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RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA

Nel documento RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA (pagine 58-61)

2013-2015

Da molti, troppi, anni siamo costretti ad aprire questa relazione ricordando la crisi del Paese e quindi quella delle amministrazioni locali. Quest’anno la situazione è, se possibile, ancora peggiore. Chiudiamo questo documento con margini d’incertezza che non sono dovuti a noi (e ci riferiamo all’intero sistema delle autonomie locali) ma all’incertezza del quadro generale complessivo.

Comprendiamo la fase politica assolutamente inedita che sta vivendo il Paese ma vorremmo che fosse chiaro come sia difficile, molto difficile, lavorare ad un bilancio e ad una relazione previsionale e programmatica di natura triennale, continuando ad avere incertezze su fondamentali e ineludibili punti di riferimento normativi, contabili e finanziari. Non sappiamo nemmeno se tra il momento in cui questo documento viene redatto e quello in cui verrà portato all’esame del Consiglio comunale, la situazione sarà rimasta la stessa.

Viviamo, veramente e drammaticamente, di giorno in giorno. Pensiamo che nessuna impresa privata riuscirebbe a tollerare una situazione del genere.

Non siamo di fronte ad incertezze che hanno riflessi marginali nella vita e nell’organizzazione di un Comune. Parliamo di azioni ed atti che spostano di milioni di euro i nostri conti. E un “semplice” milione di euro che nella contabilità dello Stato è probabilmente un granello di sabbia, per la nostra attività quotidiana vuol dire mantenimento o cancellazione di servizi essenziali alla persona; vuol dire completare oppure no un’opera pubblica; vuol dire programmare o eliminare progetti di sviluppo.

Pensiamo alle incertezze sul rinvio / abolizione dell’Imu. Lo Stato centrale ha un atteggiamento probabilmente incomprensibile e certamente non solidale con i Comuni. Noi siamo chiamati ad essere gabellieri per conto di uno Stato che introduce un’imposta, poi la trasforma, poi pensa di rinviarla o di cancellarla. Molta confusione ma una cosa vorrebbe essere probabilmente certa nella visione centralista: trovare nei bilanci dei Comuni le coperture per l’abolizione dell’Imu sulla prima casa.

Pensiamo poi ad altri elementi di incertezza: il decreto sblocca debiti della pubblica amministrazione, il Patto di stabilità, la Tares. Pensiamo alle mancate risposte dei Governi alla richiesta dell’Anci di poter passare immediatamente dall’avanzo al pareggio di bilancio, con l’adozione della cosiddetta golden rule di cui ormai i Comuni parlano da anni senza essere mai ascoltati, e che consentirebbe l’equilibrio delle spese correnti e un limite all’indebitamento, in modo da determinare un’equilibrata politica di investimenti.

E gli investimenti non sono piccole “medaglie” per i Comuni: rappresentano risposte concrete ai problemi delle comunità locali e possono essere un motore della crescita e della ripresa del Paese.

In questo quadro manteniamo due elementi di principio che abbiamo affermato e praticato anche negli anni scorsi.

Il primo è quello di non avere un atteggiamento passivo e rinunciatario di fronte alle crisi e alle politiche centrali. Intendiamo continuare a svolgere un’azione politica attraverso l’Anci e i nostri parlamentari affinchè ci sia collaborazione tra i vari livelli della pubblica amministrazione.

Crediamo nella sinergia e rifiutiamo la logica in base alla quale i Comuni sono il collo di bottiglia dentro il quale si scaricano tutte le contraddizioni che Governo e Parlamento non riescono a risolvere. Se riduzione dei costi ha da essere, allora dobbiamo dire che gli enti locali hanno fatto la loro parte. E l’hanno fatta, ormai, fino in fondo. Vorremmo che anche lo Stato centrale potesse fare

la stessa affermazione. Se i cittadini devono essere chiamati ad ulteriori sacrifici, allora facciamo in modo che a chiederli sia chi ne trae i benefici: la logica che noi ci mettiamo la faccia ed altri passano ad incassare deve finire. E’ ovvio che non basta chiedere che altri facciano la loro parte.

Anche noi vogliamo cambiare e stiamo cambiando. La crisi è un dramma ma è anche un’oggettiva occasione di trasformazione: riteniamo che i prossimi anni debbano essere dedicati alla riflessione e alla conseguente azione per la definizione di un nuovo modello di ente locale, rispondente alla società di oggi è che estremamente diversa da quella della fine del secolo scorso. Vanno ripensati i servizi, la loro essenza e la loro organizzazione. Vanno ripensati i modelli gestionali e di controllo.

Abbiamo di fronte una grande opportunità e, quindi, anche una grande responsabilità che vogliamo condividere con l’intera società locale,

Ed ecco il secondo principio che è quello della collaborazione territoriale. L’abbiamo applicato nella scuola con il sistema integrato, ci prepariamo a sperimentarla nel sociale con il Patto Sociale, la pratichiamo, con limiti oggettivi, nel settore economico e turistico. Crediamo nella collaborazione tra i livelli istituzionali, il sistema delle imprese che erogano i servizi pubblici, il sistema imprenditoriale, il variegato mondo dell’associazionismo e del volontariato. Tutti hanno bisogno di tutti, nessuno può fare da solo: personalismi e protagonismi conflittuali sono lussi negativi che la nostra società non è più in grado di permettersi.

Un nuovo ruolo dell’Amministrazione comunale è strettamente connesso ad una sua riorganizzazione interna. I valori di riferimento di ogni trasformazione e di ogni riposizionamento di ruolo dell’Ente sono semplici: l’interesse dei cittadini. Ogni azione deve avere un parametro di riferimento e il nostro è l’interesse generale della comunità locale

A questo valore e alle ricordate necessità, rispondono il programma e il bilancio che seguono.

PROGRAMMA N. 1 - AREZZO: CITTA’ CHE DA’ VALORE

ALL’ETICA E AD UNA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE DI

QUALITA’.

Nel documento RELAZIONE PREVISIONALE E PROGRAMMATICA (pagine 58-61)