• Non ci sono risultati.

Lo stesso articolo19 che riporta le due sintesi one-pot discusse nel paragrafo precedente, descrive anche una sintesi seeded growth in cui sono utilizzati ioni Cl- per regolare la crescita dei domini di ferro, derivanti dall’aggiunta all’ambiente di reazione di HCl o 1,2-dicloroetano. Al fine di studiare l’influenza di ioni cloruro sulla crescita delle nanoparticelle, la sintesi seeded growth precedentemente riportata (Au-FeO 1) è stata ripetuta aggiungendo 1,2-dicloroetano alla miscela di reazione (Au-FeO 8). Dall’immagine TEM del prodotto ottenuto (Figura 5.8 a), abbiamo osservato la presenza quasi esclusiva (2 nanoparticelle con più di un dominio di ossido su 428 particelle misurate) di nanoeterostrutture con un singolo dominio di ossido di ferro, con stretta distribuzione

52 di dimensioni. Le dimensioni ottenute sono inferiori rispetto a quelle ottenute senza aggiunta di ioni Cl-. Questo dato suggerisce quindi che il cloruro abbia un’influenza sulla crescita delle nanoparticelle. 20 30 40 50 60 70 80 90 0 300 600 900 1200 1500 1800 Intensità 2 Au-FeO 8 c

Figura 5.8: a) Immagine TEM di Au-FeO 8 (la barra corrisponde a 20 nm); c) diffrattogramma XRD di Au-FeO 8.

Tabella 4 : Condizioni di reazione e proprietà morfologiche e strutturali di Au-FeO 8.

Campione Fe/Au Tens./Fe dTEM (nm) dXRD (nm) a (Å)

Diametroa Fe

3O4b Auc Fe3O4d Aue Fe3O4f Au-FeO 8 2 5 20 ± 3 11 ± 2 9 ± 2 21.2(6) 7.11(8) 8.384(1)

a) diametro medio complessivo delle particelle; b) diametro medio del dominio di ossido di ferro; c) diametro medio del dominio di oro. Ogni valore è accompagnato dalla deviazione standard. d) diametro del cristallita del dominio di ossido di ferro; e) diametro del cristallita del dominio di oro; f) parametro reticolare calcolato dalla diffrazione di raggi X su polveri. Ogni valore è accompagnato dall’errore riportato tra parentesi.

Le dimensioni misurate dalle immagini TEM e calcolate tramite il diffrattogramma (Tabella 4) risultano molto diverse per quanto riguarda le dimensioni dei domini di ossido di ferro. Generalmente, tale risultato è dovuto al fatto che in materiali nanostrutturati gli atomi sulla superficie tendono a essere più disordinati di quelli interni, oppure che la nanoparticella è formata da più di un cristallita e la misurazione tramite XRD fornisce la dimensione media del cristallo. In questo caso invece, le misure eseguite dalle immagini TEM portano a una dimensione del dominio di ossido maggiore di quella calcolata. Le discrepanze tra i valori di dimensioni ottenuti dalle misurazioni eseguite sulle immagini TEM e calcolati dai diffrattogrammi XRD possono derivare da diversi contributi. Le misurazioni eseguite sulle immagini TEM (la convenzione utilizzata per misurare le particelle non sferiche è descritta nel capitolo 4), sono sempre approssimate perché non sempre le particelle hanno forma sferica e la misurazione fatta su un singolo dominio, dal bordo esterno del dominio fino all’interfase con il dominio adiacente, potrebbe essere significativamente differente dalla misurazione di un dominio sferico. In un campione avente una distribuzione di

53 dimensioni larga, cioè in cui siano presenti particelle con dimensioni molto differenti tra loro, al diffrattogramma XRD contribuiscono in maniera maggiore le particelle con dimensioni maggiori, portando a calcolare un valore più alto del valore vero. Inoltre, potrebbero verificarsi condizioni per cui le immagini TEM non risultano essere statisticamente rappresentative del campione: una parte del campione di dimensioni maggiori potrebbe sospendersi in soluzione con più difficoltà di una parte con dimensioni minori e quindi non essere depositata sul retino di rame utilizzato per acquisire le immagini. I portacampione utilizzati hanno dimensioni di alcuni millimetri, ma le immagini acquisite misurano alcuni micron di larghezza. Queste condizioni sono evitabili cercando di disperdere efficientemente il campione, ad esempio tramite sonicazione, prima di eseguire la misura, osservando zone del portacampione distanti tra loro e misurando un numero elevato di nanostrutture. Questi fattori possono giustificare la discrepanza tra i due dati.

