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8. Relazioni di Ancona con le Marche

8.1 Le Marche del Sud

8.1.1 Il trattato del 1228

Gli scontri tra le città marchigiane sono di lungo corso e caratterizzano tutto il basso medioevo marchigiano infatti, già nel 1203 si costituirono trattati di pace che coinvolsero gran parte del territorio regionale264.

261 La più antica “pratica della mercatura” nota, risale al 1278 definito “memoria pisana” a cui seguirono i più

noti Zibaldone da Canal, il manuale di Pegolotti e la “pratica di mercatura datiniana” DINI B., Saggi su una

economia-mondo: Firenze e l'Italia fra Mediterraneo ed Europa, secc. XIII-XVI, Pisa, 1995, pp. 137-162.

262 BALDUCCI PEGOLOTTI F., La pratica della mercatura, EVANS A. ed., Cambrige, 1936, pp. 156-161; SACCOCCI

A., Alcune ipotesi sulla nascita e il successo dell’Agontano, in L’agontano: una moneta d’argento per l’Italia medievale: convegno in ricordo di Angelo Finetti, Trevi 11-12 ottobre 2001, TRAVAINI L. ed., 2003, pp. 19-30.

263 ASAN, ACAN, ASAN, ACAN, Statuti del comune di Ancona, Statuti del mare del terzenale e della dogana,

2, 1397, cc.253r; cc.256r-257v, cc.267v-268r; edito in Statuti del Mare…, pp.115, pp.121-125, p.147, p.227 appendice doc. XXVI.

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Figura 5. Città coinvolte negli scontri per il controllo commerciale delle Marche

Come esplicitato, l’interesse di Ancona verso i territori marchigiani aveva per obiettivo il controllo del commercio attraverso la focalizzazione verso il proprio porto, dei prodotti in entrata e in uscita dalla regione. Ancona ha il suo punto di forza nel porto, in quanto unico approdo naturale della regione, in grado di accogliere le navi di grande tonnellaggio. La costa marchigiana infatti, è bassa e sabbiosa, e permette la presenza solo di semplici approdi: questo inevitabilmente determina difficoltà di scarico e carico della merce, poiché le navi, costrette ad attraccare al largo per evitare di arenarsi, venivano caricate e scaricate attraverso l’impiego di zattere che svolgevano la spola tra la costa e la nave: spesso nella documentazione si fa riferimento al fatto che la barca approdava direttamente in splagia265. Anche per ciò che

riguarda le merci in uscita, provenienti prevalentemente dall’entroterra marchigiano, si assiste ad una naturale propensione a convogliare la merce verso Ancona: infatti le città marchigiane pur dotate di porto o approdo, a causa del fondale basso, potevano utilizzare solo navi di piccolo tonnellaggio per il trasporto della loro merce, non certamente idonee al commercio sulle lunghe distanze, costringendo quindi gli operatori economici ad appoggiarsi alle grandi navi ormeggiate nel porto di Ancona266. Gli stessi trattati con Ragusa pongono l’obbligo di

passaggio per Ancona per tutte le navi che facevano scalo tra Rimini e il Tronto (vedi

265ANAN, not. Nicolò Cresci, 62, 1478, IV, cc. 70v-71r; ANAN, not. Giacomo Alberici, 88, 1495, c.88v,

appendice doc. LXVI.

69 cap.12.4). Anche gli Statuti della Dogana e una delibera del consiglio anconetano indirizzata ad una barca malatestiana che conduceva olio, mostrano l’obbligo per le navi che acquistano o vendono merce lungo la costa tra il fiume Foglia e il fiume Tronto, di recarsi nel porto di Ancona per il pagamento della dogana del 1%267. Già negli atti consiliari del 1380 troviamo

l’indicazione di questo tratto di costa quale territorio commerciale di Ancona268. Ne è

esempio per questo la società costituita per condurre grano da Sarnano (MC) ad Ancona attraverso il porto di Fermo: il grano caricato su piccole imbarcazioni a Fermo giungeva ad Ancona dove, una volta caricato su navi di più grandi dimensioni, poteva così raggiungere il porto di Costantinopoli; oppure il carbone che da Porto S. Elpidio (FM) veniva condotto ad Ancona per essere commerciato, o l’olio, che attraverso i porti di Rimini, Fano e Fermo veniva condotto ad Ancona per la sua commercializzazione269.

