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LA SORVEGLIANZA DELL’INFLUENZA AVIARE NEI VOLATILI SELVATIC

4.1 LA SORVEGLIANZA NEL MONDO

4.1.4 La sorveglianza in Europa

Dal 1961 quando è stato segnalato il primo isolamento di virus aviari ad alta patogenicità (HPAI) in uccelli selvatici in Sud Africa, ormai quasi 45 anni fa, e da quando in relazione all’epidemia di H5N1 HPAI in Asia sono stati riportati con maggiore frequenza casi H5N1 HPAI negli uccelli selvatici, le segnalazioni di infezioni da HPAI nelle popolazioni selvatiche sono state estremamente limitate e collegate a focolai nel pollame domestico. Invece, dall’inizio dell’epidemia da H5N1 in Asia le segnalazioni di infezioni da questo sottotipo negli uccelli selvatici sono diventate sempre più frequenti.

La finalità principale della sorveglianza negli uccelli selvatici condotta nell’Unione Europea prima dell’emergenza dell’epidemia da H5N1 HPAI in Asia era l’identificazione dei virus LPAI sottotipi H7 e H5 che, infettando il pollame, potevano potenzialmente portare allo sviluppo di virus ad alta patogenicità.

La prima indagine ufficiale dell’EU (al tempo composta da 15 Stati membri) sull’influenza aviare negli uccelli selvatici è stata condotta su base volontaria a seguito della Decisione della Commissione 2002/649/EC, benché la sorveglianza sugli uccelli selvatici era in essere prima di allora in diversi Stati membri. In quell’anno 11 Paesi parteciparono all’indagine seguendo le linee guida dell’Unione che indicavano un monitoraggio mirato per un 70% agli anatidi migratori, per un 20% a limicoli ed il restante 10% ad altre specie. Lo scopo di un piano di sorveglianza così strutturato era quello di supportare un sistema di pre-allerta per l’introduzione del virus negli allevamenti di pollame, nonché di implementare le

conoscenze sulla reale gravità della minaccia costituita dall'influenza aviaria per la salute degli animali.

Nel 2005 è stata adottata dalla Commissione europea la Decisione 2005/464/CE che rivedeva le linee guida esistenti aggiungendo ulteriori raccomandazioni, come la necessità di focalizzare il campionamento sugli uccelli migratori nel periodo autunno-invernale. A causa dell'evoluzione dell'epidemia H5N1 in Asia, è stato deciso di intensificare la sorveglianza sugli uccelli selvatici con una modifica contenuta nella decisione 2005/726/CE, che riporta linee guida più specifiche riguardo la sorveglianza attiva e passiva, ed un approccio basato sul rischio che individua le specie di uccelli selvatici a più alto rischio sulla base della loro origine, delle rotte migratorie, e della probabilità di contatto con il pollame domestico. Inoltre si indirizza il campionamento nelle aree di aggregazione dell’avifauna migratoria, in prossimità di allevamenti di pollame o situate lungo le rotte migratorie. In quest’occasione è stato compilata una lista provvisoria di 15 specie di uccelli selvatici che presentano un rischio più elevato di esposizione ai virus influenzali, destinata ad essere aggiornata negli anni successive alla luce di nuove prove scientifiche, ed introdotta la modalià di campionamento da uccelli trovati morti.

Con l'adozione della decisione 2006/101/CE, nel febbraio 2006, la sorveglianza dei volatili selvatici, fino ad allora condotta su base volontaria, diventa obbligatoria. La decisione conferma le linee guida per la sorveglianza descritte nella decisione 2005/464/CE, ed afferma l’inapplicabilità della sorveglianza sierologica negli uccelli selvatici.

Nel 2006, la raccolta di informazioni è stato ampliata ed organizzata consentendo un'analisi più dettagliata rispetto agli anni precedenti. Inoltre, è stato istituito un Gruppo di lavoro europeo per la sorveglianza dell'influenza aviaria in uccelli selvatici con lo scopo di discutere i risultati del piano di sorveglianza e migliorare l'analisi dei dati, così da fornire informazioni sull’epidemiologia dell’infezione e di conseguenza indirizzare la sorveglianza su specie e aree bersaglio.

