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Scienza connessa: strumenti e suggeriment

Nel documento Fare Open Access e farlo correttamente (pagine 119-125)

Usare i social media per la comunicazione scientifica

1. Scienza connessa: strumenti e suggeriment

L’evidenza storica vede la nascita di Internet lega- ta a esigenze prettamente scientifiche: in un primo momento “come strumento tecnologico in grado di collegare le comunità scientifiche diffuse sul terri- torio statunitense”1 e successivamente come mezzo

di condivisione ipertestuale di testi digitali presso il CERN di Ginevra2. Lo straordinario impatto di Inter-

net sulla scienza si è manifestato in un cambiamento profondo del rapporto tra scienza e società, dato che la rete consente forme di collaborazione e coprodu- zione culturale inedite non solo tra gli scienziati ma soprattutto con i fruitori finali. Gli sviluppi più re- centi, come i blog, il tagging e il social networking, complessivamente noti come Web 2.0, hanno ulte- 1 Avveduto S. (a cura di). Scienza connessa. Rete Media e Social

Network (2012), Gangemi Editore.

2 Per maggiori dettagli sulla nascita del World Wide Web consul- tare: https://it.wikipedia.org/wiki/World_Wide_Web

riormente ampliato il numero degli strumenti dispo- nibili, tanto che oggi è possibile non solo consultare le informazioni già presenti in rete, ma anche pub- blicarne di nuove, modificarle e contribuire alla loro creazione costringendo settori come il giornalismo, il marketing e persino la politica ad adottare nuovi modi di pensare e agire.

Bisogna chiarire sin da subito che molti degli stru- menti di cui parleremo in questo capitolo non sono propriamente associabili al concetto di open access. Siti come Academia.edu o ResearchGate sono in- fatti gestiti da aziende private con scopo di lucro, sono quindi social media proprietari al contrario dei “classici” archivi ad accesso aperto che devono esse- re istituzionali o disciplinari, gestiti da biblioteche o consorzi o enti non profit. È importante quindi che chi li utilizza sia consapevole di questo aspetto e pos- sibilmente affianchi alla pubblicazione dei propri la- vori su queste piattaforme anche la pubblicazione in repository istituzionali.

Indubbiamente, il punto focale è che sempre più ricercatori hanno iniziato a svolgere il proprio lavo- ro sfruttando proprio questi strumenti. Tale effetto si ripercuote sia sui contenuti degli studi pubblicati sia in termini di diffusione capillare della scienza stessa, sia in un modo tale per cui la produttività di quest’ul- tima ne trae un beneficio enorme anche in termini di creatività e partecipazione. Da sempre gli studio- si hanno costruito la propria conoscenza del mondo partendo dai lavori di altri ricercatori, perfezionando i concetti propri e altrui attraverso il dibattito aper- to. Le potenzialità offerte dal web hanno permesso di creare reti di collaborazione fra scienziati che tra- valicano le frontiere spazio – temporali formando co-

munità di interesse capaci di comporsi rapidamente rispetto a progetti di ricerca o particolari interessi scientifici. Tramite internet ogni ricercatore diventa un comunicatore che non si rivolge più solamente ai suoi pari, ma vede amplificata la propria capacità di comunicazione della scienza sino ad arrivare alla di- vulgazione al grande pubblico del web. La comunità scientifica ha preso consapevolezza che la straordina- ria facilità di accesso alla rete stava abbattendo la bar- riera tra comunicazione interna alla comunità scien- tifica e comunicazione con l’esterno. Si arriva così ad immaginare un’idea diversa di fare scienza, più partecipata e interattiva, meno gerarchizzata; quella che Waldrop chiama “Science 2.0”3. Le esperienze

indicano che questa scienza 2.0, basata sul web, non solo è più collaborativa della scienza tradizionale, ma anche molto più produttiva.

Simili considerazioni iniziali consentono inoltre di proporre un’accezione forte del termine Scienza 2.0, che vede nell’utilizzo degli strumenti digitali di colla- borazione un presupposto metodologico imprescin- dibile per la piena realizzazione della transdiscipli- narietà cui dovrebbe aspirare la scienza contempora- nea. Con il termine “Scienza 2.0”4 si intende quindi

l’uso delle nuove tecnologie per facilitare il processo di costruzione e disseminazione della ricerca scien- tifica. Più specificatamente, con la scienza connessa diventa possibile utilizzare le nuove tecnologie per:

• la creazione di team di ricerca;

• la definizione di progetti e protocolli di ricerca; 

3 Waldrop MM., Science 2.0, Scientific American; 2008 May; 298(5):68-73.

4 Minora E., SCIENZA 2.0 Presente e futuro della scienza collabo-

rativa attraverso Internet 2; INNOVARE; 3; 2008: 32-33; http://

centridiricerca.unicatt.it/cratos-0809_INNOVARE.pdf

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• l’organizzazione e la gestione degli articoli scientifici; 

• la ricerca e l’offerta di finanziamenti; 

• l’analisi bibliografica; 

• l’analisi dei dati; 

• la presentazione dei risultati5

Sempre più il mondo della scienza e il Web 2.0 adot- tano filosofie molto simili con tratti in comune che diventano sempre più evidenti. Non è un caso che in questo clima di interazione nasca una nuova figura, quella del prosumer6: la denominazione proviene dalla

fusione dei termini producer e consumer e si riferisce appunto al modo di partecipare alla comunità scienti- fica. La struttura di informazioni puramente vertica- le viene meno: avendo la possibilità di interagire con chiunque all’interno della rete e di condividere con- tenuti senza limiti, ogni ricercatore si rende allo stes- so tempo produttore e consumatore di informazioni accelerando lo sviluppo della conoscenza attraverso lo scambio di esperienze e di opinioni. Il primo tratto di congiunzione quindi diventa la partecipazione caratte- rizzata da quel ciclo in cui gli studi e le ricerche sono output che diventano input per altri ricercatori.

