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Capitolo secondo: critica al BMC

RICCI INTERNATIONAL S.R.L.

Tabella 3: fonte propria

Bilancio (data) 31/12/2016 31/12/2015 31/12/2014 31/12/2013 31/12/2012 Indice di rigidità 0,03 0,02 0,03 0,04 0,05 Indice di elasticità 0,96 0,97 0,96 0,95 0,94 Quoziente di indebitamento 2,70 2,91 2,95 3,09 3,48

A livello di composizione patrimoniale, gli indici di elasticità e rigidità calcolati evidenziano subito la natura commerciale dell’attività. Infatti l’incidenza percentuale dell’attivo fisso, quindi degli investimenti strutturali, sintetizzata dall’indice di rigidità, è molto bassa e costante per tutto il quinquennio analizzato. Di converso l’indice di elasticità, descrivendo la situazione specularmente opposta del solito fenomeno, risulta costante e prossimo all’unità durante tutto il quinquennio di analisi. Trattandosi di un’azienda commerciale, che affida la produzione dei propri prodotti totalmente in outsourcing, la Ricci International non necessita di investimenti strutturali ingenti, per questa ragione potremmo dire che si rivela un’azienda dotata di grande flessibilità, in grado di cambiare la destinazione dei propri investimenti in tempi relativamente brevi. Il quoziente di indebitamento presenta un trend decrescente, partendo dal valore di 3,48 del 2012 fino ad arrivare al valore di 2,7 del 2016. Tale rapporto tuttavia evidenza una

gradualmente avvicinando al valore di riferimento 2. Un rapporto di indebitamento pari a 2 significa che l’azienda si finanzia in egual misura tra mezzi propri e mezzi di terzi. Inoltre la decrescita di tale rapporto è ascrivibile ad un incremento del denominatore, cioè alla consistenza dei mezzi propri, che aumentano in misura considerevolmente maggiore rispetto all’attivo. Tale dinamica rispecchia invero un’accorta gestione e accantonamento degli utili da parte del management, perpetuando una politica di rafforzamento patrimoniale.

MONTECRISTO S.R.L.

Tabella 4: fonte propria

Bilancio (data) 31/12/2017 31/12/2016 31/12/2015 31/12/2014 31/12/2013 Indice di rigidità 0,06 0,09 0,11 0,17 0,22 Indice di elasticità 0,92 0,91 0,88 0,82 0,77 Quoziente di indebitamento 3,75 5,45 5,87 4,02 3,33

Anche in questo caso gli indici di rigidità e elasticità calcolati, rispecchiano la natura commerciale dell’azienda. La Montecristo s.r.l. affida la produzione dei propri prodotti in outsourcing, di conseguenza non necessita di investimenti strutturali per svolgere il processo produttivo che farebbero salire l’incidenza percentuale dell’attivo fisso rispetto al totale; l’indice di rigidità invece è basso e costante per tutto il periodo. Di conseguenza l’indice di elasticità risulta, come nel caso della Ricci International, molto elevato e costante per tutto il quinquennio di analisi. Come nel caso precedente è possibile affermare che la Montecristo s.r.l. sia un’azienda in grado di mutare la destinazione dei propri investimenti in tempi relativamente brevi, quindi definibile con relativa certezza come azienda flessibile.

Il quoziente di indebitamento della Montecristo s.r.l. risulta invece marcatamente elevato. Inoltre presenta un trend crescente fino al 2016, per poi decrescere bruscamente nel 2017. Tali risultati sono ascrivibili, quindi al finanziamento per l’espansione

dell’attivo, soprattutto del circolante, tramite ricorso a capitale di credito. Tale dato non risulta preoccupante alla luce dell’espansione del fatturato che la Montecristo s.r.l. ha registrato nel corso degli ultimi anni di attività. Tale aumento di fatturato è giustificabile con l’ingresso dell’azienda in un nuovo settore, passando dalla produzione e commercializzazione di costumi da spiaggia a quella dei capi spalla, presentandosi come innovatrice, con una nuova tecnologia che ha permesso di ottenere un posizionamento “premium”, consentendo una marginalità sulle vendite molto elevata. L’ingresso in un nuovo settore, con la realizzazione di una linea di prodotti completamente nuova, ha richiesto risorse finanziarie ingenti, che di conseguenza hanno peggiorato il leverage dell’azienda. La diminuzione del rapporto di indebitamento tra 2016 e 2017 è stata perseguita tramite un apporto da parte dei soci di 500.000 e un accantonamento degli utili a riserva che hanno permesso il deleverage.

