• Non ci sono risultati.

DIO HA INCARICHI DI SERVIZIO PER TUTTI.

La stigmatizzazione delle debolezze umane e delle disabilità può essere demoralizzante.

Alcune persone sono svalutate proprio nei luoghi in cui si recano per trovare significato e scopo, una questione ben affrontata da Paolo: “Dio ha formato il corpo in modo da dare maggior onore alla parte che ne mancava” (1 Corinzi 12:24). Infatti, “le membra del corpo che sembrano essere più deboli, sono invece necessarie” (v. 22).

La missione della chiesa di Dio è nulla se non è inclusiva, e Dio desidera che tutti noi ci sentiamo ugualmente benvenuti alla Sua festa e utili in Sua compagnia. “Per essere efficace, il movimento della missione ha bisogno di ogni parte del corpo in Cristo ‘in missione’. Se escludiamo le persone con disabilità dalle missioni, allora il movimento della missione manca di una parte del corpo. La missione viene da se stessa disabilitata”.1 L’amore prodigo e nobilitante di Dio abilita, e non disabilita, i Suoi servi, consentendo a tutti, siano essi d’aspetto buono, ordinario o inadeguato, di avere un ruolo dignitoso nei Suoi vari campi di servizio.

DIO SI ASPETTA CHE SPOSTIAMO LA MONTAGNA.

Purtroppo, molti si sono confrontati con barriere che impediscono loro la partecipazione.

Non c’è da stupirsi se Giovanni Battista, come Isaia prima di lui, annunciò che lo spostamento dei monti, l’innalzamento delle valli e il raddrizzamento delle strade avrebbero avuto luogo, fornendo un accesso totale e diretto alla presenza del Messia in arrivo (Isaia 40:3-5; Luca 3:4-6). Il canto di Isaia e del Battista relativo al totale accesso si è meravigliosamente manifestato con la guarigione del paralitico (Marco 2:1-12).

Un uomo paralizzato sentì dire che Gesù si trovava in una città vicina. Non aveva modo di andarvi, ma aveva degli amici che per lui avrebbero fatto quanto necessario per fargli incontrare Gesù. Questi lo trasportarono là. Una volta arrivati, grandi folle ostacolavano il loro accesso a

| ARTICOLI RISTAMPATI 136

IL MIO TIPO DI CHIESA

Gesù. Ma nessuna montagna o valle – delle tegole, in questo caso – avrebbe potuto fermarli.

Aprirono un cammino attraverso il tetto e calarono il loro amico direttamente alla presenza di Gesù. L’unica speranza del loro amico disabile era incontrare Gesù. Essi hanno visto il bisogno e così hanno spostato la montagna che bisognava spostare; il loro amico ha incontrato Gesù e ha ricevuto la completa guarigione che desiderava.

I FIGLI DI DIO NON DOVREBBERO ESSERE DEFINITI SECONDO LE LORO DISABILITÀ.

Non avevo mai visto niente di simile prima d’allora: una chiesa di sedie a rotelle: un sacco di sedie a rotelle affollate nello spazio stretto di questo luogo di incontro rumeno. Che spettacolo!

Non tutti erano in sedia a rotelle, ma tutti avevano una cosa in comune. Erano venuti ad adorare, a condividere e a fare amicizia l’uno con l’altro.

Non dimenticherò mai l’incontro con Gheorghe (sì, chiamatelo Gheorghe): aveva una paralisi cerebrale. Sarebbe stata una sfida capirlo anche se avessi saputo il romeno. Ma lo scintillio nei suoi occhi spiccava sul resto: discorso incomprensibile, sorriso strano, sbavamento costante o gesti balbettati. Ben presto mi resi conto che stavo incontrando qualcosa di molto più sorprendente di una mera assemblea di persone con disabilità. Era giunto il momento di auto-esaminarmi. Infatti, avevo trovato la mia gente, persone la cui fede non era costruita sull’essere fisicamente guariti o nell’avere i loro diritti difesi. Cercavano qualcosa di più grande. Quel giorno loro, e altri come loro, divennero miei insegnanti. Questa era la chiesa di cui avevo bisogno, un luogo dove la debolezza non riguarda ciò che non si può fare, né i pregiudizi che gli altri hanno avuto su di noi. Piuttosto si tratta di trovare il vero scopo per la vita di ciascuno. E io l’ho trovato quel giorno, nella chiesa in sedia a rotelle.

DIO HA GRANDI AMBIZIONI PER I DISABILI.

Quando Jeff nacque i suoi genitori avevano grandi sogni per lui. All’inizio lo negarono, ma poi la verità divenne inequivocabile: loro figlio era nato sordo. Nessuno può dire cosa andò storto, ma Jeff è sordo. Ma la sordità non è l’identità di Jeff. Egli sa che “L’ideale di Dio per i suoi figli è più alto di quello al quale potrebbe giungere il più elevato pensiero umano”.2 Jeff è sicuro della sua identità di figlio di Dio. Oggi, in qualità di ministro della chiesa avventista del settimo giorno, è il mio socio onorario nei Ministeri Avventisti per le pari possibilità, oltre ad essere impegnato come pastore a tempo pieno. Sua moglie, Melissa, è un’interprete che lavora per la trasmissione It Is Written. Sono un ministero di squadra: un sordo e un’udente.