I centri marchigiani inoltre godono di un potere politico molto limitato, tanto che attraverso questi, Venezia penetra nel territorio marchigiano: gli scontri territoriali con Ancona, fomentati dalla stessa Venezia, sono sicuramente più funzionali a quest’ultima per limitare il potere anconetano, di quanto potessero giovare alle città marchigiane, incapaci di avere un potere politico e militare utile a sovrastare Ancona stessa, ma la vicinanza politica dei piccoli centri marchigiani a Venezia, ne permetteva protezione e vantaggi economici.

Le città di Fermo, Recanati, Ascoli e Osimo si pongono come le principali avversarie di Ancona nelle politiche commerciali. Questi centri però svilupparono la loro vocazione marittima solo nel XIII secolo e sempre sotto l’egida e la protezione, prima imperiale poi veneziana: infatti sono centri dell’entroterra che si affacciano al commercio marittimo creando porti ex novo. Fermo costruirà il proprio porto presso Porto S. Giorgio nel 1260 già concesso dall’imperatore nel 1164, Ascoli creerà Porto d’Ascoli presso il fiume Tronto nel 1245, Recanati costruirà Porto Recanati nel 1240270: questo nuovo fervore commerciale viene

garantito dalle concessioni fatte dall’imperatore Federico II, che aveva l’obiettivo di

267 ASAN, ACAN, consigli, 6, 1391, c.203r, Per vendendo illam barcham et oleum illorum Ariminesais;

ASAN, ACAN, patti ordini e capitoli diversi, 1, statuti della dogana e patti con diverse nazioni, libro II, r. XXXIV che carcano naviglio d’Ancona carcato dal fiume Tronto perfino a Pesaro debbia pagare la gabella d’Ancona; ASAN, ACAN, consigli, 11, 1421, cc. 74r-77r appendice doc. XXX.

268 ASAN, ACAN, consigli 3, 15 agosto 1380 c. 20v ordo per nauigiis exonerantibus ex portu Ancone;

Agosto 1380 c. 28v per nauigiis Ancone caricantum ex portu ut soluant duana.

269 ANAN, not. Angelo di Domenico, 53, 1458-1473, cc. 118v-119r, appendice doc. LX; ANAN, not. Giacomo

Alberici, 88, 1495, c.88v, appendice doc. LXVI; ASAN, ACAN, consigli, 13, 1428, c. 49r; ASAN, ACAN, consigli, 6, c.205r, 13 dicembre 1391; ASAN, ACAN, consigli, 13, c. 11v 16 febbraio 1428.

270 TABARRINI M., Cronache della città di Fermo…, doc. XI;ZDEKAUER L., La dogana del porto di Recanati nei secoli

XIII e XIV, in Le Marche, 1904, pp. 53-84; HAGEMANN W., Un trattato del 1225 tra Fermo e Termoli finora sconosciuto, in Studi in onore di Riccardo Filangieri, vol. I, Napoli, 1959, pp. 175-188 A Recanati viene concessa la costruzione di un castrum maris già nel 1229ASREC, ex archiv. Secr. Civitat. Recanat., 1229;M.LEOPARDI, Annali di Recanati, ristampa a cura di F.FOSCHI, Recanati, 1994, cap. V, p. 19; F.FOSCHI, Federico II di Svevia e il porto di Recanati, in Federico II e le Marche: atti del Convegno di studi: Jesi, 2-4, dicembre 1994 Fonseca C.D. ed., pp.159-181.

