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La situazione dell’Italia

Per comprendere l’efficacia dal punto di vista applicativo del Better Life Index è possibile esemplificare il calcolo dell’indicatore per lo stato Italiano.

L’Italia ha riportato buoni risultati solo in alcuni domini, si colloca al di sopra della media in quanto a equilibrio lavoro-vita privata, relazioni sociali e stato di salute, punto di forza l’aspettativa di vita alla nascita, una delle più alte al mondo. Tuttavia i risultati si collocano al di sotto della media in quanto a impegno civile, abitazione, benessere soggettivo, qualità ambientale, occupazione e guadagni, e istruzione e competenze.

74 Sebbene l’identificazione totale tra ricchezza e benessere sia stata sconfessata, il denaro è uno strumento importante per raggiungere un tenore di vita più agiato, costituendo uno dei determinanti con peso più alto nel BLI. In Italia, il reddito medio disponibile pro capite aggiustato è pari a 25 004 dollari (USD) annui, inferiore alla media OCSE. Si riscontra, tuttavia, un notevole divario tra le fasce più ricche della popolazione e quelle più povere – il 20% più ricco della popolazione, infatti, guadagna circa il sestuplo delle somme guadagnate dal 20% più povero.

In termini di occupazione, in Italia il 57% delle persone di età compresa tra 15 e 64 anni ha un impiego retribuito, al di sotto del tasso medio di occupazione OCSE (66%). In particolare, in Italia il 66% circa degli uomini ha un impiego retribuito, a fronte del 47% delle donne. Attestandosi al di sotto della media OCSE (13%), in Italia, circa il 4% dei lavoratori dipendenti ha un orario lavorativo molto lungo: rispettivamente il 5% degli uomini e soltanto il 2% delle donne.

Una buona istruzione e valide competenze sono requisiti importanti per trovare un impiego. In Italia,il 59% degli adulti di età compresa tra i 25 e i 64 anni ha completato il ciclo di istruzione secondaria superiore, al di sotto della media OCSE (76%) e il dato positivo vale più per le donne che per gli uomini, poiché il 61% delle donne ha completato con successo il corso di studi secondari superiori, a fronte del 58% degli uomini. Per quanto riguarda la qualità del sistema di istruzione, lo studente medio ha ottenuto un punteggio pari a 490 in termini di competenze in scienze, lettura e matematica nell’ambito del Programma per la valutazione internazionale degli studenti (PISA) dell'OCSE. Il punteggio è inferiore alla media OCSE, pari a 497. In Italia, inoltre, le ragazze hanno ottenuto, in media, 6 punti in più rispetto ai ragazzi. Il divario di genere è, inferiore alla media OCSE (8 punti).

Per quanto riguarda la dimensione della salute, in Italia la speranza di vita alla nascita è di 83 anni, tre anni in più rispetto alla media OCSE (80 anni), attestandosi così tra i massimi livelli rilevati in tale ambito tra i Paesi esaminati. In particolare, la speranza di vita è di 85 anni per le donne, a fronte di 80 anni per gli uomini. Il livello atmosferico di PM2,5 – minuscole particelle inquinanti fluttuanti nell'aria e di dimensioni così ridotte da riuscire a penetrare e

75 danneggiare i polmoni – è di 18,3 microgrammi per metro cubo, superiore alla media OCSE (14,05 microgrammi per metro cubo). L’Italia potrebbe far meglio in termini di qualità delle risorse idriche: solo il 70% degli intervistati si dichiara, infatti, soddisfatto della qualità dell’acqua, al di sotto della media OCSE (81%). Per quanto riguarda la sfera pubblica, in Italia si riscontrano un forte senso di appartenenza e livelli elevati di partecipazione civica. Il 91% degli intervistati ritiene di conoscere qualcuno su cui poter contare nel momento del bisogno, una percentuale leggermente superiore alla media OCSE (88%). L'affluenza alle urne, indicatore della partecipazione dei cittadini al processo politico, è stata del 75% in occasione delle ultime elezioni, un livello superiore alla media OCSE (68%). Lo status socioeconomico può incidere sull’affluenza alle urne, stimata, rispettivamente, all’85% per il 20% più ricco della popolazione e al 73% per il 20% più povero. Il divario è leggermente inferiore alla media OCSE (13 punti percentuali).

