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Riflessione sui principi che hanno caratterizzato la diversificazione del sistema

CAPITOLO 1: L’evoluzione del giornalismo cinese

1.2 Dai tentativi di “indottrinamento” di Mao Zedong alle riforme di Deng

1.2.1 Riflessione sui principi che hanno caratterizzato la diversificazione del sistema

Le trasformazioni che hanno caratterizzato la Cina sono state graduali, irregolari e continuamente sottoposte alla resistenza e alla repressione politica per impedire il passaggio da un’economia pianificata a una di mercato, processo che oggi viene definito come mercatizzazione. Non si può tuttavia essere tanto pessimisti da affermare che le trasformazioni che hanno coinvolto la Cina negli anni delle riforme non abbiano portato nessun risultato positivo, al contrario risulta evidente che il processo di liberalizzazione sociale ed economica ha prodotto cambiamenti sostanziali per il sistema mediatico cinese, i cui esponenti sono riusciti a ottenere maggiori spazi d’azione a livello sociale, anche se non politico.

In the process of economic marketization, the Chinese press is moving from being politics- centered to being economics centered; from being a privileged branch of the authoritarian party- state system to being an industry with private interests within the economic system; and from being a state-monopolized structure to be a fragmented and diversified structure.51

Dunque, è possibile notare che proprio il processo di transizione verso l’economia di mercato ha permesso alla stampa cinese di intraprendere una serie di trasformazioni costruttive che possono essere sintetizzate attraverso l’uso di tre termini: decentramento, socializzazione e mercatizzazione.

Un elemento che ha favorito la diversificazione della struttura mediatica cinese nell’era delle riforme è stato il decentramento, termine con il quale si fa riferimento al processo di transizione del sistema giornalistico, che dall’essere concentrato nelle città più importanti e rilevanti, ha iniziato gradualmente a diffondersi anche nelle varie

50 Wu Guoguang, “One Head, Many Mouths: Diversifying Press Structures in Reform China”, in Li Jinquan

(a cura di), Power, Money and Media: Communication Patterns and Bureaucratic Control in Cultural

China, op. cit., p. 47.

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provincie e nei distretti. Proprio il processo di decentramento ha favorito la crescita economica della nazione, indipendentemente dalla mancanza di una riforma politica. Allo stesso tempo è stato possibile stimolare il passaggio dal socialismo di stato all’economia di mercato, riorganizzando sia la distribuzione del potere che le relazioni politiche del sistema. I governi locali si sono sviluppati parallelamente al dominio centrale, acquisendo maggiori opportunità per esprimere e diffondere i propri ideali e punti di vista in opposizione a quell’omogeneità politica che fino a quel momento aveva contraddistinto il sistema politico cinese. Il decentramento politico ed economico ha dato la possibilità ai governi locali e provinciali di difendere e comunicare i propri interessi per cercare di inserirsi nel processo di modernizzazione. Il sistema giornalistico ha inevitabilmente subito l’influenza delle trasformazioni, in particolar modo il decentramento economico, sociale e politico si è ben presto trasformato nel decentramento del sistema di distribuzione dei media.

Secondo le statistiche, nel 1979 in Cina esistevano circa 69 giornali, di cui 17 pubblicati esclusivamente a Pechino, rappresentando una percentuale del 24,6%.52 La restante parte era costituita da giornali pubblicati a livello locale, provinciale e anche sub- provinciale, anche se questi ultimi rappresentavano un numero talmente esiguo da non essere inclusi negli studi statistici. Successivamente, con le riforme e con l’apertura verso i nuovi ideali moderni, la percentuale dei giornali centrali è diminuita drasticamente dal 19,1% al 5,2%, mentre i periodici locali hanno guadagnato sempre più spazio e persino quelli pubblicati nelle città sub-provinciali della Cina sono stati inseriti nelle statistiche in modo abbastanza rilevante.53 Alla luce di questi dati, è possibile affermare che la realizzazione delle riforme ha comportato l’emergere del potere locale e provinciale anche e soprattutto nella distribuzione della stampa. Infatti, a partire dal 1978 il numero dei giornali pubblicati nelle città locali e provinciali è aumentato in modo esponenziale. In particolare, è interessante notare la differenza esistente tra le pubblicazioni nelle province in cui l’impatto dello sviluppo economico e gli interessi locali erano più forti, e quelle delle province più interne e povere: per esempio, se nelle province di Guangdong, Jiangsu e Shandong esistevano rispettivamente 62, 58 e 53 giornali locali, nello Shaanxi o nel Guizhou ve ne erano rispettivamente 24 e 27, sottolineando come, quindi, lo

52 Ivi, p. 48.

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sviluppo economico inaugurato dalle riforme fosse strettamente connesso a ogni singolo settore della società, tra cui anche quello relativo alla pubblicazione di periodici locali.54

