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SERVIRSI DELLE ICT PER CREARE UNA CULTURA DELLA TRASPARENZA

PARTE TERZA

3. OPEN GOVERNMENT E OPEN DATA PER COMBATTERE LA CORRUZIONE: VANTAGGI E DIFFICOLTÀ

3.1. SERVIRSI DELLE ICT PER CREARE UNA CULTURA DELLA TRASPARENZA

La trasparenza e il diritto di accesso alle informazioni amministrative pubbliche sono considerate a livello internazionale come elementi essenziali per fondamentali obiettivi sociali, quali la partecipazione democratica, la fiducia nelle istituzioni da parte della collettività, la prevenzione della corruzione, la possibilità di prendere decisioni consapevoli da parte dei cittadini, l’affidabilità delle informazioni e la loro diffusione tra la popolazione, le imprese e la stampa (Culler & Piotrowski, 2009; Mulgan, 2007; Quinn, 2003; Reylea, 2009; Shuler, Jaeger & Bertot, 2010). La trasparenza amministrativa si manifesta generalmente attraverso quattro canali principali (Piotrowski, 2007):

- Diffusione di informazioni da parte dell’amministrazione - Rilascio di materiali e documenti richiesti

- Riunioni pubbliche

- Rivelazioni da parte dei whisterblower

L’avvento di Internet ha notevolmente contribuito a ridurre i costi per la raccolta, la distribuzione e l’accesso alle informazioni amministrative (Roberts, 2006) e in conseguenza di ciò negli ultimi anni vi è stata la tendenza a servirsi dell’e-government per garantire un più ampio accesso alle informazioni e per promuovere trasparenza, affidabilità e obiettivi di contrasto alla corruzione (Anderson, 2009; Culler & Piotrowski, 2009; Fuchs, 2006; Shim & Eom, 2008).

Le iniziative che fanno affidamento sulle ICT per promuovere la trasparenza e combattere la corruzione non garantiscono tuttavia il medesimo successo in tutti gli Stati che le applicano: storicamente le ICT sono state efficaci nell’identificare e contrastare la corruzione, ma hanno creato anche nuovi mezzi e opportunità per commettere l’illecito (Heeks, 1998) e hanno incontrato limiti laddove il loro impiego in termini di e- government non è stato accettato dai funzionari pubblici (Jaeger & Matteson, 2009). Inoltre il successo dell’applicazione delle ICT all’amministrazione dipende anche dall’accoglienza di esse da parte dei cittadini: sebbene l’amministrazione abbia tutto l’interesse a prestare i servizi via Internet per raggiungere l’efficienza economica, in molti casi la collettività, quando necessita di informazioni o di aiuto, continua a mostrare la preferenza per l’interazione faccia a faccia o per telefono con i funzionari; sono gli individui con un livello di istruzione più alto a prediligere solitamente l’interazione online con l’amministrazione (Ebbers, Pieterson & Noordman, 2008; Streib & Navarro, 2006). I social network giocano un ruolo significativo nell’accettazione della prestazione online di servizi da parte dei cittadini, la quale risulta positivamente correlata alla buona opinione delle ICT e dell’e-government riportata dalla famiglia, dagli amici e dai membri della medesima comunità locale (Axford & Huggins, 2003; Berra, 2003; Jaeger & Bertot, 2010). Le ICT sono spesso limitate da problemi di usabilità, reperibilità, lingua, terminologia tecnica, inadeguatezza delle infrastrutture tecnologiche, fiducia nelle istituzioni che gestiscono gli accessi e disponibilità di computer e connettività per molte fasce della popolazione (Bertot, 2003, 2009; Bertot & Jaeger, 2008; Jaeger & Bertot, 2010; Jaeger & Thompson, 2003, 2004; Singh & Sahu, 2008). Le amministrazioni più grandi e più ricche sono generalmente meglio equipaggiate per portare avanti iniziative, spesso perché possono permettersi di destinare maggiori risorse finanziarie, tecniche e personali a progetti tecnologici (Moon,

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2002), mentre in molte comunità minori, gli incentivi per l’e-government e per la prestazione di servizi digitali incontrano diverse forme di resistenza (Ebbers & Van Dijk, 2007).

