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2.4 – La sostenibilità turistica come garanzia per la competitività di lungo periodo

L’industria del turismo è un comparto in continua crescita ed evoluzione, un settore irrinunciabile per l’economia di un territorio e che spesso viene sottovalutato soprattutto dal punto di vista degli impatti che le strutture dell’offerta, nonché l’afflusso e le presenze turistiche nell’area generano sull’ambiente e sulla società (Scace, 1993). Il principale errore, le cui conseguenze ora si trovano ad affrontare le destinazioni cosiddette mature, riguarda proprio la non comprensione in tempi utili dell’assunto fondamentale per cui anche l’industria turistica, così come ogni altro tipo di industria, genera consumo e che tale consumo dipende proprio dal livello e tipo di sviluppo turistico improntato nel territorio (Woodley, 1993).

Come abbiamo già precedentemente visto, l’approccio che si è perseguito nello sviluppo turistico del territorio del Veneto Orientale, ma che più in generale ha caratterizzato l’intera regione, è stato un approccio tendenzialmente di tipo egoistico, a pieno sfruttamento delle opportunità di profitto di breve periodo che il turismo era in grado di garantire. Si è dato erroneamente per scontato il territorio e la sua ricchezza senza considerare le implicazioni nel lungo termine, soprattutto in termini di qualità dell’ambiente e delle opportunità di accrescimento culturale, alla base dell’attrattiva del territorio e fondamentali per ‘richiamare’ turismo (Baldin, 2011).

L’atteggiamento e l’approccio nei confronti dell’ambiente, inteso in senso lato e non limitato al solo concetto di natura, si è profondamente modificato nel tempo; nel campo turistico questo si è tradotto nella ricerca di destinazioni in grado di distinguersi per la capacità di offrire esperienze di qualità sotto diversi punti di vista, ambientali e culturali, che escano dall’anonimato dello standard tipico del vecchio modello di turismo, a cui si aggiunge anche una maggiore consapevolezza circa la fragilità dell’ecosistema e la necessità di tutelarlo per garantirne la sopravvivenza (Salzano, 1991). Diventa, quindi, sempre più fondamentale per le destinazioni saper fissare dei limiti di crescita, che possano tenere sotto controllo i diversi elementi che

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contribuiscono ad accelerare la pressione sull’ambiente. Alcuni esempi in tal senso sono rappresentati dal controllo dei flussi turistici, inteso proprio come controllo del numero di turisti che si riversano nella destinazione, così come da un’oculata gestione dello sviluppo e della tipologia stessa di turismo che ivi sussiste, identificando e di conseguenza rispettando le famose capacità di carico del territorio (Butler, 2010) e promuovendo quindi, la stabilizzazione della destinazione bloccandone lo sviluppo turistico sia dal lato della domanda che dell’offerta. Si opterà al massimo per un’ulteriore crescita comunque contenuta e soprattutto controllata, solamente nel caso in cui sia possibile poter procedere ad una riconsiderazione delle capacità di carico34, che deve ovviamente avvenire di concerto ed essere compatibile con la correlata richiesta di risorse, siano esse umane, ecologiche o fisiche (Brunetti, Cassia, Ugolini, 2013).

Si tratta insomma, di optare per una soluzione di sviluppo turistico sostenibile della destinazione, dove il focus è proprio nel termine sviluppo che presuppone evidentemente una crescita, ma in misura sostenibile che garantisca quindi, la tutela, valorizzazione e qualità dei luoghi, delle risorse turistiche e della stessa cultura locale, parte integrante e fondamentale del patrimonio turistico della destinazione. Se da un lato infatti, lo sviluppo in senso turistico del territorio presuppone un certo tipo di antropizzazione dell’area in termini di strutture ricettive, ad esempio, o afflussi turistici, deve essere anche altrettanto chiaro come alla base del suo essere il turismo necessiti ovviamente della continua presenza di attrattive, di risorse e più in generale di un ambiente la cui qualità deve poter essere garantita nel tempo affinché il turismo possa continuare a prosperare (Romei, 2008).

34 La trattazione del concetto di capacità di carico o carrying capacity è assai frequente nella

letteratura, anche contemporanea; tra i vari contributi disponibili vogliamo ricordare di seguito alcuni testi: Castellani Valentina e Sala Serenella (2012), “Carrying Capacity of Tourism System: Assessment of Environmental and Management Constraints Towards Sustainability”, in Dr. Kasimoglu Murat (a cura di) (2012), “Visions for Global Tourism Industry - Creating and Sustaining Competitive Strategies”, InTech, DOI: 10.5772/38750, pp. 295-316; Diaz Pablo (a cura di) (2014), “Tourism as a tool for development”, WIT Press, Southampton, Boston; Maser Chris, Silberstein Jane (2014), “Land-Use planning for sustainable development”, Second Edition, CRC Press, Taylor & Francis Group, Boca Raton; Higging Karen L. (2015), “Economic growth and sustainability. Systems thinking for a complex world”, Academic Press, Elsevier Inc., San Diego, London, Waltham; Mason Peter (2016), “Tourism impacts, planning and management”, Routledge, Abingdon – Oxon, New York.