Indici di copertura finanziaria

Per copertura finanziaria si intende l’insieme delle relazioni che intercorrono tra fonti e impieghi. Gli indicatori usati per spiegare queste relazioni servono a capire se le risorse finanziarie sono state impiegate correttamente, ovvero se esiste la giusta correlazione temporale fra le fonti e gli impieghi.

I principali rapporti da calcolare per verificare tale relazione sono:

• Quoziente di struttura primario = !"#$%"&'  !"##$!""#$%  !"##$

• Quoziente di struttura secondario = !"#$%"&'  !"##$!!"##$%&  !"#$"%&'()"(!"#$%$  !".)!""#$%  !"##$

Il quoziente di struttura primario ci fornisce informazioni circa quanta parte dell’attivo fisso viene coperta da mezzi propri, ovvero di quanta indipendenza finanziaria gode l’azienda rispetto agli investimenti strutturali. Il quoziente di struttura secondario invece prende in considerazione anche le passività a lungo termine, quindi va a descrivere l’intera copertura degli investimenti durevoli.

RICCI INTERNATIONAL S.R.L.

Tabella 5: fonte propria

Bilancio (data) 31/12/2016 31/12/2015 31/12/2014 31/12/2013 31/12/2012 Quoziente di struttura primario 14,18 14,5 11,12 8,08 5,3 Quoziente secondario di struttura 17,88 23,29 18,75 10,7 7,22

La struttura secondaria e primaria della Ricci International s.r.l. sono ampiamente positive, in altri termini, l’azienda è in grado di finanziare integralmente i propri investimenti strutturali facendo esclusivo ricorso ai mezzi propri e ai debiti a media e lunga scadenza. Quindi l’azienda sembra rispettare il principio secondo il quale gli investimenti strutturali debbano essere finanziati tramite fonti tratte da passività a lungo termine, mezzi propri o passivo consolidato. D’altronde era plausibile uno scenario del genere visto che l’azienda non possiede investimenti durevoli ingenti, per via della sua natura prettamente commerciale.

MONTECRISTO S.R.L.

Tabella 6: fonte propria

Bilancio (data) 31/12/2017 31/12/2016 31/12/2015 31/12/2014 31/12/2013 Quoziente di struttura primario 3,94 2,03 1,49 1,42 1,34 Quoziente secondario di struttura 7,77 5,11 3,16 2,38 2,23

La struttura secondaria e primaria della Montecristo s.r.l. sono ampiamente positive, mostrando un trend crescente durante il periodo di analisi. Quindi la Montecristo dimostra una capacità crescente di finanziare gli investimenti strutturali con i mezzi propri e le passività consolidate. Anche in questo caso tale capacità è agevolata dal fatto che l’azienda non possiede ingenti investimenti in attivo fisso.

Indici di solvibilità

Per solvibilità si intende la condizione che consente all’azienda di far fronte agli impegni finanziari con un adeguato ammontare di risorse monetarie. La solvibilità deve essere una costante, e viene perseguita e mantenuta attraverso la gestione e il coordinamento dei flussi monetari in entrata e uscita.

I principali indicatori di solvibilità sono:

• Quoziente di disponibilità = !"##$%$&à  !"##$%&'!""#$%  !"#!$%&'()

• Quoziente di tesoreria = !"#$"%.!""#$!%&#!!"#$"%.!"##$%"&$!"##$%$&à  !"##$%&'

Il quoziente di disponibilità ci indica di quanto attivo corrente l’azienda dispone per ogni euro di passività corrente esigibile nell’esercizio successivo. Il quoziente di tesoreria invece misura se le liquidità immediate e differite sono sufficienti per far fronte alle passività a breve periodo. Per il primo indicatore di solito si prende un valore di riferimento pari a 2 per avere una solvibilità rassicurante, questo perché nell’attivo circolante sono comprese le rimanenze di magazzino, i cui tempi di realizzo monetario sono sicuramente più lunghi di quelli di scadenza delle passività correnti.

