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SOMMINISTRARE IL SONDAGGIO ACE AI MEMBRI DELLA CONGREGAZIONE

Le ricerche hanno dimostrato che affrontare le difficoltà della vita con l’aiuto e il sostegno di un adulto premuroso contribuisce a corroborare la capacità di resilienza. Se vissuta con il sostegno di qualcuno, un’esperienza critica o addirittura traumatica invece che pregiudizievole potrebbe diventare motivo di crescita. Una delle difficoltà che implica il fatto di crescere in una famiglia monoparentale è che molti

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genitori single fanno fatica a trovare il tempo e l’energia necessari per fornire il giusto sostegno e nutrimento di cui i loro figli hanno bisogno. A molti genitori single manca l’aiuto di una famiglia solida o di una comunità per crescere i propri figli. In Africa c’è un proverbio che dice: per crescere un bambino ci vuole un villaggio. Le culture orientate verso il valore della comunità e della famiglia sono più inclini a fornire il sostegno e la premura di cui un bambino ha bisogno in caso di assenza o decesso di un genitore. È raro che i bambini siano in grado di ricevere da un solo adulto le cure e l’aiuto di cui hanno bisogno.

DISCUSSIONE DI GRUPPO

Se pensate alle esperienze difficili della vostra infanzia, c’è stato qualcuno su cui potevate fare affidamento per affrontare ciò che stava accadendo? Chi era e in che modo vi ha aiutati?

Ero convinta che Dio, in risposta alle mie preghiere, ci avesse fatto trovare un posto in cui vivere nel campus della Andrews University. I nostri vicini erano per lo più studenti stranieri, perciò i miei figli, in mezzo a loro, si sentirono a casa e furono in grado di fare subito amicizia.

Tuttavia, ci volle tempo per sentirsi parte della comunità. Da genitore single quale ero feci molta fatica, ero profondamente depressa, incapace di aprirmi agli altri e di fare amicizia. Nonostante fossi aggrappata a Dio, non capivo cosa stesse facendo o quali fossero i suoi piani per la mia vita. Sei mesi dopo il nostro incidente, mi iscrissi al primo anno del corso di laurea in psicologia. Un corso alla volta, cominciai a concentrarmi sulla scuola e sul ruolo del genitore. Inoltre, ogni settimana, e per due anni, andavo a colloquio da uno psicologo cristiano.

I cinque anni che trascorsi come genitore single furono molto difficili sia per me sia per i miei figli. Eravamo tutti addolorati per la morte di un marito e di un padre, e per l’allontanamento dalla comunità di cui avevamo fatto parte mentre, allo stesso tempo, stavamo cercando di adattarci a una nuova vita negli Stati Uniti. I miei figli hanno affrontato tutto questo senza il sostegno di un adulto se non quello di una madre in cordoglio e fortemente depressa. Far parte di una grande chiesa universitaria comportava sia vantaggi sia svantaggi. Ho apprezzato profondamente uno studente di teologia che ha mostrato un interesse particolare per mio figlio maggiore e per il suo gruppo di amici.

È stato disposto a passare del tempo con loro e ad accompagnarli nel loro cammino con Cristo. Ma, come accade in qualsiasi comunità di studenti, anche quel giovane, dopo la laurea, si trasferì.

Tre anni dopo il nostro incidente, Dio fece entrare nella mia vita un uomo di fede, padre single di quattro figli. Constatando la difficoltà di far amalgamare sette figli di famiglie diverse sotto lo stesso tetto, scelsi come tema della mia tesi di laurea la soddisfazione coniugale in seconde nozze. Due anni dopo, portati a termine tutti i corsi in previsione del mio dottorato, ci sposammo e, con i nostri rispettivi figli, andammo a formare una famiglia di nove persone. Nonostante tutte le difficoltà del caso, sia io sia mio marito eravamo convinti che, insieme, avremmo potuto essere genitori migliori di quanto non potessimo essere separatamente. Ci impegnammo a essere i migliori genitori possibili per i nostri sette figli. Tuttavia, nessuno di loro probabilmente sentiva di ricevere tutta l’attenzione che desiderava o di cui aveva bisogno.

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In generale, i bambini si adattano facilmente e possiedono una certa resilienza. Nascono con la capacità innata di affrontare le difficoltà della vita. Il loro sistema di risposta allo stress si sviluppa e matura nella misura in cui degli adulti se ne prendono cura e li sostengono nell’affrontare quelle difficoltà. Quando una madre dona conforto a un figlio sofferente, il cervello del bambino, che è in fase di sviluppo, impara il processo dell’autocontrollo. Se i bambini affrontano le difficoltà della vita, che diventano sempre più impegnative man mano che crescono, con il sostegno di un adulto premuroso, la loro capacità di gestirle aumenta e loro stessi acquisiscono sempre più resilienza. Quando un trauma psicologico sopraffà il sistema di risposta allo stress del bambino, che non si è ancora sviluppato pienamente, arreca danno al cervello del bambino stesso, limitando la sua capacità di gestire lo stress.