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Tale questione è alla base del concetto generale di sviluppo sostenibile, la cui definizione è stata elaborata per la prima volta nel 1987 nel famoso Rapporto Brundtland35, dove si definisce lo sviluppo sostenibile come “development that meets the needs of the present without compromising the ability of future generations to meet their own needs” (Wced, 1987, pag. 41), ripresa successivamente dall’Organizzazione Mondiale del Turismo che nel 1988 applicandola al campo turistico va a definire per la prima volta il concetto invece, di sviluppo turistico sostenibile: “Le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche”36 (Arpav et al., 2005, pag. 4). All’interno di questa definizione è possibile individuare le due principali caratteristiche chiave del turismo sostenibile che sono legate, da un lato, al concetto di tempo illimitato mettendo in luce la necessità di tutela e valorizzazione nel tempo delle risorse, e dall’altro lato, al riconoscimento dell’intersettorialità nel concetto di sostenibilità, che non è legata quindi solamente all’ambiente prettamente naturale, ma comporta la necessaria integrazione con le altre attività economiche e sociali sussistenti (Della Corte, Sciarelli, 2013), al fine di permettere e garantire una crescita della destinazione equilibrata dove si tenga conto dei diversi interessi coinvolti.

Si parla quindi di sostenibilità e di sviluppo sostenibile del turismo quando questo permette la crescita dell’economia locale creando sì nuova ricchezza, garantendo ed incrementando l’attrattività e competitività della destinazione, ma permettendo anche la condivisione di tale crescita ed una sua equa ridistribuzione tra la popolazione locale comportando un miglioramento nella qualità della loro vita (Batta, 2000), soddisfacendo allo stesso tempo e nel

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Si tratta del rapporto della World Commission on the Environment and Development (Wced) del 1987 “Our Common Future”, noto e comunemente conosciuto anche come Rapporto Brundtland dal nome della presidente della Commissione, l’allora Primo Ministro Norvegese Gro Harlem Brundtland.

36 Vogliamo di seguito ricordare la definizione originale di sviluppo turistico sostenibile fornita dalla

WTO (dal 2005 UNWTO) che nel 1988 lo descriveva come: “Sustainable tourism development meets the needs of present tourists and host regions while protecting and enhancing opportunity for the future. It is envisaged as leading to management of all resources in such a way that economic, social and aesthetic needs can be fulfilled while maintaining cultural integrity, essential ecological processes, biological diversity and life support systems” (WTTC, WTO, Earth Council, 1995, pag. 30).

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lungo periodo le esigenze della domanda e dell’attività turistica, nonché tutelando l’ambiente proteggendone le risorse ambientali, siano esse naturali o antropiche, e culturali (Tortora, 2008).

Alla luce delle difficoltà che stanno affrontando le regioni a carattere maturo, come il contesto turistico del Veneto Orientale, l’approccio verso il rilancio e la riqualificazione della destinazione dovrebbe vertere proprio su di uno sviluppo turistico a carattere sostenibile. Si tratta di un approccio diametralmente opposto rispetto alla logica che ha caratterizzato la nascita e lo sviluppo turistico in questo territorio, e che quindi dovrebbe al contrario nascere dalla consapevolezza circa la ricchezza di opportunità di visita e di accrescimento culturale che soprattutto i territori dell’entroterra37 sono in grado di offrire per integrare l’offerta balneare (Provincia di Venezia, 1996) e dalla necessità di tutelare e valorizzare tali risorse, per poter garantire la competitività della destinazione nel lungo periodo, attraverso strategie di sviluppo adeguatamente pianificate e volte a tali obiettivi (Leonelli, Minguzzi, 2013).

Si tratta di uscire dalla logica che vede il concetto di turismo sostenibile come una forma di turismo di nicchia, non remunerativo, ma di comprendere come il concetto di sostenibilità sia strettamente legato e insito al concetto stesso di competitività, che dipende in definitiva dal livello di sostenibilità raggiunta (Romei, 2008). La tutela dell’ambiente non può e non deve avvenire a posteriori limitandosi al recupero quando i danni sono già evidenti, ma deve

37A tal riguardo in accordo con le principali linee guida definite a livello comunitario, che mirano a

garantire una crescita dell’Europa intelligente e sostenibile ed in particolare facendo riferimento alle iniziative legate alla promozione di politiche di pianificazione territoriale concentrate sulla salvaguardia delle risorse naturali, ma soprattutto sul concetto più generale di sviluppo rurale e locale, si evidenzia in effetti per la realtà del Veneto Orientale ed in particolare del suo entroterra, un progressivo impegno ed un moltiplicarsi di progetti ed interventi rivolti allo studio e alla pianificazione di una crescita economica sostenibile e responsabile del territorio. In questo ruolo si è distinto soprattutto l’operato del VeGAL, ovvero l’Agenzia di sviluppo del Veneto Orientale, che abbiamo già avuto modo di definire nel precedente capitolo ed il cui scopo fondamentale consiste proprio nel promuovere e valorizzare il complesso delle risorse locali qui presenti, per garantire uno sviluppo equilibrato e continuativo dell’intero contesto (Vegal, 2008). A partire dalla metà degli anni ’90, con l’istituzione del VeGAL, si può quindi assistere ad un progressivo e costante processo di valorizzazione del contesto del Veneto Orientale, attraverso la progettazione e l’impiego di importanti investimenti nello sviluppo dell’intero territorio, al fine di strutturare un’offerta turistica integrativa e complementare al balneare volta a sostenere una crescita responsabile e condivisa del contesto (Pegoraro, 2015a), anche attraverso un parallelo lavoro di promozione ed informazione per coinvolgere attivamente in questo progetto il complesso degli operatori locali, con l’obiettivo di renderli edotti circa la ricchezza del proprio territorio e delle sue potenzialità di crescita per garantirne la competitività (Vegal, 2008) nel lungo periodo in un’ottica quindi di tutela e salvaguardia delle risorse.

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intervenire sulle cause stesse che causano degrado (Salzano, 1991) per prevenirle ed evitare di raggiungere il punto di rottura in cui ormai lo sviluppo dell’attività turistica è tale da generare solamente effetti negativi causando perdite sia in termini economici che culturali ed ambientali.