Tuttavia, nonostante le resistenze e le difficoltà, la combinazione di e-government, social media, tecnologie web, tecnologie mobili, politiche di trasparenza e desiderio dei cittadini di interagire con un’amministrazione aperta e trasparente sta dando il via a nuove opportunità di creare servizi mediati dalle ICT aperti, trasparenti, efficaci, efficienti e focalizzate sull’utente. Inoltre le amministrazioni, le agenzie per lo sviluppo, le organizzazioni e i gruppi cittadini stanno congiungendo investimenti e supporto alla creazione di un’amministrazione più aperta e trasparente: un raro caso di allineamento tra politica, tecnologia e domanda dei cittadini. Un ampio range di Stati datati di vari livelli di infrastrutture tecnologiche hanno creato numerosi sistemi di approvvigionamento, controllo e anti-corruzione che assistono le amministrazioni nazionali nel loro impegno a svolgere attività in maniera trasparente: tali sistemi consentono di aprire l’amministrazione al controllo della collettività, riducendo in tal modo la corruzione (Bertot et al., 2010).

Le difficoltà non provengono tanto dal livello di sviluppo tecnologico, quanto dalla capacità di accesso alle tecnologie e all’educazione digitale dei cittadini. Negli Stati Uniti, ad esempio, nel 2009 circa il 40% degli adulti non aveva ancora l’accesso a Internet (U.S. Census Bureau, 2009). Tale quota variava sensibilmente da Stato a Stato: la diffusione dell’accesso a Internet si aggirava intorno al 94,2% degli adulti in Corea del Sud, 83,2% in Islanda, 74,1% in Danimarca, mentre in Italia si attestava al 30,8%, in Grecia al 22,5%, in Messico al 9,8% e in Turchia all’1,7% (OECD, 2008). Una crescita sostanziale si è registrata invece nell’adozione delle tecnologie mobili, anche negli Stati con un una linea poco sviluppata e una scarsa diffusione di Internet (Central Intelligence Agency, 2008), supportando l’emergente e-government mobile (m-government), che costituisce un’ottima premessa per lo sviluppo di iniziative riguardanti la trasparenza. Insieme all’accesso alle tecnologie, gli utenti hanno anche bisogno di essere in grado di conoscere e di usare i dispositivi attraverso cui tali strumenti favorenti la trasparenza si rendono disponibili. Il divario digitale è ampiamente documentato (Bertot, 2003; Barzilai-Nahon, 2006; National Telecommunications and Information Administration, 1995, 2004) e comunemente definito come la differenza tra chi ha accesso alle tecnologie e chi non lo ha.

Questo divario pone in risalto diverse problematiche, quali:

- alfabetismo digitale, ossia la capacità della popolazione di capire e usare le tecnologie;

- usabilità, ossia una fisionomia delle tecnologie tale da renderle intuitive e da permettere agli utenti di fruire dei contenuti veicolati da esse;

- accessibilità, ossia la capacità per le persone disabili di accedere ai contenuti grazie a tecnologie di supporto (invece, ad esempio, alcune dispositivi mobili come l’iPhone sono completamente inaccessibili a persone con gravi disabilità visive a causa della presenza del touch screen che manca di una tastiera tattile);

- funzionalità, ossia una fisionomia delle tecnologie con caratteristiche tali da incontrare i desideri degli utenti (ad esempio dispositivi per il tracciamento dei servizi e-government, funzione di ricerca, misure di affidabilità…).

Di conseguenza occorre usare tecnologie che siano ampiamente diffuse per fornire una possibilità di accesso maggiore possibile, ma c’è bisogno anche di aggiornare gli utenti e verificare i livelli di usabilità, accessibilità e funzionalità per far sì che la capacità di partecipare ai servizi e alle risorse e-government sia diffusa più possibile.

