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schio, esattamente la stessa cosa per la quale lo puni-

Nel documento L ULTIMO GIORNO DI UN CONDANNATO A MORTE (pagine 122-126)

Tratto dalla biografia scritta da Adèle, moglie di Victor Hugo: Victor Hugo racontépar un témoin de sa vie, Hetzel, Paris s.d., pp. 429-31 (trud.

it. di Gabriella Mezzanotte).

1 II duca di Berry, figlio del conte d’Artois e nipote di Luigi XVIII, fu pu¬

gnalato a morte all’uscita dell’Opéra dal sellaio trentaseienne Louvel il 13 febbraio 1820. La sua morte galvanizzò il partito degli ultrai monarchici, con a capo proprio il conte d’Artois, che salì al trono nel 1824 con il nome di Carlo X.

2 Appena diciottenne, Victor Hugo pubblicò sul «Conservateur littéraire»

del 20 marzo 1820, e subito dopo in una plaquette uscita presso l’editore parigino Boudièr, YOde sur la mori de son Altesse Royale, Charles-Ferdi¬

nand d’Artois, due de Berry, fils de France.

va, e gli era venuta l’idea di scrivere un libro contro la ghigliottina.

Un pomeriggio di fine estate del 1825, mentre si re¬

cava alla biblioteca del Louvre, incontrò Jules Lefèvre, che lo prese a braccetto e lo trascinò sul quai de la Fcrraille. La folla affluiva dalle vie intorno, dirigendo¬

si verso place de Grève.3

«Che succede dunque?»

«Succede che stanno per tagliare una mano e la testa a un certo Jean Martin che ha ucciso suo padre.4 Sto scrivendo un poema in cui un parricida viene giustizia¬

to, vengo a veder giustiziare questo, ma preferisco non andarci da solo.»

L’orrore provato da Victor Hugo al pensiero di as¬

sistere a un’esecuzione era una ragione di più per co¬

stringersi a farlo: quello spettacolo orribile lo avrebbe incitato nella guerra che progettava di combattere contro la pena di morte.

All’altezza del Pont au Change,5 la folla era così fit¬

ta che divenne difficile procedere, ma Victor Hugo e Jules Lelèvre riuscirono a raggiungere la piazza. Le case rigurgitavano di gente. Gli inquilini avevano in¬

vitato gli amici alla “festa”; si vedevano tavoli coperti di frutta e di vino; le finestre erano state affittate a ca¬

ro prezzo; giovani donne venivano ad affacciarsi al davanzale con un bicchiere in mano, ridendo a squar¬

ciagola o civettando con i giovanotti. Ma presto le moine cedettero il passo a un piacere più vivo: la car¬

retta stava arrivando.

3 Place de la Grève, oggi place de l’Motel-de-ville, era la piazza dove si svolgevano le esecuzioni capitali.

4 Lamputazione della mano destra seguita dall’esecuzione sulla ghigliotti¬

na era il rituale abituale per i rei di parricidio.

3 Posto fra il Pont-Neuf e il Pont-Notre-Dame, il Pont au Change è uno dei ponti parigini che collcgano FIle de la Cité alla Rive Droite, in prossi¬

mità della place de l’Hótel-de-ville.

Il condannato, che voltava le spalle al cavallo, al boia e ai suoi aiutanti, la testa coperta da uno straccio nero chiuso attorno al collo, indossava soltanto pan¬

taloni di tela grigia e una camicia bianca e tremava sotto la pioggia che cadeva sempre più forte. Il cap¬

pellano della prigione, padre Montès, gli parlava e gli faceva baciare un crocifisso attraverso il velo.

Victor Hugo vedeva la ghigliottina di profilo: per lui non era che un palo rosso. Un ampio spiazzo sor¬

vegliato dalle guardie isolava il patibolo; il carretto vi entrò. Jean Martin scese, sostenuto dagli aiutanti, poi, sempre sorretto da loro, salì la scala. Il cappellano salì dopo di lui, poi il cancelliere, che lesse a voce alta la sentenza. Il boia allora tolse il velo nero, scoprendo un giovane volto spaventato e smarrito, prese la mano de¬

stra del condannato, l’attaccò al palo con una catena, afferrò una piccola ascia, la sollevò in aria: ma Victor Hugo non riuscì a guardare oltre, distolse il capo e tornò padrone di sé soltanto quando YAh! della folla gli disse che il disgraziato aveva smesso di soffrire.

Un’altra volta, vide la carretta di un bandito di strada chiamato Delaporte. Era un vecchio: le braccia legate dietro la schiena, il cranio calvo che brillava al sole.

Evidentemente, la pena di morte non voleva che lui la dimenticasse. Incrociò un’altra carretta: questa vol¬

ta la ghigliottina faceva colpo doppio; si giustiziavano Malagutti e Ratta, i due assassini del cambiavalute Jo¬

seph. Victor Hugo fu colpito dalla differenza d’aspet¬

to dei due condannati: Ratta, biondo, pallido, coster¬

nato, tremava e vacillava; Malagutti, bruno, robusto, testa alta e sguardo incurante, andava a morire come sarebbe andato a cena.

Victor Hugo rivide la ghigliottina un giorno che at¬

traversava, verso le due, la piazza deH’Hòtel-de-ville.

Il boia “stava provando” lo spettacolo della sera; la lama non scorreva bene, ingrassò le scanalature, poi

riprovò. Questa volta fu soddisfatto. Quell’uomo, che si preparava a ucciderne un altro, che compiva quegli atti in pieno giorno, in pubblico, chiacchierando con i curiosi, mentre un disgraziato in preda alla disperazio¬

ne si dibatteva nella sua cella, pazzo di rabbia, o si la¬

sciava legare, inerte e inebetito dal terrore, apparve agli occhi di Victor Hugo come una figura ripugnante, e la “prova” della faccenda gli sembrò odiosa quanto la faccenda stessa.

L’indomani stesso attaccò a scrivere Le dernier jour drun condamné e lo portò a termine in tre settimane.

Ogni sera leggeva agli amici quel che aveva scritto du¬

rante il giorno. Edouard Bertin, che aveva assistito a una di queste letture, ne parlò a Gosselin, che stam¬

pava allora le Qrientales e che chiese di pubblicare tanto il volume di prosa quanto quello di versi. Fir¬

mato il contratto, lesse il manoscritto: quando arrivò al passo in cui l’autore, volendo lasciare assolutamen¬

te anonimo il suo condannato nell’intento di parlare non di uno in particolare, ma di tutti i condannati a morte, immagina che i fogli contenenti la storia della vita di costui siano stati smarriti, Gosselin gli consi¬

gliò, nell’interesse delle vendite, «di ritrovare i fogli perduti»; Victor Hugo rispose di avere scelto Gosse¬

lin come editore e non come collaboratore. Da allora i loro rapporti iniziarono a raffreddarsi.

Le Orientales furono pubblicate nel gennaio 1829, e Le dernier jour d’un condamné tre settimane dopo.

Indice

V Introduzione

di Franca Zanelli Quarantini

Nel documento L ULTIMO GIORNO DI UN CONDANNATO A MORTE (pagine 122-126)