• Non ci sono risultati.

La Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione (Legge 107/2015)

sostenuto che la peculiarità della nostra specie è una particolare attitudine ad apprendere

2.3 La Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione (Legge 107/2015)

L’anno conclusivo di questo lavoro vede entrare in vigore la Legge 107 del 13 luglio 2015, che è una “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”. La Legge 10718, nel comma 1, elenca una serie di finalità, di strumenti e di modelli organizzativi tutti improntati, non solo a dare “piena attuazione all’autonomia delle istituzioni scolastiche di cui all’art.21 della legge 15 marzo 1997 n.59 e successive modificazioni”, quanto a definire un nuovo modello di scuola: “una scuola aperta, quale laboratorio permanente di ricerca, sperimentazione ed innovazione didattica, una scuola orientata verso l’educazione alla cittadinanza attiva, per garantire il diritto allo studio, le pari opportunità di successo formativo e di istruzione permanente dei cittadini”

Molto interessante, dal mio punto di vista, è il Comma 7, che parla di potenziamento

delle metodologie laboratoriali e delle attività di Laboratorio. In tale comma la legge

individua numerosi obiettivi, che le istituzioni scolastiche, in regime di autonomia, possono inserire, selezionandoli, nel piano dell’offerta formativa, avvalendosi per questo anche di un organico potenziato di insegnanti. Naturalmente l’implementazio ne negli Istituti Scolastici si scontra con tutte le, innumerevoli, difficoltà di gestione: si devono individuare le priorità su cui intervenire e chiedere docenti specifici in organico per potenziare l’Offerta Formativa; si deve gestire l’apertura pomeridia na delle scuole e collocarla assieme a tante altre non meno importanti, dalla prevenzio ne e contrasto della dispersione scolastica, all’inclusione e al diritto allo studio degli allievi con bisogni educativi speciali, all’alternanza scuola-lavoro. Il principio di indicare le priorità dell’ offerta formativa da parte del Consiglio di Istituto, anche in conseguenza del Rapporto di Valutazione interno e delle azioni di miglioramento da intraprendere con azioni educative specifiche, potendo impegnare una parte potenziata dell’organico docente e tecnico a ciò destinata e potendo anche decidere circa l’apertura pomeridiana delle scuole in funzione dei bisogni degli alunni e delle famiglie, va considerata una sostanziale innovazione di grande valore pedagogico.

In relazione al secondo punto, il Piano nazionale per la Scuola Digitale, si pone obiettivi di assoluta rilevanza educativa e didattica, che richiedono la collaborazio ne sapiente dell’Università e in particolare dei nostri Dipartimenti scientifici. Essendo il problema delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione innanzitutto sociale prima che educativo, tale Piano Nazionale ha una grande valenza trasversale, che può avere ricadute immediate e a lungo termine sull’insegnamento delle discipline scientifiche e della fisica in particolare. Esso sottolinea l’esigenza della “formazio ne all’innovazione didattica a tutti i livelli (iniziale, in ingresso, in servizio)” degli insegnanti. Proprio per questo importante ruolo trasversale, tale processo di realizzazione e sperimentazione di nuovi modelli formativi (che sappiano integrare abilità tecnologiche, conoscenze disciplinari, competenze didattiche) deve essere affrontato con il supporto della ricerca e di specialisti non solo di pedagogia. Il terzo punto riguarda proprio la formazione in servizio degli insegnanti, fondamentale per sviluppare le competenze attraverso un apprendimento riflessivo sulle pratiche; per assicurare e innovare la qualità del servizio scolastico attraverso un apprendime nto trasformativo dell’organizzazione; per accrescere autonomia e creatività personale attraverso un apprendimento autodiretto e libero. “Nell’ambito degli adempiment i connessi alla funzione docente, la formazione in servizio dei docenti è obbligatoria, permanente e strutturale. Le attività formative sono definite dalle singole istituzio ni scolastiche in coerenza con il piano triennale dell’offerta formativa e con i risulta ti emersi dai piani di miglioramento – secondo il nuovo regolamento di autovalutazio ne e valutazione esterna applicato per la prima volta nell’anno scolastico 2014-15 – sulla base delle priorità nazionali indicate dal Piano nazionale triennale di formazio ne ”. (Galliani, 2013 )

Dobbiamo fare i conti con una arretratezza della cultura educativa nel nostro Paese nel riconoscere la centralità dell’apprendimento e dunque della didattica, rispetto ad una scuola secondaria trasmissiva di conoscenze disciplinari ormai di scarso richia mo per i ragazzi. La legge 107/2015 contiene una forte potenzialità innovativa che si pone in essere promuovendo la realizzazione dell’autonomia scolastica, basata sulla progettualità dei singoli istituti in base alla modifica sostanziale del POF – Piano dell’Offerta Formativa, attualmente in vigore, deliberato da ogni istituzione scolastica, che contiene anche la programmazione delle attività formative rivolte al personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) nonché la definizione delle risorse occorrenti.