In questa prima parte del lavoro, partendo da sintesi riportate in letteratura, abbiamo provato a modificare forma e dimensione del dominio di magnetite delle nanoeterostrutture modificando le condizioni di reazione. Variando i rapporti tra i reagenti utilizzati non abbiamo ottenuto un aumento significativo delle dimensioni medie, sebbene aumentando il rapporto ferro/oro la distribuzione di dimensioni sia aumentata. Un’altra conseguenza del cambiamento dei rapporti tra i reagenti è la perdita di controllo sulla morfologia del dominio di ossido, che risulta avere forme più irregolari. La sintesi sedeed-growth a cui abbiamo aggiunto l’1,2-dicloroetano ha invece fornito particelle di dimensioni minori rispetto alle altre sintesi, e le nanoeterostrutture ottenute hanno tutte forma sferica, caratteristiche riscontrate anche nelle due sintesi one-pot eseguite. Abbiamo quindi trovato una procedura sintetica che ci ha permesso di ottenere un miglior controllo sulla forma delle nanoeterostrutture ma non sulle dimensioni.

5.3.6 - Caratterizzazione ottica di nanoeterostrutture dimeriche Au-Fe

3

O

4

Per osservare come le proprietà ottiche del dominio di oro delle nanoeterostrutture dimeriche siano influenzate dalla crescita dell’ossido, abbiamo registrato gli spettri di estinzione dei composti da Au-FeO 1 ad Au-FeO 8 (figura 5.9).

54 350 400 450 500 550 600 650 700 750 0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 A lunghezza d'onda (nm) Au-FeO 1 Au-FeO 2 Au-FeO 3 Au-FeO 4 Au-FeO 5 a 350 400 450 500 550 600 650 700 750 0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 A lunghezza d'onda (nm) Au-FeO 6 Au-FeO 7 Au-FeO 8 b

Figura 5.9 Spettri di estinzione dei composti a) da Au-FeO 1 ad Au-FeO 5, e b) da Au-FeO 6 ad Au- FeO 8

Nello spettro di estinzione dell’oro (Figura 5.2 d) è possibile osservare il picco dovuto alla risonanza plasmonica superficiale centrato a circa 527 nm. L’aumento dell’assorbanza sotto 450 nm è dovuto all’eccitazione delle transizioni interbanda, quindi transizioni di elettroni tra diversi livelli energetici del metallo. Come descritto nel capitolo 2 di questa tesi, la posizione spettrale del picco dovuto alla risonanza plasmonica superficiale dipende da vari fattori: la dimensione della struttura, la funzione dielettrica del mezzo e la funzione dielettrica del materiale. Quando non è indicato diversamente, gli spettri di estinzione riportati in questo lavoro sono stati registrati in toluene. Quando le nanostrutture di oro sono ricoperte da un ossido, cambia l’indice di rifrazione dell’intorno chimico e questo determina uno spostamento della posizione del picco dovuto alla risonanza plasmonica, a cui può contribuire anche lo spessore dello strato esterno di ossido. In particolare, all’aumentare dello spessore dello strato di magnetite, che ha un indice di rifrazione (2.3490 a 520 nm,) maggiore sia dell’oro (0.63512 a 520 nm) che del toluene (1.5033 a 520 nm), il picco dovuto alla risonanza dovrebbe spostarsi verso lunghezze d’onda maggiori e dovrebbe inoltre diminuire d’intensità.44,45 La diminuzione d’intensità potrebbe essere dovuta alle perdite ottiche dovute alla presenza dell’ossido di ferro, che presenta forte assorbimento alla lunghezza d’onda della risonanza plasmonica.

