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Resa straordinaria dell‟ordinario

Nel documento MATTHEW BARNEY E IL CINEMA (pagine 194-197)

Se Barney compie un‟opera di corporeizzazione, se nel suo universo l‟immateriale si fa materiale, in Lynch assistiamo ad una resa estatica del quotidiano: il regista americano riesce a rendere straordinario l‟ordinario.

Infatti Mattia Artibani nel suo libro scrive: “la categoria che sicuramente contraddistingue il cinema del regista americano è lo stupore, la meraviglia per le piccole e a volte insignificanti quotidianità, per una tenda blu, una frase banale, un tavolino di un bar, una tazza di caffè, una coperta. La fissità dell‟inquadratura di un particolare, quasi un‟ossessiva ripetizione del presente, costringe lo spettatore a entrare in una visione estatica della realtà,

28 Ibid, pg.11

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quasi poetica o esistenzialistica: più l‟oggetto è osservato, più si carica di un significato che mai avrebbe potuto avere, si essenzializza e diviene simbolo psichico di una dimensione che dimora dentro l‟uomo, nella parte più nascosta dell‟animo, proprio in quella metà del cuore che rimane nascosta, ma da cui nascono le pulsioni più inconfessabili ed essenziali della persona” 29

.

Quindi il cinema di Lynch rappresenta anche la meraviglia del quotidiano, e, ripeto, la resa

estatica ed ipnotica della realtà, la fissità dell‟immagine, dell‟inquadratura serve a creare,

secondo me, un rapporto ipnotico con la realtà, la trasformazione della realtà quotidiana in uno stato mentale ipnotico, questa resa è tipica di Lynch e non la ritroviamo in nessun altro autore cinematografico.

Lynch quindi non tenta solo di simbolizzare la realtà, come Artibani scrive, ma rende la realtà anche ipnotica, trasformando la nostra percezione normale in una percezione estatica.

Comunque, in questo modo Lynch riesce anche a far emergere pulsioni rimosse e più in generale, il lato oscuro dell‟anima umana.

Artibani prosegue scrivendo: “ma come si traduce questa meraviglia in linguaggio cinematografico? In un modo molto semplice ed emblematico della serena grandezza di David Lynch: nessun virtuosismo tecnico, nessuna rapidità di movimento, soltanto la durata, l‟estensione e la fissità dell‟inquadratura, è nel modo in cui il cineasta gioca con le forme temporali della percezione che avviene lo straniamento dello spettatore. Attraverso la dilatazione temporale con cui la macchina da presa si accanisce contro un dettaglio o un oggetto o un espressione del viso, come una risata, si percepisce l‟alterità, la trascendenza e l‟oscurità della visione. Bastano poi alcuni effetti sonori, dilatati anch‟essi, a creare quella liquidità dell‟immagine che genera lo stupore e ferma il tempo della narrazione per inserire un nuovo tempo, quello della vita della coscienza” 30.

Io segnalerei un altro elemento: la fissità dell‟inquadratura concorre a rendere la realtà rappresentata una realtà rarefatta, in altre parole le inquadrature fisse di Lynch operano una sorta di rarefazione spaziale e di rarefazione temporale (e non dimentichiamo che il cinema è l‟arte dello spazio e del tempo).

Quindi estasi, ipnosi, rarefazione e straniamento, questi sono elementi tipici del cinema di Lynch, Barney, dal canto suo, converge con Lynch soprattutto rispetto all‟atmosfera rarefatta ed alla rarefazione di spazio e di tempo.

29 Ibid, pg.18

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Rivedendo Cremaster, mi sono accorto che molte scene ricordano scene del cinema di Lynch proprio nelle qualità di rarefazione.

Inoltre entrambi gli autori propongono una videoarte ed un cinema dal ritmo lento, contemplativo che bene sottolinea la qualità enigmatica della realtà da loro rappresentata e dello stesso loro lavoro.

Lynch è, come Barney, un altro grande manipolatore e ri-creatore delle forme percettive dello spettatore, amplificando i tempi della visione.

In questo modo il carattere più riposto della realtà, il carattere enigmatico e misterioso si manifesta in maniera plastica, proprio attraverso oggetti di uso quotidiano, ad esempio, oppure volti o luoghi normalissimi e comuni.

Artibani definisce in modo interessante l‟immagine lynchiana come immagine liquida: riguardo al concetto di liquidità, rimanderei al secondo capitolo di questo mio studio, dove parlo di “liquidità” proprio riguardo alle immagini barneyane, e, più in generale alle immagini digitali.

La rivoluzione del digitale ha potenziato il carattere “liquido” ed evanescente delle immagini.

Anche Barney instaura, con la sua opera, un nuovo equilibrio spaziale (e temporale) un nuovo processo temporale, legato ad altri ritmi ed ad altri equilibri.

Artibani bene evidenzia il carattere eversivo del cinema di Lynch (il quale, sotto questo aspetto può essere facilmente collegato non solo alla videoarte di Barney ma anche al cinema di Cronenberg) sotto il profilo della liberazione dell‟Eros e dell‟inconscio.

Inoltre se Barney risulta essere artista eversivo nel corporeizzare la realtà, Lynch è artista eversivo nello “psichicizzare” la realtà, e far fuoriuscire l‟inconscio e l‟es dei personaggi. Ad ogni modo, Artibani scrive a riguardo: “così il cinema di Lynch riesce nell‟ardua impresa di strappare il velo dell‟apparenza e mostrare la realtà vera, l‟essenza segreta delle cose, utilizzando il proprio punto di vista allo stesso tempo interno e universale dell‟interiorità. Non si tratta di intimismo quanto di totale esplosione ed espressività della psiche umana, assunta a punto di vista universale sul mondo. In questo senso il suo cinema può definirsi, in maniera forse azzardata, politico, proprio perché non c‟è più niente si sovversivo dei rapporti sociali quanto la fuoriuscita incontrollata delle pulsioni inconsce, che esprimono un grido, un disagio, una rivolta, un‟euforia normalmente controllata e

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nascosta nella quotidianità borghese delle narrative piatte e consunte che un certo cinema più commerciale ha da tempo intrapreso” 31.

Lynch quindi rende manifesta l‟interiorità de personaggi, il mondo esterno diventa riflesso del mondo interiore, mondo interiore, devo aggiungere, dipinto in tonalità molto cupe ed inquietanti. Lynch tenta, con il suo cinema, di sviscerare il carattere bizzarro enigmatico e misterioso della realtà, soprattutto della realtà americana di provincia.

Non bisogna sottovalutare il carattere profondamente americano del cinema di Lynch.

Nel documento MATTHEW BARNEY E IL CINEMA (pagine 194-197)