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la £ rima gestazione delle bovine

Nel documento Cronache Economiche. N.131, Novembre 1953 (pagine 33-37)

F U R I O C A N N A V O

Nell'allevamento degli animali do-mestici e soprattutto nella produzione del latte è assai importante determi-nare l'epoca della prima gestazione, in quanto lo scopo principale è quello di fornire latte e quindi di iniziarne pre-sto la produzione e prolungarla il più a lungo possibile. Conseguentemente l'epoca della prima gestazione delle manze di razze lattifere è dipendente dall'età in cui esse sono state fecon-date e ad essa è legato lo sviluppo e l'entrata in funzione della mammella. Nei nostri allevamenti noi trovia-mo pareri e usanze contrastanti in quanto, di fronte a chi ritiene oppor-tuno far coprire le manze all'età di

16-20 mesi, vi è chi, sulla base della tradizione, opina che le manze non si debbano far partorire prima dei 35 mesi. Finora la divergenza era basata su opinioni e teorie e ogni singolo

me-todo era influenzato dalle condizioni dell'allevamento, principalmente dal-l'esigenza di usufruire dei sottoprodotti dell'azienda per le manze dagli 8 ai 16 mesi.

I sostenitori dell'uso di far fecon-dare le manzette in età più avanzata, tendono a far utilizzare un'alimenta-zione più scadente nell'età dello svi-luppo, in modo da aversi una minore spesa.

L'efficienza e il rendimento dell'al-l e v a m e n t o sono n o t e v o dell'al-l m e n t e com-promessi da eccessivi ritardi nella

im-Età delle bovine al primo parto in Piemonte e Valle d'Aosta (P. Dassat - 1953).

VALDOSTANA p.R. M = 32.? Ó = 4,6 Ó» = 14,7% % % 4 5 PIEMONTESE 4 5 40 M = 32.4 40 ó = 5,58 35 Óv = 17,2% 35 30 30 25 25

U h

°/o • • • • • • • • • %

MESI - 2 4 24- 27- 30- 33- 3 6 - 39- 42- MESl-24 24- 27- 30- 33- 36- 39- *42 26 29 32 35 38 41 44 26 29 32 35 38 41

WR

Gruppo di bovine valdostane al pascolo.

missione delle manze alla carriera pro-duttiva. Il problema non è soltanto di interesse economico immediato e di' retto, per lo spreco di foraggi cleri-vante dal mantenere nella stalla be-stiame improduttivo, ma anche con-diziona il tanto auspicato incremento genetico delle razze-popolazioni.

L'anticipo dell'età al primo parto offre il vantaggio di accelerare l'esa-me della discendenza dei tori renden-dolo possibile, mentre è ancora funzio-nante, un maggior numero di questi, e quindi di estendere tale esame oggi forzatamente limitato ai pochissimi ri-produttori mantenuti in servizio più a lungo.

Le idee così accennate sono state sperimentalmente provate da ricerca-tori nord-americani ed europei con esperienze condotte su vacche di razze lattifere.

Da esse risultò in modo indubbio che, quanto più presto le bovine hanno avuto il primo parto, tanto maggiore è stata la quantità di burro prodotta per unità di foraggio consumato, e vi-ceversa. Anticipando il primo parto, le bovine possono nella loro carriera

avere una lattazione in più rispetto alle bovine che hanno avuto il parto ritardato, e quindi il costo della loro alimentazione nel periodo passivo ri-sulta inferiore, per cui la produzione del latte è più conveniente.

Le esperienze vennero compiute su bovine di varie razze lattifere da Hansson in Svezia, da ricercatori te-deschi, da studiosi americani nelle sta-zioni agrarie del Kansas, del Missouri, dell'Utah e dall'Università del Wis-consin e, condotte scrupolosamente du-rante molti anni, hanno portato a ri-sultati promettenti.

È stato constatato che l'anticipo dell'età al primo parto favorisce la produzione di vacche di maggior mole e di tipo più fine rispetto alle bovine che hanno avuto il parto ritardato. Le vacche che partorirono la prima volta all'età di 20-24 mesi assumono in

modo spiccato il tipo lattifero.

