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1. Introduzione

3.2 Denti come personaggi

3.3.2 Il senex-puer che perde i denti

Nel Mercator, quando il vecchio Demifone innamorato scambia con l’amico Lisimaco alcune illuminanti battute sulla propria età, troppo avanzata per comportarsi da amator, ritroviamo un’allusione ai sette anni come momento topico (vv. 290-96):

DE. Quid tibi ego aetatis videor? LY. Accherunticus,

senex vetus, decrepitus. DE. Pervorse vides.

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qui puerum te esse dicas? DE. Vera praedico. LY. Modo hercle in mentem venit quid tu diceres:

senex quom extemplo est, iam nec sentit nec sapit,

aiunt solere eum rusum repuerascere.

DEMIFONE: Di che età ti sembro? LISIMACO: Pronto per l’Acheronte,

un anziano vecchio, decrepito. DE.: Ci vedi proprio male. Sono un bambino, Lisimaco, di sette anni. LI.: Sei sano di mente a dire che sei un bambino? DE.: Dichiaro la verità.

LI.: Ora, per Ercole, mi viene in mente cosa volevi dire:

appena uno è vecchio, e non è più capace né di comprendere né di avere buon senso, dicono che lui è rimbambito, è tornato di nuovo bambino272.

Lo scherzo si basa proprio sullo scambio tra il vecchio e il bambino all’inizio della pueritia: a sette anni si può iniziare a puerascere, come Demifone sta iniziando repuerascere, cioè sta letteralmente iniziando la fase del rimbambimento. Non si parla di dentizione, in questo vivace scambio di battute,

272 Cf.RACCANELLI 1998, pp. 85-87, per il capovolgimento degli usuali schemi narrativi della palliata: nel Mercator, come nella Casina, i senes assumono funzioni chiaramente da adulescentes, a partire dall’innamoramento fino al perpetrare un inganno nei confronti dei figli. Per una bibliografia sull’argomento, cf. p. 86, n. 36. Cf. anche BIANCO 2003, in particolare p. 17 s., a proposito del vetus puer (Merc. 976) che si rifa al topos greco del δίς παῖδες οἱ γέροντες, già presente nelle Nuvole di Aristofane (v. 1417), in cui un ragazzo lo riferisce al proprio padre (cf. anche TOSI 1991, p. 308 e TOSI 1995, p. 368). Tosi segnala in entrambi i suoi studi anche Trin. 43, in cui il senex Megaronide, all’arrivo del coetaneo Callicle, esclama: Hic ille est senecta aetate qui factust puer (ecco quello che nella vecchiaia è diventato bambino). Un famoso distico di Catone (4, 18), citato ancora in entrambe le raccolte di Tosi, insisteva sul modo bambinesco di sentire dei vecchi. Per i riferimenti ad altri testi latini e per la diffusione del topos in Shakespeare e nelle culture moderne, si rimanda ancora ai due studi di Tosi sopra citati ed alla bibliografia in essi indicata. Per una bibliografia più recente sulla senectus nella Roma antica, cf. almeno PARKIN

2003 e COKAYNE 2003: quest’ultimo dedica alcune pagine (pp. 76-80) anche al declino dell’intelletto in età senile, partendo proprio dalla citazione dei passi plautini sull’argomento.

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ma la tipologia del senex-puer viene stabilita chiaramente, tanto più che Demifone poco dopo dichiara apertamente (v. 303 s.):

DE. Hodie eire occepi in ludum litterarium,

Lysimache. Ternas scio iam. LY. Quid ternas? DE. Amo.

DE.: Oggi ho cominciato ad andare a scuola,

Lisimaco. So già tre lettere. LI.:Quali tre? DE.: A-m-o!

Quando poi, in un’altra scoppiettante scena del Mercator, ritorna proprio il collegamento tra caduta dei denti da latte e inizio della pueritia, questo collegamento è inserito in un dialogo di tutt’altro tono rispetto al precedente, perché basato su uno scambio di persona. Il senex Lisimaco ha acquistato la bella meretrix Pasicompsa su richiesta dell’amico e coetaneo Demifone, che si è invaghito di lei tanto da volerla strappare all’amore del proprio figlio. La scena si basa tutta su un equivoco: Lisimaco vuol rassicurare la ragazza del fatto che tornerà dal proprio padrone, ma, mentre lui intende il padre, lei interpreta il discorso come riferito al figlio (Merc. 528-42):

LY. Nunc, mulier, ne tu frustra sis, mea non es, ne arbitrere.