70 rafforzare il marchesato marchigiano e ottenere una migliore politica di controllo fiscale sui commerci tra le Marche e la Puglia. Ovviamente l’interesse di queste realtà urbane al commercio marittimo, trovava nella realizzazione del porto l’ultima fase di un progetto di più lungo corso: infatti l’attività marittima di queste entità urbane era sicuramente manifesta prima che giungessero le concessioni imperiali. Queste ultime quindi non sono altro che forme di legittimazione di situazioni pregresse, infatti si attesta il commercio del grano da parte di Recanati nel 1224 verso Verona, prima che giungesse autorizzazione alla costruzione del porto, mostrando come l’azione imperiale permise futuri importanti slanci evolutivi271.

Nello stesso periodo anche Venezia si interesserà alla regione con l’obiettivo di porre un freno allo sviluppo commerciale anconetano, infatti nel giugno 1228, Venezia avvia i primi contatti con le città marchigiane in funzione antianconetana, definendo un accordo di alleanza militare con Osimo, Recanati, Castelfidardo e Numana272. A tale trattato seguirà nel

settembre dello stesso anno un’estensione degli accordi alle città di Rimini, Fano e Senigallia in opposizione ad Ancona, Pesaro e Jesi273. Gli accordi prevedevano, come visto, non solo

aspetti militari ma anche strumenti per facilitare le relazioni economiche: tra queste compare l’esenzione dalla tassa di arboratico, insieme alla volontà di controllo da parte di Venezia delle dichiarazioni di guerra delle città alleate, elemento caratterizzante tutti gli accordi tra Venezia e le città marchigiane già nei trattati del XII secolo274. Questi trattati mostrano ancora i

caratteri di alleanze militari a cui poi si aggiungono anche valori commerciali (vedi cap. 5). L’inserimento di Venezia all’interno di tale diatriba territoriale attraverso il trattato del 1228, ha quindi lo scopo economico di danneggiare Ancona e inserirsi in un importante mercato di approvvigionamento, come è quello marchigiano. Le due fazioni in lotta quindi vedono da una parte Pesaro e Ancona, e dall’altra Senigallia, Camerino, Recanati, Fano, Castelfidardo, Civitanova, S. Elpidio, Offida, Osimo e Fermo, capeggiate da Venezia, e si manterranno pressochè invariate fino agli inizi dell’età moderna.

Nel trattato si riconosce a tali città la possibilità di continuare ad utilizzare il porto di Ancona in quanto sicuro (et hoc fiet semper portu existente securo ab Ancona), ma ciò non avrebbero dovuto compromettere l’alleanza con Venezia, nel caso di minaccia di guerra da parte di Ancona. Quindi Venezia, pur mantenendo un controllo su tali città, è costretta a lasciare una

271 LEONHARD J.F., Ancona nel basso Medio Evo …pp. 251-263; PIRANI F.,Città, insediamenti costieri e strutture

portuali…, pp. 187-213; GARBUGLIA R., Il porto e la fiera di Recanati …pp. 39-63.

272 LUZZATTO G., I più antichi trattati…, doc. VII, appendice doc. II.

273 TONINI L., Storia civile e sacra riminese …vol. III, doc. XLVII, p. 448, appendice doc. III.

274 SASFa, ASC, Ufficio di Cancelleria, Registri, II, c. 63r; ASVe, Secreta, Codice Trevisaneo, c. 204r; ASVe,

Miscellanea atti diplomatici e privati, b. 1, n. 28; AMIANI P.M., Memorie istoriche…, vol. II, appendice pp. VII- VIII; LUZZATTO G., I più antichi trattati…, pp. 8-10, pp.45-49;BARTOLI LANGELI A., Il patto con Fano …pp. 42- 43, pp. 45-46, pp. 50-60.

71 scappatoia allo sviluppo commerciale di questi piccoli centri, che avevano bisogno delle infrastrutture di Ancona per poter commerciare i propri prodotti: se Venezia avesse negato tale possibilità, lei stessa avrebbe compromesso la propria posizione nelle Marche.