In tutti i campioni di eterostrutture il picco dovuto alla risonanza plasmonica superficiale è effettivamente a lunghezze d’onda maggiori di quello presente nello spettro di estinzione dell’oro. In Au-FeO 6 il picco dovuto alla risonanza plasmonica superficiale si trova a circa 550 nm, in Au-FeO 7 a circa 520 nm e in Au-FeO 8 a circa 530 nm. In tutti e tre i casi il picco risulta ben definito e distinguibile. Dalle misure eseguite sulle immagini TEM, Au-FeO 6 e Au-FeO 7 sembrano essere molto simili. Tuttavia dal diffrattogramma di Au-FeO 7 appare evidente che siano presenti impurezze che non siamo riusciti a eliminare completamente nonostante un’accurata purificazione

55 e che potrebbero essere responsabili delle differenze che si hanno tra gli spettri di estinzione dei due prodotti. Nel caso di Au-FeO 5, il picco dovuto alla risonanza plasmonica dell’oro sembra essere assente. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che nel campione Au-FeO 5 la fase di ossido ha coperto completamente le particelle di oro preformate e le nanostrutture tendono ad aggregarsi, fenomeni che appaiono evidenti osservando le immagini TEM. L’assenza di superficie di Au esposta e l’aggregazione delle particelle sono fattori che contribuiscono alla diminuzione della componente di assorbimento dovuto alla risonanza plasmonica superficiale e spiegano perché in tale campione il picco risulti non visibile. In tutti gli altri casi il picco è presente, indicando che la superficie dell’oro non è completamente coperta dall’ossido di ferro. Per Au-FeO 1, Au-FeO 2 e Au-FeO 3 il picco ha forma simile e si trova a circa 535 nm, mentre nel campione Au-FeO 4 si trova in una situazione intermedia tra Au-FeO 5 e Au-FeO 1,2,3. Il picco dovuto alla risonanza plasmonica superficiale è presente ma risulta essere meno distinguibile rispetto al fondo. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che le dimensioni dell’ossido sono maggiori di quelle dei campioni Au-FeO 1,2,3, ma non tali da bloccare completamente la superficie dell’Au.

Riassumendo, abbiamo ottenuto picchi dovuti all’assorbimento più definiti nelle nanoeterostrutture in cui la forma è regolare (eterostrutture con forme simili e distribuzione di dimensioni stretta), e le particelle di Au non sono completamente coperte da uno strato di ossido. Tali prodotti dovranno quindi essere preferiti per applicazioni che sfruttino le proprietà ottiche delle nanoparticelle come imaging ottico o ipertermia ottica.

5.3.7 - Sintesi di nanoeterostrutture di Au-MFe

2

O

4

con sali acetilacetonati in

benziletere

Nel paragrafo precedente sono stati discussi i cambiamenti sulla morfologia delle particelle causati dall’alterazione dei parametri sintetici allo scopo di variare le dimensioni del dominio di ossido di ferro in nanoeterostrutture di Au-Fe3O4. In un secondo momento, è stata inoltre investigata la possibilità di modificare la composizione della fase di ossido, inserendo nella struttura della magnetite ioni di altri metalli di transizione, quali Co o Mn, per ottenere ossidi con differenti proprietà magnetiche. A tale scopo, sono state sintetizzate nanoeterostrutture contenenti un dominio di oro e più domini di ferriti con struttura a spinello, A+2B+3

2O4 seguendo una sintesi seeded-

growth riportata in letteratura41 che utilizza Fe(acac)

3 come precursore dei cationi trivalenti e sali di ferro, cobalto e manganese come precursori dei cationi bivalenti. La sintesi è stata effettuata facendo reagire i nanocristalli di oro preformati (Au-1) sospesi in esano con i precursori degli ossidi metallici in benziletere in presenza di acido oleico, oleilammina e 1,2-dodecandiolo. Sono stati utilizzati come precursori Fe(acac)3: Co(acac)2 in rapporto 2:1 (Au@CoFeO 1) o solo Fe(acac)3 nel