PA. Deic igitur quaeso, quoia sum? LY. Tuo ero redempta's rusum;

ego te redemi, ille mecum orauit. PA. Animus rediit,

sei mecum servatur fides. LY. Bono animo es, liberabit

ille te homo: ita edepol deperit, atque hodie primum vidit.

PA. Ecastor iam bienniumst quom mecum rem coepit. nunc, quando amicum te scio esse illius, indicabo.

LY. Quid ais tu? Iam bienniumst quom tecum rem habet? PA. Certo;

et inter nos coniuravimus, ego cum illo et ille mecum:

ego cum viro et ill' cum muliere, nisi cum illo aut ille mecum, neuter stupri caussa caput limaret. LY. Di inmortales!

Etiam cum uxore non cubet? PA. Amabo, an maritust?

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PA. Nullum adulescentem plus amo. LY. Puer est ille quidem, stulta.

Nam illi quidem hau sane diust quom dentes exciderunt.

PA. Quid, dentes? LY. Nihil est. Sequere sis.

LISIMACO: Ora, ragazza, perché tu non t’inganni, non sei mia, non crederlo. PASICOMPSA: E allora, scusa, a chi appartengo? LI.: Sei stata ricomprata per il tuo

padrone; io ti ho ricomprata, ma è lui che me l’ha chiesto. PA.: Mi torna il respiro, se lui mi resta fedele! LI.: Fatti animo, ti affrancherà

quell’uomo, da quanto è perso per te, per Polluce! E ti ha vista oggi per la prima volta! PA.: Ma no, per Castore, sono già due anni che è cominciata la storia con me! Ora che so che sei suo amico, te lo posso far sapere.

LI.: Che dici? Sono già due anni che ha una storia con te? PA.: Sicuro, e ci siamo giurati tra di noi, io a lui e lui a me,

che io con un uomo e lui con una donna, se non io con lui e lui con me, nessuno dei due per far l’amore si sarebbe strofinato. LI.: O dei immortali! Ma allora non andrà a letto neppure con la moglie? PA.: Come, è sposato? No, non lo è e non lo sarà! LI.: Non vorrei dirtelo, ma quell’uomo, per Ercole, ha

spergiurato! PA.: Non amo più di lui nessun ragazzo! LI.:Lui è addirittura un bambino,

sciocchina!

Infatti non è da molto che gli sono caduti i denti.

PA.: Che, i denti? LI.: Lasciamo perdere. Seguimi, per favore.

La scena è tutta giocata sulla confusione tra le classi di età: lei parla dell’adulescens di cui è innamorata; lui sostiene scherzosamente che non si tratta di un adulescens, bensì addirittura di un puer, visto che ha perso da poco i denti (sottintendendo che in realtà quelli che ha perso sono i denti definitivi, perché si tratta di un senex); lei ribatte stupita: “Quid, dentes?” perché non si orienta nella situazione, ma lui, risponde con uno sbrigativo “Nihil est”, che chiude il discorso. Nell’allusione reiterata alla caduta dei denti, il gioco sul dato biologico sottintende chiaramente un giudizio morale sul vecchio che è fuori posto come innamorato,

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perché la sua età comporta altri atteggiamenti ed altre responsabilità. In effetti, questa riprovazione generale per il senex amator, che viene sbeffeggiato per le sue velleità giovanili, è una delle costanti del Mercator e dell’intero corpus plautino273.

Il gioco degli equivoci sul senex-puer del Mercator è reso possibile da un piccolo dettaglio: Plauto non fa parlare i suoi personaggi di denti definitivi che crescono, ma si sofferma sul fenomeno dei denti da latte che cadono, permettendo l’equivoco con la perdita dei denti caratteristica della vecchiaia. In effetti, la caduta dei denti da latte avviene graduamente e nel corso di svariati anni, proprio come l’eventuale perdita ‘naturale’ (cioè non dovuta a traumi) della dentatura definitiva in età avanzata.