L’uso dei social media come elemento fondamentale per promuovere la trasparenza può inoltre creare nuove opportunità e nuove sfide: ad esempio, l’uso dei social media combinato ai dati amministrativi aperti (open government data) è stato portato avanti come una nuova strategia per incoraggiare e promuovere la

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trasparenza (Brito, 2008; Robinson, Yu, Zeller & Felten, 2008). Questo approccio è stato ad esempio promosso dall’amministrazione Obama, la quale ha portato avanti l’ambizioso piano di rendere disponibile un’enorme mole di dati amministrativi attraverso il sito www.data.gov (White House, 2010).

Questo tipo di iniziative riguardanti la trasparenza è rivolto ai cittadini più abili a livello tecnologico, quali ricercatori, tecnologi e “smanettoni” dotati di senso civico. Mentre ognuno può beneficiare dei data, dei sottoprodotti e delle analisi prodotti dai cittadini con maggiore inclinazione tecnologica, per democratizzare veramente i dati occorrerebbe uno sforzo più grande e più consapevole per rendere tali iniziative più inclusive e partecipative per tutti i cittadini.

Un’altra opportunità fornita dai social media per favorire l’apertura dei dati e la lotta alla corruzione è data dalla crescente possibilità per i cittadini di fare giornalismo “dal basso”: attraverso i social media, infatti, i cittadini possono fornire notizie preziose, raccolte da vicino, in presenza di carenze o errori da parte dell’informazione tradizionale, laddove i media ufficiali risultino fortemente influenzati o controllati dallo coloro che detengono il potere politico oppure laddove i media ufficiali presentino una versione dei fatti inadeguata e lacunosa.

Due casi dimostrano, ad esempio, l’enorme potenziale dei social media nel permettere ai cittadini di fare giornalismo e promuovere in tal modo la trasparenza. Nella campagna elettorale australiana del 2007, i media ufficiali australiani, in gran parte posseduti da Rupert Murdoch, supportarono apertamente il Partito Conservatore e il suo candidato Primo Ministro, arrivando a fare informazione di parte e a distorcere i risultati dei loro sondaggi, specialmente quelli condotti dai più importanti giornali posseduti da Murdoch (Bruns, 2008); in conseguenza di ciò i blog e i social network hanno giocato un ruolo fondamentale nel fornire informazioni di opposizione e bilanciare la posizione poco indipendente dei media ufficiali. Nel periodo post-elettorale delle elezioni iraniane del 2009 è divenuto palese l’enorme potenziale delle ICT quali Twitter: benché in Iran soltanto una minoranza di persone lo abbia usato per veicolare alcune informazioni sulle proteste avvenute nelle strade di Teheran, Twitter è ugualmente diventato uno dei mezzi principali attraverso cui il mondo è venuto a conoscenza dell’esistenza di tali manifestazioni. In questo caso, l’apparente limitazione tecnica del mezzo (Twitter consente di inserire soltanto centoquaranta caratteri per post e quindi porta a focalizzarsi su piccoli dettagli) e la distribuzione decentrata dei messaggi di Twitter, combinandosi, hanno contribuito a creare il terreno ideale per i manifestanti per aggirare i tentativi di censura e rendere le informazioni relative a tali eventi disponibili in tutto il mondo (Cohen, 2009).

Al di là delle questioni tecnologiche, la ricerca su trasparenza e open government indica due fattori critici di successo (Brown & Colke, 2005; Kolstadt & Wiig, 2009; Kolstadt, Wiig & Williams, 2009; Mehlum, Moene & Torvik, 2006; Robinson, Torvik & Verdier, 2006):

- una cultura della trasparenza incorporata nel sistema amministrativo;

- una “situazione matura” per favorire la trasparenza, ossia buon grado di diffusione della tecnologia tra la popolazione, capacità informatiche, capacità di accesso alle informazioni delle agenzie governative, preparazione della collettività all’uso della tecnologia e dei social.

Questi due fattori sono le due facce della stessa medaglia: l’uno ha bisogno che la cultura dell’apertura permei le strutture e le procedure amministrative, mentre entrambi, simultaneamente, necessitano delle capacità tecniche e sociali per portare avanti seriamente le iniziative e-government per la trasparenza. Se tali fattori non operano di pari passo, è molto improbabile che si crei fiducia tra amministratori e amministrati e che si sviluppi un ambiente aperto e trasparente.

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