56 caso di Au-Fe3O4 (Au@FeO 1). La reazione necessita di uno stadio in cui la temperatura è mantenuta a 205°C e solo dopo circa 2 ore a questa temperatura la miscela di reazione è portata a temperatura di riflusso (290°C). Il meccanismo di reazione non è noto con certezza, ma lo stadio in cui la temperatura viene mantenuta a 205°C è ritenuto necessario per la degradazione dei precursori di ferro inseriti, che porta alla formazione di un complesso del ferro con i tensioattivi. Il prodotto è stato recuperato per centrifugazione aggiungendo etanolo alla miscela di reazione, ed è stato successivamente conservato disperso in toluene. In entrambi i casi è stata osservata una diminuzione della temperatura di riflusso con il procedere della reazione, dovuta probabilmente a degradazione del solvente. Dalle immagini TEM (Figura 5.10 a e b) è possibile notare delle differenze nei due sistemi: le nanoparticelle ottenute utilizzando il sale di cobalto presentano numerosi domini di ossido metallico per ogni dominio di oro e hanno dimensioni maggiori (diametro medio di 32 nm per Au@CoFeO 1 contro i 26 nm di Au@FeO 1) di quelle ottenute utilizzando solo l’acetilacetonato di ferro (che hanno tra uno e quattro domini di ossido per ogni dominio di oro). Le distribuzioni di dimensioni dei due prodotti sono simili. Queste differenze potrebbero essere dovute a una differente velocità di nucleazione nei due sistemi: il sistema contenente cobalto in stato di ossidazione due può nucleare più velocemente del sistema contenente solo ferro, e i molti nuclei formatisi possono crescere tutti per lo stesso periodo di tempo. Nel sistema contenente solo l’acetilacetonato di ferro, prima che possa avvenire la nucleazione deve avvenire una riduzione di parte del ferro (III) a ferro (II) dovuta probabilmente all’1,2-dodecandiolo. La nucleazione sarà quindi più lenta e porterà alla formazione di un minor numero di nuclei di ossido per ogni dominio di oro. A differenza delle sintesi che impiegavano il Fe(CO)5 come fonte di ferro, quelle che utilizzano il Fe(acac)3 portano esclusivamente a particelle con morfologia flower-like, e non particelle dimeriche con un solo dominio di ossido di ferro per ogni dominio di oro. Questo dato non è attribuibile alle dimensioni dei domini di Au, che risultano essere simili nei due tipi di sintesi, ed è probabilmente dovuto al diverso meccanismo di reazione di Fe(CO)5 e di Fe(acac)3. Come già ricordato nel caso del Fe(acac)3, il Fe in stato di ossidazione (III) deve parzialmente ridursi, mentre utilizzando Fe(CO)5, il Fe in stato di ossidazione 0 deve ossidarsi per poter formare l’ossido. Nel caso del Fe(CO)5 è possibile che il primo stadio della reazione sia la nucleazione di Fe (0) sulle nanoparticelle di Au, seguita successivamente dall’ossidazione a Fe3O446. Per quanto riguarda il Fe(acac)3 in letteratura è riportato che il primo stadio della reazione sia la formazione di un complesso Fe(III)-oleato, che si forma attorno ai 200°C, seguita dalla decomposizione del complesso, che avviene a temperatura più alta (oltre i 270°C), e che porta alla nucleazione del Fe3O447. Anche il solvente utilizzato potrebbe avere un’influenza sul tipo di prodotto ottenuto: a seguito della crescita di Fe3O4 su una faccia delle nanoparticelle di oro si verifica una polarizzazione degli elettroni per compensare la carica che si forma all’interfaccia tra l’oro e l’ossido in crescita.

57 Questa polarizzazione rende le altre facce del cristallo di oro inadatte alla nucleazione, favorendo quindi la formazione di prodotti dimerici, con un singolo dominio di ossido per ogni dominio di oro. Aumentando la polarità del solvente vi può essere una donazione di carica dalle molecole di solvente alle nanoparticelle di oro, rendendo più semplice la nucleazione di nuovi domini di Fe3O4 sui semi preformati39.

Sono riportati gli istogrammi con la distribuzione di dimensioni (Figura 5.11) e i diffrattogrammi (Figura 5.12) di Au@FeO 1 e Au@CoFeO 1. In Tabella 5 sono riportati i diametri misurati tramite le immagini TEM e calcolati tramite XRD.

Figura 5.10 Immagini TEM di a) Au@FeO 1, e b) Au@CoFeO 1, in entrambi i casi la barra corrisponde a 50 nm. 10 15 20 25 30 35 0 20 40 60 80 100 120 conteggi o diametro (nm) a 20 25 30 35 40 0 10 20 30 40 50 60 70 80 conteggi o diametro (nm) b

Figura 5.11 Istogrammi con la distribuzione di dimensioni di a) Au@FeO 1, e b) Au@CoFeO 1.

58

20 30 40 50 60 70 80 90

0

500

1000

1500

2000

intensi

2

Au@FeO 1 Au@CoFeO 1 Au magnetite

Figura 5.12 Diffrattogrammi di Au@FeO 1 (in blu), e Au@CoFeO 1 (in rosso). In verde e blu sono riportati i pattern di riferimento di oro e magnetite o cobalto ferrite, rispettivamente.

Tabella 5 Proprietà morfologiche e strutturali di Au@CoFeO 1 e Au@FeO 1.

