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I TRATTI AUTISTICI NELL’ANORESSIA Negli ultimi decenni si è sviluppato un ampio filone di ricerca che

2.3 I tratti autistici nell’anoressia

2.3.1 Social Cognition

Una delle aree più studiate negli ultimi anni in riferimento all’anoressia nervosa è quella della Social Cognition, che viene definita come la capacità di crearsi rappresentazioni mentali delle relazioni che intercorrono tra noi e gli altri e di usare tali rappresentazioni per adattarsi all’ambiente. La Cognizione Sociale è perciò formata da vari processi che si basano sulla comprensione di segnali fondamentali per il relazionarsi con gli altri, come le espressioni facciali, la direzione dello sguardo ed i movimenti corporei. Inoltre, alla base della Social Cognition e quindi delle relazioni interpersonali troviamo due abilità fondamentali: la Teoria della Mente e l’empatia.

Per Teoria della Mente si intende l’essere in grado di attribuire a sé e agli altri degli stati mentali, cioè emozioni, intenzioni, desideri, credenze, pensieri, e il saper prevedere in base a ciò il comportamento proprio e altrui; abbiamo perciò una componente emotiva ed una cognitiva.

L’empatia (dal greco empatéia, dentro al sentimento) si riferisce alla capacità di percepire, immaginare e avere una comprensione diretta degli stati mentali e dei comportamenti osservati negli altri, cioè di capire quello che l’altro sta provando sperimentandolo noi stessi. Anche nell’empatia possiamo distinguere due componenti: una cognitiva, relativa alla capacità di adottare e comprendere la prospettiva psicologica degli altri, ed una affettiva, che riguarda invece l’abilità di esperire reazioni emotive in seguito all’osservazione delle esperienze altrui. L’interazione tra le componenti cognitiva e affettiva ci permette quindi di riconoscere lo stato emotivo della persona con cui ci stiamo relazionando.

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Il riconoscimento delle espressioni facciali, il direzionamento dello sguardo, la Teoria della Mente e l’empatia sono stati studiati a fondo nei Disturbi dello Spettro Autistico ed il loro deficit va a rappresentare una delle caratteristiche fondanti di questi ultimi. Per quanto riguarda il riconoscimento delle emozioni, questo è stato trovato deficitario sia negli individui adolescenti [Zonnevylle et al., 2004] che in quelli adulti [Kucharska-Pietura et al., 2004]. In particolare Kucharska-Pietura ed i suoi collaboratori hanno evidenziato una differenza nel riconoscimento delle emozioni positive e negative: le donne con diagnosi di anoressia nervosa ottenevano risultati peggiori nel riconoscimento di emozioni negative rispetto a quelle positive in stimoli visivi; mentre invece il riconoscimento dell’emozione attraverso la voce era ugualmente deficitario per le emozioni positive e negative. Da notare che questa disabilità era scevra dalle interferenze di variabili come l’età, l’educazione e la presenza di depressione. Kucharska-Pietura concluse quindi che il deficit nel riconoscimento emotivo potesse contribuire alle difficoltà interpersonali ed empatiche dei soggetti con AN. Tuttavia, i risultati ottenuti dai precedenti studi non sono ad esempio stati replicati da ricerche successive [Mendlewicz et al., 2005; Kessler et al., 2006], in cui la prestazione degli individui con AN è stata paragonabile a quella del gruppo di controllo.

Watson e collaboratori [Watson et al., 2010] hanno analizzato il livello di gratificazione implicita provato da donne con AN tornate al peso normale di fronte a stimoli sociali e hanno misurato il direzionamento del loro sguardo per mezzo dell’eye-tracking; gli stimoli consistevano in fotografie di donne di cui si vedeva solo il volto oppure l’intera figura. Oltre a notare un più alto livello di gratificazione rispetto al gruppo di controllo quando si mostravano donne dal corpo emaciato, i ricercatori hanno visto che le donne affette da AN posavano lo sguardo sui volti fotografati molto meno spesso dei soggetti di controllo, concentrandosi significativamente più a lungo sul corpo ritratto. Secondo gli autori l’evitare di

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guardare il volto delle persone non solo rimanda al comportamento tipico dei soggetti con ASD, ma mostra un impedimento alla creazione di un rapporto empatico.

La maggior parte degli studi che hanno indagato il funzionamento sociale degli individui con anoressia nervosa si è concentrata sulla Teoria della Mente, analizzando sia la sua funzione di insieme sia le sue componenti separatamente.

