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Le risorse umane: efficacia ed efficienza nel mondo dell’alta formazione

Nel documento UNA STRATEGIA INNOVATIVA PER IL TURISMO (pagine 89-99)

1.2. Il posizionamento dell’Europa e dell’Italia nella competizione scientifica e tecnologica internazionale

1.2.2. HORIZON 2020 ITALIA: la risposta italiana alle sfide lanciate dall’UE

1.2.2.4. Le risorse umane: efficacia ed efficienza nel mondo dell’alta formazione

Un sistema di R&I lega la propria competitività alla qualità delle risorse umane che lavorano all’interno di esso.

Per preparare i ricercatori in maniera adeguata è di fondamentale importanza usufruire di un apparto formativo di eccellente qualità; tuttavia, questo elemento non è sufficiente per raggiungere lo standard qualitativo opportuno, infatti, è necessario, costruire un ambiente in cui i ricercatori siano agevolati ad entrare nel mondo del lavoro con un’occupazione idonea alle loro competenze.

Negli ultimi anni il sistema di alta formazione italiano ha subito importanti cambiamenti che riguardano la didattica, le modalità di finanziamento e la

governance.

L’università italiana ha introdotto il modello di alta formazione di tre cicli. Quest’iniziativa è stata intrapresa per dare la possibilità al sistema del sapere, di avere una struttura più flessibile e innovativa, e per armonizzarsi con il resto dell’Unione dell’Innovazione. Purtroppo il modello introdotto non è stato sfruttato a dovere dall’Italia. In futuro, sarà opportuna una riflessione critica sul rapporto tra i tre cicli e del ruolo del titolo di I ciclo (laurea).

Nella maggior parte dei casi si dovranno ridefinire i saperi minimi essenziali, per una robusta formazione di base, chiarire gli obiettivi formativi e gli sbocchi professionali.

90 Grafico 11 Frazione della popolazione tra 30 e 34 anni in possesso di un titolo di formazione terziario Fonte: Commission e Europea, Innovation Union Scoreboard, 2011

Dal grafico 9, si può notare come l’Italia vive una situazione di arretratezza95

, rispetto al resto dell’Europa, per quanto riguarda la percentuale di popolazione, di età compresa tra i 25 e 34 anni, con un titolo di formazione terziaria96.

Un’azione, da intraprendere celermente, è quella di incrementare l’indipendenza e la discontinuità tra le lauree triennali e le lauree magistrali, facilitando la mobilità verticale nel passaggio tra il primo e il secondo ciclo. Questo fattore restituirà al primo ciclo una sua autoconsistenza di percorso con sbocchi lavorativi chiari.

“Proprio per questo, la capacità delle università di assicurare carattere non formale agli organismi di consultazione con il tessuto produttivo, costituirà parte integrante dei parametri di valutazione della performance a partire dal 2013”97.

95 Ad oggi, in Italia, i laureati costituiscono appena il 20% della popolazione con età compresa tra i 25 e i 34 anni (contro il 43%

della Francia ed il 45% del Regno Unito). Scendono ad appena il 10% nella fascia di età compresa tra 55 e 64 anni (contro il 25% della Germania e il 29% del Regno Unito).

96 Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions ‘Europe 2020 Flagship Initiative Innovation Union’, SEC(2010) 1161.

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Così, i potenziali datori di lavoro determineranno il proprio fabbisogno di capitale umano sulla base delle competenze del laureato. Per una migliore valutazione, riguardante anche l’accesso alle risorse di HIT 2020, verrà presa in considerazione la capacità di sviluppare forme strutturate di partenariato (stage aziendali, progettazione didattica per competenze, apprendistato di alta formazione, laboratori congiunti, etc.) al fine di sviluppare delle competenze trasversali che soddisfino le richieste del mondo del lavoro. Si potrà, in questo modo, garantire maggiori possibilità ai laureati del I ciclo di trovare occupazione.

Coerente a questo obiettivo, si darà molta importanza nelle valutazioni dei Corsi di Laurea alla mobilità internazionale degli studenti. Per poter definire il I ciclo della formazione universitaria un elemento in grado di dare importanti contributi al sistema produttivo sia pubblico che privato, sarà necessaria una revisione del raccordo tra Laurea Magistrale e Dottorato di Ricerca. Si dovranno riprogrammare anche i corsi di II livello, affinché ci sia una naturale continuità con il Dottorato e non si presentino casi di duplicazioni con il III ciclo.

Anche nell’ambito delle Lauree Magistrali bisognerà incentivare la mobilità dei laureandi per non incorrere ad un reclutamento esclusivamente interno dei dottorandi. Si velocizzerà, così, anche il processo di armonizzazione del sistema del sapere italiano con quelli internazionali. Aprendo a collaborazioni con altri atenei stranieri, si avrà la possibilità di scegliere i talenti più brillanti, più adatti ad intraprendere un percorso di ricerca e innovazione.