Gli effetti dei traumi infantili si palesano a scuola. Più della metà di coloro con un punteggio ACE di quattro o più punti riferiscono di aver avuto problemi di apprendimento o comportamentali contro il 3% di coloro con un punteggio pari a 0.

Alcune famiglie non sono funzionali o sufficientemente sane per fornire il giusto sostegno ai propri figli. La ricerca ACE ha dimostrato che molti bambini vengono cresciuti in famiglie disfunzionali dove sono presenti abusi, trascuratezza o entrambe le cose. Molti bambini crescono in famiglie monoparentali e un gran numero di essi non riceve il giusto sostegno o adeguate premure da parte di altri adulti.

Gli anni dell’adolescenza sono particolarmente difficili. Sono anni di transizione e di cambiamento, persino per ragazzi sani ed equilibrati. Molti vivono un ampio ventaglio di emozioni forti e che spesso disorientano. Se esistono traumi del passato che non sono stati elaborati o che sono stati repressi, questi spesso riemergono nell’età dell’adolescenza. Ciascuno dei miei figli lo ha sperimentato e, uno dopo l’altro, hanno cominciato a elaborare il loro dolore. Sebbene all’epoca io fossi una psicologa praticante, non sono riuscita a riconoscere i segni dei loro traumi infantili nel loro comportamento.

Dopotutto – dicevo a me stessa – Dio ha risanato la nostra vita. Egli ci ha dato una nuova famiglia, una casa e un nuovo senso di appartenenza. Mio marito ha accolto i miei figli come se fossero suoi e li ha amati come solo un padre può fare. Avevo sempre pensato che fosse sbagliato prendere le sofferenze del passato come scusa per l’inadeguatezza delle nostre scelte o del nostro comportamento nel presente. Fu solo dopo la pubblicazione dello studio sulle esperienze sfavorevoli infantili, nel 1998, che i professionisti cominciarono a capire che impatto hanno i traumi subiti durante l’infanzia sullo sviluppo del cervello.

Dovettero passare parecchi anni prima che questo concetto diventasse comunemente noto e che i professionisti capissero il legame esistente fra le esperienze sfavorevoli infantili e i successivi anni di vita.

A causa del naturale desiderio di sperimentare degli adolescenti, in questa fascia di età molti assumono comportamenti ad alto rischio, fra cui il consumo di sostanze che alterano l’umore. Coloro che hanno vissuto traumi e situazioni sfavorevoli durante l’infanzia iniziano a utilizzare queste sostanze per regolare le loro emozioni e sono, quindi, molto più esposti al rischio di dipendenza.

Maggiore è la mobilità all’interno di qualsiasi cultura, maggiore sarà la probabilità che questi bambini crescano con il solo sostegno dei propri genitori. La mobilità e l’emigrazione vanno mano nella mano e sono un fattore di rischio riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il sostegno sociale è essenziale per la salute e per il benessere di qualsiasi essere umano. L’affidabilità e la disponibilità di un adulto sono un

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fattore di protezione per i bambini che affrontano le inevitabili sfide legate alla crescita. Ci vuole tempo e uno sforzo intenzionale perché una famiglia, dopo l’ingresso in una nuova comunità, riesca a costruire una rete di sostegno cui poter fare riferimento nel momento del bisogno. Molti bambini non hanno un contatto regolare con nonni, zii, zie o altri adulti che possano prendersene cura e con cui stringere relazioni di fiducia e di aiuto.

Le culture in cui il livello di mobilità è più alto sono anche quelle culture in cui c’è il maggior numero di persone che vivono da sole. Vivere da soli era raro un secolo fa, ma è diventata una prassi sempre più comune in molti Paesi ricchi in tutto il mondo. Negli ultimi 50 anni, il numero è più che raddoppiato negli Stati Uniti. Questa realtà presenta nuove sfide per la chiesa che vuole essere famiglia di Dio e corpo di Cristo, e fornire sostegno ai propri membri. E questo bisogno diventa più evidente nei momenti di crisi.

DISCUSSIONE DI GRUPPO

Che tipo di sostegno offre la vostra chiesa alle persone single della congregazione, alle famiglie con figli e alle coppie che stanno attraversando un momento di transizione o di crisi? La vostra chiesa ha programmi per guidare e sostenere adolescenti e giovani della comunità? Voi personalmente vi interessate al benessere dei bambini nella vostra comunità?

I membri di chiesa si chiamano spesso fratelli e sorelle. Come possiamo assumere questo ruolo con maggiore impegno? Siamo disposti ad assumere il ruolo di zia, zio, nonna o nonno per i bambini e gli adolescenti che sono in mezzo a noi?

BIBLIOGRAFIA

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* ACE - Adverse Childhood Experiences (ESI - Esperienze Sfavorevoli Infantili) è un test per misurare le conseguenze a lungo termine di traumi infantili. A nostra conoscenza, non esiste una traduzione italiana ad uso non professionale.

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