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9. Le relazioni di Ancona con la Romagna

9.2 Rimini

La vocazione marittima di Rimini, nonostante anch’essa partecipe delle problematiche portuali caratterizzanti il tratto costiero dell’Adriatico occidentale, è di antica data, poiché possedeva già un porto in epoca romana. Nel Medioevo la presenza del porto è testimoniata dalla bolla pontificia di papa Niccolò II che nel 1059 concede la creazione di un porto fluviale presso la foce del Marecchia385. Nel 1174 Rimini e Ancona sono alleate contro Venezia

durante l’ultimo tentativo bizantino di riprendere possesso dei territori pentapolitani386. Ma

già nel 1177 Rimini inizierà ad avvicinarsi a Venezia387. Nonostante ciò nel 1198 Ravenna,

Rimini, Ancona, Fermo, Osimo e Senigallia definiscono accordi militari tra l’area romagnola e marchigiana, accordi già precedentemente sanciti con Ravenna nel 1194388.

Nel corso del XIII secolo anche Rimini partecipa alla costituzione di alleanze pro e contro Venezia con il fine, anch’essa, di trovare quello spazio di azione per favorire il proprio sviluppo commerciale. Secondo la propria strategia, che troverà un parallelo con la vicina

382 GUERRIERI G., Relazioni tra Venezia e le terre d’Otranto, … doc. XIV- XXX-XXXVII.

383 Vetera monumenta Slavorum meridionalium historia llustrantia, maximam partem nondum edita ex tabulariis vaticanis

deprompta et collecta, THEINER A. ed., Roma, 1863, doc. 701.

384 ANAN, not. Girolamo Savini, 134, 1495, cc.470 r-v gli ufficiali del sale di Ancona si occupano anche dei

rifornimenti destinati ad Urbino; ASAN, ACAN, patti ordini e capitoli diversi, 1, statuti della dogana e patti con diverse nazioni, 1345-1476, c.35r r. XII che neruno possa condure sale in Ancona se non per lo comune; HOCQUET J.C.,Il sale e la fortuna di Venezia,…pp. 493; ID., Commercio e navigazione in Adriatico…, pp. 221-254; ID., Modernità del mercato del sale in Adriatico, in Sale e saline nell’Adriatico sec. XV-XX, DI VITTORIO A. ed., Napoli, 1981, pp. 3-19.

385 TONINI L., Storia civile e sacra riminese …I, pp. 214-217. 386 LEONI A., Storia d’Ancona …II, pp. 212-215.

387 LEONHARD J.F., Ancona nel basso Medio Evo …pp. 263-266.

388 CECCONI G., Carte diplomatiche osimane…; DE MINICIS G., Cronache di Fermo…doc. XXIX; TONINI L., Storia

civile e sacra riminese…, II, doc. XCIV-XC; TURCHINI A., Comune di Rimini e famiglia Malatesta: gli Archivi antichi, il Liber instrumentorum del Comune e dei Malatesta, e scritture in Archivio Segreto Vaticano, Cesena, 2009, p.171.

95 Fano, preferirà cercare l’avvicinamento a Venezia, piuttosto che mantenere i propri legami con Ancona, visti anche i numerosi successi realizzati da Venezia durante la IV Crociata, sancendo il suo legame con i trattati del 1207 e del 1218389. Per questo Rimini parteciperà al

trattato del 1228 tra Venezia e le città marchigiane in funzione antianconetana costituendo un’alleanza con Osimo, Recanati, Castelfidardo, Numana, Fano e Senigallia390. A questa

inoltre si aggiungerà dopo pochi anni anche l’alleanza commerciale con Ragusa nel 1231 che seguiva a poca distanza l’alleanza svolta con Ravenna nel 1234, legata alla politica ragusina di creazione di una rete di scambi che coinvolgesse tutta la costa adriatica occidentale391. Sempre

nel 1234 Rimini definirà nuovi accordi con Venezia in cui prenderà piede la politica adriatica della Serenissima, che porterà Venezia al controllo del commercio di grano e sale passante per Rimini.