Anche se questo trattato esce dall’ambito cronologico della ricerca, è utile per comprendere le relazioni tra Ancona e Venezia e tra la prima e le città confinanti, ponendosi come preambolo alle relazioni politico-economiche che Ancona avrà nelle Marche nel XIV e XV secolo. Il trattato, come spesso avveniva, aveva una validità di 5 anni, ma i suoi effetti si sono mantenuti per più lungo tempo.

Lo sviluppo delle fiere regionali nel XIV secolo incrementerà lo scontro delle città marchigiane verso Ancona (vedi cap. 4.4), poiché il porto dorico era comunque riferimento necessario per raggiungere quasi ogni fiera del centro Italia e Ancona, proprio su tale fattore, giocherà il suo ultimo tentativo di controllo del mercato marchigiano.

I centri dell’entroterra come Matelica, Camerino, Fabriano, Macerata sono fortemente legati alle rotte terrestri verso Firenze, attraverso lo snodo di Perugia, centro di smistamento dei prodotti fiorentini. A sua volta Firenze si riforniva di grano attraverso Ancona, da cui poteva ottenere facili collegamenti con la Puglia e la Dalmazia275. Da qui l’interesse della stessa

Ancona, non solo a controllare il mercato agricolo marchigiano, ma anche ad intercettare le ricchezze provenienti dalle rotte commerciali toscane. Si costituiva così la rotta mercantile

Firenze-Ancona-Ragusa che si sviluppò alla fine del XIV secolo, ma con primi interessanti

preamboli nel XIII secolo276: infatti è dalla metà del XIV secolo che gli Angioni si legano ai

banchieri fiorentini per lo svolgimento di attività finanziarie, portando gli stessi Fiorentini ad interessarsi al commercio in questi territori, fino all’Ungheria. Le rotte dei panni verso Oriente, che mostrano la loro massima espansione nel XV secolo, passavano o attraverso Porto Pisano, la Sicilia e Costantinopoli oppure seguendo la rotta adriatica via Ancona o la Puglia, verso Ragusa, per poi raggiungere Costantinopoli tramite la rotta marittima o attraverso la rotta balcanica277. Inoltre nello stesso periodo, gli Angioini si legheranno alla

corona ungherese arrivando a creare un territorio sotto la stessa casata, che si estendeva dal

275 CD, VI, a.1278, doc. CCXXII; a.1281, doc. CCLXXXIV-CCXCI; a.1289, doc. DXLIII-DLXII; VII, a.1293,

doc. CXXXI; 1296, doc. CCXXVII; XI, 1342, doc. V; ASAN, ACAN, consigli, 15, 1432, c. 31r; ANAN, not. Chiarozzo Sparpalli, 1434, II, c.23r; INSABATO E., La società anconitana nelle breviature del notaio Chiarozzo Sparpalli…, p. 350.

276 ANAN, not. Girolamo Savini, 134, 1494, c. 115r società di commercio costituita ad Ancona, tra un

Fiorentino e un Raguseo.

277 Già la Mercanzia di Firenze dal 1312 prevedeva accordi economici con Pisa per favorire tale passaggio

obbligato per i sui prodotti. Tale sistema si rivelò talmente remunerativo, che Pisa nel XIV secolo concentrerà la sua attività commerciale proprio sul controllo di tale linea di commercio, abbandonando i fasti della propria marineria e concentrandosi sul commercio di transito, ASTORRI A., La Mercanzia a Firenze nella prima metà del Trecento: il potere dei grandi mercanti, Firenze, 1998, pp. 160-175; GOLDTHWAITE R.A., L’economia della Firenze rinascimentale, Bologna, 2013, pp. 236-257.