Per il secondo invece si prende come riferimento 1, in questo modo l’azienda è in grado di far fronte alla passività a breve in scadenza senza dover ricorrere a forme di finanziamento più onerose, come ad esempio gli scoperti in c/c bancario.

Fra gli indici patrimoniali è opportuno inserire anche gli indici di durata e di rotazione, in modo da integrare l’analisi della liquidità. I primi esprimono il tempo medio di permanenza dei valori nell’ambito del ciclo operativo. I secondi esprimono il numero di volte con cui i valori del capitale circolante netto commerciale (ovvero inerente al ciclo produttivo) si rinnovano mediamente attraverso lo svolgimento del ciclo operativo. Nello specifico l’indice di rotazione dei crediti commerciali così calcolato fornisce informazioni su quante volte i crediti commerciali si rinnovano durante l’anno attraverso le vendite, così come l’indice di rotazione dei debiti quantifica quante volte si rinnovano i debiti commerciali attraverso gli acquisti.

• Indice di rotazione dei crediti commerciali = !"#$%"  !"  !"#$%&'!!"#  !"#$%&%  !"  !"#$%&#

• Indice di rotazione dei debiti commerciali = !"#.!"#$  !  !"#$%&%!!"#!"#$%$  !"##$%!&'(&

Gli indici, tempo medio di incasso dei crediti e tempo medio di pagamento dei debiti, esprimono appunto il tempo che intercorre mediamente tra l’accensione di un credito o di un debito e il rispettivo incasso o pagamento.

• Tempo medio di incasso dei crediti commerciali = !"#$%"  !"  !"#$%&'!!"#!"#$%&%  !"##$%!&'(&  (365)

• Tempo medio di pagamento dei debiti commerciali = !"#.!"#$  !  !"#$%&%!!"#!"#$%$  !"##$%!&'(& (365)

Altri indici significativi, ricavabili dai dati di bilancio sono quelli espressivi delle dinamiche delle scorte, quindi del magazzino, e sono:

• Indice di rotazione del magazzino = !"#$%&  !"#$%  !"#$%&%'&  !!!"#$"  !"#  !"#$%&'

• Tempo medio di giacenza del magazzino PF = !"#$"  !"#  !"#$%&'!"#$%&%'&  !"  (365)

L’indice di rotazione del magazzino, rapportando le vendite al valore del magazzino, evidenzia il numero di volte in cui il magazzino si rinnova nel corso dell’esercizio. L’indice di giacenza invece indica quanto tempo impiega il magazzino per rinnovarsi completamente, quindi stima il periodo temporale che intercorre tra l’acquisto delle materie prime e la vendita del prodotto finito. In questo particolare contesto ho deciso di stimare la rotazione e il tempo di giacenza prendendo in considerazione le sole rimanenze di prodotti finiti (PF) perché le aziende prese in esame svolgono un’attività prettamente commerciale, affidando l’intero processo produttivo a terzi; di conseguenza le scorte di prodotti finiti sono un dato più significativo.

Una volta che sono stati calcolati gli indici di durata dei crediti e debiti e delle scorte, è possibile stimare il tempo di realizzo monetario dei prodotti, arrivando a definire il cosiddetto ciclo del circolante per individuare il periodo di eccedenza o di fabbisogno di liquidità.

Il fabbisogno o l’eccedenza di liquidità risultano dalla differenza tra la dilazione ottenuta dai fornitori e la somma tra durata media dei crediti e il tempo di giacenza delle scorte di prodotti. Si avrà un ciclo del circolante negativo qualora la dilazione ottenuta dai fornitori sia maggiore della somma tra tempo di giacenza e dilazione dei crediti concessi ai clienti, condizione ottimale, perché l’azienda potrà godere di un eccesso di liquidità da poter impiegare in investimenti alternativi; un ciclo del circolante positivo, qualora la dilazione ottenuta dai fornitori sia inferiore alla somma tra tempo di giacenza delle scorte e dilazione concessa ai clienti. In questo caso l’azienda avrà un fabbisogno di liquidità pari allo scarto dei due addendi (Allegrini. M., G. Greco., et al., 2017).

RICCI INTERNATIONAL S.R.L.