Agostino Peruzzi descrive anche il tentativo fallimentare di Ancona di riavvicinarsi a Rimini nel 1289 con lo scopo di allontanarla dagli interessi veneziani, soprattutto dopo la battuta di arresto data al commercio, sia anconetano che ragusino, con i trattati del 1264 e del 1252, che mettono Ancona nella necessità di trovare nuove alleanze militari e commerciali392.

La vocazione marittima di Rimini troverà sicuramente più alto compimento nel corso del XIV secolo, quando gli Statuti cittadini del 1334, lasceranno spazio anche a norme di regolamentazione dell’attività marittima, in particolare si istituirà la tassa del fondatico ossia la tassa di accesso al porto e si definirà l’apparato legato all’attività doganiera393. Ovviamente il

suo volume di azione non la pone nella necessità di costituire una legislazione marittima ad hoc come hanno Venezia e Ancona, però pochi ma rilevanti aspetti definiti legislativamente, indicano comunque la presenza di un’attività economica legata al porto che necessità di un’organizzazione giuridica, come avverrà parallelamente all’interno degli statuti del 1454 della vicina Pesaro394. Infatti il porto di Rimini, per volume di traffico, può essere assimilato

a quello di Pesaro, entrambi gravitanti sul porto di Ancona come si osserva nel 1501, quando

389 AMIANI P.M., Memorie istoriche…, vol. II, appendice p. XX; TONINI L., Storia civile e sacra riminese …III, doc.

XVI-XVII-XXVII-XXVIII-XXIX; TURCHINI A., Comune di Rimini e famiglia Malatesta… p. 175; SPALLACCI G., I commerci internazionali marittimi di Fano nel Basso Medioevo, in Studi Pesaresi, 2016, pp. 73- 87.

390 TONINI L., Storia civile e sacra riminese …III, doc. XLVII Appendice doc. III. 391 DADU, 7.3.3, acta s. Mariae Maioris, 268-271.

392 MSHSM, I, doc. LXXXIV, a.1252; PERUZZI A., Storia di Ancona…, II, p. 29; LUZZATTO G., I più antichi

trattati…, doc. XII; ASVe, atti diplomatici restituiti dall’Austria, VII, n. 112 appendice doc. VI.

393 Rubricari degli statuti comunali inediti di età signorile…, Statuti di Rimini 1334, l. II, r. LXXV; DELUCCA O., La

marineria riminese nelle fonti archivistiche del Tre-Quattrocento, in I Seminario sulle fonti per la storia della civiltà marinara Picena: S. Benedetto del Tronto, 21-22 ottobre 1995, Comune di S. Benedetto del Tronto, Istituto di ricerca delle fonti per

la storia della civiltà marinara picena ed., Ripatransone, 1997, pp. 351-354.

96 si stabilì che le navi di Ragusa, dopo aver pagato la gabella ad Ancona, potevano caricare la merce su navi più piccole e condurla a Pesaro e Rimini395.

I valori marittimi di Rimini e i suoi legami nell’Adriatico, trovano testimonianza anche nell’agiografia del santo patrono Giuliano, il cui culto nacque nel XII secolo quando le spoglie del martire giunsero in città dall’Istria (San Giuliano è anche patrono di Segna), approvandone il culto con bolla papale nel 1328396. Un culto che si pone all’interno di quei

culti di santi provenienti dal mare, che caratterizzano ampiamente le coste adriatiche e mostrano una rete di relazioni sovrapponibile alla rete politica e commerciale adriatica397.

Durante l’epoca malatestiana, Rimini, assumerà un nuovo ruolo internazionale, anche grazie al progetto messo in atto di restauro del porto nel corso del 1417, finalizzato a favorire una crescita delle attività mercantili398. Il nuovo valore dato al porto, permette a Rimini di

migliorare i suoi legami con Venezia aumentando conseguentemente la propria ostilità verso Ancona, visti anche i recenti tentativi del ramo pesarese della signoria di conquista del porto dorico (vedi cap. 8.2), legami che si faranno sempre più stretti anche grazie all’arruolamento di Sigismondo Malatesti come capitano di ventura al seguito dell’esercito veneziano, nel 1437. Nel 1391 il comune di Ancona stabiliva che i Riminesi dovessero pagare la gabella nel proprio porto: nonostante i tentativi messi in atto da Rimini e Venezia, la città romagnola dipendeva inevitabilmente dal porto dorico anche solo per una questione di vicinanza geografica, che la stessa Ancona riconosce e che tenta a più riprese di sfruttare399. Secondo la testimonianza di