A livello sub-provinciale la crescita è stata ancor più evidente. Queste zone sono state costrette a difendersi in diverse situazioni e durante la Rivoluzione Culturale tutti i giornali pubblicati in queste aree furono aboliti. A partire dagli anni Ottanta la situazione si è gradualmente ristabilita e persino i governi delle aree rurali sono riusciti a inserirsi nel nuovo sistema mediatico attraverso la pubblicazione di giornali fondati e diretti in maniera del tutto autonoma. L’aumento dei giornali pubblicati nelle città sub-provinciali a partire dal 1980 può essere considerato come il simbolo della comparsa e della manifestazione del decentramento, che non fu solo politico ed economico, ma anche culturale e sociale. Questo fenomeno estremamente importante per l’analisi dell’evoluzione storica del giornalismo è dimostrato nella seguente tabella incentrata sullo sviluppo e sul progresso dei giornali di provincia dal 1983 al 1997: 55

ANNO NUMERO DI GIORNALI

1983 79 1984 95 1985 100 1986 113 1987 114 1988 95 1989 100 1990 91 1991 96 1992 100 1993 115 1994 131 1995 150 1996 150 1997 140 54 Ivi, p. 49. 55 Ivi, p. 50.

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Il decentramento “verticale” che ha determinato lo sviluppo del sistema giornalistico anche a livello locale e provinciale, oltre che nazionale, ha rappresentato, tuttavia, soltanto una delle due dimensioni di questo particolare fenomeno di trasformazione. Infatti, un’ulteriore prova è costituita dall’aumento del numero dei giornali gestiti dai vari ministeri e uffici e non direttamente dal governo centrale.

In quest’ottica, gli ultimi decenni del XX secolo hanno determinato una sostanziale frammentazione del potere politico centrale, coinvolgendo attivamente anche i diversi dipartimenti amministrativi come conseguenza dello sviluppo economico e delle trasformazioni sociali. Tenendo conto di quanto il potere sia sempre stato fortemente centralizzato in Cina, questa nuova dispersione del controllo tra i diversi uffici e dipartimenti locali può essere considerata come un indice del decentramento e della diversificazione politica avviata all’epoca delle riforme.

Anche in base a questa seconda dimensione, il sistema giornalistico cinese ha subito direttamente l’influenza del fenomeno del decentramento. Basta pensare che prima dell’era delle riforme la circolazione dei giornali in Cina era guidata e monopolizzata dai dipartimenti centrali del partito. Per esempio, il Quotidiano del Popolo era gestito direttamente dall’Ufficio Centrale del CCP, l’agenzia di stampa Xinhua (Nuova Cina) era controllata dal Consiglio di Stato e tutti gli altri giornali erano supervisionati dal Dipartimento Centrale di Propaganda del PCC. Successivamente, grazie alla realizzazione delle riforme, ogni ufficio ministeriale del governo nazionale ha avuto la possibilità di gestire direttamente una propria testata giornalistica, scavalcando, quindi, in parte l’autorevole presenza dei dipartimenti centrali.

Un secondo elemento favorevole alla modernizzazione e diversificazione del settore giornalistico cinese è rappresentato dalla socializzazione, ovvero quel fenomeno che ha segnato il passaggio verso una nuova struttura mediatica libera dal controllo centralizzato dello stato.

Se il decentramento, come è stato detto, si riferisce a una sorta di dispersione del potere all’interno della struttura statale dal centro alle periferie, la socializzazione della struttura giornalistica indica, invece, una ridistribuzione delle risorse mediatiche mirata al coinvolgimento di altri settori sociali, oltre quello statale. La società cinese è sempre stata subordinata e passiva rispetto al potere centrale, senza mai reagire al controllo

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totalitario e monolitico del regime comunista cinese su tutti i mezzi di comunicazione, compresi i giornali. Proprio grazie alle riforme degli anni Ottanta e Novanta, la popolazione cinese è riuscita ad attivarsi ampliando i propri orizzonti e proponendosi nuovi obiettivi da raggiungere. Questo nuovo atteggiamento ha influenzato senza ombra di dubbio anche il sistema giornalistico. Diverse organizzazioni a livello sociale, infatti, come le associazioni di massa e le società professionali, hanno avuto la possibilità di possedere direttamente gli organi di stampa, rappresentando la più grande concorrenza per i giornali diretti e gestiti dal partito. Questa concorrenza è stata rappresentata fondamentalmente da tre gruppi: le organizzazioni semigovernative finanziate dallo stato, i “partiti politici satellite” e le società professionali.

Il primo gruppo comprendeva tutte quelle organizzazioni finanziate e gestite direttamente dal partito, come per esempio le associazioni femminili, i sindacati ufficiali e la Lega della gioventù comunista cinese. Nonostante la dipendenza di queste associazioni dal partito a livello finanziario e decisionale, sono riuscite tuttavia a farsi strada guadagnando una maggiore autonomia ed esprimendo più liberamente le proprie idee rispetto ai giornali di partito.