Il secondo tratto prende il nome di condivisione: come abbiamo già ampiamente visto nei capitoli precedenti, la conoscenza condivisa è la base per il progresso della scienza. Pubblicazioni, libri, incontri, seminari, conferenze sono da sempre i mezzi per tra- smettere e condividere i risultati del proprio lavoro. In questo gli strumenti del Web 2.0 hanno reso pos- 5 Scienza 2.0 - Un’introduzione: https://sites.google.com/site/

scienza20/Home

6 Ritzer G., Dean P., Jurgenson N.,The Coming of Age of the Prosu-

sibile la fruibilità dei contenuti in maniera rapida con un click, direttamente sul proprio computer.

In questa rivoluzione le biblioteche biomediche gio- cano un ruolo fondamentale offrendo non solo l’acces- so alle banche dati, alle riviste on line e agli strumenti del web ma soprattutto fornendo la corretta formazio- ne per il loro utilizzo e conoscenza. Aspetto fonda- mentale del web e della scienza rimane la collaborazio-

ne: da sempre gli scienziati cercano interazioni, pareri

e suggerimenti da parte degli altri colleghi. Non a caso, negli ultimi decenni la scienza è sempre più composta da team, gruppi di ricerca, équipes che possono con- tribuire in maniera condivisa a un progetto comune.

L’evoluzione degli strumenti sul web ha portato una ventata di novità anche nell’ambito dei criteri di se- lezione dei contenuti scientifici, portando una sorta di peer review “pubblica”, aperta e condivisa. Infatti, con il termine Scienza 2.0 s’intende spesso identi- ficare la pratica sempre più diffusa tra gli scienziati di pubblicare on line risultati e teorie sperimentali o emergenti, scoperte e bozze di articoli che chiunque può leggere, anche al di fuori delle forme editoriali più tradizionali (riviste, monogafie, atti di convegni). Tale nuovo approccio, permette agli utenti di valuta- re, commentare ed esprimere le proprie opinioni ri- spetto ai documenti che vengono pubblicati in rete in modo da rendere possibile un continuo progresso e una sorta di peer review post-pubblicazione non solo da parte della comunità scientifica ma anche della so- cietà. Su questa nuova frontiera della scienza, vi sono opinioni divergenti: secondo i suoi sostenitori queste pratiche rendono la ricerca scientifica più collaborati- va e, quindi, più produttiva. Secondo i critici, invece, gli scienziati che pubblicano i risultati preliminari on

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line rischiano che altri possano approfittarne in mala fede (ad esempio sfruttandoli per ottenere riconosci- menti, scrivere articoli, brevettare al posto loro).

La rivoluzione attraverso il mondo del web ha quindi portato alla condivisione delle informazioni sempre più libere di circolare e generare conoscen- za. Questo processo ha favorito e portato alla nascita di vere e proprie community di scienziati in svaria- ti campi di ricerca. Scambi e incontri costituiscono i punti di contatto tra le varie comunità e le piatta- forme web si configurano sempre più come spazio sociale con regole proprie.

Per certi aspetti la Scienza 2.0 ha forse anticipato meccanismi tipici del Web 2.0: la presenza di parole chiave in pubblicazioni, abstract, presentazioni è da tempo utilizzata e da sempre caratterizza i curricula dei ricercatori ed ora attraverso la pratica del tagging7

anche il mondo del web ne muta le funzionalità. Alla fine si potrebbe affermare che la vera forza pro- motrice della Scienza 2.0 è la capacità di sfruttare e convogliare l’intelligenza collettiva degli utenti della rete al fine di utilizzarla per la risoluzione dei proble- mi o allo sviluppo di applicazioni innovative. Da qui la nascita del fenomeno denominato crowdsourcing. Le persone che collaborano lo fanno in genere volon- tariamente, rispondendo a un invito a collaborare. Questo modello di realizzazione dei progetti è in ge- nere reso possibile da internet ed è molto più vicina di quanto crediamo: basti pensare a Wikipedia stes- sa, scritta dai propri lettori e basata su tale principio. 7 L’attività di  tagging  (dall’inglese  tag  per “contrassegno”, “eti-

chetta”) consiste nell’attribuzione di una o più parole chiave, dette tag, che individuano l’argomento di cui si sta trattando, a documenti o, più in generale, file su internet (https://it.wikipe- dia.org/wiki/Tagging/).

Un’altra forma di collaborazione è rappresentata dal

crowdfunding, termine derivato da crowdsourcing. In

tempi di risorse e finanziamenti sempre più risica- ti e spesso mal distribuiti, la strategia di ricorrere al mondo del web può risultare vincente. In questo caso la collaborazione consiste nel raccogliere fondi, gene- ralmente sul web e attraverso specifiche modalità di pagamento, per sostenere le iniziative di determina- te persone organizzazioni. Si possono così sviluppa- re progetti di crowdfunding per vari scopi, dagli aiuti umanitari, al finanziamento delle campagne elettorali sino ai progetti di ricerca8 o di raccolta fondi per svi-

lupparli.

Tutto questo ha permesso di ampliare maggior- mente i confini della conoscenza. Non sono più ne- cessari ricercatori che lavorino all’interno dello stes- so laboratorio o scienziati dello stesso dipartimento o nazione per raggiungere determinati obiettivi, non importa dove questi individui siano collocati geogra- ficamente, l’unico requisito è che abbiano la possibi- lità di collegarsi in rete e sfruttare una delle moltepli- ci possibilità che il Web 2.0 offre loro.

Nel documento Fare Open Access e farlo correttamente (pagine 119-125)