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Il sostegno degli investitori istituzionali alla sua rapida crescita

83 Thompson K., U.S Consumer Financial Protection Bureau Sets Out Principles for Consumer-

2.2. I principali fattori economico-culturali driver del processo di Finance Innovation

2.3.3. Il sostegno degli investitori istituzionali alla sua rapida crescita

Dopo aver fatto chiarezza su quali siano le imprese rientranti nella categoria FinTech, passiamo alla trattazione degli elementi che ne hanno favorito uno sviluppo rapido ed esponenziale. Veri e propri sostenitori di questo processo di crescita sono stati gli investitori istituzionali, che negli anni hanno destinato risorse sempre più consistenti all’universo FinTech. A darne conferma è una recente analisi realizzata da Accenture, sulla base dei dati raccolti da CB Insights159, multinazionale che ha fatto del monitoraggio del venture capital market la propria missione aziendale. Sono stati analizzati gli investimenti globali, sia nel capitale di rischio, sia nel capitale di debito delle FinTech, effettuati tra il 2010 e il 2017 da venture capital, private equity, hedge fund, accelerators, incubens e fondi pubblici. Durante l’arco temporale di analisi, tali investimenti hanno raggiunto una quota davvero rilevante, prossima ai 100 miliardi di dollari ($ 97,7 miliardi), dei quali la metà è stata destinata a financial startup statunitensi (54%). Il tasso di crescita annuo relativo al volume di affari registrato in tale settore è stato pari al 35%; ancora più alto è stato quello inerente l’ammontare di finanziamento totale destinato, che si è attestato al 47%. Sono le FinTech operanti nel settore dei prestiti e dei servizi di

157 Veramente modeste se si considera che, come avremo modo di approfondire nel seguente paragrafo,

sono state destinate alle FinTech inglesi soltanto nel 2017, 4,05 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto ai 2,21 miliardi investiti nel 2016.

158 Osservatori Digital Innovation, Fintech & Digital Finance: quale modello per l’Italia?, in

www.osservatori.net/it_it/osservatori/comunicati-stampa/fintech-digital-finance-quale-modello-per-la- italia, 12 dicembre 2017.

159 Accenture, Global Venture Capital Investment in Fintech Industry Set Record in 2017, in

pagamento ad aver assorbito la maggior parte degli investimenti internazionali (circa il 60% negli USA).

Senza precedenti sono soprattutto i risultati raggiunti nel 2017: in un solo anno si è registrata una crescita del 18%, con un giro d’affari complessivo pari a 27,4 miliardi di dollari. Aumenti esponenziali si sono verificati soprattutto a vantaggio delle start-up statunitensi, britanniche e indiane: negli USA gli investimenti in FinTech sono saliti del 31%, raggiungendo $ 11, 3 miliardi, in UK sono quadruplicati, attestandosi a $ 3,4 miliardi, mentre in India sono quintuplicati, salendo fino a $ 2,4 miliardi160. Il grafico sottostante riassume i risultati appena descritti.

Figura 20: Investimenti globali nelle FinTech

Source: Accenture, Global Venture Capital Investment in Fintech Industry Set Record in 2017, op. cit.

Londra & Partners, la promotional agency di Londra, nell’ottobre 2017 ha stimato che ha beneficiare del 98% dei venture capitalist investments in UK (complessivamente superiori ad 1 miliardo di dollari) sono state le FinTech companies della capitale161. La rilevanza di questi dati cresce se consideriamo che sono stati raccolti dopo la Brexit: nonostante il Regno Unito abbia deciso di uscire dall’UE, gli investitori internazionali

160 La startup indiana per i pagamenti digitali, Paytm, ha ricevuto 1,4 miliardi di dollari in capitale di rischio.

L'aumento degli investimenti è stato in gran parte stimolato dal processo di "demonetizzazione" avviato dalla banca centrale per combattere la corruzione: il divieto di utilizzare banconote di alto valore, ha avvicinato milioni di indiani a passare al mondo del mobile payments e dei provider di non-cash services.

161 Londra continua a detenere il primato di città europea col maggior numero di investimenti nel capitale

continuano a credere nelle potenzialità di crescita che Londra offre alle FinTech, nelle vesti di propulsore della Financial Innovation162.

È opportuno precisare, inoltre, che gran parte della crescita, in particolare quella registrata negli Stati Uniti e nel Regno Unito, è stata trainata dai nuovi grandi flussi di investimenti provenienti da Cina, Russia, Medio Oriente e da altre economie emergenti, le quali vedono in questa specifica attività di funding un valido strumento per conquistare quote di mercato rilevanti in un mercato considerato attualmente strategico.

Le quote di mercato delle società FinTech sono ancor oggi contenute rispetto a quelle detenuto dal sistema finanziario tradizionale, ma in rapida e consistente crescita, proprio spinte dalla prolifera attività di funding destinata ai nuovi player del mercato finanziario. Anche i progressi normativi rappresenteranno uno stimolo alla crescita degli investimenti: in Europa, così come aumenta la fiducia degli user negli AISP e nei PISP, in virtù del loro assoggettamento ad una disciplina specifica, così crescono le loro potenzialità di sviluppo e, quindi, anche le risorse che i vari investitori decideranno di destinarle.

Il contributo dato dalle varie tipologie di investitori al mondo FinTech non è omogeneo. KPMG, in un suo report163, pubblicato lo scorso febbraio, ha fornito dati importarti riguardo ai capitali investiti dalle specifiche categorie di investitori. Il 2017 si è attestato come il terzo più alto degli ultimi dieci anni per quanto riguarda gli investimenti effettuati dal venture capital (VC): le operazioni siglate hanno superato quota 1.000 operazioni per un controvalore di circa 12,8 miliardi di dollari. Il numero di operazioni di private equity (PE) ha raggiunto il livello record di 139, per un investimento totale pari a 17 miliardi di dollari. Sono stati rilevati dei trend anche in relazione della fase di sviluppo dell’innovative companies che si va a finanziare: la dimensione media delle operazioni in fase angel/seed è stata di 1,5 milioni di dollari, rispetto al milione registrato nel 2016; una crescita è stata rilevata anche con riguardo alle operazioni in early-stage, che da quota 5,1 milioni di dollari nel 2016 è salita nel 2017 a 5,5 milioni; una riduzione è stata, invece, registrata con riguardo alle operazioni in late-stage, passate da 19,1 milioni di dollari a 16 milioni.

162 CNBC, London is the European hotspot for venture capitalists when it comes to fintech, in

https://www.cnbc.com/2017/10/19/london-is-top-europe-hotspot-for-vc-investment.html, 19 ottobre 2017.

163 KPMG, The Pulse of Fintech Q4’17, in https://assets.kpmg.com/content/dam/kpmg/xx/pdf/2018/02/pulse_of_fintech_q4_2017.pdf , 13 febbraio

La specifica categoria che negli anni ha ricoperto un ruolo di primaria importanza nel FinTech funding è stata quella del corporate venture capital (CVC). Come ben evidenziato nell’immagine sottostante, in soli due anni gli investimenti dei CVCs sono cresciuti esponenzialmente, passando da un ammontare di risorse movimentate pari a $ 2,4 miliardi nel 2014 ad un ammontare pari a $ 9,6 miliardi nel 2016, anno in cui si è raggiunto un record; nonostante nel 2017 si sia registrata una flessione in termini di capitale investito, la percentuale di operazioni di venture capital concluse da CVC continuano ad aumentare: tra il 2016 e il 2017 è saliti dal 16 al 19 %.

Figura 21: L'evoluzione globale degli investimenti corporate venture capital nel FinTech

Source: KPMG, The Pulse of Fintech – Q4’17, february 2018

Il CVC si distingue dal tradizionale venture capitalist perché a investire nel capitale delle start-up in fase di early-stage, ad alto rischio, ma con grandi potenzialità di crescita, non sono investitori privati bensì aziende, solitamente di medie-grandi dimensioni (appunto corporate). Queste companies, attraverso la creazione di un fondo dedicato, acquisiscono quote di minoranza delle innovative firms, ma non con l’unico scopo di ottenere una remunerazione, in un’ottica di breve termine: il loro investimento è, infatti, finalizzato a istaurare una partnership duratura con la controparte, dalla quale trarre benefici, soprattutto in termini di innovazione. Si sta diffondendo, infatti, fra le aziende il concetto di open innovation, in base al quale per innovare in modo efficace il proprio core business è necessario aprirsi alla collaborazione con quelle imprese che, pur essendo alle “prime

armi”, si pongono come driver dei trend di business emergenti sul mercato164: investendo nelle FinTech, i CVCs hanno un accesso privilegiato al processo di creazione delle idee e delle tecnologie innovative. Accrescono il proprio bagaglio di conoscenze e competenze, senza doverle sviluppare tramite attività di R&S interne, con un maggior dispendio di risorse, in termini economici e temporali, non disponendo dei know how necessario: oggi che l’innovazione è diventata un fattore critico di successo, l’open innovation rappresenta per le aziende corporate la best way per presidiare il proprio mercato di riferimento165.

Il CVC può manifestarsi non soltanto attraverso investimenti diretti: stanno assumendo un ruolo importante gli incubent e gli accellerators, usati dalle grandi aziende come strumenti per supportare le FinTech, fornendo loro le expertise di cui hanno bisogno: erogano servizi di mentorship, coaching, spazi, e consulenza specializzata al fine di creare un habitat favorevole per queste startup, ancora in fase seed, che ne velocizzi il processo di sviluppo. Nel 2018, uno dei 10 principali programmi di corporate accelleration in Europa166 sarà il “Fintech Innovation Lab”, un programma di 12 settimane promosso da Accenture, il gigante statunitense della consulenza, in 4 città riconosciute come “Innovator Hubs” in tutte il mondo: Londra, Dublino, Hong Kong e New York. Le early- to growth-stage FinTech, selezionate per partecipare, hanno la possibilità di perfezionare e testare i propri modelli di business innovativi, contando sul supporto strategico offerto da aziende leader dell’industria dei servizi finanziari e da VC; hanno l’occasione di ricevere importanti feedback sulla fattibilità imprenditoriale delle proprie idee, sia da parte di senior management, sia da parte degli stessi consumers, e di partecipare a workshop settimanali e panel discussions incentrati su molteplici tematiche cruciali, quali, ad esempio, la normativa bancaria in vigore, l’approvvigionamento e l’architettura delle tecnologie da utilizzare, e gli industry trends in atto.

164 Sostanzialmente si esternalizza l’innovazione, lasciando che il suo management sia separato ed esterno

dal day-by-day business. Con 186 nuovi CVCs che hanno investito nel 2017 si è raggiunto un record, con un incremento rispetto al 2016 del 66%: a conquistare il primo posto per la quantità di risorse investite è stata Google Venture, il fondo dedicato al CVC da Google, subito seguita da Intel Capital, CVC di Intel. Per una più approfondita disamina del report di CB Insights si consulti: CB Insights, The Most Active

Corporate VC Firms Globally, in

https://www.cbinsights.com/research/corporate-venture-capital-active-2014/, 28 febbaio 2018.

165 Veglianti N., Corporate Venture Capital: leva strategica dell’open innovation, in https://inno3.it/2018/02/14/corporate-venture-capital-leva-strategica-dellopen-innovation/, 14 febbraio 2018.

Inoltre, il CVC si differenzia anche per la scelta del settore al quale destinare le risorse: solitamente coincide con quello di appartenenza della corporate o comunque è complementare a quest’ultimo. A tal proposito, ingenti sono le risorse investite dagli intermediari tradizionali, soprattutto quelli di grandi dimensioni, nell’industria FinTech: si tratta di una scelta che, come avremo modo di approfondire, rientra in un più ampio processo di evoluzione dei modelli di business del settore bancario, sempre più aperti ad un processo di innovazione basato sull’apertura e sulla cooperazione strategica con i new provider che si ritiene possano apportare i maggiori benefici al core business. a confermare questa tendenza sono le statistiche: secondo una ricerca pubblicata, a fine 2016, da KPMG e CB Insights, a detenere il primato sono state l’americana Citigroup e la spagnola Banco Santander, che in un solo anno hanno inserito 8 nuove FinTech nel proprio portafoglio di investimenti, seguite subito da Goldman Sachs che ne ha inserite 7167.

CB Insights ha, inoltre, stimato che, dal 2012 ad oggi, sono stati siglati 81 accordi fra le financial start-up e le 10 maggiori banche statunitensi, con un ammontare complessivo di finanziamenti dichiarati pari a circa $ 4,1 miliardi168. Ha anche stilato una classifica a livello internazionale degli istituti di credito che più hanno investito in FinTech tra il 2013 e il 2017169, riassunta nel grafico seguente.

Figura 22: Le 9 principali banche al mondo ad aver investito nelle FinTech tra il 2013 e il 2017

Source: CB Insight, january 2018

167 KPMG-CB Insights, The Pulse of Fintech - Q3'16, in https://assets.kpmg.com/content/dam/kpmg/xx/pdf/2016/11/the-pulse-of-fintech-q3-report.pdf, 16 novembre 2016.

168 CB Insights, Where Top US Banks Are Betting On Fintech, in https://www.cbinsights.com/research/fintech-investments-top-us-banks/, 1 febbraio 2018.

169 CB Insights, JPMorgan Chase Competitive Strategy Teardown: How The Bank Stacks Up On Fintech

& Innovation, in https://www.cbinsights.com/research/jpmorgan-chase-competitive-strategy-teardown- expert-intelligence/, 11 gennaio 2018.

Riguardo al contesto europeo, Banco Santander, grazie anche al suo fondo CVC “Santander InnoVentures”, continua ancora oggi ad essere l’istituto di credito più attivo nell’attività di funding delle financial technology: soltanto negli ultimi cinque trimestri, ha aggiunto nel proprio portafoglio otto nuovi investimenti nella FinTech industry170. Per capire quanto la collaborazione con le innovate company possa garantire nuovi vantaggi competitivi anche alle banche, rilevante è l’annuncio fatto da Nathan Bostock, amministratore delegato di Santander UK, durante la conferenza internazionale FinTech, tenutasi a Londra nel marzo scorso: è imminente il lancio sul mercato di una nuova app, frutto della partnership, ormai triennale, con Ripple, la payment solutions provider FinTech fondata a San Francisco nel 2012 con l’obiettivo migliorare le transazioni cross- border, mediante l’utilizzo di tecnologie blockchain171. Santander diventerà la prima retail bank ha dare la possibilità ai propri clienti di concludere in sole 24 ore trasferimenti di denaro su scala internazionale (i c.d. “same date international payments”), sapendo in anticipo (prima dell’esecuzione dell’operazione) e in modo puntuale quali saranno i costi da sostenere172.

Un mercato in cui il contributo degli istituti di credito tradizionali si sta rilevando cruciale per lo sviluppo del fenomeno FinTech è proprio l’Italia: la già citata indagine conoscitiva condotta dalla Banca d’Italia sull’adozione delle innovazioni tecnologiche applicate ai servizi finanziari, ha, infatti, evidenziato che il 92% delle risorse destinate alle iniziative FinTech (circa 134 milioni di euro) proviene dalle banche significative. Inoltre, ci si attende che il grado di coinvolgimento di tali istituti tenderà a crescere: tre quarti dei significant institutions prevedono, infatti, di investire in tecnologie e servizi FinTech173.

A margine di questo paragrafo, è opportuno sottolineare che il concetto di FinTech è comunque maturato molto dal suo esordio: nelle aree che per prime sono state interessate

170 CB Insights, Where Top European Banks Are Investing In Fintech In One Graphic, in https://www.cbinsights.com/research/europe-bank-fintech-startup-investments/, 12 aprile 2018.

171 xCurrent, la tecnologia blockchain di RippleNet è un software aziendale che consente alle banche di

regolare immediatamente i pagamenti transfrontalieri, grazie ad un monitoraggio “end-to-end” su tutto il processo, senza la necessità di chiedere l’aiuto a third parties; da la possibilità alle banche coinvolte di scambiarsi messaggi in real time per confermare i dettagli dell’oprazione di pagamento prima di iniziare la transazione e per confermare la consegna una volta conclusa.

172 La maggior parte degli international transfert system ricorre a vari intermediari per effettuare

l’operazione, i quali per offrire il proprio servizio richiedono un compenso, quindi, solitamente la somma finale accreditata sul conto del beneficiario è inferiore a quella inviata. Inoltre, trattandosi di un processo mediato e non diretto, stimare il costo complessivo dell’operazione è complesso.

dal processo di digital innovation, come quelle relative ai pagamenti e ai prestiti, le FinTech companies più affermate stanno cercando di andare oltre il mercato di nicchia al quale si sono rivolte inizialmente, ampliando la gamma di servizi offerti174. Sta, infatti, aumentando il numero di “FinTech Unicorn”175, caratterizzate da un valore superiore ad 1 miliardo di dollari. Solo per sottolineare quanto esponenziale possa essere lo sviluppo delle FinTech con business vincenti, nel 2017 il valore della statunitense Stripe, che permette a imprese e individui di accettare pagamenti online, ha raggiunto una quota pari a 9,2 miliardi di dollari176.

