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La prospettiva di quasi mercato riguarda la scuola almeno da quando, con la

necessità di reperire i fondi necessari per garantire i servizi49, ha dovuto

“competere” con altre scuole. “Negli ultimi anni ha preso consistenza nelle

politiche scolastiche un approccio riformatore basato sul controllo dei risultati, con la finalità di introdurre un sistema di quasi-mercato. L’analisi della abbondante letteratura che è stata prodotta sull’impatto di queste politiche ne mostra punti di forza e aspetti critici. Da una parte emergono alcuni effetti di queste politiche sui risultati degli studenti, soprattutto nelle discipline scientifiche e matematiche, dall’altra vengono segnalati comportamenti opportunistici delle scuole e dei docenti, la compromissione di un atteggiamento cooperativo all’interno della scuola e la concentrazione dell’insegnamento sulle sole discipline oggetto del test. Questi elementi suggeriscono di mantenere un approccio molto accorto nell’utilizzare l’Output Driven Approach (ODA), facendo molta attenzione ai rischi evidenziati e valorizzandone gli elementi positivi (maggiore consapevolezza esterna e interna del rendimento delle scuole, possibilità di

49“I sostenitori dell’Outcome Driven Approach mettono in luce che la maggiore attenzione

al prodotto produce un miglioramento dei sistemi educativi, dal momento che insegnanti e capi d’istituto hanno a disposizione solidi punti di riferimento per confrontare i loro risultati e valutare i loro punti di forza e di debolezza. Inoltre, le scuole devono competere per essere scelte dalle famiglie degli studenti e dunque devono sforzarsi di migliorare; anche l’introduzione di sistemi premiali per le scuole o per i docenti rafforza la competizione. Dal canto loro le famiglie sono più informate riguardo alle prestazioni delle singole scuole e possono scegliere le scuole migliori; e questo completa il circuito virtuoso tra valutazione e miglioramento.

Questo approccio dovrebbe anche consentire una migliore gestione del sistema educativo a livello centrale, dal momento che le autorità educative e i decisori politici sono più informati riguardo ai risultati realmente ottenuti a livello nazionale e locale e possono assumere le decisioni conseguenti, sia a livello di sistema che a livello di scuola, premiando le scuole migliori oppure sostenendo, oppure chiudendo, le scuole in difficoltà “

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incentivarne l’impegno e di sostenere le scuole in difficoltà)”50

. (G. Allulli, 2011)

Nell‟ottica di quasi mercato un DS che opera in una scuola autonoma deve poter: perseguire progetti condivisi con gli immediati fruitori del servizio e

con gli stakeholder in generale51; permettere a discenti e famiglie di

compiere una scelta consapevole, alla luce di una offerta formativa valida; deve essere in grado di tracciare una identità peculiare del proprio PTOF in modo da evitare che chi sceglie possa erroneamente pensare di poter

effettuare una scelta equivalente preferendo un altro istituto52.“Il principio

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Scuola Democratica, learning for democracy ,N. 3 nuova serie, Giorgio Allulli, Le politiche scolastiche e l‟Output Driven Approach , Edizioni Angelo Guerini e Associati SpA, 2011 pag.47.

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Scuola Democratica, learning for democracy ,N. 3 nuova serie, Giorgio Allulli, Le politiche scolastiche e l‟Output Driven Approach , Edizioni Angelo Guerini e Associati SpA, 2011 pag.48-49. “Le politiche scolastiche centrate sul controllo dei risultati si basano su: – la definizione di obiettivi e traguardi chiari e misurabili: vengono definiti dei traguardi da

raggiungere, indicando anche con precisione i livelli e le quantità interessate, utilizzando degli indicatori;

– la definizione dei risultati di apprendimento: il percorso scolastico e formativo viene definito in termini di risultati da ottenere (learning outcomes), più che in termini di programmi, orari e discipline da studiare;

– l’allargamento dell’autonomia delle scuole: vengono concessi ai dirigenti e al personale degli istituti scolastici più ampi poteri in materia di gestione delle risorse, reclutamento del personale, organizzazione dell’insegnamento, organizzazione dell’attività scolastica; la valutazione dei risultati degli alunni attraverso l’utilizzo di prove standardizzate: al posto o

in aggiunta ai tradizionali esami, che non consentono un apprezzamento oggettivo dei risultati raggiunti, vengono introdotti dei test standardizzati, che permettono una verifica del livello raggiunto dagli studenti e un confronto tra le scuole;