Un dottorato di ricerca innovativo per un Paese innovativo.

Il dottorato di ricerca è il nodo cruciale su cui si sviluppa la crescita intelligente del Paese. Al proprio interno, infatti, si incrociano il sistema dell’alta formazione e l’apparato della ricerca.

I dati riguardanti l’Italia, in riferimento alla presenza di ricercatori nel settore privato, sono preoccupanti. I ricercatori italiani impiegati nel settore privato sono 1,5 ogni mille, mentre in USA sono 7,5 ogni mille e nell’Unione sono 3 per ogni mille.

Affinché HIT 2020 abbia successo, sarà necessario migliorare questi numeri e quindi rovesciare l’abitudine di dare al dottore di ricerca come principale, se non 97 MIUR, op.cit., Marzo 2013, p. 94

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esclusivo, sbocco lavorativo il mondo academico. Nell’ambito di HIT 2020, verranno incentivati maggiormente le convenzioni Università-imprese per le attivazioni di corsi di dottorati, introdotte dal recente regolamento sull’accreditamento delle sedi e dei corsi di dottorato, entrato in vigore a fine febbraio 2013.

“Considerato il ruolo cruciale del dottorato, un’attenzione particolare sarà dedicata al

processo di accreditamento dei programmi dottorali, da affidare a rigorosi

meccanismi di peer review che dovranno valutarne la coerenza con i Principles for

Innovative Doctoral Training formulati a livello europeo98, interpretati nella logica di HIT 2020”99

. I Principi sono:

- ambiente di ricerca attrattivo. Le sedi che ospiteranno questi corsi dovranno favorire e assistere il conseguimento dell’indipendenza scientifica dei dottorandi, per farli sentire protagonisti del proprio progetto di tesi. Perciò l’ambiente di ricerca deve essere attrattivo a livello nazionale ed internazionale, proponendo opportunità interessanti d’impiego e di carriera. In questo ambito l’Italia è terza nella classifica delle Università più attive nella ricerca, dietro a Germania e Regno Unito100.

- Interdisciplinarità ed intersettorialità. Il sistema della ricerca e dell’innovazione, per rispondere in maniera soddisfacente alle grandi sfide sociali, dovrà avere delle solide basi disciplinari che coprano vari ambiti scientifici. Sarà, così, soddisfatta la capacità di dialogare efficacemente con professionisti di formazioni diverse, per produrre risultati eccelsi.

- Esposizione agli ambienti lavorativi. È doveroso puntare su un avvicinamento del percorso dottorale agli ambiti lavorativi. Le esperienze esterne degli studenti, il più delle volte, si tramutano in occasioni d’impiego oltre che di acquisizione di competenze e conoscenze.

- Partecipazione intensa alle reti di relazioni internazionali. Le università, che terranno i corsi di dottorato, dovranno dare la possibilità ai dottori di spendersi in un mercato più vasto possibile. L’obiettivo sarà raggiunto, più facilmente,

98European Commission, 2012,

http://ec.europa.eu/euraxess/pdf/research_policies/Principles_for_Innovative_Doctoral_Training.pdf

I Principi sono stati adottati nelle Conclusioni del Consiglio sulla Modernizzazione dell’istruzione superiore, tenuto a Bruxelles il 28-29 November 2011.

99

MIUR, op.cit., Marzo 2013, p. 97

100 European Commission, 2011,

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incentivando scambi internazionali e sviluppando schemi di doppio titolo, co- tutela e titolo congiunto. Si incrementerà così anche il numero di dottorandi stranieri in Italia.

- Sistema di assicurazione della qualità. Sarebbe funzionale, ad un’ottima attività di ricerca, che le sedi dei dottorati utilizzassero un sistema di assicurazione della qualità che misurasse la qualità del processo, della selezione dei candidati al conseguimento del titolo, garantendone trasparenza e responsabilità nei confronti dei portatori di interesse.

- Qualità della ricerca. E’ fondamentale, per avere un sistema di ricerca di qualità, puntare all’eccellenza nella formazione dottorale. L’obiettivo dovrà essere quello di far emergere i talenti creativi, critici ed autonomi e questo sarà possibili, dopo aver adottato meccanismi di peer review internazionali per la selezione dei candidati.

- Qualità complessiva. Bisognerà valorizzare il raggiungimento di competenze complementari e trasferibili agli ambiti più diversi. I cosiddetti transferable

skills dovranno essere parte integrante dei programmi formativi e dovranno

essere formalmente certificati al termine del percorso, in un apposito diploma

supplement.