Luigi Tonini, il valore del porto riminese non è legato tanto alla distribuzione dei prodotti del proprio entroterra, ma è legato al sistema di distribuzione del sale cervese fin dal XII secolo, in particolare si pone come porto di transito per il sale che veniva condotto nella Marca. Da qui l’interesse stesso di Venezia e di Ancona: controllare tutti gli aspetti legati al commercio del sale cervese, passava anche attraverso il controllo dei luoghi destinati a compiti di distribuzione400. Inoltre il porto riminese era naturale avamposto per il mercato

del Montefeltro, attraverso cui nel XIV secolo, Firenze raggiungeva i porti adriatici per condurre le proprie merci dell’industria tessile in Oriente e dove la stessa si riforniva di prodotti coloranti, in particolare guado: il guado veniva prodotto nel Montefeltro e nel

395 ASAN, ACAN, libri di cancelleria e raccolta Albertini, 3, liber rubeus, 1493-1527, c.49r; BIONDI M.V,Ancona

e il suo mare…pp.100-101 appendice doc. LXX.

396 PALUMBO P.F., Per la storia delle relazioni…, pp. 9-11.

397 TONINI L., Storia civile e sacra riminese …II, pp. 292-308; MARINANGELI U., I santi venuti dal mare, Acquaviva

Picena, 2004.

398 TONINI L., Storia civile e sacra riminese …V, p.65. 399 ASAN, ACAN, consigli, 6, 1391, c. 203r.

400 TONINI L., Storia civile e sacra riminese …II, doc. 90, p. 597, a.1199; HOCQUET J.C., Commercio e navigazione in

97 territorio maceratese, territori entro cui passavano le rotte toscane di attraversamento degli Appennini (fig. 6)401. Sicuramente la sua posizione internazionale aumenterà di valore nel XV

secolo proprio durante il tentativo di isolamento del porto dorico, quando i mercanti di Firenze e Ragusa abbandoneranno Ancona, avvicinandosi ai porti della Marca settentrionale (vedi cap. 12.4.8).

I rapporti tra Ancona e Rimini, se nel XII secolo erano determinati da un interesse comune a combattere i tentativi di talassocrazia veneta dell’Adriatico, ben presto per Rimini giunge la consapevolezza che avrebbe avuto un rapporto più proficuo legandosi con la Serenissima, forse avendo compreso l’impossibilità di uscire vittoriosi da un confronto militare con la stessa. L’interesse veneto sarà comunque costante su tale territorio, raggiungendo anche il diretto dominio su di essa nel breve periodo dal 1500 al 1509402.

Quindi l’interesse di Ancona per questo porto non è costante e forte, poiché si poneva al confine del bacino commerciale che aspirava a controllare, che si estendeva lungo la fascia costiera tra il fiume Foglia e il Tronto403. A ciò bisogna aggiungere che gli interessi economici

e politici di Ancona, l’avvicinavano più a Ravenna che a Rimini, grazie anche alla comune ostilità verso Venezia, come mostrano gli accordi economici del XIII secolo: Rimini compare come piccolo territorio posto tra i due principali centri costieri dell’Italia centrale, sottolineando ulteriormente il ruolo di Rimini quale centro di transito tra Romagna e Marche. L’abbandono nel XIV secolo, sia da parte di Ravenna che di Ancona, di proseguire l’ostilità verso Venezia, lascia che vadano scemando anche la ricerca di relazioni specifiche tra Ancona e Rimini, infatti dopo il XIII secolo non troviamo più alcun elemento che leghi politicamente Ancona a Rimini, se non i diversi tentativi messi in atto da Ancona, soprattutto nei confronti di Ragusa, per controllare il traffico commerciale passante per Rimini.

10. Relazione di Ancona con la Puglia e il regno aragonese