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CAPITOLO 5 – Esemplificazione su area di studio Pratiche di copianificazione intercomunale nella bassa valle del Foglia nella Provincia d

5.3 Analisi: ambiti produttivi specialistici, la mobilità, spazi e attrezzature di interesse collettivo, grado di utilizzo e servizi ambiental

5.3.5 I servizi ambiental

Dal punto di vista delle dotazioni e dei servizi ambientali le aree oggetto dell’analisi si presentano alquanto omogenee, e ciò in ragione delle tipologie di imprese insediate. le principali differenze sono legate all’epoca della loro costituzione: le nuove aree e quelle di prevista realizzazione sono di norma dotate di un livello di infrastrutturazione e di servizi più elevato, rispetto agli insediamenti più vecchi.

Per questo motivo l’analisi ambientale è qui trattata in modo comune; negli approfondimenti di ciascuna area saranno annotate le peculiarità rilevate rispetto allo stato generale.

In linea generale tutte le aree esistenti appaiono caratterizzate da :

- Una gestione ambientale eseguita principalmente a livello di singola impresa con assenza di infrastrutture comuni o collettive;

- La presenza di alcune non conformità ambientali “strutturali“, principalmente la diffusa presenza di coperture in amianto e nell’uso degli spazi scoperti quali aree di accantonamento di materie prime, semilavorati o materiali di risulta ; - Nell’assenza di integrazione paesaggistica ed ecologica con il territorio

circostante;

- Nella carente gestione delle acque meteoriche. Gestione acque reflue

Ad oggi non è ancora del tutto completato il collegamento dei sistemi di collettamento ai depuratori. Alcune aree industriali infatti non sono collegate agli impianti di depurazione delle acque reflue civili (S. Martino, Tombaccia, Urbinate). Il sistema di collettamento delle acque reflue è prevalentemente misto, ad eccezione dell’area di Villa fastigi (100% duale) e di Chiusa di Ginestreto (90% duale ma in via di completamento). Nelle nuove aree industriali in via di realizzazione (es. ampliamento di Talacchio) è prevista la separazione delle reti. Tuttavia anche negli ambiti ove la rete di collettamento è duale gli scarichi delle acque di processo delle imprese (cioè non “sanitarie”) sono convogliate al sistema “bianco”, previo trattamento presso lo stabilimento. Questo sistema autorizzativo è una peculiarità dell’Ambito pesarese, in quanto di norma le acque di processo depurate sono autorizzate allo scarico nel sistema “nero”.

Ciò dà origine, oltre ad una oggettiva “non rilevabilità” di eventuali inadempienze da parte delle imprese (compiute ad esempio con osservazioni presso il depuratore), anche ad una difficoltà oggettiva nello stimare i reali volumi di

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acqua utilizzati dalle imprese, rilevabili ad esempio con l’osservazione delle portate di deflusso (unico metodo sicuro in caso di presenza di prelievi da falda non autorizzati).

Una migliore definizione sulla pressione delle aree industriali sulla matrice acqua potrà avvenire attraverso il reperimento dei dati relativi al volume di fornitura di acque potabili6, dedotta dai dati di tariffazione, per area industriale e dal n.

aziende con autorizzazioni allo scarico in pubblica fognatura di acque di processo e volume di acque consumate da queste aziende, attività che non è stato possibile concludere nell’ambito di questo progetto.

Le principali criticità rilevate ad ora riguardano:

¾ Non vi è una esatta conoscenza delle reti presenti negli insediamenti industriali né del loro stato di funzionamento e manutenzione. I dati sono affidabili solo per quanto riguarda le nuove urbanizzazioni.

¾ Non vi è una esatta conoscenza dei dati di scarico delle imprese.

¾ Lo scarico delle acque di processo , se pur trattate, nella rete bianca, non consente una esatta conoscenza della pressione esercitata dalle attività industriali.

Le imprese sono autorizzate allo scarico secondo i parametri della cd. Tabella “A”; il mancato rispetto dei limiti tabellari (dovuti ad esempio a malfunzionamenti dei sistemi di trattamento) si ripercuote direttamente sul Foglia nel caso di presenza di reti fognarie duali o, nel caso di reti miste, sui sistemi di trattamento biologico connessi.