Il secondo gruppo era, invece, costituito dai cosiddetti “partiti satellite” che hanno cercato di estendere il proprio spazio d’azione intraprendendo una serie di operazioni per incrementare la propria autonomia, nonostante fossero associati al Partito Comunista Cinese dal punto di vista politico e finanziario. La più grande manifestazione dei loro tentativi di indipendenza è rappresentata dall’entusiasmo con cui questi gruppi si sono impegnati nella pubblicazione di materiali informativi; infatti, attualmente, alcuni tra i partiti più importanti esponenti di questa seconda categoria gestiscono quotidiani e riviste, mentre altre organizzazioni meno rilevanti stanno lottando per ottenere dei risultati a riguardo.

Infine, il terzo gruppo, costituito dalle associazioni professionali e dalle società accademiche, ha determinato le principali trasformazioni del sistema d’informazione cinese all’epoca delle riforme. Queste associazioni sono nate proprio grazie all’impulso delle riforme e attualmente gestiscono direttamente diversi periodici. Un esempio è il famoso giornale World Economic Herald (Shijie jingji daobao 世界经济导报), gestito e appoggiato direttamente da un istituto di ricerca di Shanghai. Negli anni Novanta, le associazioni culturali hanno intensificato il proprio sostegno verso i giornali e questo

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entusiasmo ha portato alla pubblicazione di periodici particolarmente famosi e popolari, come per esempio il Chinese Culture Studies (Zhongguo wenhua yanji 中国文化研究).56

Grazie al contributo di queste tre categorie sociali particolarmente attive durante il periodo delle riforme, la pubblicazione di giornali indipendenti dal partito è aumentata in modo esponenziale determinando una sostanziale evoluzione del sistema d’informazione cinese che divenne sempre più vario e moderno.

Infine, il terzo e importantissimo fenomeno che ha contribuito alla modernizzazione del sistema giornalistico è la mercatizzazione. L’introduzione dell’economia di mercato ha dato la possibilità ai media di essere sempre meno dipendenti dallo stato perché, una volta inseriti nella nuova ottica della commercializzazione, bisognava necessariamente cercare di liberarsi dalla necessità di fare affidamento esclusivamente sull’appoggio del partito: l’economia di mercato ha determinato una crescita del sistema d’informazione cinese, in quanto i giornalisti hanno iniziato a capire che bisognava farsi strada autonomamente affermandosi come validi professionisti nella nuova ottica di mercato internazionale:

Mass media have had to reorient themselves to the needs of the market and to increase their financial assets by all legitimate means.57

Con la modernizzazione, i giornalisti hanno capito che per continuare a lavorare e rimanere attivi bisognava cogliere le nuove opportunità di mercato, senza preoccuparsi della propria relazione con il partito. Particolarmente rilevante è stata la diffusione di giornali pubblicitari, che ha colpito principalmente i giornali di partito, la cui distribuzione è diminuita drasticamente. Addirittura la circolazione del Quotidiano del

Popolo, portavoce degli ideali del PCC, è diminuita da 5 milioni di copie nel 1982 a circa

2 milioni nel 1997. 58 La stampa diretta dallo stato ha cercato di reagire a questa situazione e, se da un lato i giornali di partito hanno continuato a rappresentare uno strumento di propaganda, dall’altro sono state inaugurate nuove sezioni supplementari indirizzate verso i nuovi meccanismi di mercato. Per esempio, il Quotidiano del Popolo ha

56 Wu Guoguang, “One Head, Many Mouths: Diversifying Press Structures in Reform China”, op. cit., p.

55.

57 Ivi, p. 57. 58 Ivi, p. 59.

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inaugurato altri due giornali più piccoli, Market (Shichangbao 市场报) and Satire and

Humor (Fengci yu youmo 讽 刺 与 幽 默), palesemente inseriti nella nuova ottica

commerciale. 59 Quella che per il partito era una soluzione alla diffusione della nuova mentalità economica, in realtà si è trasformata in un’ulteriore diversificazione del sistema giornalistico proprio a partire dagli organi di partito.

Concludendo, il fenomeno della mercatizzazione non è riuscito a far nascere in Cina la libertà di stampa e d’espressione, ma sicuramente ha contribuito a dividere il sistema d’informazione cinese in due realtà: lo spirito imprenditoriale dei giornalisti e il mantenimento della disciplina di partito.

Per tutti questi motivi, è possibile definire il sistema d’informazione cinese attraverso la metafora one head, many mouths, ideata da Guoguang Wu. 60 Il significato della metafora riguarda la coesistenza all’interno del sistema d’informazione cinese del pluralismo e del controllo politico. Le riforme hanno permesso al sistema giornalistico cinese di diversificarsi, ma, nonostante tutto, ogni tentativo di libera espressione continua e continuerà sempre a essere controllato e supervisionato da “una sola testa”, riprendendo le parole della metafora, cioè quella del partito.