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5. S OGGETTI COINVOLTI NELLE PROCEDURE SPECIFICHE

5.6. Soggetti coinvolti a titolo diverso o

proble-ma inerente ai pipistrelli, si rivolgono spesso a soggetti che non hanno le necessarie competenze in materia di gestione faunisti-ca e che non dovrebbero, in particolare, effettuare interventi che comportino manipolazione di esemplari. Fra gli interpella-ti vi sono Vigili del Fuoco, Associazioni ambientaliste o anima-liste, Aziende sanitarie locali, Istituti zooprofilattici sperimen-tali, veterinari, Uffici comunali, ditte di disinfestazione e derat-tizzazione.

Premesso che tali soggetti, senza eccezioni, potrebbero con-tribuire a divulgare capillarmente alla propria utenza una cor-retta informazione sui chirotteri (ad esempio spiegando che si tratta di specie tutelate, innocue ed estremamente importanti per la conservazione degli equilibri ecologici), occorre chiarire che gli organi cui istituzionalmente spettano gli interventi in oggetto sono i Servizi di tutela fauna delle Province, gli Organismi gestori delle Aree protette e il Corpo Forestale.

Esistono, tuttavia, situazioni particolari in cui si realizzano possibilità d'intervento anche per alcuni dei soggetti preceden-temente elencati. Ditte di derattizzazione/disinfestazione il cui personale abbia seguito appositi corsi specialistici sulla tutela dei chirotteri potrebbero, ad esempio, effettuare gli interventi di protezione delle strutture dal guano e di occlusione delle fes-sure interne dei cassonetti delle persiane avvolgibili, per preve-nire l'ingresso di esemplari nei locali interni.

in-tervento di manipolazione e, più in generale, di disturbo agli esemplari, nonché dall'alterare i loro siti di rifugio. Il ricorso a qualsiasi tipo di dissuasore di presenza (chimico o fisico) va ca-tegoricamente escluso: qualora il dissuasore avesse efficacia (in molti casi questa non è provata), si realizzerebbe una violazio-ne alle norme di tutela degli esemplari se invece ciò non fosse, si verrebbe a determinare una truffa nei confronti dei cittadini che pagano l'intervento.

Ancora più gravi sarebbero interventi di occlusione degli ac-cessi ai siti di rifugio, data l'elevata probabilità che questi cau-sino fenomeni di mortalità, in particolare a carico dei piccoli ancora incapaci di volare.

Poiché gli episodi di scorretto coinvolgimento delle ditte di disinfestazione nella gestione delle problematiche legate alla presenza di chirotteri negli edifici sono alquanto frequenti, si sottolinea l'importanza di campagne di informazione/ sensibi-lizzazione dirette proprio nei confronti di tali ditte.

In determinati casi è possibile che interventi per "problemi di pipistrelli" siano effettuati da Associazioni ambientaliste o altre associazioni che, a seguito della definizione di forme di collaborazione con le Amministrazioni preposte alla tutela fau-nistica, si occupino di recupero di fauna in difficoltà.

Dato l'ampio spettro di specie selvatiche cui i centri sopraci-tati si dedicano, si evidenzia in questo caso la necessità di azio-ni di informazione chirotterologica nei confronti degli operato-ri (mateoperato-riali sono disponibili anche in Internet) e l'opportunità che coloro che manipolano i pipistrelli siano sottoposti alla vac-cinazione antirabbica.

È altresì necessario che i centri garantiscano "standard mini-mi" di idoneità alla detenzione dei chirotteri e, ai fini della va-lutazione dell'opportunità dei tentativi di recupero e dell'otti-mizzazione dell'efficacia dei protocolli di trattamento, risulta auspicabile che venga tenuta registrazione dei dati salienti cir-ca le attività di recupero di ciascun esemplare, in particolare il loro esito. Infine, gli esemplari che decedono dovrebbero

esse-re destinati alle struttuesse-re ufficialmente identificate per le anali-si di tipo veterinario, tenendo conto anche delle iniziative di monitoraggio delle patologie eventualmente in atto.

