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Social Data Sharing: la condivisione di dat

Nel documento Fare Open Access e farlo correttamente (pagine 133-137)

Usare i social media per la comunicazione scientifica

2. Quando il social si fa scientifico

2.3 Social Data Sharing: la condivisione di dat

La condivisione dei dati è diventata un requisito sempre più richiesto sia dalle riviste che dai diversi finanziatori pubblici al fine di una una maggiore ve- rificabilità e riproducibilità dei risultati ottenuti. In questo contesto, sono nate una serie di piattaforme di condivisione di dati, molti dei quali si concentrano su settori specifici o singole comunità scientifiche20.

Le piattaforme di condivisione di dati forniscono un’infrastruttura per condividere vari tipi di outputs, tra cui set di dati, codice software, figure, slide di pre- sentazione, poster e video. La particolarità di tali por- tali è che permettono agli utenti di interagire con tut- ti questi output: ad esempio, commentare un poster, segnalare come preferito un video oppure indicare come si è riutilizzato un particolare software, o parte di esso, per sviluppare la propria ricerca. Piattaforme come Figshare e SlideShare permettono di diffonde- re tra gli studiosi vari tipi di prodotti di ricerca, come insiemi di dati, parametri, posters, documenti, video, presentazioni e inoltre consentono di visualizzare quante volte la pagina è stata visitatata o il numero dei downloads da parte di altri utenti,

2.4 Video

Tra le varie piattaforme di condivisione video, You- Tube, lanciato nel 2005, è di gran lunga il più popo- lare. Anche se la piattaforma offre una vasta gamma 20 Costas, R., Meijer, I., Zahedi, Z., & Wouters, P. (2013). The value

of research data: Metrics for datasets from a cultural and technical point of view. A Knowledge Exchange Report. Copenhagen, Den-

mark: Knowledge Exchange. Retrieved from http://www.know- ledge-exchange.info/datametrics

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di contenuti, basta digitare la categoria Science & Te- chnology per trovare filmati con migliaia di visualiz- zazioni. Inoltre, non è inusuale vedere citati i video di YouTube nella bibliografia di una ricerca pubblicata. Un esempio indiscusso sono i video tratti da confe- renze TED21 (TED Talks-video), eventi che si sono ri-

velati come una delle iniziative di maggior successo di comunicazione scientifica contemporanea.

2.5 Blog

I blogs con connotazione accademica emersi du- rante gli ultimi quindi anni hanno portato a coniare veri e propri neologismi (ad esempio “blogademia”, “blawgosphere”, “bloggership”) e sono stati consi- derati il primo strumento in grado di cambiare la struttura esclusiva di comunicazione scientifica.22 La

maggior parte dei blog degli studiosi hanno utilizza- to un provider di servizi blog standard (ad esempio, Live Journal, WordPress), mentre l’aggregazione dei blog accademici su piattaforme specifiche o directory è stata meno sistematica. Spesso i blog individuali sono anche soggetti a cancellazioni e può passare molto tempo tra un post e l’altro, rendendo instabi- le la loro natura di strumenti di comunicazione. Per 21 TED (Technology Entertainment Design) è un marchio di con-

ferenze statunitensi, gestite dall’organizzazione privata no-pro- fit The Sapling Foundation. TED, nato come evento singolo, si è presto trasformato in una conferenza annuale, estendendo il suo raggio di competenza dalla tecnologia e dal design, al mon- do scientifico, culturale ed accademico. https://www.ted.com/ 22 Mortensen, T, Walker, J. (2002 ). Blogging thoughts: personal pu-

blication as an online research tool, in A. Mortensen (Ed.) Resear- ching ICTs in context. (pp.249- 279), InterMedia Report, Oslo.

contro piattaforme web come Research Blogging23

permettono di aggregare i post dei blog che com- mentano la ricerca scientifica e permette ai blogger di citare le loro fonti in maniera appropriata. Questo permette anche al pubblico, ai cittadini, ai pazienti, di rimanere aggiornati sugli ultimi sviluppi della ri- cerca in modo corretto e guidato, senza perdersi nel vasto mondo della rete. Tra le altre cose, i blog de- gli studiosi tendenzialmente riportano nei loro post dei collegamenti alla letteratura più recente. Questo fa si che spesso siano proprio i ricercatori i primi a consultare i blog di altri colleghi in cerca di notizie e articoli appena pubblicati favorendo il movimento dell’Open Access e la diffusione della conoscenza. Non a caso molti editori di letteratura scientifica (es: Nature, Plos, Wired) hanno introdotto questo poten- te strumento nei loro siti.

2.6 Microblogging

Il cosiddetto microblogging si è sviluppato da una particolare pratica di blogging, in cui i blogger avreb- bero potuto inviare piccoli messaggi, “micropost”, o singoli file sul blog; successivamente, si sono svi- luppate delle piattaforme separate per facilitare la distinzione tra i blog tradizionali ed i nuovi servizi derivanti da essi. Indubbiamente tra i servizi di mi- croblogging più utilizzati vi sono Twitter (lanciato nel 2006), Tumblr (lanciato nel 2007), Plurk (lancia- to nel 2008)24. Attualmente su queste piattaforme la

lunghezza dei messaggi è limitata a poche decine di 23 Vedi http://www.researchblogging.org/. 

24 Vedi: www.twitter.com; www.tumblr.com; http://www.plurk. com/top/

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caratteri ed inoltre offrono diversi meccanismi per il social networking e la condivisione di file multime- diali.

Twitter è di gran lunga il più popolare. Il limite di lunghezza dei “tweet” (che letteralmente significa “cinguettìo”) è di 140 caratteri. Gli utenti possono se- guire altri utenti, creare liste e gruppi di follower e ricercare i tweet per parole chiave o hashtag in modo semplice ed intuitivo. In un modo simile al blog- ging, la maggior parte degli utenti di Twitter si iscri- ve fornendo il proprio nome completo e si identifica professionalmente nella breve descrizione messa a disposizione della piattaforma. Questo permette di poter gestire più profili e di scindere la parte ‘profes- sionale’ da quella privata. In genere, i tweet degli stu- diosi tendono a contenere i collegamenti ad articoli recenti o appena pubblicati sulle riviste scientifiche, oppure presentazioni, video, articoli da blog. I blog sono anche frequentemente impiegati per articoli ad accesso aperto15.

Un campo dove Twitter ha trovato una valida appli- cazione sono i convegni, le conferenze ove assieme alle password per connettersi a sistema wi-fi, vengo- no forniti gli hastgat per twittare dai proprio account in tempo reale cosa accade e cosa si dice durante tali eventi anche a chi non è presente fisicamente. Inoltre, relatori e partecipanti che twittano durante la conferenza, possono incrementare i propri contatti ed entrare in contatto con nuovi colleghi o fornire il proprio account di twitter come biglietto da visita.

Nel documento Fare Open Access e farlo correttamente (pagine 133-137)