Nel complesso, gli italiani sono meno soddisfatti della propria vita rispetto alla media OCSE. Quando è stato chiesto loro di esprimere una valutazione complessiva del grado di soddisfazione per la propria vita su una scala da 0 a 10, gli italiani hanno espresso una valutazione pari a 5.8, notevolmente inferiore alla media OCSE (6.5).

Una volta analizzata la situazione dello stato Italiano nei punteggi ottenuti nella valutazione dei singoli domini, è ora possibile calcolare il BLI globale tramite l’attribuzione dei pesi relativi dei vari indici di dominio. L’elasticità dello strumento fa si che il punteggio BLI cambi significativamente in base alle caratteristiche dell’utente che decide di consultarlo.

Se ad esempio il BLI venisse calcolato da un cittadino a basso reddito esso probabilmente attribuirebbe maggiore importanza a fattori quali relazioni sociali, ambiente, impegno civile, salute, soddisfazione ed equilibrio lavoro.vita. I fattori economici legati al reddito e all’occupazione sarebbero invece di bassa importanza. Otterremmo un punteggio BLI diverso se invece il sistema venisse parametrato da un cittadino ad alto reddito, con maggiore importanza al dominio dell’abitazione, dell’occupazione, e bassa importanza a fattori come l’equilibrio lavoro-vita.

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7 Conclusioni

Il concetto di superare il sistema tradizionale di misurazione della salute semplice con soli indici negativi è stato ampiamente esplorato e trova grande riscontro in letteratura. L’idea di salute positiva e approccio salutogenico è oggetto di analisi e applicazione da svariati anni, e anche in questo caso la letteratura scientifica in merito è assolutamente concorde. Studiare e analizzare il benessere non è più quindi un’innovazione legata ad applicazioni puramente accademiche, ma diventa una necessità. Nonostante il generale accordo sui determinanti che rendono la vita soddisfacente e la disponibilità di numerosi strumenti e approcci, tutti gli esperti concordano sul fatto che nel campo della misurazione del benessere ci sia una mancanza di definizioni chiare e di metodi di valutazione rigorosi comprovati da evidenza statistica. Le ragioni che negli anni hanno generato questo alone di arbitrarietà e di indeterminazione sono molteplici: la difficoltà nel concettualizzare in modo chiaro e scientifico entità intrinsecamente soggettive quali il benessere, la mancanza di dati di qualità raccolti con metodi non standardizzati, l’applicazione di questi strumenti avvenuta in modo poco chiaro.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha operato in modo rigoroso solo da un punto di vista accademico attraverso delle scrupolose review di letteratura, mentre il lavoro applicativo più significativo è sicuramente quello compiuto dalla OECD.

Tuttavia in tutti i sistemi di misurazione del benessere presi in considerazione il limite principale è soprattutto un limite concettuale, in quanto le misure di salute utilizzate come determinanti degli indicatori di benessere sono ancora misure di salute negativa, di morbilità e di mortalità. Senza una sostituzione formale di tali misure con indici intrinsecamente legati al benessere e alla salute positiva, il risultato finale può essere inficiato da un’incongruenza concettuale tra l’oggetto che si intende misurare e la misura.

I policy makers di tutto il mondo insieme alle organizzazioni sanitarie sovranazionali devono prendere il controllo della situazione agendo con autorevolezza, istituendo un sistema di misurazione univoco e condiviso. La

77 coesistenza di tutti i sistemi di misura del benessere presentati non fa altro che generare nuova incertezza in un campo che ne è già affetto per sua natura. Per evitare questo lavoro rigoroso e sistematico spesso la risposta è stata quella di utilizzare ampiamente misure soggettive col fine di rilevare il benessere individuale percepito. Sebbene sia dimostrato che il benessere dipende strettamente dalle caratteristiche individuali della persona, dalla sua esperienza e dalle sue aspirazioni, un sistema di misura limitato al piano

soggettivo ha un’efficacia dal punto di vista applicativo molto più limitata rispetto a quella di un sistema condiviso basato su dati oggettivi provenienti da fonti di qualità comprovata. L’uso di un sistema basato principalmente su dati oggettivi può fornire ai policy makers uno strumento significativo per analizzare il livello di benessere della popolazione e per poter pianificare misure correttive

adeguate, controllando in corso d’opera la presenza di eventuali miglioramenti o peggioramenti. Il limite delle misure soggettive, rilevate tramite questionari o sondaggi, genera invece difficoltà nel confronto in tempi diversi, tra stati diversi con norme culturali diverse e tra gruppi socio-economici differenti. Per poter rendere utili le misure soggettive, essendo innegabile la loro rilevanza in un’entità così personale come il benessere, è necessario un sistema di misura standardizzato e condiviso che garantisca la necessaria interoperabilità tra dati provenienti da contesti diversi.