72 sud Italia ai Balcani (vedi cap. 12.1). Nel XV secolo i mercanti fiorentini caricano i loro prodotti nel porto di Ancona su navi ragusine con destinazione i territori balcanici e bizantini278. Lo stesso Francis W. Carter descrive una rotta marittima di collegamento tra

Firenze e Ragusa279. Firenze continuerà ad usare la rotta passante per Ancona, anche quando

la sua politica navale porterà allo sfruttamento del porto di Livorno nel 1421 e anche dopo la conquista di Pisa nel 1406, che gli permise di ottenere, prima i privilegi pisani a Costantinopoli, poi in breve tempo, gli stessi privilegi fiscali applicati ai Veneziani, così da poter costituire nel 1488 I capitoli della nazione fiorentina a Costantinopoli280. Lo stesso avveniva

ad Alessandria dove i Fiorentini commerciavano sotto la bandiera dei Pisani e si affidavano per le questioni legali al console veneziano, tanto che Firenze non mostrò la necessità di costituire propri consolati in area ottomana prima del 1460, o definire trattati con il sultano per favorire il commercio dei panni (1483)281 .

Tutto ciò mostra la naturale predisposizione di Ancona a concentrare tutte le rotte terrestri commerciali del centro Italia su di sè, quindi, lo scontro con le città marchigiane, assume un valore politico di disturbo da parte di Venezia che vedeva, da una parte il pericolo di accerchiamento angioino del bacino adriatico, e dall’altra l’ascesa commerciale di Firenze e della Toscana. Per Venezia era quindi vitale mantenere l’attenzione su tale territorio di passaggio, strategico all’interno del gioco di controllo delle rotte verso l’Oriente. Il carattere strategico di Ancona si osserva anche nell’ordine dato dal console d’Oriente di Firenze nel 1472, che prevedeva l’esenzione daziale per i mercanti fiorentini che navigano su navi anconetane, quindi rendendo i patroni anconetani fondamentali all’interno del sistema commerciale fiorentino282.

Quindi le lotte tra i campanili marchigiani entrano prepotentemente all’interno delle politiche commerciali delle due massime potenze commerciali del Basso Medioevo come sono

278 ASFi, RPC 2, c.21v; Accordo tra Firenze e Traù CD, III, doc. XXXIV; LEONHARD J.F., Ancona nel basso

Medio Evo… pp. 251-263; BIONDI M.V., Ancona e il suo mare…pp. 120-124; POLVERARI M., Fra oriente e occidente. Ciriaco d’Ancona, in Ciriaco d’Ancona e il suo tempo, Atti del Convegno tenuto in Ancona nel 2000, CARDINI F. ed., Ancona, 2002, pp. 53-62; BETTARINI F., Mercanti fiorentini e artigiani pratesi a Ragusa nel XV secolo, in TANZINI L., TOGNETTI S., Mercatura è arte, Roma, 2012, pp. 97-112.

279 Trattato tra Firenze e Ragusa CD, XV, 1377, doc. CCVII; CARTER F.W., The commerce of Dubrovnik Republic…,

pp.370-394.

280 MÜLLER R., Documenti sulle relazioni delle città toscane coll'Oriente cristiano e coi Turchi fino all'anno 1531, Firenze

1879, doc. XXVIII;DINI B., I viaggi dei mercanti e il commercio internazionale nel Medioevo, in Viaggiare nel Medioevo, GENSINI S. ed., Roma, 2000, pp. 195-226; GOLDTHWAITE R.A., L’economia della Firenze rinascimentale, … pp. 236- 257; HOUSSAYE MICHIENZI I., Les milieux d’affaires florentins, le commerce des draps et les marchés ottomans à la fin du XVe et au début du XVIe siècle, Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge, 127-2 | 2015,

http://mefrm.revues.org/2753.

281 HOSHINO H., Industria tessile e commercio internazionale nella Firenze del Tardo Medioevo, Firenze, 2001, pp. 101-

121.

73 Venezia e Firenze e per questo, leghe antianconetane o filoveneziane continueranno a costituirsi per tutto il XIV secolo, come quella del 1390 tra Fermo e Ascoli o quella del 1392 con capofila la città di Urbino283.

Figura 6. percorsi appenninici che collegano Firenze alle Marche.