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1.2 – Storia ed evoluzione del turismo balneare: dalla cura termale al turismo di massa

Il turismo balneare, così come siamo abituati a conoscerlo oggi in termini di divertimento, relax, gioco, spiaggia, sole, etc., ha origini in realtà molto ben diverse; tendenzialmente si fanno risalire le prime forme di turismo presso le località di mare, come conseguenza dello sviluppo e successo delle cittadine termali. A partire dal XVII secolo e soprattutto in Inghilterra, si assiste infatti allo sviluppo di località termali sempre più adatte ad accogliere ed intrattenere gli ospiti, diventando ben presto sinonimo di status symbol tra la nobiltà e decretandone il successo (Bencardino, Marotta, 2004). Formalmente la motivazione al viaggio restava comunque la cura della

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persona e la salute, poiché all’epoca non erano concessi viaggi che non avessero un’utile giustificazione, anche se in realtà si assisteva allo sviluppo delle prime forme di turismo di svago. Come simbolo di questo nuovo fenomeno, si è soliti fare riferimento alla cittadina di Bath che, agli inizi del XVIII secolo, viene trasformata da piccola località in una destinazione turistica a tutti gli effetti (Trillo, 2003).

Sulla scia del successo della città termale si assiste ben presto alla nascita e allo sviluppo di località analoghe, ciascuna delle quali cerca di differenziarsi dalle altre in modo tale da poter attrarre l’aristocrazia ed imporsi come località di culto. In questo contesto si inseriscono anche le località marine proponendosi come valida alternativa alle città termali e puntando soprattutto sul clima più mite rispetto a quello di campagna; la motivazione è ancora quelle delle cure e la prima difficoltà che incontrano nell’affermarsi dipende proprio dal fatto che le cure sono strettamente legate all’utilizzo dell’acqua, ma quella del mare è notoriamente fredda rispetto a quella termale (Corsini, 2004).

L’apporto della scienza in tal senso è stato fondamentale, in quanto esaltando le qualità dell’acqua fredda e in particolare di quella salata del mare, ha portato ad una modifica nel comune pensiero, contribuendo in questo modo allo sviluppo e successo delle prime località balneari. Il più delle volte si trattava di studi non propriamente attendibili, ma atti più che altro a dirottare ospiti facoltosi verso le cittadine di mare dove i medici del caso esercitavano, tuttavia, aldilà dell’eticamente corretto o meno, bisogna riconoscerne il ruolo importante nel cambio di mentalità che ha permesso l’avvio dello sviluppo delle località balneari, unitamente ad un sempre più presente interesse verso questa tipologia di vacanza da parte della classe nobiliare, disposta ad investire in nuove destinazioni, permettendo in tal senso una rapida crescita del settore (Corsini, 2004).

Le prime ad affermarsi come destinazioni del turismo estivo balneare furono soprattutto le cittadine che si affacciavano sull’oceano Atlantico, sul mare del Nord e sul mar Baltico, mentre il ruolo del Mediterraneo era relegato unicamente a meta invernale, situazione che permane fino alla metà del XIX

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secolo, successivamente alla quale si assiste all’apertura dei primi stabilimenti balneari anche in Italia (Carlotti, Nencini, Posocco, 2014).

Verso la metà del XIX secolo si registra inoltre, un importante punto di svolta: nonostante il viaggio, il viaggiare, resti comunque appannaggio delle classi più abbienti, si assiste ad un allargamento della base d’utenza grazie all’emergere della classe borghese e del suo bisogno di manifestare la posizione acquisita (Löfgren, 2006). Quest’ampliamento della domanda, unitamente ad altri importanti elementi quali la maggiore attenzione verso la cura del proprio corpo in termini di igiene, sport e più in generale di benessere psicofisico, nonché l’affacciarsi di nuove modalità/infrastrutture di trasporto e relativa migliore accessibilità ai siti, hanno contribuito alla maggiore diffusione del concetto della vacanza al mare e finalmente al riconoscimento anche delle opportunità di svago come uno degli attrattori fondamentali di una destinazione turistica; di conseguenza si assiste parallelamente, anche ad un potenziamento quantitativo e qualitativo dell’offerta turistica. Siamo comunque ancora agli esordi del turismo balneare: non si può infatti ancora parlare di turismo di massa ed i ‘vacanzieri’ si limitano al bagno al mare, mentre la spiaggia ed il sole sono assolutamente evitati perché non adeguati al rango nobiliare (Triani, 1988). In questo periodo in Italia si assiste allo sviluppo delle prime zone costiere quali la riviera ligure, vicina alla Costa Azzurra e per questo meta del turismo internazionale; Viareggio, meta del turismo nazionale; Venezia (Lido) e alcune città del sud sul mare, quali Napoli o Palermo, che si contraddistinguono come mete esclusive, d’élite. Ciascuna di queste località si è differenziata e deve quindi il suo successo a diverse caratteristiche, ma sono tutte accomunate dalla presenza di una clientela prettamente nobiliare o comunque d’alta borghesia.