Nel maggio 2006 la European Food Safety Authority (EFSA) ha prodotto un elenco aggiornato delle specie a rischio (EFSA, 2006, documento della Commissione SANCO/10268/2006 Rev.5).

La selezione è stata effettuata tra tutte le specie migratorie, appartenenti alle famiglie Anatidae e Charadriformes, presenti in Europa almeno per un periodo dell’anno. Nella costituzione dell’algoritmo necessario per l’identificazione delle specie sono state prese in considerazione caratteristiche comportamentali ed eco- etologiche che potessero fungere da fattori di rischio. In una prima fase sono state considerate potenzialmente a rischio tutte le specie che dimostrassero un certo grado di incontro e unione con altre specie, e una tendenza gregaria nel corso della migrazione e del periodo di svernamento. Successivamente sono state incluse nella lista specie che non riconoscessero come habitat elettivo zone marine, litorali costieri e saline, in quanto, in questo caso, il rischio di entrare in contatto con pollame risulta piuttosto basso. L’ultimo filtro applicato alla selezione considerava il passaggio degli uccelli attraverso zone extra europee in cui si siano verificati focolai sostenuti dall’ H5N1. In Appendice I sono riportate le tabelle relative al risultato della selezione.

L’elenco, non esaustivo, è destinato unicamente a individuare le specie migratorie che possono comportare un rischio più elevato sotto il profilo dell’introduzione dell’influenza aviaria nella Comunità, in ragione dei loro modelli migratori che interessano zone in cui si è registrata l’HPAI, sottotipo H5N1, nel pollame o nei volatili selvatici. Si fonda sul parere scientifico relativo agli uccelli migratori e al loro possibile ruolo nella diffusione dell’influenza aviaria ad alta patogenicità, adottato il 12 maggio 2006 dal gruppo di esperti scientifici sulla salute e sul benessere degli animali dell’EFSA e sui lavori condotti dal comitato ORNIS e da consulenti esterni della direzione generale dell’Ambiente della Commissione europea, e anche sulla base dei risultati della valutazione dei rischi.

In Appendice I viene inoltre riportato l’elenco delle specie di volatili selvatici che vivono in prossimità del pollame domestico, quindi potenzialmente in grado di

trasmettere il virus H5N1 al pollame attraverso volatili selvatici infetti in forma asintomatica («specie ponte»). Anche questo elenco si fonda sul parere scientifico relativo agli uccelli migratori e al loro possibile ruolo nella diffusione dell’influenza aviaria ad alta patogenicità, adottato il 12 maggio 2006 dal gruppo di esperti scientifici sulla salute e sul benessere degli animali dell’EFSA e sui lavori condotti dal comitato ORNIS e da consulenti esterni della direzione generale dell’Ambiente della Commissione europea. La direzione generale dell’Ambiente ha, in particolare, incaricato Wetland international e EURING di esaminare, aggiornare e ampliare l’indagine peliminare sulle specie e sui siti a più alto rischio alla luce dei focolai di H5N1 manifestatisi in Europa, e di individuare altre specie di volatili ad alto rischio che potrebbero agire quali «specie ponte» tra i volatili selvatici e il pollame e/o l’uomo in varie parti d’Europa.

La metodica e l’efficacia dei diversi programmi di sorveglianza condotti negli SM sono molto diversificati per differenze nel metodo di campionamento, nell'importanza relativa della sorveglianza attiva rispetto a quella passiva come nel numero effettivo degli uccelli campionati. Le diversità riscontrate nei programmi e la registrazione di dati aggregati possono avere un notevole impatto sull’inerpretazione dei risultati. In linea generale negli Stati membri sono stati attuati tre tipi di sorveglianza degli uccelli selvatici:

 sorveglianza attiva, focalizzata sulla cattura di volatili vivi, la maggior parte delle volte mirata su specie e/o aree ad alto rischio

 sorveglianza passiva, incentrata sul monitoraggio dell’aumento della morbilità e della mortalità;

 sorveglianza di animali sentinella, il più delle volte utilizzando anatre allevate in aree ad alto rischio sottoposte a controlli regolari.