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8. Misure di conservazione

8.2. Il Restauro

La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro (art. 29, comma 1 del Codice). Nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a rischio sismico, il restauro comprende l’intervento di miglioramento strutturale.

Questa norma affida al Ministero il compito di individuare le linee di indirizzo e la normativa tecnica in materia di conservazione dei beni culturali, con il concorso delle regioni e con la collaborazione delle università e degli istituti di ricerca competenti. Il coinvolgimento attivo di tanti soggetti si deve necessariamente confrontare con le

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specificità del singolo bene, promuovendone la conoscenza, la proposta d’uso compatibile, il progetto d’intervento.

La norma ha recepito le definizioni contenute nella Carta di restauro del 1987. Le metodologie di restauro sono state elaborate ed utilizzate in seno all’amministrazione, che affida questo compito all’Istituto centrale per il restauro. La disposizione conferma il riferimento alla questione sismica e alle normative tecniche specifiche sul miglioramento delle prestazioni stutturali dei beni immobili. Tali norme sono state elaborate da un gruppo di lavoro interministeriale e costituiscono un corpus organico di prescrizioni in materia di prevenzione dal rischio sismico e individuano nella categoria concettuale del “miglioramento strutturale” la modalità d’intervento peculiare del restauro architettonico, in contrapposizione all’’adeguamento da utilizzare per gli interventi sull’edilizia recente. Tale normativa è stata recepita da alcune regioni nella disciplina degli interventi in aree a rischio sismico.76

76 Caso L’Aquila

Alessandra Vittorini, la soprintendente dell’Abruzzo, racconta in una intervista, che la ricostruzione post-sisma della città dell’Aquila si è rivelata anche uno straordinario laboratorio di restauro.

I restauri in corso hanno improvvisamente “messo a nudo” le stratificazioni dei secoli, le tracce nascoste delle vicende storiche e artistiche, che interrogano quotidianamente sulle scelte metodologiche e sulle diverse possibili soluzioni di intervento: affreschi, decorazioni, strutture architettoniche rimaneggiate, configurazioni degli spazi finora sconosciute o semplicemente ipotizzate, palinsesti decorativi che restituiscono immagini inedite.

Il recupero delle testimonianze del passato può essere anche un indirizzo per il futuro.

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E’ noto l’approccio teorico fondato sul concetto di “restauro preventivo”, introdotto da Cesare Brandi e successivamente riconosciuto dalla Carta del Restauro del 1972. Questo concetto scaturisce da un rovesciamento del restauro tradizionale. Di tale nozione si metteva in evidenza la complessità e la necessità in termini comparativi con il restauro “di estrema urgenza”. Il restauro preventivo consiste sostanzialmente nel proteggere la materia di cui è fatta l’opera d’arte dal deperimento a causa di elementi esterni.77

In questi anni i ritrovamenti sono stati di varie tipologie. Molte scoperte sono legate con il terremoto del 1703, dopo il quale molti edifici sono stati ristrutturati secondo il gusto dell'epoca e le esigenze strutturali, anche occultando spazi e decorazioni antecedenti, a volte rimaneggiate e coperte in epoca settecentesca. Per esempio, sono tornati alla luce anche piccoli vani che erano stati tombati, come nicchie, scale o le tracce delle antiche rue, distacchi tra i muri portanti realizzati a partire dal XIV secolo proprio in funzione antisismica. Bisogna usare la massima attenzione negli interventi di restauro, nelle demolizioni e rimozioni dei crolli. Non solo sugli edifici vincolati ma in tutto il tessuto storico. Un patrimonio che bisognerà studiare con attenzione per capire come possa essere valorizzato al meglio. http://su-aq.beniculturali.it/index.php?it/238/archivio-

news/44/recuperare-il-passato-per-guardare-al-futuro-intervista-alla- soprintendente-alessandra-vittorini-10-gennaio-2015

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9.Tutela dell’architettura contemporanea.

Le opere di architettura contemporanea sono disciplinate dalla legge sul diritto d’autore (633/41) a condizione che l’opera abbia un “importante carattere artistico”.

La Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) rilascia per queste opere “la dichiarazione di

importante carattere artistico”. La particolarità di questa legge è

che non tutela direttamente le opere, ma l’autore. In caso di restauro o ristrutturazione è lui a decidere come modificare la sua opera. Seppure indirettamente protegge l’architettura contemporanea, perchè fino a 2004 non era protetta in alcun modo poichè fuori dei limiti di tempo 50-70 anni che impongono la tutela dei beni culturali. Normalmente l’autore non può opporsi alle modifiche necessarie delle sue opere. Se invece all’opera viene riconosciuto l’importante carattere artistico, spetta esclusivamente all’autore attuare tali modifiche. Solo con l’entrata in vigore del Codice dei Beni Culturali viene riconosciuta per la prima volta l’azione di tutela per le opere di architettura contemporanea su richiesta del proprietario (art.11, comma 1 lettera e).

Ugo Carughi pone il problema del conflitto di interessi che muovono gli interventi e quelli che alimentano la tutela delle opere architettoniche contemporanee. Come lui nota nel suo saggio “Maledetti vincoli” l’architettura deve essere considerata come un bene pubblico anche dal punto di vista del riconoscimento del suo eventuale valore culturale, dal momento in cui è possibile fruirne,

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cioè dal giorno successivo alla sua realizzazione. “I diritti della collettività a una tutela di valori materiali pubblicamente riconosciuti debbano prevalere su quelli del suo autore fino al punto di impedirgli di distruggere o soltanto modificare quanto ha eseguito, privando la comunità dei benefici che ne derivano”.78

Infatti, U.Carughi fa anche un emblematico esempio: il caso dell’Arena Flegrea, opera di straordinario valore architettonico e paesaggistico, realizzata a Napoli nel 1940 da Giulio De Luca. Lo stesso autore per interessi economici accettò di distruggerla nel 1990 per realizzare una nuova versione. Quindi, l’autore difficilmente rappresenta una durevole garanzia per gli interessi pubblicistici correlati alla sua architettura: è pur sempre un privato.79