Relativamente a queste ultime, va detto che negli ultimi an-ni, in varie aree del Paese, sono state condotte indagian-ni, per ini-ziativa degli Istituti zooprofilattici sperimentali e delle Amministrazioni locali, sulla possibile presenza di casi di Rabbia nei chirotteri. I risultati di tali rilevamenti hanno dato finora esito negativo per la presenza del virus in tutti gli esem-plari esaminati. Tuttavia, poiché varie specie di pipistrelli mi-grano a distanze di centinaia, talora migliaia, di chilometri, e che casi di Rabbia nei chirotteri sono stati fino al 2004 segnala-ti in Paesi confinansegnala-ti - 20 casi per la Francia, tre per la Svizzera (Rabies Bulletin, 2007) - non si può escludere a priori che esem-plari infetti siano presenti sul territorio italiano, benché non siano, sino ad ora, mai stati riscontrati.

Ciò rende opportuni degli accertamenti ed è consigliabile che un numero significativo di esemplari, collezionati esclusi-vamente tra quelli rinvenuti morti o deceduti nei centri di recu-pero, venga analizzato per verificare la presenza/assenza del virus.

Estremamente importante è che le Autorità sanitarie coin-volte abbiano consapevolezza della necessità di rispettare le normative vigenti sulla tutela dei chirotteri. Ciò significa che vanno categoricamente escluse raccolte e soppressioni di esem-plari vivi, anche se apparentemente non in buona salute (questi ultimi potrebbero essere recuperabili e, comunque, è assai più probabile che siano affetti da patologie diverse). Altrettanto importante è che non vengano sottoposti a disturbo i siti di ri-fugio, in particolare nelle fasi biologicamente più critiche (iber-nazione e, nelle colonie riproduttive, periodo dei parti), con l'improbabile obiettivo di raccogliervi esemplari morti infetti.

La presenza di chirotteri nelle costruzioni antropiche rende particolarmente importante la diffusione di una corretta infor-mazione sull'argomento. Come sottolineato anche dall'OMS

(http://www.who-rabies-bulletin.org/About_Rabies/Bat/ General_Information.aspx), la presenza di una colonia di chi-rotteri in un edificio non espone ad alcun rischio chi lo abita o lo frequenta per altri motivi.

La Rabbia da chirotteri costituisce una zoonosi al cui rischio sono potenzialmente esposti solo coloro che per esigenze lavo-rative manipolano gli esemplari. Tali soggetti dovrebbero cau-telarsi con la vaccinazione.

In caso di contatti occasionali e potenzialmente a rischio (morsicature o contatto delle mucose con saliva di pipistrello) da parte di persone non vaccinate, può essere effettuata la pro-filassi post-esposizione.

Anche qualora venisse accertata la presenza della Rabbia in Italia, non sarebbero in alcun modo giustificabili interventi di eradicazione di colonie. Nei Paesi ove il virus è presente non vengono meno le normative di tutela.

Le informazioni epidemiologiche disponibili indicano, d'al-tronde, che la distruzione delle colonie infette è inefficace e ad-dirittura considerata potenzialmente controproducente (poten-do determinare una dispersione non prevedibile dei soggetti infetti). Nei confronti delle colonie positive viene consigliata un'attività di monitoraggio effettuabile anche, con tecniche non invasive, sugli esemplari vivi (indagini sierologiche e sull'escre-zione salivare del virus; Mutinelli, 2005).

È estremamente importante, pertanto, che le indagini sulla Rabbia (ma lo stesso vale per eventuali altri accertamenti sani-tari) vengano realizzate da aziende sanitarie e Istituti zooprofi-lattici di concerto con le Autorità preposte alla tutela faunistica prevedendo, per le implicazioni specialistiche della materia (ad esempio per la determinazione specifica degli esemplari), for-me di collaborazione con chirotterologi.

5.7. Vademecum riportante le indicazioni operative sulla