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di Gabriella Boer

11.1. Dagli scambi culturali al partenariato

Se dovessi identificare un momento preciso in cui l’Europa si è affacciata alla mia vita profes- sionale non ho dubbi nel ricordare il primo Seminario Europa, organizzato dal CIOFS-FP nazionale a Roma nel 1989, “anno del crollo del muro di Berlino”, un anno “caratterizzato da accesi dibattiti sull’Europa Unita e sulla moneta unica”.

Una riflessione a tutto campo su La Formazione in prospettiva del ’92, anno di passaggio dalla Comunità Europea all’Unione Europea, anno del Trattato di Maastricht, un confronto con esperti e sistemi formativi di altri Paesi europei favorito in quel primo approccio dall’appartenenza ad un’associazione collegata all’Istituto Salesiano di ampio respiro interna- zionale con sedi e reti transnazionali comprovate.

In quegli anni poi si sono moltiplicate le occasioni di convegni e seminari in cui si sono fatte dichiarazioni di principi e azioni di reciproca conoscenza dei sistemi di istruzione e forma- zione iniziando proprio in questo ambito una riflessione sulla cittadinanza, sulla cultura di questa nuova Unione e non solo più Comunità Economica Europea.

In particolare, considerate le grandi differenze nell’organizzazione e nella gestione dei sistemi di ogni Paese, è emersa la necessità di approfondire nel proprio contesto socio economico le diverse realtà e i modelli presenti, di promuovere a livello comunitario viaggi di studio e scambio culturale tra gli operatori delle diverse filiere formative.

Ho partecipato nel maggio 1991 ad uno scambio tra operatori della Formazione Professio- nale organizzato da CEDEFOP104 sulla formazione dei giovani, sull’esperienza inglese delle

National Vocational Qualification (NVQ)105.

103 I Edizione La formazione professionale in prospettiva del ’92, Sacrofano (Roma) 1-4 settembre 1989.

104 Il CEDEFOP (Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale), fondato nel 1975 e con sede in Grecia dal 1995, sostiene lo sviluppo di politiche per l’Istruzione e la Formazione in Europa (IeFP) e contribuisce alla loro attuazione.

105 Sistema di qualifiche di tipo professionale che certificano la capacità di svolgere un lavoro per il quale è stato definito uno standard nazionale, costituite da unità che descrivono le abilità (skill) e le conoscenze necessarie per svolgere una determinata mansione (job).

Quella prima “uscita” sul campo mi ha immediatamente consentito di misurare la distanza tra il mio mondo, molto circoscritto all’esperienza di un sistema di formazione professionale troppo parcellizzato, a macchia di leopardo non solo sul territorio nazio- nale ma allora anche a livello regionale (ante L.R. n.63 del 1995) e il contesto europeo. Un confronto difficile, penalizzato in primis da una scarsa padronanza della lingua inglese parlata, provenivo da anni di studio della lingua ma con la finalità di leggere, tradurre documenti scritti con grande attenzione alla correttezza grammaticale, ma discreta incapacità a comunicare verbalmente anche per una scarsa conoscenza di un vocabolario tecnico di settore e in secondo luogo l’assenza di un sistema nazionale di qualifiche per altro un problema che come paese Italia non abbiamo risolto, perdendo molto tempo, solo nel 2010 infatti sono state approvate, a livello nazionale le figure professionali a banda larga (FBL)106 e si sta attualmente lavorando, a cura dell’ISFOL,

all’armonizzazione di un repertorio nazionale di profili professionali con il contributo dei diversi repertori regionali e alla referenziazione italiana all’EQF107 (European

Qualification Framework). Ovviamente, nel corso degli anni, con lo sviluppo di vere e proprie attività, con la costruzione di reti e partenariati, di progettazioni previste dai molteplici programmi di finanziamento europei, si è transitati da un ruolo di partecipanti ad eventi di carattere transnazionale ad un ruolo di attori del cambia- mento mediante la presa in carico di problematiche e di nodi critici condivisi in realtà “simili” all’interno dei diversi paesi. Abbiamo lavorato per progettare, sperimentare e mettere in comune “buone pratiche” analizzando strategie e metodologie, e scegliendo le migliori risorse e gli strumenti più adeguati nel perseguire quegli obiettivi indicati dai Libri bianchi di Jacques Delors del 1985, Crescita, competitività, occupazione, e di Édith Cresson del 1995, Insegnare e apprendere verso la società cognitiva, pietre miliari del processo educativo europeista. Dai livelli iniziali molto formali dello “scambio culturale” e di rete geografica si è passatia livelli molto più relazionali, di rapporti anche interpersonali oltre che interistituzionali, in un’ottica di partenariato di settore. Negli anni, si è verificato un cambio di indirizzo proprio nelle modalità di partecipazione ai programmi europei: da una richiesta di adesione e partecipazione al progetto, modalità che ha caratterizzato la programmazione europea di fine anni Novanta (NOW, Youthstart, ADAPT etc.), si è giunti a una condivisione dell’idea progettuale e alla co-progettazione con il partenariato costruito ad hoc sulla tematica (EQUAL, INTERREG, etc.) FSE 2000-06.

Si è trattato di un passaggio obbligato verso la cooperazione transnazionale e le partnership di sviluppo (PDD), al fine di creare reti permanenti ed efficaci come vero valore aggiunto ai progetti e per promuovere l’aggregazione degli operatori interessati e competenti: le autorità pubbliche a livello nazionale, regionale o locale; le collettività territoriali; i servizi pubblici per l’occupazione; le organizzazioni non governative (ONG); le imprese e, in particolare, le piccole e medie imprese (PMI); le parti sociali.

106 Le Figure a Banda Larga (FBL), definite con accordo in Conferenza unificata Stato-Regioni del 29 aprile 2010, costituiscono i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) dei percorsi triennali e quadriennali di qualifica o diploma professionale conseguiti in obbligo di istruzione.

107 Si tratta della Raccomandazione EQF del 23 aprile 2008, ratificata con l’“Accordo sulla referenziazione del sistema italiano delle qualificazioni al quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente”, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il 20 dicembre 2012.

Tutti questi operatori hanno collaborato per stabilire una strategia d’intervento in ciascuno dei settori tematici e/o i gruppi destinatari delle azioni finalizzate all’occupa- zione. Insieme, essi hanno definito e deciso (secondo il principio dell’empowerment) obiettivi comuni e ricercato soluzioni innovatrici per la lotta contro le diseguaglianze e le discriminazioni.

La sfida emergente da queste reti nazionali e transnazionali è proprio quella di essere strutture “leggere” e quindi “sostenibili” nella prospettiva di permanere su un territorio e/o in uno specifico ambito anche al termine dell’attuazione del progetto, creando così nuovi servizi. La diffusione e la conoscenza di buone prassi favorisce la trasferibilità di “modelli” di presa in carico dei territori e delle persone che sicuramente hanno problematiche “simili” nel welfare, nel lavoro, nell’istruzione e formazione, nell’immigrazione, a livello sia nazionale, sia europeo.

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