Parte delle risorse di HIT 2020 saranno destinate al sostegno di programmi di formazione dottorale, particolari e significativi, selezionati attraverso bandi nazionali, congiunti o comunitari.

Seguendo i Principi prima elencati, si faciliterà l’integrazione della formazione dottorale tra l’Italia e gli altri Paesi dell’Unione, facilitando la realizzazione dello Spazio Europeo della Ricerca. Lo scopo ultimo sarà la realizzazione di un Dottorato

Europeo.

Un quadro unico delle carriere della ricerca per favorire la mobilità intersettoriale.

Un punto critico del sistema della ricerca italiano è, senza ombra di dubbio, lo scarso rapporto che sussiste tra la parte pubblica e quella privata. In particolare, dai dati

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raccolti101, si evidenzia una forte mobilità dei ricercatori dall’area pubblica verso quella privati e di una scarsissima dinamica nell’altro senso.

Un incremento dei flussi di informazioni e di risorse umane tra Università, enti di ricerca ed imprese porterà un miglioramento dell’efficienza del sistema di ricerca nel suo complesso: si ridurrebbero i tempi di transizione fra l’idea, il risultato scientifico e l’applicazione di mercato.

Un forte elemento di disturbo, per raggiungere tale obiettivo, è rappresentato dalla disomogeneità delle carriere e dei profili.

“Le indesiderabili conseguenze, di questa barriera, sono state messe in luce da organizzazioni quali la European Science Foundation (ESF), la League of European

Research Universities (LERU), la European University Association (EUA), il Coimbra Group, l’European Council of Doctoral Candidates and Junior Researchers (EURODOC) e la European Industrial Research Management Association (EIRMA)”102.

Partendo da questa situazione, si evince la necessità di sviluppare anche in Italia un Quadro Comune di Riferimento per le Carriere della Ricerca (QRCR), che permetta la massima interoperabilità fra settori e discipline, sul modello europeo103. Tutto questo per agevolare il sistema nazionale a svolgere un’attività sinergica, senza cesure, con il proprio apparato interno e con quello dell’Unione dell’Innovazione. In coerenza con il Quadro definito a livello europeo (European Framework for

Research Careers) e con il criterio della sua ‘applicabilità universale’, il QRCR

identifica 4 profili per le carriere della ricerca, così definiti:

- R1 (First Stage Researchers, fino al completamento del dottorato);

- R2 (Recognised Researchers, dottori di ricerca o equivalenti, che non hanno ancora conseguito la piena indipendenza ed autonomia);

- R3 (Established Researchers, che hanno conseguito autonomia ed indipendenza);

- R4 (Leading Researchers, che sono punti di riferimento nel rispettivo ambito).

101European Commission, 2012,

http://ec.europa.eu/euraxess/pdf/research_policies/121003_The_Researchers_Report_2012_FINAL_REPORT.pdf

102

MIUR, op.cit., Marzo 2013, p. 102

103European Commission, 2011,

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A beneficiare di questo quadro di riferimento saranno gli stessi ricercatori e i loro potenziali datori di lavoro.

I primi potranno discriminare le offerte di lavoro in base all’adeguatezza di quest’ultime, rispetto al loro profilo. In più, presentare una scheda personale, delle loro competenze e conoscenze, univocamente determinata ed universalmente decifrabile.

Per i secondi sarà facilitato il processo di valutazione dei candidati e la creazione di una strategia efficace ed efficiente per la gestione, il potenziamento e lo sviluppo delle risorse umane, conoscendo il portafoglio delle competenze disponibili e di quelle eventualmente da acquisire.

Il QRCR sarà utile anche per le Regioni che vorranno programmare le strategie volte alla formazione dei ricercatori, conseguire obiettivi di R&I nazionali e regionali e sintonizzare domanda ed offerta, ottimizzando i livelli occupazionali, sia in assoluto, sia rispetto agli altri paesi dell’Unione.

Lo stesso diventerà uno strumento per diffondere nella società nazionale un messaggio chiaro sul ruolo dei ricercatori nello sviluppo intelligente del Paese e per attrarre verso il sistema italiano i talenti disponibili sul “mercato” internazionale della ricerca che, attualmente, in misura molto modesta, prendono in considerazione il nostro Paese per intraprendere una carriera nella ricerca o progredire nella stessa. In conclusione, nell’ambito di HIT 2020 ci si attende che tutte le organizzazioni private e pubbliche che impiegano ricercatori (imprese, amministrazioni, enti di ricerca, università) e gli enti, privati e pubblici, che finanziano attività di ricerca, adottino il QRCR e ad esso facciano riferimento nelle rispettive attività, in particolare in quelle legate alle procedure di reclutamento e di progressione nella carriera.