Una possibile soluzione migliorativa potrebbe essere individuata nel collegamento degli scarichi di acque di processo nella fognatura nera. Ciò garantirebbe un maggiore grado di sicurezza rispetto allo scarico diretto in corpo idrico superficie via fognatura bianca, ma evidenzia dei problemi a livello di impianto di depurazione biologico. Infatti il collegamento alla fogna nera prevederebbe l’autorizzazione allo scarico delle acque di processo trattate secondo la cd. “tabella C” della 152/99 e gli impianti di depurazione andrebbero adeguati a questi limiti. Il quadro è complicato da un altro fattore: viste le tipologie produttive presenti, ad una prima analisi sono poche le imprese presenti per area industriale che si avvantaggerebbero della presenza

6 I dati di consumo riportati nelle schede delle singole aree industriali sono derivati da una stima relativa al

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di un depuratore “collettivo” di area industriale dedicato al trattamento delle acque di processo. L’incidenza di quest’ultimo fattore, ora verificato esclusivamente attraverso indicatori di massima, sarà comunque meglio approfondito con i dati forniti da ASPES.

¾ Resta da chiarire , nelle aree industriali ove esiste il sistema di fognatura mista, dove siano scaricate le acque di processo se attraverso scarichi diretti delle imprese o attraverso la rete mista (con successivo collettamento ai depuratori). ¾ Per quanto riguarda i reflui civili delle imprese, resta il nodo del sistema di

collettamento ai depuratori, in quanto il sistema di collettamento è parzialmente completo. Tale stato è in via di parziale soluzione per la prossima completamento del sistema di collettamento dell’asse Urbinate finanziato con fondi CIPE. Persisterà comunque un problema legato alla realizzazione di un tratto di collettamento che dovrà essere realizzato da un privato quale onere di urbanizzazione. Tutte le aree industriali risultano comunque collegate o lo saranno nel medio breve periodo ad un sistema di depurazione biologico. Impianti di depurazione

Gli impianti di depurazione presenti nei comuni di progetto sono quelli descritti nella tabella seguente (fonte: Regione Marche – servizio Tutela Ambiente, agg. 2004). La percentuale di utilizzo è derivata dal rapporto tra gli AEQ trattati e quelli di progetto.

COMUNE AEQ progetto AE trattati Portata

progetto mc Denominazione Recettore % utilizzo

COLBORDOLO 1500 1000 73000 TALACCHIO Fiume Foglia 66,67

COLBORDOLO 1500 1700 91500 BOTTEGA Fiume Foglia 113,33

COLBORDOLO 2500 1400 255000 MOLINO RUGGERI Torrente Apsa 56,00

COLBORDOLO 500 400 36500 CAPOLUOGO Fosso Pallone 80,00

MONTELABBAT E

4000 1800 255500 CAPOLUOGO Fiume Foglia 45,00

MONTELABBAT

E 500 500 91250 APSELLA Fiume Foglia 100,00

MONTELABBAT

E 100 100 18250 RISARA Fiume Foglia 100,00

PESARO 80000 70000 6000000 BORGHERIA Fiume Foglia 87,50

PESARO 800 800 nd TREBBIANTICO Torrente Genica 100,00

PESARO 5000 4000 nd BORGO S. MARIA Fiume Foglia 80,00

PESARO 1000 1000 Nd VILLA CECCOLINI Fiume Foglia 100,00

PESARO 1000 1000 Nd CANDELARA Arzilla 100,00

PESARO 1000 1000 Nd NOVILARA Fosso dei Fanata 100,00

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In una visione ampia gli impianti coprono il fabbisogno del bacino ma:

• I depuratori Montecchio e Bottega appaiono sovrautilizzati

• 6 depuratori sono utilizzati al 100% degli AEQ di progetto

• I depuratori sottoutilizzati non possono vicariare quelli in sovrautilizzo per ragioni di posizione geografica e di appartenenza alla rete