Tabella 7: fonte propria

Bilancio (data) 31/12/2016 31/12/2015 31/12/2014 31/12/2013 31/12/2012 Quoziente di disponibilità 1,84 2,18 2,25 1,68 1,54 Quoziente di tesoreria 0,72 0,87 1,19 0,75 0,69 Indice di rotazione del magazzino 3,1 3,07 4,3 3,33 4,3 Indice di giacenza del magazzino 118,00 118,65 85,02 105,49 85,0 Indice di rotazione dei crediti comm. 3,6 3,6 3,5 3,9 3,7 Tempo medio di incasso dei crediti comm. 98,7 99,2 101,8 92,34 97,82 Indice di rotazione dei debiti comm. 3,07 3,5 3,2 4,5 3,8 Tempo medio di pagamento dei debiti commerciali 117,25 102,8 111 80 94,2

Il quoziente di disponibilità della Ricci International s.r.l. mostra una situazione che va migliorando nel susseguirsi degli esercizi ma non del tutto rassicurante dal punto di vista della liquidità. Infatti, parte nel 2012 con un valore di 1,54, il che significa che per

di attività correnti, arrivando a toccare un picco di 2,25 nel 2014, per poi assestarsi nel 2016 a 1,84. Il quoziente di tesoreria invece si trova al di sotto della soglia critica per tutto il periodo considerato, fatta eccezione del 2014. Quindi l’azienda non è in grado con il complesso delle liquidità immediate e differite di far fronte alla passività correnti. I due indici, quindi, denotano una situazione borderline in merito all’equilibrio finanziario abbastanza preoccupante: salvo che per gli anni 2014 e 2015, il quoziente di disponibilità è sotto il valore di riferimento 2. Si tiene di riferimento un valore pari a 2 perché l’attivo corrente comprende anche le scorte in magazzino, e anche se la Ricci International ha in magazzino praticamente solo prodotti finiti, di più veloce monetizzazione rispetto alle materie prime, i loro tempi di realizzo sono generalmente più lunghi delle scadenze delle passività correnti. La liquidità secondaria, misurata dal quoziente di tesoreria è da ritenersi insoddisfacente e denota un problema di equilibrio monetario, infatti tale indice dovrebbe essere sempre positivo affinché l’azienda sia in grado di estinguere le passività correnti senza ricorrere a forme di finanziamento onerose come gli scoperti in c/c bancario.

Inoltre sommando il tempo di giacenza delle scorte e la dilazione media concessa ai clienti, e sottraendo il tempo medio di pagamento dei crediti è possibile calcolare approssimativamente il periodo di fabbisogno o eccesso di liquidità, tramite il ciclo del circolante. Eccone una rappresentazione grafica.

Si evince dal grafico che l’azienda deve pagare i fornitori prima del momento della vendita. Questo genera un fabbisogno di liquidità, pari all’area tratteggiata in grigio. La scarsa liquidità della Ricci International s.r.l. è in parte dovuta al business di appartenenza e alle modalità di produzione. Infatti lo svolgimento del processo produttivo in outsourcing, che permette una riduzione del time to market, comporta un drenaggio di liquidità ingente, costituito in gran parte dagli acconti richiesti dai fornitori; in aggiunta lo specifico settore di appartenenza presenta una stagionalità marcata che può allungare i tempi di realizzazione delle vendite. Quindi è possibile affermare che la scarsa solvibilità sia una condizione fisiologica.

MONTECRISTO S.R.L.

Tabella 8: fonte propria

Bilancio (data) 31/12/2017 31/12/2016 31/12/2015 31/12/2014 31/12/2013 Quoziente di disponibilità 1,99 1,70 1,39 1,43 1,59 Quoziente di tesoreria 1,78 1,42 1,08 1,03 1,08 Indice di rotazione del magazzino 15,5 8,6 n.d. n.d. n.d. Indice di giacenza del magazzino 23,47 42,44 n.d. n.d. n.d. Indice di rotazione dei crediti comm. 2,6 2,3 2,6 2,6 1,9 Tempo medio di incasso dei crediti comm. 138,49 153,67 137,96 140,14 189,4 Indice di rotazione dei debiti comm. 5,06 4,53 3,82 3,73 4,25 Tempo medio di pagamento dei debiti commerciali 71,16 79,36 94,13 96,48 84,67

Il quoziente di disponibilità della Montecristo s.r.l. presenta un trend crescente partendo nel 2013 da 1,59 per arrivare a 1,99 nel 2017, mentre il quoziente di tesoreria è positivo per tutto il periodo di analisi, e anch’esso presenta un trend crescente. Quindi dal confronto degli indici con gli esercizi precedenti si può evincere che la tendenza

evolutiva della solvibilità della Montecristo s.r.l. è positiva, poiché la liquidità primaria (disponibilità) arriva a raggiungere, nel 2017 il valore di riferimento 2 che denota una disponibilità soddisfacente, e l’indice di tesoreria è sempre maggiore di uno, quindi l’azienda è sempre stata in grado, con il complesso delle liquidità differite e immediate, di far fronte alle passività correnti.

