuicatecas, amusgos, chontales, mijes, chinantecas, chochos) e parlanti di lingue diverse, per cui, specie relativamente alla toponomastica, non è sempre facile attribuire ai luoghi nomi certi, scevri da dubbi.

Riportiamo di seguito il testo originale della Memoria:

“INSTRUCCIÓN

Y MEMORIA DE LAS RELACIONES QUE