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La predisposizione di una gamma di indicatori per l‟analisi comparata delle forme d‟impresa deve tener conto delle diversità che le caratterizzano. Ciò vale in particolare per il confronto tra la forma cooperativa e quella capitalistica. Gli obiettivi e di conseguenza le regole di funzionamento dei due modelli sono diversi. E‟ necessario perciò identificare degli indici di bilancio che possano rendere possibile una comparazione non distorsiva. Certamente è da escludere un confronto basato sul ROE (return on equity) o sul ROI (return on investment), in quanto nel caso dell‟impresa cooperativa essi non ne rispecchiano la reale natura e la ragion d‟essere. Come è stato sottolineato al par. 1 del presente capitolo, i patron proprietari della cooperativa non corrispondono alla „categoria‟ investitori; in quel caso si avrebbe infatti un‟impresa capitalistica. Tale aspetto è fondamentale per la comprensione dei criteri di valutazione e di giudizio da adottare per lo studio di queste due forme d‟impresa. Al pari della teoria economica, anche gli indici di bilancio, quali il ROE e il ROI, sono stati costruiti su „misura‟ per l‟impresa capitalistica convenzionale. Adottando perciò quale obiettivo ultimo e quale „terreno‟ sul quale valutare l‟impresa la remunerazione del capitale. Tale principio non può valere però quando si intende accertare la solidità e l‟efficienza di due forme antitetiche. A differenza delle società di capitali, le cooperative nascono da bisogni che trovano la loro

57 espressione e il loro soddisfacimento prima della „bottom line‟ del Conto Economico. Con riferimento al caso particolare e specifico delle cooperative agricole, esse puntano infatti alla massimizzazione dei costi per l‟acquisto di materie prime dai soci ed è proprio in questa voce contabile che esse remunerano i proprietari, o meglio, la loro produzione. Affinché si possa interpretare l‟efficienza di un‟impresa, ma allo stesso tempo si possano confrontare forme organizzative caratterizzate da obiettivi differenti, come il profitto (for profit) o la soddisfazione di un bisogno (cooperativa), risulta dunque necessario utilizzare degli indicatori „neutrali‟ che si adattino a qualsiasi organizzazione e che conservino lo stesso livello di efficacia di quelli tradizionali.

Prima di presentare gli indicatori individuati, le loro caratteristiche e il loro significato, si rende necessario evidenziare la natura di valore aggregato delle variabili sulla base delle quali sono stati calcolati. Esse sono ricavate attraverso la somma dei valori economici dell‟insieme delle imprese, declinate per natura giuridica, dimensione e settore di appartenenza. Gli indicatori espressi sottoforma di rapporti tra variabili restituiscono perciò un risultato calcolato sull‟aggregato delle imprese considerate, ovvero una sorta di valore medio ponderato, con la dimensione delle imprese raggruppate quale peso della media.

L‟ultima cautela da tenere presente nell‟interpretazione degli indicatori è la natura comparativa che li caratterizza. In particolare, con ciò si intende evidenziare il metodo d‟analisi impiegato nella ricerca, che prevede l‟utilizzo delle imprese for profit quale metro di riferimento rispetto al quale misurare la situazione economica e finanziaria delle cooperative.

Il sistema di indicatori predisposto per l‟analisi si propone di confrontare le caratteristiche delle cooperative con quelle delle società di capitali. In particolare, si intende verificare la rilevanza del modello imprenditoriale cooperativo e le condizioni di equilibrio economico-finanziario delle cooperative rispetto alle imprese for profit (fig. 2.1). E ciò con particolare

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riguardo alle criticità solitamente evidenziate dalla teoria economica della cooperazione, soprattutto da quella ortodossa. Nello specifico, la scarsa presenza del modello produttivo cooperativo prodotta dai limiti „finanziari‟ che ne limiterebbero la nascita e l‟espansione. Per comprendere la validità di tale ipotesi, si è realizzato un esame sui settori di attività individuati al par. 2, tenendo conto anche delle diverse classi dimensionali in termini di valore della produzione.

Figura 2.1 – Struttura logica degli indicatori

L‟analisi comparata inizia con l‟esame della quota di mercato (tab. 2.1), che verifica la rilevanza dei diversi modelli imprenditoriali, in base al peso in termini di valore della produzione sul totale delle imprese campionate. Dopodiché, attraverso lo studio della produzione media per impresa si intende verificare la presenza di un eventuale sottodimensionamento nelle cooperative, cercando poi di trovare una spiegazione nell‟intensità del capitale investito e/o del lavoro impiegato nel processo produttivo. A tal proposito, si utilizzano le

Rilevanza sul mercato

Dimensione Intensità d’impiego di K e L Equilibrio finanziario Redditi generati

59 incidenze rispettivamente degli ammortamenti e del costo del lavoro sul valore della produzione.