A parità di alimentazione si confron-tano all'età di 5 anni le bovine fatte partorire verso i 30 mesi e quelle che partorirono all'età di 24 mesi. Gli animali dei due gruppi risultano pres-soché uguali come peso, come

circonfe-renza toracica e come larghezza fra le anche. Se le vacche sono state alimen-tate razionalmente fino dalla nascita possono effettuare il primo parto a circa 24 mesi senza compromettere il loro peso definitivo e il loro sviluppo, offrendo una produzione di latte no-tevolmente superiore, sia nella prima che nella seconda lattazione, in con-fronto a vacche che, pure alimentate razionalmente, hanno partorito a 30 mesi.

Le bovine che furono fecondate con ritardo diedero nelle due lattazioni complessivamente kg. 5530 di latte, mentre quelle che furono fecondate con anticipo diedero kg. 7188 di latte cioè circa il 30% in più.

Le ricerche istituite nell'Università del Visconsin hanno dimostrato che all'età di 7 anni le bovine coperte precocemente avevano prodotto una quantità di latte e di burro sensibil-mente superiore a quella prodotta dal-le vacche coperte tardivamente: di più, esse avevano prodotto in media un vitello di più.

Altri ricercatori nord-americani sta-bilirono un parallelo tra vacche

Gruppo di bestiame piemontese al pascolo.

date la prima volta all'età di circa un anno e quelle fecondate a circa 24 mesi. A l l ' e t à di 6 anni le vacche del primo gruppo a v e v a n o prodotto in media vitelli 3 , 7 1 per un peso di chi-logrammi 556,20, mentre quelle del secondo gruppo a v e v a n o prodotto in media vitelli 2,6 con un peso di chi-logrammi 389,5.

La ricerca dell'età al primo parto più conveniente per le nostre b o v i n e non era stata finora effettuata in Ita-lia: si dice che l'epoca della prima fecondazione sia influenzata da vari fattori quali la razza, la precocità, la stagione in cui è preferibile disporre di n u o v e lattifere e, in definitiva, essa è soggetta a consuetudini tradizionali non controllate.

L e ricerche intraprese dal professor P. Dassat, direttore dell'Osservatorio di Genetica animale di T o r i n o , e pub-blicate ora su « L a Ricerca Scienti-fica « organo del Consiglio N a z i o n a l e delle Ricerche, h a n n o affrontato il pro-blema nelle nostre zone e per le nostre razze. L ' a u t o r e ha preso in esame la situazione degli allevamenti in Pie-monte e nella Regione V a l d ' A o s t a ,

desumendola dai dati relativi a 1 7 2 9 giovenche, iscritte ai libri genealogici delle razze Piemontese, V a l d o s t a n a pezzata rossa, Bruno alpina e Frisona, che hanno partorito il primo vitello negli anni dal 1 9 4 6 al 1 9 5 1 .

Il lavoro, molto analitico, indaga sulle cause delle differenze fra le età osservate nei vari soggetti, nuclei e ambienti, distintamente per le diverse razze.

Per la razza Piemontese è risultata l'età media al primo parto di 32,4 mesi con estremi (media di nucleo) di 28 ,1 mesi in provincia di T o r i n o e di 38,2 mesi in provincia di C u n e o . Il criterio seguito dagli allevatori non è u n i f o r m e , tanto che si rilevano diffe-renze significative all'interno dei nu-clei e fra i nunu-clei di una stessa pro-vincia. Il nucleo di V i g o n e , culla del-la razza, dà l'età media di 28,1 mesi, mentre gli allevatori di C u n e o f a n n o in media partorire le g i o v e n c h e piemontesi a 35 mesi circa; nasce e v i -d e n t e il s u g g e r i m e n t o -di rive-dere la pratica finora seguita nel cuneese forse inseguendo lo scopo di produrre pri-mipare con più alta produzione di

latte e bestiame di mole maggiore. N e i riguardi della frequenza dei parti si notano due punte, nettamente di-stinte, in marzo e in settembre.

Per la razza V a l d o s t a n a pezzata rossa l'età al primo parto risulta di mesi 32,2 in provincia di T o r i n o . Per la m o n t a g n a la media è di 33,2 mesi con lievi differenze fra i nuclei. I dati delle stalle di pianura e quelli delle stalle di m o n t a g n a non rivelano indirizzi sensibilmente diversi. L ' a n d a -mento mensile dei parti è normale con aumento della f r e q u e n z a nei mesi di ottobre e n o v e m b r e , dopo la demonti-cazione del bestiame.