Un altro problema dovuto alla mancanza di un sistema standardizzato e condiviso risiede nella rappresentazione e nell’interpretazione dei risultati. Se non si utilizza un linguaggio comune è infatti possibile cadere in situazione di incertezza che può a sua volta generare in sede di decisione delle politiche sanitarie degli errori di valutazione.

Per cercare di risolvere questa serie di problemi, per fare il punto della

situazione e per stabilire il percorso da seguire la WHO ha iniziato un’opera di analisi sistematica della letteratura e di programmazione che prevede la costituzione di un sistema standardizzato e condiviso per l’anno 2020.

Innanzitutto è necessario produrre una concettualizzazione del benessere e dei suoi determinanti che sia standardizzata e statisticamente valida. I sistemi di misurazione del benessere analizzati si basano infatti su un framework del

78 benessere realizzato ad hoc, rendendo quindi impossibile l’interoperabilità. La scelta della WHO dovrebbe ricadere sul concetto di benessere esplicitato dalla OECD nella realizzazione del Better Life Index.

Per quanto riguarda la scelta delle misure tradizionali di salute incluse negli indici, si è deciso di utilizzare il cosiddetto “International Classifiction of

Functioning, Disability and Health (ICF)”, che rappresenta il framework generato dalla WHO per misurare la salute sia a livello individuale che a livello di

popolazione.

Il punto di partenza di quest’opera di riorganizzazione è costituito da una serie di conoscenze di base sul benessere ricavate come frutto del lavoro di analisi compiuto a partire dal 2012. Il benessere è definito univocamente come entità bidimensionale costituita da una parte oggettiva e da una parte soggettiva, che comprende l’esperienza individuale della propria vita e un confronto di

quest’ultima con le norme culturali della società. Il benessere viene quindi identificato con una treshold che può variare nel tempo. Le conoscenze raccolte riguardo ai determinanti del benessere possono essere cosi riassunte:

 Benessere e salute sono concetti interattivi in modo bidirezionale con alcuni determinanti comuni.

 Tra i vari paesi gli ingredienti minimi per il benessere sono più o meno gli stessi, anche se la cosiddetta “treshold” del benessere è frutto delle norme sociali.

 Le esperienze soggettive personali dell’individuo hanno una forte influenza sul benessere percepito e sulla salute psicologica.

Il framework finale del benessere prodotto nel corso di questo lavoro di analisi è quello rappresentato in Figura 11, nel quale sono ben visibili i determinanti identificati, tra i quali possiamo notare per la significativa importanza la salute. A partire da questo framework I policy-makers possono identificare i punti di accesso per agire producendo miglioramenti.

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Figura 11 :Schema finale del framework del benessere secondo la WHO.The European health report 2012 Charting the way to well-being

Health 2020 si pone infatti come scopo quello di indirizzare i policy-makers verso un percorso sinergico che porti ad un cambiamento sostanziale nel modo nel quale le istituzioni vedono l’individuo, superando la tradizionale

identificazione tra benessere e prodotto interno lordo. Con un nuovo sistema di misurazione del benessere e con nuove politiche di intervento i risultati in

80 termini di salute possono essere notevoli. Per raggiungere questo obiettivo oltre all’opera sinergica dei policy makers è necessario coinvolgere i veri protagonisti del processo, cioè gli individui. E’ infatti impensabile conseguire questo tipo di risultati senza coinvolgere le persone, le organizzazioni e le comunutà,

generando uno strumento centrato sull’utente che gli permetta di comprendere appieno quali siano veramente i determinanti del suo benessere individuale. Nel Better Life Index questo processo viene ricercato con la realizzazone di un indicatore di benessere sotto forma di strumento interattivo basato su una semplice piattaforma web facilmente fruibile da qualsiasi utente.

Di fianco a questi processi è altresì necessario comprendere in modo chiaro quale deve essere il ruolo del sistema sanitario in questo framework e come esso può agire sulla salute incrementando il benessere.

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