Campione Au/(Fe+Co)a Co/Feb d

TEM (nm) dXRD (nm) a (Å)

Diametroc Fe

3O4d Aue Fe3O4f Aug MFe2O4h Au@CoFeO 1 7.7 0.39 32 ± 4 11 ± 2 9 ± 2 10.3 (1) 5.36 (9) 8.395(1)

Au@FeO 1 15 26 ± 5 10± 2 10 ± 2 11.7 (2) 5.79 (6) 8.3749(5)

a) rapporto percentuale tra le moli di Au e le moli di Fe e Co; b) rapporto tra moli di Co e moli di Fe calcolati tramite analisi ICP. c) diametro medio complessivo delle particelle; d) diametro medio del dominio di ossido di ferro; e) diametro medio del dominio di oro. Ogni valore è accompagnato dalla deviazione standard. f) diametro del cristallita del dominio di ossido di ferro; g) diametro del cristallita del dominio di oro; h) parametro reticolare calcolato dalla diffrazione di raggi X su polveri. Ogni valore è accompagnato dall’errore riportato tra parentesi.

Dai diffrattogrammi, per confronto con i pattern di riferimento, vediamo che le fasi cristalline presenti sono l’oro e la MFe2O4 (magnetite e cobalto ferrite hanno entrambe cella cubica), e non sono presenti fasi secondarie.

Dall’analisi ICP è stato possibile calcolare il rapporto Co/Fe in Au@CoFe2O4, che risulta essere 0.39. Questo dato conferma l’effettiva incorporazione di Co all’interno della struttura della ferrite ed indica un sistema con formula Au@Co0.84Fe2.16O4. La percentuale di moli di Au rispetto alla quantità totale di metallo presente risulta invece essere del 7% per Au@CoFeO1 e del 13.3% per Au@FeO 1.

59 Dato che nella sintesi seeded-growth eseguita utilizzando il Fe(CO)5 l’aggiunta di 1,2-dicloroetano ha permesso di ottenere particelle con forma più regolare, la sintesi utilizzata per Au@FeO 1 è quindi stata ripetuta mantenendo invariati gli altri parametri sintetici ma aggiungendo 1,2- dicloroetano alla miscela di reazione per verificare se l’aggiunta di un composto in grado degradarsi ad alta temperatura e liberare ioni cloruro avesse un effetto sul prodotto (Au@FeO(Cl) 1). È stato utilizzato lo stesso rapporto Fe/1,2-dicloroetano utilizzato per la sintesi Au-FeO 8. Dalle immagini TEM (Figura 5.13 a) notiamo la presenza di nanoeterostrutture con morfologia flower-like, con più domini di Fe3O4 per ogni dominio di oro, ma anche di una popolazione secondaria derivante da un’estesa omonucleazione dell’ossido di ferro, con numerose particelle che non presentano domini di oro. In base alle misure eseguite sulle immagini TEM, i domini di ossido risultano di dimensioni maggiori rispetto a quelli ottenuti nella sintesi di Au@FeO 1 e non sembrano essere presenti domini di oro isolati. Appare evidente che il cloruro ha un effetto sulla crescita delle nanoparticelle ma, se nella sintesi delle nanoeterostrutture dimeriche aveva permesso di ottenere particelle di forma più regolare e di dimensioni minori (Au-FeO 8), in questo caso sembra aver favorito l’omonucleazione dei domini di ferro e una loro crescita, dato che le dimensioni delle particelle di Fe3O4 sono maggiori rispetto a quelle ottenute dalla sintesi Au@FeO 1. Dal diffrattogramma XRD (Figura 5.13 c), sono state calcolate le dimensioni del diametro cristallino dei domini di ossido e di oro. Mentre le dimensioni dei domini di ossido risultano simili a quelle ottenute tramite le misurazioni delle immagini TEM, le dimensioni dei domini di oro risultano maggiori (Tabella 6).

60 20 30 40 50 60 0 10 20 30 40 50 conteggi o diametro (nm) b 20 30 40 50 60 70 80 90 0 500 1000 1500 2000 2500 2 intensi tà Au@FeOCl 1 Fe3O4 Au c

Figura 5.13 Caratterizzazione del campione Au@FeO(Cl) 1. a) Immagine TEM (la barra corrisponde a 50 nm); b) distribuzione di dimensioni; c) diffrattogramma XRD. In verde e blu sono riportati i pattern di riferimento di oro e magnetite, rispettivamente.