Tabella 2.1 – Processo di generazione e di distribuzione della ricchezza

Valore aggiunto (1) Valore aggiunto/Produzione

Lavoro (2) Costo del lavoro/(1)

MOL (a) (1) – (2)

Capitale (3) Ammortamenti/(1)

MON (b) (a) – (3)

Gestione finanziaria (4) Saldo della gestione finanziaria/(1)

Residuo finale (c) (b) – (4)

Sulla base di tali riscontri, si verifica in seguito se le caratteristiche rilevate incidano sulla performance economico-finanziaria dei due modelli produttivi (tab. 2.1). Nonostante lo scarso valore predittivo dal punto di vista finanziario dell‟indice di patrimonializzazione, è interessante partire da tale indicatore per capire in che misura esso possa ripercuotersi sull‟equilibrio gestionale. Quest‟ultimo è testato con riferimento sia al lungo che al breve periodo, al fine di valutare il grado di bilanciamento tra le fonti e gli impieghi monetari, rispettivamente oltre ed entro i 12 mesi; ovvero, se agli investimenti effettuati corrisponda un‟adeguata copertura finanziaria. Specificatamente, l‟equilibrio di

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lungo periodo è esaminato calcolando l‟indicatore di copertura delle immobilizzazioni o di solidità, che pone a rapporto i capitali permanenti, quali il capitale proprio e le passività consolidate (oltre i 12 mesi) con l‟attivo immobilizzato (impieghi oltre i 12 mesi); mentre l‟equilibrio di breve periodo è approfondito tramite l‟indicatore di liquidità, che rapporta gli stock di cassa e i crediti entro i 12 mesi con i debiti di prossima scadenza.

Infine, l‟analisi si conclude con lo studio del processo di generazione e distribuzione del valore aggiunto (tab. 2.1). Definito il coefficiente di ricchezza di ciascun modello produttivo, l‟attenzione si concentra sulla remunerazione del lavoro e del capitale „fisso‟ e di terzi. L‟obiettivo è quello di approfondire il ruolo di questi tre fattori nell‟assorbimento dei redditi generati dall‟attività imprenditoriale, soprattutto da un punto di vista comparato tra le cooperative e le società di capitali. Il residuo finale, ottenuto dalla sottrazione di queste tre voci di „costo‟ dal valore aggiunto prodotto, fornisce un buon indicatore del margine di profitto trattenuto dall‟impresa.

Si fornisce di seguito la definizione analitica per „area‟ degli indicatori.

A. Rilevanza sul mercato

I. Quota di mercato

Definizione: rapporto tra il valore della produzione di ciascuna forma d‟impresa e il valore della produzione dell‟universo in esame.

Obiettivo: studiare l‟effettiva presenza sul mercato.

B. Dimensione

I. Produzione media

Definizione: rapporto tra il valore della produzione del Conto Economico e il numero delle imprese.

Obiettivo: verificare l‟esistenza di una tendenza al

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C. Intensità d’impiego di K e L

II. Coefficiente di capitale medio impiegato dalle cooperative per unità di capitale medio investito dalle for profit

Definizione: rapporto tra il valore medio del totale delle attività delle cooperative e quello delle for profit.

Obiettivo: studiare il livello di capitale investito. III. Coefficiente d‟intensità del capitale

Definizione: rapporto tra gli ammortamenti e il valore della produzione. Obiettivo: studiare l‟intensità del capitale impiegato nella produzione. IV. Coefficiente d‟intensità del lavoro

Definizione: rapporto tra il costo del lavoro e il valore della produzione. Obiettivo: studiare l‟intensità del lavoro impiegato nella produzione.

D. Equilibrio finanziario

V. Patrimonializzazione

Definizione: rapporto tra il capitale proprio e il capitale investito. Obiettivo: verificare l‟intensità di apporto di mezzi propri.

VI. Solidità (o equilibrio di lungo periodo)

Definizione: rapporto tra i capitali permanenti (passività consolidate e capitale proprio) e l‟attivo immobilizzato.

Obiettivo: verificare l‟adeguatezza del piano di finanziamento o di copertura degli investimenti.

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VII. Liquidità (o equilibrio di breve periodo)

Definizione: rapporto tra le attività dell‟impresa già o entro 12 mesi in forma liquida e i debiti di prossima scadenza.

Obiettivo: verificare la capacità di affrontare le uscite monetarie.

E. Redditi generati

VIII. Coefficiente di valore aggiunto

Definizione: rapporto tra il valore aggiunto e il valore della produzione. Obiettivo: verificare l‟„attitudine‟ a generare nuova ricchezza e quindi anche il grado di integrazione dell‟attività produttiva.

IX. Coefficiente di distribuzione di reddito al lavoro

Definizioni: rapporto tra costi del personale e valore aggiunto. Obiettivo: individuare la quota di ricchezza destinata al lavoro. X. Coefficiente di distribuzione di reddito ai „mezzi di produzione‟

Definizioni: rapporto tra ammortamenti e valore aggiunto.

Obiettivo: individuare la quota di ricchezza destinata al „capitale fisso‟. XI. Coefficiente di distribuzione „netta‟ di reddito al capitale di terzi

Definizioni: rapporto tra saldo della gestione finanziaria e valore aggiunto.

Obiettivo: individuare la quota „netta‟ di ricchezza assorbita dal costo del capitale di terzi.

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