Quindi anche in questo caso procediamo con il calcolo del fabbisogno o eccesso di liquidità attraverso un grafico che ne evidenzia le dinamiche:

Figura 10: Fonte propria

Come si evince dal grafico, la Montecristo s.r.l. ha un fabbisogno di liquidità pari all’area tratteggiata in grigio. Tale fabbisogno risulta, alla luce dei risultati reddituali, fisiologico e non preoccupante.

Indici reddituali

“Reddito è l’accrescimento che, in un determinato periodo di tempo, il capitale di un’impresa data subisce in conseguenza della gestione” (Zappa, 1950). Lo scopo degli indici reddituali è la misurazione della capacità dell’azienda di generare reddito, o anche verificare che i ricavi generati da un’impresa siano adeguati a sopportare i costi derivanti dall’uso dei fattori produttivi. Nello specifico un’azienda deve essere in grado non solo di coprire i costi con i ricavi, ma di ottenere una remunerazione congrua rispetto al mercato di riferimento.

L’equilibrio economico e l’equilibrio finanziario sono due facce della stessa medaglia, poiché un’adeguata redditività può incidere positivamente sui flussi finanziari, che a loro volta portano a un miglioramento delle condizioni economiche. In questo senso possiamo aggiungere che un risultato reddituale positivo incide sulla capacità dell’azienda esaminata di attrarre capitali, ottenere credito e crescere. Gli indici reddituali sono utili sia per gli investitori esistenti, sia per quelli potenziali, poiché forniscono informazioni sia sul rendimento del capitale proprio che sul rendimento del capitale di credito, poiché consentono di stimare l’affidabilità dell’impresa e la sua capacità di restituzione e remunerazione del capitale preso in prestito.

Gli indicatori che principalmente descrivono questa attitudine sono il ROE e il ROI, rispettivamente redditività del capitale proprio (return on equity) e redditività degli investimenti (return on investiment).

• ROE = !"#!"#$  !"##$!"##$  !"#!"$

• ROI = !"#$%&'&(  !"#$%&'(!!"#$%"&'  !"#$%&!&'  

Il ROE misura in termini percentuali il rendimento economico del capitale proprio. Si tratta di un indicatore che fornisce un’informazione molto sintetica circa la possibilità (e quindi la convenienza), per un potenziale investitore di investire mezzi monetari a titolo di capitale di rischio nella gestione aziendale. Tale rapporto mostra quanti euro di reddito sono stati guadagnati (in caso di utile di esercizio) per ogni euro investito in

azienda a titolo di capitale di rischio. Il ROE rappresenta una misura della redditività globale di un’impresa, in quanto è subordinato alla redditività operativa, alla redditività della gestione extra-caratteristica e al grado di indebitamento; per tale motivo questo indice viene sovente utilizzato come misuratore della creazione di valore che l’azienda è in grado di generare per i soci attraverso la gestione.

Il ROI o return on investiment è il quoziente principalmente utilizzato per valutare la redditività complessiva della gestione caratteristica rispetto al capitale complessivamente considerato investito nell’impresa. A differenza del ROE, il ROI fornisce indicazioni sulla capacità di attrazione del capitale, sia a titolo di rischio sia a titolo di credito (Caramiello, Di Lazzaro, Fiori, 2003, 361). L’indice ROI risulterà pari a zero se l’azienda non produce reddito, mentre risulterà positivo o addirittura negativo se l’azienda rispettivamente presenterà un utile o una perdita di esercizio.

