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I TRATTI AUTISTICI NELL’ANORESSIA Negli ultimi decenni si è sviluppato un ampio filone di ricerca che

2.3 I tratti autistici nell’anoressia

2.3.3 Tratti autistic

Vista la somiglianza finora descritta tra i profili dell’anoressia nervosa e dei disturbi dello spettro autistico, alcuni studi hanno indagato la presenza di tratti autistici nelle pazienti con AN utilizzando strumenti abitualmente usati per la diagnosi e la caratterizzazione dell’ASD, che sono l’Autism-Spectrum Quotient

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(AQ) [Baron-Cohen et al., 2001], l’Empathy Quotient (EQ) [Baron-Cohen et al., 2004], il Systemizing Quotient (SQ) [Baron- Cohen et al., 2003] e l’Interpersonal Reactivity Index (IRI) [Davis, 1983], tutti auto-compilati.

In uno studio pilota del 2008 Hambrook e collaboratori [Hambrook et al., 2008] hanno somministrato a 22 soggetti con AN l’AQ, l’EQ ed il SQ e hanno confrontato i punteggi da essi ottenuti con quelli di un gruppo di soggetti sani. La prestazione delle ragazze con AN è risultata significativamente differente solo nell’Autism-Spectrum Quotient, dove hanno conseguito punteggi molto più alti del gruppo di controllo. Per quanto riguarda EQ e SQ gli autori hanno invece riscontrato profili simili.

Per testare la somiglianza tra AN e ASD, alcuni studi si sono focalizzati sui profili conseguenti alla Teoria E-S (empatia- sistematizzazione) [Baron-Cohen, 2002], secondo la quale i maschi avrebbero una maggiore tendenza alla sistematizzazione, cioè ad analizzare l'esperienza cercando regole generali che permettano di fare previsioni; mentre le femmine tenderebbero maggiormente all'empatia, cioè ad analizzare gli stati mentali altrui per rispondere in modo adeguato e fare previsioni sui comportamenti. Quindi in seguito alla compilazione dei questionari EQ e SQ gli uomini avranno un profilo tendente maggiormente alla polarità S (Tipo S), mentre quello delle donne tenderà alla polarità E (Tipo E).

I suddetti questionari hanno permesso di differenziare il modo di analizzare le esperienze dei soggetti sani da quello dei soggetti con ASD: questi ultimi infatti conseguono punteggi molto maggiori degli altri al SQ e molto minori all’EQ, andando a determinare il cosiddetto cervello maschile estremo [Baron-Cohen, 2002].

Nel suo studio del 2013 Baron-Cohen [Baron-Cohen et al., 2013] ha confrontato le performance di soggetti con AN con quelle di adolescenti sane ai test AQ, SQ ed EQ. I risultati hanno dimostrato non solo punteggi molto più elevati nell’AQ e quindi la presenza di tratti autistici, ma anche punteggi significativamente superiori nel

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SQ e inferiori nell’EQ, ma solamente nel campione composto dai soggetti più giovani. L’autore ha quindi ipotizzato un profilo E-S simile a quello dei soggetti con ASD, ma soprattutto ha notato un profilo “mascolinizzato” nelle adolescenti con anoressia nervosa paertecipanti al suo studio.

Courty e colleghi [Courty et al., 2013] hanno in parte confutato i risultati ottenuti dallo studio precedente. I ricercatori hanno infatti somministrato l’AQ, l’SQ, l’EQ e l’IRI a quattro gruppi: uno composto da soggetti con AN, uno composto da individui con ASD e due gruppi di controllo.

Per quanto riguarda l’Autism-Spectrum Quotient, il primo gruppo ha ottenuto punteggi significativamente superiori rispetto al gruppo di controllo, soprattutto nelle scale che misurano il redirezionamento dell’attenzione, le abilità sociali e le capacità comunicative, ma comunque inferiori rispetto al gruppo con ASD, collocandosi perciò a metà strada tra soggetti sani e ASD. In relazione a empatizzazione e sistematizzazione invece gli individui con AN hanno ottenuto un profilo E-S simile a quello del gruppo di controllo, riportando una marcata propensione a prendersi cura del prossimo e una buona capacità di sentirsi coinvolte nelle situazioni interpersonali, ma basse abilità di sistematizzazione. Inoltre, due delle dimensioni misurate dall’IRI risultavano comparabili tra AN e ASD (la capacità di sentirsi ansioso in situazioni negative e quella di immedesimarsi nelle emozioni provate da personaggi di fantasia); invece la scala misurante la preoccupazione empatica, cioè l’abilità di esperire emozioni appropriate allo stato d’animo dell’altro, erano significativamente superiori nei soggetti con AN rispetto ai soggetti con ASD.

Infine, Tchanturia [Tchanturia et al., 2013] ha confrontato la prestazione di soggetti con AN a quelle di un gruppo di controllo sia all’AQ che a scale che misurano l’ansia e la depressione. Oltre a confermare la presenza di tratti autistici svelata dagli elevati punteggi all’AQ, l’autrice ha mostrato come questi correlino con

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elevati livelli di ansia e di depressione autoriferite e con una bassa capacità di mantenere relazioni intime. Tchanturia conclude perciò ipotizzando che i tratti autistici riscontrati possano inasprire i fattori di mantenimento tipici dell’AN, come la rigidità cognitiva, la carenza di abilità sociali, la bassa motivazione ed il tono dell’umore.

La correlazione tra tratti autistici e sintomi internalizzanti scoperta da Tchanturia ha ispirato un recentissimo studio italiano in cui Calderoni e collaboratori [Calderoni et al., 2015] hanno indagato ulteriormente tale relazione tramite la somministrazione dei questionari AQ e Youth Self-Report 11-18 (YSR 11-18). Dapprima si sono confrontati i punteggi all’AQ tra soggetti con anoressia nervosa e gruppo di controllo e si è confermata la differenza significativa dimostrata dagli studi precedenti; è stata inoltre fatta un’analisi dei punteggi di ognuna delle cinque scale dell’AQ, replicando i risultati ottenuti da Courty [Courty et al., 2013]: i punteggi più alti sono infatti stati conseguiti nelle scale social

skills, attention switching e communication. Successivamente il

gruppo di controllo è stato suddiviso in due sottogruppi, uno con sintomi internalizzanti ed uno senza, e sono state confrontate quindi le prestazioni allo YSR 11-18 dei tre gruppi. Gli autori hanno allora potuto osservare come nel gruppo di soggetti cosiddetti falsi sani alti punteggi all’AQ corrispondessero a punteggi elevati nelle scale dei sintomi internalizzanti dello YSR 11-18 e come questo gruppo non differisse significativamente da quello con AN per i risultati all’Autism-Spectrum Quotient. Calderoni e colleghi hanno quindi ipotizzato che i tratti autistici riscontrati nell’anoressia nervosa siano da associare ai disturbi dell’umore piuttosto che all’anoressia stessa e che siano ansia e depressione ad esacerbare le caratteristiche cliniche recentemente associate al profilo dell’ASD. Visti i dati discordanti degli studi fin qui citati, si dimostrano necessari nuovi approfondimenti, che sappiano tener conto anche delle differenze riscontrate tra uno studio e l’altro.

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CAPITOLO 3

METODOLOGIA E PROCEDURA

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