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2.2 Il disagio maschile

2.2.2 Il silenzio

In riferimento al corpo e all’esperienza maschile, Ciccone (2009)162 individua anche

un’altra categoria: quella del silenzio.

Diversamente dal corpo delle donne, infatti, il quale attraversa i cicli mestruali, le gravidanze e rivela costantemente la sua condizione rispetto al periodo di fertilità, il corpo degli uomini è silenzioso, non parla, non manda segnali relativi al suo stato. Un corpo silenzioso si può dunque ignorare più facilmente, mentre un corpo che parla, come quello femminile, rimanda continuamente al legame intrinseco con la maternità.

Traslata nella dimensione sociale, questa differenza biologica tra il corpo femminile e quello maschile si traduce nella diseguale possibilità di accedere alle posizioni lavorative163, politiche e intellettuali, proprio in quanto la società è strutturata sulla

base dell’ordine gerarchico androcentrico, pensato a misura d’uomo e non di donna. La ciclicità che il corpo femminile impone alle donne non è compatibile con i ruoli sociali pensati per gli uomini, e non a caso, dal momento che quei ruoli hanno esattamente la funzione di restituire al genere maschile un primato sociale esclusivo, che si traduce in conferme identitarie compensative del sentimento di inferiorità percepito nell’ambito del ruolo riproduttivo.

162 Ciccone, S., (2009). Essere maschi. Tra potere e libertà. Torino: Rosenberg & Sellier 163 Ibidem

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All’interno di questo sistema sociale, strutturato sulla base dell’esigenza maschile di vedersi riconosciuti ruoli primari, il corpo viene dunque concepito come vincolo dal quale è necessario liberarsi. Nel processo di definizione del sé, infatti, gli uomini operano una puntuale rimozione della dimensione corporea, che rimane in questo modo silente e non interferisce con le attività intraprese all’esterno di essa.

Riguardo a questo processo di rimozione, Ciccone (2008) osserva che:

“La storia del maschile può essere dunque letta come storia di un conflitto ingaggiato con la corporeità e per superare i limiti percepiti del corpo maschile, la storia di una costruzione di identità sempre fuori dal corpo e contro il corpo, e per questo sempre esposta a una costitutiva precarietà e attratta da luoghi esterni di fondazione della propria identità”164.

Anche la prospettiva psicoanalitica sembra confermare la tesi secondo la quale gli uomini ricercano la propria realizzazione personale, e attraverso di essa la propria stessa dimensione identitaria, intraprendendo attività proiettate al di fuori del sé, ovvero al di fuori del proprio corpo, ma anche al di fuori della propria interiorità psicologica.

Da studi sulla psicologia delle relazioni in adolescenza165, età di sviluppo

particolarmente caratterizzata dal compito evolutivo di definizione del sé, si evince

164 Ciccone, S. (2008). Modelli maschili in trasformazione nelle relazioni tra pari e tra uomini di

diverse generazioni. In Padoan, I., Sangiuliano, M. (a cura di), Educare con differenza. Modelli educativi e pratiche formative. Torino: Rosenberg & Sellier

165 Lancini, M., Turuani, L. (a cura di), Sempre in contatto. Relazioni virtuali in adolescenza”,

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che all’interno dei gruppi di amiche e di amici si intraprendono tendenzialmente percorsi differenziati di scoperta della propria identità.

Gli studi hanno rilevato, infatti, che i ragazzi sono più proiettati verso l’esplorazione dello spazio esterno, “seguendo la conformazione del proprio apparato sessuale”166 e

praticano attività incentrate sull’acquisizione di controllo della forza. Questa abilità è considerata funzionale per poter integrare gli aspetti della vitalità e dell’aggressività, ritenuti connaturati al genere maschile, con la realizzazione sociale, ovvero la capacità di instaurare relazioni con l’altro sesso.

Allo stesso modo, come afferma Pietropolli Charmet (2000), le ragazze sembrano essere più proiettate all’esplorazione del mondo interno, sempre sulla base della corporeità femminile e delle sue “cavità generative”167.

Questa interpretazione psicoanalitica dei processi di costruzione dell’identità negli adolescenti attribuisce un significato simbolico alla conformazione dei genitali femminili e maschili, e lo associa alla differenziazione delle attitudini sulla base del genere di appartenenza. Si può osservare come l’interpretazione psicoanalitica proposta da Pietropolli Charmet (2000)168, caratterizzata dall’associazione di una

prospettiva psico-biologica con quella analitica simbolica, possa risultare suggestiva ma tuttavia parziale, soprattutto se applicata al contesto sociale contemporaneo, all’interno del quale, come ritiene Braidotti (2014)169, il confine tra natura e cultura

166 Pietropolli Charmet, G., I nuovi adolescenti. Padri e madri di fronte ad una sfida, Raffaello

Cortina, Milano, 2000

167 Ibidem 168 Ibidem

169 Braidotti, R. (2014). Il Postumano: la vita oltre l'individuo, oltre la specie, oltre la morte. Roma:

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è stato cancellato dallo sviluppo delle facoltà cognitive e della tecnologia, le quali hanno reso totalizzante l’intervento della cultura sulla natura.

La riflessione di Ciccone (2008, 2009)170, diversamente, si colloca in una prospettiva

prevalentemente sociologica e contestualizza la questione del rapporto degli uomini con il proprio corpo nella dimensione sociale e politica. Questa prospettiva convince perché indaga le cause di un fenomeno sociale nella storia della sua genesi ed evoluzione, considerando la struttura simbolica alla base della società di riferimento, ovvero l’ordine patriarcale. Questo sistema di gerarchia sociale implica degli interessi politici (la costruzione ed il mantenimento della supremazia maschile), i quali a loro volta vedono la loro ragion d’essere nei bisogni più profondi di chi ha voluto e creato il sistema, ovvero nella dimensione psicologica del genere maschile.

In questo senso Ciccone (2008, 2009) opera un’analisi in realtà trasversale a diversi approcci (psicologico, sociologico, politico), proponendo una riflessione complessa e attuale. In riferimento all’interpretazione di Muraro (2006), secondo la quale l’uomo avrebbe scarsa fiducia nelle proprie competenze emotive e razionali a causa della “rimozione culturale dell’antica relazione con la madre”171, Ciccone (2009)

osserva che:

170 Ciccone, S. (2008). Modelli maschili in trasformazione nelle relazioni tra pari e tra uomini di

diverse generazioni. In Padoan, I., Sangiuliano, M. (a cura di), Educare con differenza. Modelli educativi e pratiche formative. Torino: Rosenberg & Sellier

Ciccone, S., (2009). Essere maschi. Tra potere e libertà. Torino: Rosenberg & Sellier

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“Più che la distanza dalla madre emerge la distanza da noi stessi o meglio, se si vuole, l’estraneità a noi stessi prodotta nello sforzo di costruzione di un’identità sottratta a quella che è stata percepita come potenza del materno”172.