Interventi previsti sugli impianti di depurazione (fonte ASPES)

• Adeguamento funzionale del depuratore Montecchio di s. angelo

• Adeguamento capacità del depuratore di Montelabbate capoluogo

• Raddoppio del depuratore di Villa Ceccolini

• Potenziamento impianto di Talacchio (a seguito ampliamento AI)

Riguardo all’incidenza delle acque provenienti dalle aree industriali sul sistema dei depuratori ad essi connessi, non essendo stato possibile reperire dati diretti sui consumi idrici e, di conseguenza, sui volumi e tipologie di scarico, è stata fatta un analisi relativa alle sole acque reflue “sanitarie”, ipotizzando l’avvio al sistema di depurazione (quando connesso) di un carico valutato in Abitanti Equivalenti stimato sulla base del numero di addetti operanti in ciascuna area, secondo un rapporto di 0,5 AEQ per addetto. Per i volumi conferiti sono stati stimati circa 12 metri cubi annui di acque sanitarie per addetto. La colonna AEQ% individua quale percentuale della capacità depurativa dell’impianto è impiegata per il trattamento delle acque provenienti dall’ambito industriale.

Area n.

imprese n. addetti mc/add medio Consumo annuo mc Aeq d’area depuratore AEQ dep. % AEQ Chiusa di Gin. 100 2194 12 26328 1097 S. Maria 5000 22% Villa Fastiggi 129 973 12 11676 487 Borgheria 80000 1% Montelab bate 117 1284 12 15408 642 Montelabbate 4000 16% Montecch io 108 1959 12 23508 980 Montecchio 5000 20% San

Martino 85 2179 12 26148 1090 Non Collegato

Talacchio 118 1132 12 13584 566 Talacchio 1500 38%

Tombacci

a 24 321 12 3852 161 Non Collegato

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Non emergono quindi evidenti criticità sulla capacità degli impianti esistenti per il trattamento delle acque sanitarie provenienti dagli ambiti industriali di progetto Le principali criticità sono rappresentate da tre ambiti produttivi specializzati non connessi al sistema di depurazione:

¾ Urbinate: ad oggi esiste un piccolo impianto di limitata capacità che tratta le acque dei nuovi insediamenti; è previsto il collegamento con l’impianto Borgheria a seguito della realizzazione di un collettore (già finanziato) lungo l’asse della SS Urbinate. Tuttavia una parte del collettore avrebbe dovuto essere realizzata quale onere di urbanizzazione da parte di una impresa localizzata nei pressi. Ciò non è avvenuto ed è in atto un contenzioso di cui non si prevede una rapida soluzione.

¾ Le Aree S. Martino e Tombaccia sono servite da un impianto di trattamento “provvisorio” gestito da ASPES.

¾ Alcuni elementi critici permangono nei riguardi della presa in carico delle reti e degli impianti da parte di ASPES. Le reti completate nell’area di Villa Fastiggi non sono ancora state cedute al gestore mentre permangono alcune aziende che, in virtù di una autorizzazione provvisoria, continuano ad utilizzare le reti bianche per lo scarico delle acque nere. Anche i depuratori e le reti di S. Angelo in Lizzola e di Montelabbate sono ancora a titolarità Comunale. La mancata presa in carico limita la capacità di intervento e di investimento per il miglioramento di queste infrastrutture.

Microinquinanti – DM 367/03

Un tema d’attualità che riguarda le acque reflue industriali, è l’applicazione delle misure contenute nel DM 367/03 riguardo al miglioramento della qualità delle acque dei corpi idrici superficiali, con particolare riguardo al controllo delle emissioni di “microinquinanti”, ossia di elementi presenti in basse concentrazioni (quali metalli, organo metalli, nitro aromatici ed altri contenuti nell’ allegato 1 del DM) che possono derivare dai cicli industriali, dalle produzioni agricole, dagli scarichi in fognatura e nei corpi recettori o da altre fonti.

I soggetti coinvolti nell’individuazione ed applicazione dei principi del decreto sono: