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Sorvegliare e punire

Nel documento Compagni !! tutti insieme cresciamo. (pagine 61-64)

PARTE II – UN LUNGO CAMMINO VERSO LA MODERNITA’ (PORRE CORRETTAMENTE SOLO DOMANDE PENULTIME)

8. Sorvegliare e punire

Dall’universo dei tragici concentramenti, a quelli carcerari e/o manicomiali, per arrivare ai campi/orti/serre, alle fabbriche/officine/laboratori, ai vari luoghi di vendita ed agli uffici, la società moderna e post-moderna ha perfezionato notevolmente le tecniche del sorvegliare e del punire, talvolta ben inasprendo la crudeltà della sorveglianza e della punizione, ed altre volte costruendo cortine fumogene sotto le quali esercitare le stesse azioni, in modo subdolo e nascosto, diffondendo falsi messaggi e dando, nel contempo, altre illusioni. Senza voler minimamente sottovalutare la parte triste e tragica della sorveglianza e della punizione, purtroppo così ancora attuale in vaste aree del mondo, in particolare, di quello in via di sviluppo e/o delle nazioni emergenti 81

, sorveglianza e punizione sono un’invenzione recente che non vede, di certo, scorrere lacrime e sangue, ma estremamente raffinata, perché capace di piegare i più e mettere in uno stato di soggezione/ umiliazione/ prostrazione i resistenti.

I sistemi politici della post-modernità possono essere considerati sistemi duplici. Da un lato, si ha il sistema d’input-output simbolico, incentrato sulle attività elettorali e rappresentative, e comprendente i conflitti tra i partiti, le riunioni di elettori, le personalità politiche, le dichiarazioni pubbliche, l’esercizio di ruoli ufficiali e un certo modo ambiguo di presentare determinate questioni politiche (nelle quali sono ben coinvolti presidenti, governatori, sindaci e le loro rispettive amministrazioni). Dall’altro lato, si ha invece il sistema d’input-output sostanziale che consiste in contratti di diversi miliardi di euro, dollari (od altra moneta forte), in detrazioni fiscali, protezioni, sconti, prestiti, compensazioni di perdite, sussidi, favori e quel processo vastissimo relativo all’elaborazione del bilancio, all’attività legislativa, all’allocazione delle risorse, alla regolamentazione, alla protezione ed al sostegno degli interessi dei potenti (politici ed economici). Tutte ciò è attuato o piegando la legge al mero servizio di coloro che detengono il potere od addirittura ignorandola, oppure, al contrario, con estremo rigore repressivo, applicandola contro coloro che sono considerati eretici e fomentatori di disordini. Il sistema simbolico è perfettamente visibile. Del sistema sostanziale, si sente parlare di rado e, altrettanto di rado, se ne dà spiegazione. Allora solo il mantenimento di una parvenza di neutralità di classe permette l’esercizio del dominio politico, in quanto dominio di classe (Claus Offe, Lo stato nel capitalismo maturo).

La visione d’insieme ricorda bene le male bolgie dell’inferno dantesco, con i suoi drammi, i suoi colori ed i suoi lamenti, ed innumerevoli potrebbero essere gli esempi da citare, a riguardo, cosa significhi oggigiorno sorvegliare e punire. Altre volte, sono riportati lunghi elenchi, anche per non indurre falsamente i non-citati a sentirsi assolti, soprattutto se fortemente colpevoli. Tuttavia nel contesto delle domande penultime (di cui già al titolo del lavoro), si vuole qui scegliere un esempio, solo apparentemente marginale, centralissimo per coloro che scrivono e potenzialmente esplosivo, già in un futuro non troppo lontano. L’esempio citato è la precarizzazione della ricerca, con la conseguente pauperizzazione dei ricercatori. Infatti l’assunzione di precari, senza un solido mercato in entrata ed in uscita 82, indebolisce innegabilmente la ricerca 83, sfrutta vergognosamente i suddetti precari, sollecitando aspetti deteriori di concorrenza sfrenata e servilismo/delazione, e costruisce prospettive future, a breve e lungo termine, di vera e propria povertà 84.

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Sorvegliare e punire è il titolo di un famoso pamphlet di Michel Foucault, autore anche del saggio: Microfisica del potere – Interventi politici (Einaudi, Torino, 1977).

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Sorveglianza e punizione sono altresì pratiche attuali anche in moltissime sacche di povertà e precarietà, tuttora esistenti nel mondo sviluppato, specialmente dove le persone più deboli e più povere sono particolarmente indifese.

82 Per correttezza e completezza, si segnala che, altrove nel mondo, funziona proprio così ed anche abbastanza bene, ma nella

situazione locale attuale, inseriti in una società molle e decadente, è completamente impossibile creare qualcosa di simile con effetti immediati, dallo zero assoluto. Qualche eccezione può essere data dalle cosiddette spin-off, ma è certamente un volano limitatissimo e confinato a quelle sole nicchie di rara eccellenza tecnologica, altrimenti le stesse spin-off sono solo capitalismo di stato assistito e fallimentare. A riguardo, fa sorridere constatare come disinvolti liberisti inseguano, nella pratica, ricette stataliste obsolete ed inefficaci.

83 La ricerca fruttuosa ha bisogno di tempi lunghi, deve essere libera da costrizioni e può spaziare liberamente per il solo piacere della

ricerca. Chi fa ricerca sotto la pressione d’urgenze e necessità, con altre preoccupazioni e senza poter godere della libertà necessaria per ricercare, solitamente (o quantomeno spesso) non riesce a fare una buona ricerca.

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A riguardo, due esempi eloquenti sono l’impossibilità pratica di ottenere un mutuo per acquistare una casa, a seguito della formazione di un nuovo giovane nucleo familiare, e pensioni di sola mera sussistenza (od ancora molto meno), data la mancanza di una qualsiasi

Fig. 2.10 – Emilio Vedova, Interno di fabbrica con un autoritratto (Pinacoteca Civica, Forlì)

I quadri di un pittore italiano ed uno italo argentino, del ‘900, servono bene ad illustrare cosa significhi: sorvegliare e punire, nel clima culturale della modernità e post-modernità. Infatti Interno di fabbrica, con la capacità espressiva dell’immagine complessa, può descrivere la potenza oppressiva del lavoro manuale, dove la rincorsa verso il basso dei diritti dei lavoratori fa passare da uno statuto dei lavoratori, ad uno del mero lavoro, con i lavoratori usati e gettati via come pezzi di ricambio. Invece Concetto spaziale, la fine di Dio, con la casualità dei buchi (od altrove la rarefazione dei tagli) nello spazio uniforme, toglie le orgogliose sicurezze al lavoro cosiddetto intellettuale. Non si vuole certamente rimpiangere l’immanente presenza di un Dio, regnante ed imperante sotto le volte di un tempio, un’abbazia od una cattedrale, ma riconoscere come la perdita di punti di riferimento (religiosi e/o ideologici) tolga anche prestigio al lavoro intellettuale, riducendo i suoi artefici a semplici operai delle scienze e delle tecniche, oppure delle lettere e delle arti.

Queste ultime considerazioni richiamano anche ad un forte senso del limite che deve essere benevolmente accettato, di fronte ad ogni impresa pianificata, progettata o programmata 85. Altrimenti i piani, i progetti od i programmi, aventi dimensioni megalomani, perdono ogni possibilità d’una loro concreta messa in atto, dato che si trovano ad essere sommersi da un insieme inestricabile di contraddizioni, grandi e piccole, sui propri effetti attesi, principali e secondari. Infatti la smisurata vastità dei dati di confronto, non verificabili, rende pressoché impossibile, ad ogni strategia e/o tattica, di provare correttezza, consistenza ed affidabilità, in generale, potendosi provare le stesse proprietà anche per strategie e/o tattiche completamente diverse ed altrettanto generali. Inoltre la pretesa, sfrenatamente ambiziosa, d’operare in ambiti e contesti troppo ampi suscita spesso attese smodate e potenzialmente pericolose, per le dinamiche conseguenti che oscillano, quasi inevitabilmente, tra disillusione rassegnata e ribellismo sterile.

Le crisi sono una perdita del grado di strutturazione di un ordinamento sociale che si verifica per ragioni strutturali (Claus Offe, op.cit.).

Un breve sommario permette di elencare, per punti essenziali, i caratteri specifici delle crisi attuali:

 Le dinamiche di uno sviluppo, accelerato e non-regolato, interessano la vita sociale, nella sua interezza e complessità, alterando modalità passate di convivenza e condizioni di vita, talvolta anche dignitose, e generando uno stato di permanente dissoluzione, governato da regole non-scritte. Questi cambiamenti, continui e violenti, iniziano nell’ambito della scienza applicata, della tecnologia e della produzione di merci, beni e servizi, e coinvolgono le condizioni di vita ed istituzioni, quali famiglie, scuole/università, quartieri, sistema sanitario ed altri apparati civili e militari, estendendosi ai rapporti di dominazione, diretta od indiretta, con altri paesi, ed all’interazione non eco-sostenibile tra società e natura.

 Questo sviluppo, accelerato e non-regolato, è in espansione, continua e violenta, come un fenomeno naturale, grande e devastante, e subordina, ogni cosa, alla logica del profitto, in modo contraddittorio. Di conseguenza, non è capace di prevedere e/o prevenire le sue crisi e comunque, non appena gli è possibile, accolla rischi imprevisti e costi sociali conseguenti ai più deboli, umili ed oppressi. Inoltre gli eventuali benefici, estesi a questi ultimi (comunque briciole/elemosine, in confronto ai lauti pranzi/ingenti guadagni, dall’altra parte, in un mondo sempre più diviso), non sono mai superiori alla quota necessaria per garantire certi livelli di produzione, mercato ed accumulazione, ed a conservare l’ordine pubblico.

 Lo sviluppo, accelerato e non-regolato, effetto della globalizzazione e del turbo-capitalismo, modifica la forma delle contraddizioni sociali ed economiche. Non si ha più un conflitto tra la ricchezza di pochi e l’immiserimento di tanti, ma un conflitto tra la riproduzione composta del capitale (i cui profitti sono goduti da pochi) e la riproduzione semplice della forza-lavoro (alla cui condizione sono soggetti tanti), cosicché la disuguaglianza globale continui a crescere e la classe media sparisca. Del resto, i benefici, economici e normativi, acquisiti possono essere vanificati dall’inflazione o cancellati da una riduzione degli organici e dalla disoccupazione, come da nuove disposizioni legislative, restrittive in materia di diritti.

Sorvegliare e punire, rivolto alle istituzioni democratiche ed agli spazi della vita sociale, politicamente organizzati, garantisce così la conservazione e gli ampliamenti di produzione, mercati ed accumulazione.

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Nel documento Compagni !! tutti insieme cresciamo. (pagine 61-64)