Ciò che appare interessante, analizzando lo sviluppo delle località costiere in Italia, è come tale sviluppo vada di pari passo con l’emergere sulla scena della media borghesia, ma più in generale con l’affermarsi del cosiddetto turismo di massa, tale per cui si assiste ad uno strutturarsi dell’offerta turistica in base ai diversi segmenti di domanda che vi si rivolgono: costa

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ligure, amalfitana e alcune località come Venezia o Capri, mete predilette di una clientela facoltosa principalmente straniera, costa tirrenica ed adriatica, sviluppatesi secondo il modello del tipico turismo estivo e la molteplicità delle località (principalmente del sud) che hanno strutturato la loro offerta per soddisfare le esigenze del turismo del fine settimana, quello dei residenti nelle zone limitrofe (Battilani, 2001).

Siamo agli inizi del XX secolo quando inizia a modificarsi il concetto di turismo balneare, con la clientela che si diversifica e popola la spiaggia, dalla quale non rifugge più; diventa quindi sempre più importante integrare e completare l’offerta turistica con tutta una serie di attività collaterali. Esplode ben presto il fenomeno del turismo balneare tradizionale con le accezioni che conosciamo oggi, non è più una questione di cure, ma di sole, mare, spiaggia, divertimento; in questo contesto il Mediterraneo diventa l’indiscusso protagonista del settore ed in particolare l’Italia negli anni Sessanta si impone in via definitiva tra le più importanti destinazioni del turismo balneare (Corsini, 2004).

Il mare Adriatico rappresenta sicuramente una delle aree costiere che maggiormente hanno contribuito al successo dell’Italia ‘balneare’. Determinante, per lo sviluppo turistico delle coste adriatiche e per il ruolo chiave che le stesse hanno assunto nell’ambito del turismo di massa, è stata soprattutto la compresenza di diversi fattori che ne hanno permesso la particolare evoluzione e conseguente successo. Si fa qui riferimento innanzitutto alla collocazione geografica dell’Adriatico vicina ai più importanti bacini di domanda del prodotto balneare: il Nord-Ovest dell’Italia per il mercato nazionale e l’Austria, la Germania e la Svizzera per il mercato straniero. Fondamentale anche la presenza di risorse turistiche tali da soddisfare una domanda ancora semplice che si limitava al classico prodotto ‘sole, mare, spiaggia’ e non da ultima, la buona accessibilità che ha permesso facili collegamenti tra i bacini di domanda e le destinazioni turistiche. Il combinarsi di tutti questi fattori ne hanno permesso un posizionamento chiave nel contesto turistico-balneare italiano, decretando il successo delle diverse località ivi presenti.

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Di tutta la linea costiera che incornicia l’Adriatico, l’area che comprende i Lidi Ferraresi, i litorali Veneti, quindi anche i territori considerati nel presente progetto, e quelli Friulani è quella di più recente sviluppo; stiamo parlando degli anni ’50-‘60 del secolo scorso, in concomitanza con l’esplosione del turismo di massa (Soriani, 2003).

Lo sviluppo relativamente recente rispetto alle altre destinazioni non ha comunque sfavorito queste aree, anzi, basti considerare che per quanto riguarda il Veneto, il turismo balneare da sempre rappresenta uno dei comparti più importanti secondo solo ai centri storici e questo successo si deve, molto probabilmente, proprio alla prossimità della città di Venezia che funge comunque da attrattore anche per le destinazioni limitrofe, su tutte le località balneari.