La Commissione Europea ha “dato il buon esempio” introducendo i profili del QRCR nella piattaforma EURAXESS Jobs, dove vengono pubblicate le offerte di lavoro ed i bandi per progetti. È probabile che dal 2014 si faccia riferimento al QRCR anche negli strumenti di finanziamento collegati al programma europeo Horizon 2020.

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La valorizzazione del ruolo del ricercatore: comunicazione, condivisione e ricadute sociali della ricerca.

Dalla consultazione pubblica eseguita su HIT 2020 è emerso il bisogno di una migliore comunicazione della ricerca per valorizzare il ruolo del ricercatore e rendere disponibili ai cittadini le ricadute sociali della ricerca.

Nella difficile situazione economica che sta attraversando l’Italia, risulta di fondamentale importanza comunicare i risultati, i processi e le ricadute sociali della ricerca. Questo perché nella mente dei cittadini, gli investimenti in ricerca non sono più visti come una politica pubblica dovuta e slegata da una chiara rendicontabilità sociale.

Migliorando la comunicazione, come previsto anche dal programma HIT 2020, si vuole avvicinare i cittadini, le imprese e altri stakeholders, rafforzando la fiducia pubblica nell’attività di ricerca e infine ambire ad una maggiore apertura di processi ed organizzazioni della ricerca, per innovare i confini e gli ambiti di applicazione104. Di seguito si descriveranno delle aree di intervento che HIT 2020 adotta nell’ambito della comunicazione della ricerca.

- Infrastrutture. il tema dell’infrastrutture risulta essere basilare per esercitare un’efficace azione di comunicazione. Il Programma prevede la promozione di standard, preferibilmente open, per la comunicazione e condivisione della ricerca e dei suoi prodotti e la “predisposizione di data center pubblici e relativi applicativi per permettere provisioning on demand di ambienti virtuali di calcolo e di archiviazione e facilitare la portabilità dei dati della ricerca su sistemi di

storage distribuiti”105.

- Accesso ai risultati. Il programma HIT 2020 vuole adottare una politica open data associata sia a dati primari della ricerca che ai suoi processi chiave. Gli

open data, recentemente rafforzati nel contesto normativo italiano106, rappresentano una modalità di gestione, presentazione e distribuzione delle informazioni in grado - per definizione - di stimolare il riutilizzo, la rappresentazione e quindi l’impiego di informazioni sulla ricerca in contesti e tramite attori non necessariamente istituzionali.

104

MIUR, op.cit., Marzo 2013, p. 112.

105 Ibidem 106 Ibidem

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- Media: successi e sfide della ricerca. Uno degli obiettivi di HIT 2020 è di acquisire una posizione rilevante nei media per evidenziare le sfide della ricerca, le sue finalità e i suoi successi.

- Condivisione, collaborazione e reti sociali. Valorizzare i fondamentali momenti di condivisione della comunità della ricerca e la sua nativa dispersione territoriale, non si esaurisce nel promuovere applicazioni di social-media. HIT 2020 ha lo scopo di investire l’amministrazione pubblica del ruolo di collettore e facilitatore delle dinamiche sociali e interazioni produttive. Esiste un’iniziativa congiunta, tra MIUR e MAE Innovitalia.net, di community che raggruppa professionisti con elevata competenza di periodi di ricerca o permanenza all’estero. L’obiettivo è di mappare e formalizzare scambi bi-direzionali tra i sistemi di ricerca in Italia e all’estero, basandosi sul capitale sociale, culturale e professionale dei ricercatori italiani nel mondo. Il programma HIT 2020 è rivolto alla costruzione di banche dati vive, formate da un sistema di relazioni umane e professionali in continua evoluzione.

- Spazi ricerca 2.0. Esiste un’esigenza evidente di condivisione e collaborazione tra i sistemi di ricerca. Questo, però, non deve essere possibile solo attraverso spazi digitali. Ci sono esperienze di condivisioni e collaborazioni anche materiali come i Contamination Labs (MIUR-MISE); il movimento dei FabLabs; poli museali e didattici per le scienze; il progetto Futures Labs e il modello Living

Labs.

“Una strategia per “gli spazi della ricerca”, sostenuta attraverso i finanziamenti HIT 2020, contribuirà, nel periodo 2014-20, a promuovere l’interdisciplinarità ed un approccio de-strutturato alla produzione di conoscenza, favorendo contaminazioni inter-settoriali e disciplinari e la sperimentazione di modelli distribuiti di ricerca, finalizzati alla soluzione di esigenze reali del territorio”107.

107 MIUR, op.cit., Marzo 2013, p. 117.

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Nel documento UNA STRATEGIA INNOVATIVA PER IL TURISMO (pagine 89-99)