Tabella 6 Proprietà morfologiche e strutturali di Au@FeO(Cl)1.

Campione dTEM (nm) dXRD (nm) a (Å)

Diametroa Fe

3O4b Auc Fe3O4d Aue Fe3O4f

Au@FeO(Cl)1 40 ± 10 21 ± 5 10 ± 3 21.6 (2) 26 (1) 8.5009(3)

a) diametro medio complessivo delle particelle; b) diametro medio del dominio di ossido di ferro; c) diametro medio del dominio di oro. Ogni valore è accompagnato dalla deviazione standard. d) diametro del cristallita del dominio di ossido di ferro; e) diametro del cristallita del dominio di oro; f) parametro reticolare calcolati dalla diffrazione di raggi X su polveri. Ogni valore è accompagnato dall’errore riportato tra parentesi.

Confrontando gli spettri di estinzione dei tre campioni (Figura 5.14) notiamo come il picco dovuto alla risonanza plasmonica dell’oro sia più definito per Au@FeO 1 che per Au@CoFeO 1 o Au@FeO(Cl)1. In Au@CoFeO 1, la superficie dell’oro è completamente coperta dall’ossido, mentre nel campione Au@FeO(Cl)1 sono presenti numerosi domini di ossido isolati e le particelle di oro sono coperte da domini di ossido di grandi dimensioni. In Au@FeO 1, invece, la superficie di Au è

61 più libera che negli altri due campioni, come possiamo notare dalle immagini TEM, quindi l’assorbimento dovuto alla risonanza plasmonica superficiale non è attenuato.

400

500

600

700

800

0.0

0.1

0.2

0.3

0.4

0.5

0.6

0.7

A

lunghezza d'onda (nm)

Au@CoFeO 1 Au@FeO 1 Au@FeOCl 1

Figura 5.14 Spettri di estinzione di Au@FeO 1, Au@CoFeO 1, Au@FeO(Cl) 1

5.3.8 - Sintesi di nanoparticelle di Au-MFe

2

O

4

con cloruri in benziletere

Dato che l’aggiunta di ioni cloruro tramite l’1,2 dicloroetano non ha permesso di ottenere un miglior controllo sulla crescita delle nanoparticelle, come invece era accaduto per Au-FeO 8, è stato investigato l’effetto di altri fonti di cloruro. In particolare, la sintesi è stata ripetuta utilizzando come precursori dei cationi bivalenti dei sali cloruri idrati, mantenendo come fonte di ferro trivalente Fe(acac)3. In questo caso, è stato investigato anche Mn(II) oltre che Fe(II) e Co(II) . La sintesi è stata effettuata facendo reagire i nanocristalli di oro preformati (Au-1) sospesi in esano con i precursori degli ossidi metallici (Fe(acac)3: MCl2 in rapporto 2:1, con M=Fe, Co, Mn), acido oleico, oleilammina, 1,2-dodecandiolo in benziletere. Il prodotto è stato recuperato per centrifugazione aggiungendo etanolo alla miscela di reazione, ed è stato successivamente conservato disperso in toluene. In tutti i casi, una volta raggiunta la temperatura di riflusso è stata osservata una diminuzione della temperatura, probabilmente dovuta a degradazione del solvente, che non ha permesso di mantenere la temperatura a 290°C per le due ore previste. Dei prodotti (Au@FeO 2, Au@CoFeO 2 e Au@MnFeO 2) sono riportate le immagini TEM con il relativo istogramma di distribuzione di dimensioni (Figura 5.15, Figura 5.16, Figura 5.17), nonché i diffrattogrammi degli stessi campioni (Figura 5.18). Dalle immagini TEM è possibile notare alcune differenze tra i tre campioni: nel

62 campione di Au@CoFeO 2 le nanoeterostrutture presentano prevalentemente un singolo dominio di ossido metallico per ogni dominio di oro e i domini di ossido risultano di dimensioni maggiori rispetto a quelli del campione di Au@MnFeO 2, in cui inoltre le nanoparticelle presentano due o più domini di ossido per ogni dominio di oro. Nel caso del campione di Au@FeO 2, dalle immagini TEM notiano come sia avvenuta una estesa omonucleazione. Il dato sembra essere consistente con quello ottenuto da Au@FeO(Cl) 1. Anche in questo caso l’omonucleazione è risultata prevalente sull’eteronucleazione e abbiamo ottenuto domini di dimensioni maggiori rispetto a quelli ottenuti

Documenti correlati