Alla necessità delle innovative firms, ormai mature, di disporre di rounds di finanziamenti più consistenti che le supportino nel proprio processo di crescita, i corporate investors stanno rispondendo, cambiando sensibilmente i propri approcci di investimento, sempre più strategici. Nelle prime fasi di sviluppo del fenomeno FinTech, si sono concentrati su finanziamenti diffusi, di modesto importo, ma concessi a diverse start up (approccio di portafoglio), al fine di avere una panoramica più ampia delle opportunità e delle innovazioni presenti sul mercato, nonché di aumentare le proprie possibilità di avere nel gruppo selezionato l’impresa di successo. Oggi che si è raggiunto un buon grado di sviluppo, stanno spostando attenzione e risorse verso quelle FinTech che mostrano di poter garantire loro remunerazioni alte e un incremento notevole del valore del proprio core business177.

Per quanto riguarda, invece, le new financial solutions che attualmente stanno ottenendo un ammontare crescente di risorse due sono i trend rilevabili a livello internazionale. Il primo riguarda le InsurTech: il report KPMG “The Pulse of Fintech – Q4’17”, ha infatti evidenziato che nel 2017 è stato raggiunto un record, con 2,1 miliardi di dollari investiti da parte dei VC in questa specifica categoria di FinTech; si tratta comunque di una somma destinata a salire ancora sotto la spinta delle continue innovazioni digitali che sono in fase di implementazione nel settore assicurativo.

Inoltre, stanno diventando sempre più appetibili agli occhi degli investitori le innovative companies che operano nel mercato B2B con l’obiettivo di fornire piattaforme di

174 In Europa diverse FinTech (ad esempio, Klarna, Zopa e Revolut) hanno richiesto licenze bancarie

proprio al fine di espandere la gamma di prodotti offerta alla propria clientela.

175 È stato il VC Aileen Lee a definire “unicorn” le pochissime (soltanto lo 0.07%) startup produttrici di

software che avevano raggiunto un valore oltre il miliardo: trovarne una appariva difficile come trovare un

unicorno. Per approfondire la tematica si consulti: Investopedia, Unicorn, in

https://www.investopedia.com/terms/u/unicorn.asp.

176 Worldcore, Top FinTech unicorn leaders 2017, in https://worldcore.eu/blog/top-fintech-unicorn- leaders-2017/, 12 dicembre 2017.

pagamento, piattaforme di prestito, specificatamente rivolte alle SMEs, e SaaS (Software as a Service) capaci di rendere il processo di back office più efficiente ed efficace. A livello globale, crescono le pressioni regolamentari per gli istituti finanziari, chiamati a far fronte a sfide significative, soprattutto con riguardo ai processi di regulatory reporting e compliance: ci si attende, quindi, che l’ammontare di risorse destinate dai vari investitori alle ReghTech sia destinato a crescere esponenzialmente; soltanto negli ultimi 4 anni si è registrato un tasso di crescita annuo del 44%, con un ammontare di risorse movimentate pari a 1,4 miliardi di dollari. Le tecnologie che appaiono più strategiche, secondo i dati raccolti da PwC, sono quelle impiegate per automatizzare i processi di regolamentazione e di compliance (artificial intelligence e machine learning), e per incrementare l’automazione dei processi di identificazione del cliente (ad esempio, Know Your Customer (KYC) e Anti-Money Laundering (AML)) per ridurre le frodi e migliorare quindi le interazioni fra clienti ed istituti finanziari178.

Chiaro che più l’attività di funding specificatamente rivolta alle imprese Tech aumenta, minori sono le possibilità per le FinTech, soprattutto quelle in fase seed ed early-stage, di ottenere risorse: soltanto quelle che dimostreranno di avere le maggiori potenzialità di sviluppo, anche e soprattutto in relazione alle dinamiche dell’ambiente in cui operano, riusciranno ad ottener il sostegno finanziario e strategico degli investitori. L’approccio sempre più selettivo che stanno assumendo questi ultimi, li rende dei veri e propri “cacciatori” alla ricerca delle best financial solutions.

2.4. Nuove sfide ed opportunità per gli istituti di credito tradizionali: moving

from banks to banking

Fino a qualche anno fa, il concetto di servizio finanziario era associato soltanto al concetto di banca, dal momento che quest’ultima era considerata il principale o in certi contesti l’unico fornitore di tali servizi. L’oligopolio di cui godevano gli istituti finanziari era favorito dalle ingenti barriere regolamentari179 che rendevano difficile e problematico l’ingresso di nuovi operatori nel mercato finanziario, nonché dalla scarsa fiducia dei consumatori nei confronti di terzi. Tuttavia, la digital revolution e la crisi di fiducia negli

178 PwC, Global FinTech report 2017, in www.pwc.com/gx/en/industries/financial-services/assets/pwc-