Uno dei primi studi fatti a tal riguardo venne portato avanti da Tchanturia e colleghi [Tchanturia et al., 2004], che somministrarono a 20 pazienti e a 20 soggetti sani due compiti tipicamente usati per analizzare la ToM nell’autismo: l’Happé Stories task [Happé, 1994], un compito di comprensione di storie dove deve essere applicata la Teoria della Mente e non, e l’Happé Cartoon Task [Happé et al., 1994], un compito in cui i soggetti devono guardare e comprendere delle vignette che coinvolgono o meno la ToM. I risultati dello studio mostrarono che i soggetti patologici ottenevano punteggi più bassi rispetto ai soggetti sani in entrambi i test, ma che li ottenevano sia nelle storie e nelle vignette sperimentali che in quelle di controllo. Gli autori conclusero perciò che non si potesse evidenziare un deficit selettivo per la ToM nei soggetti con AN.

Tchanturia e Hambrook [Hambrook et al., 2008] hanno poi confermato i risultati precedenti in uno studio pilota sul ‘Machiavellismo’ nell’anoressia nervosa. Assumendo infatti che questa competenza sia strettamente legata alla comprensione dell’altro e quindi alla ToM, i ricercatori hanno somministrato un questionario self-report che andasse appunto ad esaminarla. I risultati ottenuti dalle partecipanti affette da AN non differivano significativamente con quelli del gruppo dei soggetti sani, sottolineando quindi indirettamente l’assenza di un deficit della ToM.

Risultati opposti sono stati tuttavia riscontrati da Russell [Russell et al., 2009] nel suo studio sulle componenti affettiva e cognitiva della

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Teoria della Mente nell’anoressia nervosa. Somministrando infatti il test Reading the Mind in the Eyes (RME) [Baron-Cohen et al., 2001] per la parte affettiva e l’Happé Cartoon Test [Happé et al., 1994] per quella cognitiva, Russell e colleghi hanno riscontrato punteggi significativamente peggiori ad entrambi i tests ottenuti dai soggetti con AN rispetto ai controlli sani; hanno perciò potuto affermare l’esistenza di un deficit della Teoria della Mente, a tutti i suoi livelli.

Il test RME è stato utilizzato anche da Oldershaw e colleghi [Oldershaw et al., 2010], che hanno però ottenuto risultati molto diversi dal suddetto studio. Sono state confrontate le prestazioni di tre gruppi, uno composto da partecipanti del tutto guarite dall’anoressia nervosa, uno fatto da partecipanti in fase di malattia ed il terzo formato da donne sane. Gli autori hanno riscontrato che i soggetti che erano usciti dall’AN ottenevano punteggi simili a quelli del gruppo di controllo e significativamente superiori a quelli in fase di malattia, i quali avevano punteggi significativamente inferiori al gruppo di donne sane. Oldershaw e collaboratori hanno quindi concluso che il deficit della ToM affettiva sia limitato al periodo di malattia e che con la guarigione si riacquistino quasi del tutto le abilità connesse alla Teoria della Mente.

Guardando alla contraddittorietà dei risultati ottenuti dagli studi precedenti, si è ipotizzato che questa possa essere dovuta al fatto di non aver controllato variabili come la durata della malattia, in quanto i deficit riscontrati potrebbero essere dovuti agli effetti del lungo digiuno e della severa perdita di peso ed essere quindi secondari all’anoressia nervosa e non dei veri e propri tratti.

Seguendo perciò questa direzione, Adenzato e colleghi [Adenzato et al., 2012] hanno somministrato ad un gruppo di soggetti con AN e con una breve durata di malattia dei questionari per analizzare le varie componenti della Social Cognition, quindi ToM, empatia e riconoscimento delle emozioni, confrontando la loro prestazione con quella di soggetti sani. Gli individui con AN hanno ottenuto

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punteggi comparabili a quelli del gruppo di controllo ai compiti misuranti la Teoria della Mente, mentre hanno conseguito punteggi significativamente inferiori ai questionari che valutavano il funzionamento emotivo e l’empatia, che sembrerebbero perciò deficitarie.

In un recente studio proprio sull’empatia nell’anoressia nervosa Calderoni [Calderoni et al., 2013] ha somministrato a 32 adolescenti con AN il questionario Interpersonal Reactivity Index (IRI) per andare ad analizzare le due componenti cognitiva ed affettiva. In modo interessante, i risultati ottenuti dalle pazienti erano molto più bassi di quelli del gruppo di controllo, ma solo per quanto riguardava le due scale che misurano la componente cognitiva: il deficit sarebbe quindi proprio dell’assumere la prospettiva altrui sia nella realtà che nella fantasia e questo potrebbe spiegare le difficoltà relazionali tipicamente riscontrate nell’anoressia nervosa. Inoltre, essendo state controllate variabili come la comorbilità con altre psicopatologie, la severità della malattia e la sua durata, il deficit nell’empatia cognitiva sembra essere indipendente da queste e potrebbe quindi essere considerato un fattore di rischio per lo sviluppo del disturbo alimentare.

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