– la responsabilizzazione della scuola rispetto ai risultati raggiunti: i risultati della scuola vengono comunicati all’esterno e di questi la scuola è chiamata a render conto alle autorità scolastiche e alle famiglie degli alunni;

– l’introduzione di sistemi di valutazione dei docenti: vengono introdotti sistemi di verifica dell’attività del docente, del suo impegno professionale, dei risultati raggiunti con gli alunni, sia attraverso ispezioni esterne che attraverso l’analisi dei risultati degli alunni nelle prove oggettive;

– la concessione di premi alle scuole e ai docenti sulla base dei loro risultati: al posto dei tradizionali meccanismi di carriera, basati sull’anzianità del docente, vengono introdotti meccanismi legati al merito effettivo;

– l’estensione delle possibilità di scelta da parte delle famiglie: alle famiglie vengono offerti strumenti informativi sull’effettivo livello qualitativo delle scuole, in modo che possano compiere una scelta informata, e maggiore libertà per una scelta non vincolata alla residenza territoriale.

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Scuola Democratica, learning for democracy ,N. 3 nuova serie, Giorgio Allulli, Le politiche scolastiche e l‟Output Driven Approach , Edizioni Angelo Guerini e Associati SpA, 2011 pag.57.

La valutazione delle scuole è orientata a promuovere un sistema di mercato, in quanto i genitori ricevono un gran numero di informazioni sui risultati scolastici (rapporti ofsted, risultati dei test scuola per scuola ecc.) per favorire la loro scelta di una scuola per i figli. Tuttavia, da un’indagine commissionata dal Ministero dell’Istruzione (Ivins, 2008) sui

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sottostante alle politiche input e process-based è che per migliorare la scuola è necessario modificarne la struttura anche introducendo nuove risorse, o reindirizzando quelle esistenti, in base alle necessità che emergono dall’analisi del suo funzionamento e dalle richieste degli stakeholder (famiglie, dirigenti, docenti, opinione pubblica). Le politiche che possono essere ricondotte a queste categorie sono molteplici, tra le altre si possono ricordare: l’estensione della durata dell’istruzione obbligatoria; l’allungamento del tempo scuola; la riforma del curriculum; la differenziazione dei percorsi formativi; la riforma del reclutamento, della formazione e della carriera dei docenti; la modifica dell’organizzazione e della gestione dell’unità scolastica ecc.”( G. Allulli,2011)

La contrapposta visione di una governance volta al “quasi mercato” rispetto a quella tendente alla governance di “rete” non ci autorizza a considerare questi modelli autoescludenti perché per certi versi riescono a convivere proprio perché necessarie risposte ad un‟autonomia ancora parziale.

La collaborazione a progetti comuni da parte di reti di più scuole non necessariamente riduce il potenziale di competitività ma forse riesce a meglio indirizzarlo. L‟obiettivo di rispondere agli interessi della collettività, proprio perché variegati, non esclude che ciascuna scuola a proprio modo nella sua mission abbia il medesimo scopo pur rivolgendosi ad un pubblico diverso. La tendenza a creare “reti” potrebbe far ritenere che si voglia uscire da una logica di quasi mercato, ma in realtà è un modo per implementare i peculiari potenziali delle singole offerte con la piena consapevolezza di poter interagire per migliorare.

Le reti per quello che riguarda il mondo della scuola si usano in differenti ambiti. Le associazioni tra scuole e le forme di partecipazione che queste

fattori che influenzano la scelta della scuola, è emerso che la lettura di un «Rapporto positivo dell’ofsted» è citata solamente dall’8% delle famiglie. L‟autore pone il problema di una scelta effettuata dai genitori con altri criteri e non seguendo i canali di informazione istituzionali. Si rimanda per ulteriori considerazioni anche a: Allulli, G. (2007), «La valutazione della scuola: un problema di governance», Economia dei servizi, Mercati, Istituzioni, Management, Anno ii (3), pp. 453-470

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mettono in essere sono reti53. Il concetto di rete54 nel caso italiano risulta allargato, oltre che a reti di scuole si configurano casi di reti scuola- istituzioni locali. La capacità del DS di creare rapporti con terzi al fine di fornire servizi, sembra un tentativo volto ad aggirare la scarsa autonomia che ha nella gestione di risorse.

Generalmente le reti vengono costituite al fine di realizzare uno specifico progetto.