Il ruolo di Jeff come pastore sordo non è un lavoro di ripiego, ma un servizio divino a tutti gli effetti che ha avuto un impatto sia su persone sorde che udenti in tutto il mondo. Il cambiamento del nome da “Ministeri della disabilità” a “Ministeri avventisti delle pari opportunità” è un riflesso del maggior rispetto per i figli di Dio che appartengono a questa categoria, oltre che del più alto rispetto per l’importanza di quest’area al servizio del Signore. Ringrazio Dio che la mia chiesa,

IL MIO TIPO DI CHIESA

la Chiesa Avventista del Settimo Giorno, è sempre più riconosciuta a livello globale come un movimento che porta speranza e presto gloria a molti che hanno vissuto a lungo con disperazione e disprezzo. La provvidenza di Dio ha posto vedove, orfani e altri che la società spesso emargina

“in stretto rapporto cristiano con la Sua chiesa; tutto ciò al fine di “provare” il Suo popolo e sviluppare il suo carattere. Gli angeli di Dio stanno guardando per vedere come trattiamo queste persone che hanno bisogno della nostra simpatia, amore e benevolenza disinteressata. Questa è la prova di Dio del nostro carattere”.3

Abbiamo tutti bisogno di essere liberati dal pensiero convenzionale della società sulla debolezza. Solo quando ci arrendiamo alla verità della nostra inadeguatezza, diventiamo disponibili per i ministeri di servizio come le “giare di argilla” di Dio dalle quali Egli può versare l’acqua della vita alle persone assetate di tutto il mondo (2 Corinzi 4:7; Giovanni 4:13,14; 7:37).

1 Nathan G. John, “Disability and Mission: For His Glory,” in David C. Deuel and Nathan G. John, eds., Disability in Mission:

NOTE

The Church’s Hidden Treasure (Peabody, Mass.: Hendrickson Press, 2019), p. 158.

2 White E. G., Principi di educazione cristiana (Falciani, Impruneta: Edizioni ADV, 2002), p. 12.

3 White E. G., Testimonies for the Church (Mountain View, Calif.: Pacific Press Pub. Assn., 1948), vol. 3, p. 511.

Ristampato da un articolo apparso per la prima volta nel numero del 2 Febbraio 2020 di Adventist Review. Usato con autorizzazione.

I WILL GO... CON LA MIA FAMIGLIA| UNITÀ NELLA COMUNITÀ

| ARTICOLI RISTAMPATI 138

Come raggiungere e mantenere le giovani generazioni? Questa è senza dubbio una delle domande più importanti che vengono poste da genitori, dirigenti della gioventù, insegnanti e amministratori di chiesa in tutto il mondo. Soprattutto perché ci viene detto che tra il 60 e il 70% dei nostri giovani scompare dalla vita attiva di chiesa a vent’anni, per non ritornare più. È interessante, ma non scioccante, che il motivo di questa crisi venga chiaramente spiegato nella Parola di Dio. Ma guarda un po’!

In Isaia 38 leggiamo del re Ezechia, timorato di Dio, al quale era stata diagnosticata una malattia terminale ma che, per grazia di Dio, era stato guarito e a cui gli erano stati concessi altri 15 anni di vita (v. 5). Tuttavia, nel capitolo successivo veniamo a sapere che alcuni visitatori arrivano da Babilonia per “congratularsi” con lui per la sua guarigione; in un momento di completa stupidità, il re Ezechia mostrò loro tutti i tesori del regno (cfr. 39:1-2). Quando la delegazione se ne andò, il profeta Isaia affrontò il re, profetizzando che i babilonesi sarebbero tornati, avrebbero preso i tesori, rapito e castrato i suoi figli, che sarebbero così diventati schiavi di Babilonia.

Ora notate la scioccante risposta del re Ezechia a questa terribile notizia! “La parola del Signore che tu hai pronunciata, è BUONA”. Poi aggiunse: “Perché ci sarà almeno pace e sicurezza durante la mia vita” (Isaia 39:8).

Perché oggi perdiamo così tanti giovani? Perché vengono trascinati via dalla chiesa e assorbiti nel mondo? Perché questo tipo di atteggiamento, che chiameremo “ezechite”, deriva anche dalla generazione più anziana! Notate che il re Ezechia era un uomo di Dio ed era uno dei più grandi re che Israele abbia mai avuto; tuttavia, come molti dirigenti di Chiesa di oggi, era più preoccupato sul presente, sulla sua

UNA CURA PER