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FUNZIONI E STRUTTURA DELL’INDUSTRIA DEL RATING

2.3 IL SIGNIFICATO DEL RATING

Dopo aver introdotto le figure delle agenzie di rating nel contesto delineato nel primo capitolo, sottolineando come il mercato possa risentire dell’imperfetta allocazione delle informazioni tra i partecipanti, è d’obbligo approfondire la natura del servizio da loro offerto.

Le agenzie di rating mettono a disposizione un particolare servizio di intermediazione a livello informativo attraverso il rating; esse infatti sono in grado di racchiudere in un giudizio, la valutazione sullo status finanziario del candidato posto a scrutinio.

Il rating dunque si costituisce come un’opinione, ottenuta sulla scorta di una serie di informazioni in favore dell’investitore, che permettono la ricostruzione dei fattori di rischio più importanti riguardanti al merito di credito dell’emittente o di uno strumento obbligazionario da quest’ultimo utilizzato per la raccolta di capitale. Rispettivamente questi giudizi vengono pertanto definiti con il nome di “issuer rating” e “issue rating”, che a seguire verranno approfonditi.

La valutazione del merito creditizio di un emittente è una questione sicuramente complessa, poiché nel ricostruire la capacità del soggetto a far fronte alle proprie obbligazioni concorrono dinamiche di natura interna ed esterna all’impresa.

Tuttavia, le valutazioni fornite attraverso i giudizi di rating offrono all’investitore, oltre alla valutazione puntuale nel momento del collocamento delle obbligazioni, anche la possibilità di percepire la prospettiva dell’emittente in merito all’adempimento del servizio del debito in un orizzonte temporale futuro in termini di rimborso del capitale e interessi maturati a fronte del finanziamento.

Le opinioni delle agenzie, una volta formulate, sono riassunte e standardizzate tramite codificazione in un giudizio alfanumerico appartenente a una scala di valutazione che permette in modo estremamente semplice, anche agli individui meno specializzati nel campo finanziario, di valutare e comparare il rischio di credito7 appartenente all’amplia platea degli emittenti e ai loro relativi strumenti.

7 Rischio che una parte non sia in grado adempiere pienamente alle proprie obbligazioni né alla scadenza, né

In questo valore, di fatto, viene sintetizzata una vasta gamma di informazioni sia di natura quantitativa che qualitativa, cui poi le agenzie attribuiscono una determinata probabilità di default, differenziando così il giudizio di rating dalla semplice analisi di “scoring”. Il credit rating spesso viene utilizzato nel processo di misurazione del rischio di credito facendo prevalentemente riferimento proprio a elementi valutativi di natura qualitativa, di cui si fornirà dettaglio nel prossimo capitolo, attraverso il ricorso ad analisi di matrice soggettiva per il loro apprezzamento. Dall’altro lato invece quando la valutazione del merito creditizio è riconducibile al semplice fenomeno di “scoring”, l’esame delle variabili è squisitamente quantitativo e le modalità di misurazione fanno capo a modelli esclusivamente matematici (De Lisa, 2002).

Il valore di questi giudizi sulla probabilità d’inadempienza tuttavia sono contraddistinti dal fatto di non fornire una misura assoluta della rischiosità, bensì la loro rilevazione è squisitamente relativa. Infatti, il processo di analisi dello status creditizio di un’impresa non si limita solo a fare i conti con le difficoltà di identificazione, che concorrono alla sua valutazione, ma sconta anche un’interpretazione non sempre univoca delle eventuali interrelazioni, che si vengono ad originare tra le stesse determinanti.

Le situazioni, oggetto di osservazione da parte delle agenzie, vengono poi sottoposte a classificazione sullo spazio dimensionale ripartito in più “classi di rischio”, di ampiezza variabile e tra loro contigue. Ogni classe di rischio ordinale e contigua rappresenta le specifiche situazioni medie aziendali dove si posizionano gli emittenti che condividono le medesime connotazioni. Si forma così una scala di valutazione graduata, dove si vanno a collocare i rating emessi. A seguito viene riportata una riproduzione delle scale di classificazione relativa alle classi di rischio con cui le agenzie di rating sono solite orientarsi nella fase di elaborazione della propria opinione.