La razza Bruno alpina dà l'età me-dia al primo parto in mesi 33,5 con anticipo nelle zone di m o n t a g n a ri-spetto a quelle di pianura. Se è giu-stificata l'età media per la m o n t a g n a , date le diffìcili condizioni di ambien-te, con ogni probabilità devesi rive-dere l'indirizzo seguito in pianura per-chè non è economico nè razionale il ritardo con cui le b o v i n e sono immesse nella carriera produttiva (mesi

34.7)-L a m a g g i o r e f r e q u e n z a nei parti si ha nei mesi di ottobre e n o v e m b r e .

L'età media del primo parto per la razza Frisona è di 33, 5 mesi. Sensi-bili sono le differenze fra gli animali e fra i nuclei, per quanto uniforme ap-paia l'indirizzo di allevamento nei nuclei della stessa provincia. L'anda-mento mensile dei parti denuncia fre-quenze massime in settembre-ottobre-novembre: da notare che le giovenche che partoriscono prima dei 32 mesi denotano una maggiore frequenza in primavera.

L'autore con abbondanza di chiare tabelle, grafici dimostrativi e confronti tra i dati ricavati, dimostra le conclu-sioni generali della sua ricerca.

Le giovenche delle varie razze dan-no il loro primo prodotto in età di solito troppo avanzata in modo che si riduce l'efficienza economica della stalla, si ritarda, limitandola, la valu-tazione dei tori alla discendenza, e si riduce l'incremento genetico annuo conseguibile.

Le medie riferite rivelano che ci so-no dei minimi di stalla che stanso-no a dimostrare come allevatori di avan-guardia fanno partorire le loro gioven-che in anticipo nei confronti della me-dia della razza. Non vi sono indica-zioni contrarie a che venga anticipata l'età del primo parto anche da chi

oggi ritarda l'immissione alla carriera produttiva: significativo il fatto che per la razza Piemontese il minimo (28,1 mesi) rappresenti la media degli anni dal 1946 al 1951 riscontrata per il nucleo di Vigone, culla della razza e notoriamente il migliore per confor-mazione degli animali e produttività.

Di più, le minime — messe in evi-denza dallo studio — possono essere ancora diminuite e si potrà scendere a un'età più bassa per la prima fecon-dazione, se le prove sperimentali non hanno rilevato gli inconvenienti comu-nemente temuti, quali la riduzione di mole degli animali a completo svi-luppo, purché le manze siano state razionalmente alimentate fin dalla na-scita e siano tenute in buone condi-zioni igieniche.

Tutte le conclusioni a cui perven-gono i ricercatori, sia europei che nord-americani, derivano da ricerche speri-mentali condotte con metodo e prose-guite durante vari anni allo scopo di avere una somma di dati da cui si po-tessero ritrarre considerazioni basate su elementi certi e inconfutabili.

L'adozione di cure particolari e un oculato regime alimentare permettono di far partorire le nostre giovenche, in specie quelle da latte, all'età di poco

più di due anni. In Svezia Hansson ritiene che il limite economico minimo si aggiri intorno ai 26 mesi e nel nostro clima temperato Gethin considera che i due anni rappresentino l'età minima. I dati presi in esame nello studio del prof. Dassat riguardano bestiame sottoposto ai controlli funzionali, per cui l'« Osservatorio di genetica anima-le » potrà, fra qualche anno, verificare la carriera produttiva delle bovine che hanno partorito da giovani e confron-tarla con quella delle primipare di età più avanzata.

Le notizie citate possono forse es-sere contrarie a consuetudini

tradizio-nali, ma devono venire attentamente considerate dai nostri tecnici e alleva-tori il cui precipuo fine è di ottenere

dalle vacche lattifere 1 prodotti nel modo più economico. Il metodo

del-l'anticipo dell'epoca del primo parto sembra definitivamente acquisito a' lume delle ricerche sperimentali: an-che nel nostro Paese dove è necessario produrre latte e carne nel modo più conveniente, le indagini che faranno seguito allo studio citato e che sono state predisposte dal prof. Dassat po-tranno definire meglio il problema.

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Nel documento Cronache Economiche. N.131, Novembre 1953 (pagine 33-37)

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