L’evoluzione del turismo balneare segue in buona parte quello che è l’andamento generale a livello regionale, così all’inizio degli anni Sessanta si assiste già ad un’importante presenza turistica del Veneto a livello nazionale, che si classifica tra i primi posti per il numero di presenze e nel successivo decennio si impone come regione leader, anticipando di fatto lo sviluppo turistico che poi si estenderà al resto del paese (Gambuzza, 1990).

In questi anni però, non si assiste soltanto alla crescita in termini di arrivi e presenze di turisti, ma emergono e ricorrono degli aspetti che risulteranno poi peculiari al turismo balneare nel Veneto tanto da essere ancora oggi in grado di identificarlo. Si fa riferimento nel particolare alla componente extra- alberghiera e soprattutto straniera della domanda, che rappresenta tuttora l’elemento principale caratterizzante non solo il turismo balneare, ma più in generale il turismo della Regione.

L’evoluzione ed il successo delle località balneari perdura per tutti gli anni ’70, dalla seconda metà degli anni ‘80 iniziano invece a delinearsi i primi sintomi di crisi ed inizia ad evidenziarsi, oltre all’emergere e allo specializzarsi di altre destinazioni turistiche, anche una certa e progressiva saturazione del mercato; la compresenza di questi elementi porta ad una battuta d’arresto nell’attrattività del prodotto balneare veneziano, dove il tasso di crescita è comunque positivo, ma cresce ad un ritmo inferiore

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rispetto agli anni precedenti durante i quali gran poco si è fatto per innovare il prodotto turistico adagiandosi sostanzialmente sui successi del turismo di massa (Gambuzza, 1990).

Alla fine degli anni Ottanta diventa chiaro che il prodotto balneare è ormai un prodotto maturo e che le destinazioni per tornare ad essere competitive necessitano di un cambiamento di rotta. Il semplice modello ‘sole, mare, spiaggia’ non è più adeguato per attrarre una domanda che nel frattempo si è evoluta, diversificata ed è diventata ben più complessa nelle richieste e nei bisogni da soddisfare. Tra le località balneari dell’Alto Adriatico si inizia così a prendere coscienza della necessità di riqualificare la propria offerta turistica, fattore imperativo per poter restare sul mercato ed essere in grado di competere con le altre destinazioni sempre più globali e rispondere alle esigenze della nuova domanda, chiaramente diversa e non più standardizzata.

Se vogliamo indicare una data precisa da prendere come riferimento, non si può non considerare il 1989, l’anno delle mucillaggini, che ha determinato una notevole contrazione delle presenze turistiche nell’Alto Adriatico. Percentualmente si parlava di una riduzione del 20-30% rispetto alle statistiche precedenti (Soriani, 2003), un collasso che ha fatto emergere in tutta la sua forza la necessità di un cambiamento di mentalità nell’utilizzo di un prodotto turistico, quello balneare appunto, tanto importante quanto estremamente fragile; non si può più parlare di sfruttamento turistico, ma diventa necessario operare in termini di valorizzazione turistica e tutela dell’ambiente litoraneo.

Nella pianificazione e promozione delle destinazioni si inizia a parlare di tutela dell’ambiente e delle risorse turistiche, di diversificazione del prodotto turistico, così da poter attrarre diversi segmenti della domanda e offrire qualcosa in più rispetto alla concorrenza; emerge l’esigenza di destagionalizzare il settore offrendo nuove e diverse opportunità di vivere il territorio (Bortolussi et al., 2015). Tale situazione è comune a tutte le destinazioni balneari più tradizionali dell’Alto Adriatico e riguarda inevitabilmente anche il tratto costiero del Veneto Orientale qui considerato,

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nato o meglio costruito, come risposta all’originaria domanda di semplice prodotto balneare, ma che ha in seno tutte le potenzialità per offrirsi come prodotto turistico completo, atto a rispondere a diversi segmenti di domanda. Questo è ciò che con il presente progetto, si intende mettere in evidenza, enucleando le diverse opportunità di sviluppo e di valorizzazione delle risorse del territorio, a completamento e riqualificazione dell’offerta turistica.