Inoltre, la gradazione dei giudizi rappresentata in tabella 2.1, come si può notare dalla descrizione sulla destra, è ricondotta in due macroclassi per facilitare l’orientamento degli operatori di settore: le valutazioni che riguardano lo status di “speculative grade” e quelle riguardanti l’“investment grade”.

I giudizi all’interno del range dell’"investment grade", sopra il rating doppia B, sono caratterizzati da un’elevata affidabilità, per poi diminuire verso una zona di minor solvibilità finanziaria. Più si continua a scendere più il merito creditizio

dell’oggetto di valutazione tende a scemare ulteriormente. Oltrepassata il confine che separa le due aree, la qualità creditizia dell’emittente diventa insana e declassa velocemente da una situazione di vulnerabilità, appena sotto la classe B, a una di rischio conclamato in corrispondenza dei giudizi più bassi, il cui estremo si configura con la situazione di default, D.

Tabella 2.1 : Scala dei giudizi di rating di breve e lungo periodo

Fonte: Ferri, Lacitignola, 2009

Sulla base del “ranking” valutativo appena descritto, ogni emittente ambisce alla migliore valutazione possibile, ossia che il giudizio di rating a loro riguardo possa ricadere all’interno della zona dell’investment grade, poiché il tasso d’interesse da rifondere per il servizio del debito, legato alla probabilità di default, risulta decisamente più contenuto. Inoltre il giudizio che si colloca a fronte dello "speculative grade" potrebbe prevedere una regolamentazione più restrittiva, che può esplicarsi ad esempio nel divieto all’acquisto da parte di certi investitori o nella necessità di un accantonamento maggiore di quote di capitale rispetto al livello minimo previsto.

vengono emessi riguardo la solvibilità dell’emittente nell’arco di un periodo non superiore i dodici mesi. Mentre i rating di medio - lungo periodo sono orientati a fornire una prospettiva della solidità finanziaria dell’oggetto di valutazione proiettata in uno spazio superiore alle dodici mensilità. Proprio per quanto riguarda quest’analisi del rating, si utilizza il termine “outlook”, che nello specifico va a indicare la previsione ottenuta in un arco temporale medio - lungo, il cui esito può articolarsi in una soluzione positiva, negativa o stabile (Linciano, 2004).

Le agenzie tengono costantemente sotto continua osservazione i loro giudizi. I giudizi di rating possono muoversi lungo la scala delle valutazioni a seconda di un eventuale miglioramento o di un peggioramento delle condizioni dei soggetti posti a giudizio. Se la revisione del giudizio fa salire la valutazione verso una classe di rischio superiore si deve fare riferimento ad un’azione di “upgrading”. Nel caso contrario, in cui invece le condizioni dell’emittente portino ad un deterioramento del giudizio relativo alla sua solvibilità, allora questo andrà incontro ad un declassamento, definito dai tecnici di settore anche come un azione di “downgrading”.

Quando piuttosto il rating versa già in una situazione decisamente compromessa per il suo basso livello qualitativo, allora può accadere che questo venga posto dalle agenzie sotto stretta osservazione mediante il suo inserimento nella “Credit Watch List”. I rating, che entrano a far parte di questo elenco, sono solitamente seguiti anche da un giudizio positivo o negativo, a significare la possibilità del rating di risalire verso le classi meno rischiose o in caso contrario crollare verso il basso, incrementando il corrispondente rischio di fallimento.

L’opinione espressa dalle agenzie tramite il giudizio di rating, con riferimento a quanto appena affermato, si viene a disegnare dunque come un elemento essenziale per l’investitore. Questo canale permette all’investitore di evincere informazioni aggiuntive, volutamente celate della controparte per favorire il collocamento dei propri strumenti sul mercato.

Allo stesso tempo il rating diventa una determinante assolutamente sostanziale anche per gli effetti nei confronti dei prenditori, ai quali viene accordato l’accesso in modo più o meno agile al mercato dei capitali con il vantaggio ulteriore di un prezzo più contenuto rispetto agli affidamenti tradizionali, in

funzione al giudizio di merito maturato in capo agli emittenti ed alla loro reputazione.