Ai fini di un analisi più completa, l’indice ROI può essere scomposto nelle sue due fondamentali componenti: redditività delle vendite e produttività del capitale investito;

• ROI = !"#$%"  !"##$  !"  !"#$%&'!"#$%&'&(  !"#$%&'(! ∗  !"#$%"&'  !"#$%&'(!  !"#$%&!&'!"#$%"  !"##$  !"  !"#$%&' = ROS * CT

• ROS = !"#$%"  !"  !"#$%&'  !"##$!"#$%&'&(  !"#$%&'(!

Un ROS (return on sales) positivo evidenzia la parte dei ricavi netti di vendita che residua dopo la copertura di tutti i costi ed oneri della gestione operativa o caratteristica. In altre parole fornisce indicazioni circa la parte di ricavi utile a coprire gli oneri finanziari, fiscali e la remunerazione dei mezzi propri investiti in azienda. Un ROS nullo evidenzia l’impossibilità dell’area operativa di far fronte alla copertura dei costi e oneri non operativi. In tali circostanze la remunerazione di tali costi e oneri è affidata alle altre aree gestionali.

Il secondo fattore, produttività del capitale investito o capital tournover, (CT) cioè il rapporto tra le vendite e il capitale operativo investito, esprime l’attitudine del capitale investito a produrre ricavi. In altre, parole una produttività del capitale investito bassa può voler dire nel lungo periodo che il management è incapace di sfruttare convenientemente il capitale, cioè che il capitale è sproporzionato rispetto alle esigenze dell’area operativa o che i ricavi non sono adeguati. Di converso, una produttività del capitale alta può significare che l’azienda ha bisogno di crescere e che deve investire ulteriormente per sostenere le potenziali crescite degli ordini e della domanda di mercato.

Tale scomposizione del ROI permette di comprendere la quota di ROI generata dalla redditività delle vendite e quella creata dal tasso di rotazione del capitale investito. In genere il valore di ambedue i fattori dipende in larga parte dal settore in cui opera l’azienda. In un settore a bassi margini di vendita come quello della grande distribuzione si tenderà a fare leva sulla produttività del capitale investito, in altri si farà leva sulla marginalità delle vendite, come per le imprese che operano su commessa. Inoltre è possibile dedurre se il management abbia indirizzato l’azienda verso una strategia di differenziazione o verso una strategia di costo. Nel primo caso si farà leva sul ROS, nel secondo caso sul tournover del capitale (Allegrini. M., G. Greco., et al., 2017).

RICCI INTERNATIONAL S.R.L.

Tabella 9: fonte propria

Figura 11: fonte propria

Come si evince dal grafico, la redditività della Ricci International s.r.l. presenta un andamento decrescente, infatti tutti gli indicatori presi in esame presentano il medesimo andamento. La redditività operativa, rappresentata in prima istanza dal ROI, subisce una brusca picchiata a cavallo tra 2014 e 2015 passando da 13,46 a 7,27. La cattiva performances in quegli anni sembra essere attribuibile ad una flessione del “ritorno sulle vendite” rappresentato dal ROS che scende da 7,31 a 4,49. Tale flessione può essere anche attribuita alle dinamiche del settore di appartenenza. Trattandosi di una nicchia piuttosto ristretta è possibile che si sia raggiunto un livello di maturità tale da compromettere, vista anche la feroce concorrenza dei big brand esteri, la redditività dell’intero comparto e che quindi la redditività della Ricci International rispecchi le

12,7   15,24   13,46   7,27   8,12   6,23   7,45   7,31   4,49   4,61   16,97   16,24   14,3   10,13   7,79   0   2   4   6   8   10   12   14   16   18   2012   2013   2014   2015   2016   2017  

ROI     ROS     ROE     Bilancio (data) 31/12/2016 31/12/2015 31/12/2014 31/12/2013 31/12/2012 CT 1,84 1,06 2,22 2,10 2,03 ROS % 4,61 4,49 7,31 7,45 6,23 ROE % 7,79 10,13 14,30 16,24 16,97 ROI % 9,2 5,3 15,5 14,7 12,2

dinamiche del settore. Tuttavia l’azienda ha intrapreso delle azioni strategiche, come la recente (2016) apertura di una società nel Delware (USA) che funge da centro di stoccaggio, e che tramite contratti con agenzie del posto punta a distribuire i prodotti dell’azienda, con lo scopo di ampliare gli orizzonti del mercato.

Attraverso la scomposizione del ROI nelle sue componenti, cioè capital tournover (CT)

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