Il Piano Nazionale per la Scuola Digitale è una emanazione della Legge 107, che potenzia gli strumenti tecnologici, gli spazi e gli ambienti di apprendimento, la costruzione di competenze digitali per gli studenti e la produzione di contenuti, la formazione del personale docente e amministrativo; in esso è detto: “La Buona Scuola sancisce la necessità di riportare al centro la didattica laboratoriale, come punto d’incontro essenziale tra sapere e saper fare, tra lo studente e il suo territorio di riferimento. I laboratori devono essere ripensati come luoghi di innovazione e di creatività, invece che meri contenitori di tecnologia, rendendo ordinamenta li quelle pratiche laboratoriali innovative che ancora oggi, troppo spesso, sono relegate all’ambito extracurricolare. L’investimento nei laboratori non ambisce a riportare una didattica per problemi e progetti fuori dalla classe. Al contrario, in un quadro di nuovi paradigmi educativi, vuole rafforzarla, integrando ciò che avviene in classe abilita ndo spazi che abbiano un forte orientamento alla creatività per gli studenti più giovani, e verso progettualità innovative che sfruttino le tecnologie digitali per rendere gli indirizzi professionalizzanti e caratterizzanti delle scuole secondarie più interessanti e maggiormente aderenti alle richieste del mondo esterno, per gli studenti più grandi. Scopo è rendere ordinamentali quelle pratiche laboratoriali innovative che ancora oggi, troppo spesso, sono relegate all’ambito extracurricolare.

In particolare il Piano Digitale contribuisce a consolidare l’idea di scuola come interfaccia aperta al territorio, e di educazione come percorso continuo, lungo l’arco della vita dello studente, e in ampiezza, in tutti gli spazi del territorio adeguati ad una didattica innovativa. È nei laboratori dove infatti questo incontro può diventare più semplice, e può permettere di costruire obiettivi didattici ambiziosi. In linea con le premesse di questo Piano, gli investimenti sono organizzati in 4 interventi tra cui: La creazione di “atelier creativi e laboratori per le competenze chiave” per gli Istituti comprensivi e le scuole del primo ciclo, Laboratori “School-friendly”. La mappatura, l’accreditamento e la promozione di laboratori aperti alle scuole o disponibili all’apertura alle scuole presenti nel territorio, presso musei, enti di ricerca, parchi tecnologici, fondazioni, associazioni e altri spazi che implicano insiemi di pratiche emergenti ma ormai riconosciuti dalla collettività – come ad esempio i Fab Lab). Anche in sinergia con le proprie politiche, gli enti locali potranno agire come “certificatori” dei laboratori sul proprio territorio, formalizzare la loro disponibilità e sviluppare insieme al Ministero politiche per il monitoraggio delle attività condotte. Il MIUR promuoverà l’utilizzo di tali laboratori da parte delle scuole, anche in sinergia

con iniziative del Piano Nazionale Scuola Digitale.19 In riferimento all’utilizzo delle

tecnologie e degli ambienti laboratoriali, tutte le azioni saranno accompagnate da misure dedicate alla formazione del personale scolastico, con risorse a valere sia su fondi nazionale che su fondi strutturali europei.

Il livello di ogni singola Istituzione scolastica, la realizzazione di politiche per l’attuazione di questo Piano, condivise con i docenti e indirizzate a tutta la comunità scolastica, sarà prima di tutto legata all’inserimento e alla programmazione di azioni all’interno del piano triennale per l’offerta formativa (legge 107/2015, art. 1, comma 57). Questo richiederà la formazione e l’accompagnamento di differenti profili in grado di collaborare efficacemente all’interno e relazionarsi all’esterno come team per l’innovazione.

In concreto, si tratta di individuare, all’interno dell’attuale quadro normativo, azioni che possano realizzare: la piena valorizzazione dell’autonomia scolastica, con una riflessione progettuale fatta all’interno delle scuole II grado, in funzione della caratterizzazione che la scuola si vuole dare e del suo rapporto con il territorio; un insegnamento delle materie scientifiche che sfrutti il principio di opzionalità per un approfondimento mirato delle aree disciplinari. In tale scenario di autonomia riconosciuta agli istituti scolastici e di ricerca di strategie efficaci per l’insegname nto della fisica, ha molta importanza l’individuazione di esperienze pilota. (Rocca 2010

20)

Quali mutamenti possono essere visti come possibili e auspicabili e quali invece presentano problematicità tali da richiedere un ripensamento nella formazione inizia le e in servizio ma anche nelle forme organizzative della scuola? Quali traiettorie potrebbero diventare oggetto di sinergia tra ministero, Università, enti formativi vari e scuole? Le intenzioni del legislatore sono senz’altro costruttive e condivisibili: ma è inevitabile sottolineare quello che definisce “gap tra il fare politica e fare scuola ” (Bottani, 2006).

19 http://www.istruzione.it/scuola_digitale/progetti.shtml