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2.3 – Verso un nuovo concetto: limitare il consumo di suolo nella riqualificazione della destinazione

La storia del territorio del Veneto Orientale è indubbiamente particolare; come abbiamo infatti potuto constatare nei temi trattati nel primo capitolo, il complesso dell’area considerata è stata storicamente oggetto di tutta una serie di profonde trasformazioni in parte naturali, ma più spesso si è trattato di interventi ad opera dell’uomo, in modo tale da adattare l’ambiente all’uso che ne era stato pianificato.

Questa serie di interventi da un lato hanno permesso la creazione proprio di alcune potenziali risorse turistiche, come ad esempio l’idrografia stessa presente nell’entroterra dell’area considerata; allo stesso tempo hanno fornito l’input fondamentale per la fuoriuscita del territorio da una situazione di assoluta marginalità economica grazie allo sviluppo del settore turistico (Anastasia, 1991). Contemporaneamente hanno purtroppo determinato anche la perdita di diversi elementi di naturalità soprattutto lungo la fascia del

all’importanza che riveste nella società e nei processi di decisione, dove un ruolo fondamentale viene giocato in tal senso anche dai svariati veicoli di produzione e di trasmissione dell’immagine turistica di una destinazione (Aime, Papotti, 2012).

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litorale, dove in assoluta contraddizione rispetto ad ogni ipotesi di valorizzazione dell’ambiente costiero e di tutela di una risorsa così importante, sono stati fondamentalmente perseguiti obiettivi di breve periodo, puntando sull’edificazione indiscriminata senza pensare agli effetti nel lungo periodo, soprattutto in termini di compromissione delle risorse33.

Uno dei problemi che si trova quindi ad affrontare questa porzione del territorio e situazione che accomuna comunque la maggior parte delle località che si affacciano sull’Adriatico e più in generale tutte le destinazioni turistico-balneari che si sono sviluppate tra gli anni ’50-’70, è proprio data dalla sostanziale artificializzazione delle coste, con conseguente perdita di naturalità in ampi tratti del litorale. A ciò si aggiungono anche le questioni legate al degrado ambientale e all’erosione della linea di costa, a causa anche delle eccessive pressioni esercitate in questa zona e del suo sovra utilizzo (Vallerani, 1994). Queste problematiche inserite poi all’interno del quadro di un ambiente turistico sempre più ampio e ‘globale’, in continua evoluzione e profondamente diverso dal vecchio modello di turismo di massa (sul quale era stato improntato lo sviluppo turistico di molte località tra cui anche quelle che riguardano il contesto del Veneto Orientale), vanno ad inasprire ulteriormente il gap esistente tra l’offerta turistica tradizionale ivi presente ed i nuovi turisti, i loro mutati comportamenti di consumo e stili di vacanza che non collimano più con l’immagine turistica di destinazione balneare di massa che caratterizza questi territori (Gambuzza, 1990).

Emerge quindi prepotentemente l’esigenza di ristrutturare l’offerta turistica, in modo tale da attirare nuovi flussi turistici ed essere distinguibili e forti in un mercato estremamente vario e competitivo, come quello attuale; in tal senso la fortuna dei territori ricompresi nel Veneto Orientale è data dalla presenza di un importante entroterra che può fornire, se adeguatamente riqualificato e

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Su questo aspetto è ormai da qualche decennio che gli studi territoriali stanno dedicando una notevole attenzione al contesto Adriatico, alla fragilità dell’area, ai problemi legati alla degenerazione delle coste e all’utilizzo irrispettoso e prolungato nel tempo non solo della fascia costiera, ma più in generale di tutto l’ecosistema collegato, compromettendo di fatto, anche in modo irreversibile, la naturalità dell’area. L’obiettivo di tali studi, oltre a mettere in luce le diverse problematiche, è dunque volto alla promozione della tutela, salvaguardia e laddove possibile, alla riqualificazione ambientale di questo importante spazio, nonostante le difficoltà e in molti casi l’effettiva impossibilità di recupero dell’originario contesto ambientale. Si veda, tra i molti, la ricerca di Marcello Zunica (1992), “Ambiente costiero e valutazione d’impatto”, Patron, Bologna.

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valorizzato, numerose occasioni di arricchimento delle opportunità di visita, dove però l’accento deve essere posto sulla tutela dell’ambiente e quindi su di uno sviluppo, una pianificazione e promozione turistica compatibile con il territorio circostante, rispettoso dello stesso e non aggressivo (Cacciari, 1991).

Stiamo parlando di un cambiamento radicale di prospettiva, dove gli interventi per la riqualificazione, soprattutto in queste situazioni di destinazioni già avviate e quindi con un precedente sviluppo turistico che le contraddistingue, dovrebbero essere limitati se non nulli dal punto di vista di un ulteriore incremento delle strutture e delle attività di supporto all’offerta turistica. Si eviterà così il continuo degrado e compromissione definitiva delle risorse che rappresentano il fulcro dell’attrattività di una destinazione (Gambuzza, 1990), per concentrarsi al contrario su di uno sviluppo che venga perseguito solamente se avviene nel rispetto della specificità delle risorse e più in generale dell’identità dei luoghi, attraverso interventi di recupero delle aree più a rischio e degradate, e volendo anche attraverso un miglioramento delle infrastrutture (Wall, 1993). In definitiva si tratta di lavorare in un’ottica di lungo periodo, evitando l’artificializzazione dei luoghi e l’indiscriminato consumo di spazio che non determinerebbe altro se non la perdita delle caratteristiche peculiari proprie della destinazione, che la contraddistinguono, puntando invece, al contrario, proprio su queste specificità. È certo un lavoro più difficile, che deve scontrarsi con gli interessi economici dei diversi operatori coinvolti, con le molteplicità d’uso e di fruizione dell’ambiente circostante e più in generale con un’ottica spesso ancora miope che non comprende le potenzialità di profitto economico insite nel tutela e nel mantenere l’integrità dell’ambiente e dell’identità locale (Anastasia, 1991). Sono invece, proprio questi elementi che nel lungo periodo rappresentano l’ago della bilancia che contraddistingue la destinazione di successo da quella condannata all’oblio.

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2.4 – La sostenibilità turistica come garanzia per la