• Non ci sono risultati.

Il fenomeno del sottopascolamento avviene nel momento in cui si assiste ad un sottocarico del pascolo. Questa situazione che si viene a creare è presente, in genere, in quei territori pascolivi montani dei paesi industrializzati in quanto si ha un progressivo abbandono dell’attività zootecnica verso settori economici maggiormente redditizi presenti sul territorio.

Una scorretta gestione del carico non comporta solo una perdita per lo stesso allevatore in termini economici, cosa che non accadrebbe nel caso in cui l’utilizzo del pascolo fosse totale e uniforme, ma la perdita maggiormente importante la subisce il territorio stesso, talvolta anche a carico della società stessa (Gusmeroli, 1988).

Di fatti, molti possono essere gli eventi che possono manifestarsi a causa del sottopascolamento. Questi sono:

 Avanzamento della superficie a bosco con una importante riduzione della superficie dapprima destinata a pascolo, specialmente per tutte le aree marginali;

 Aumento della presenza di specie infestanti dovuta ad una ingestione altamente selettiva causata dagli animali al pascolo (domestici e selvatici). Infatti, fra le specie erbacee si ha una tendenza alla sparizione delle leguminose, mentre tendono a diffondersi le graminacee che hanno rapida crescita e tolgono la luce alle altre specie erbacee. Tramite la pressione selettiva attuata dagli erbivori, le specie con caratteristiche di appetibilità migliori vengono meno e si ha la progressiva disseminazione delle specie

19 Lo squalene è un idrocarburo e un triterpene, è il precursore biochimico degli steroidi e dei triterpeni

presente nei vegetali come i semi di amaranto, crusca di riso, germe di grano e olive. Tutti gli organismi superiori lo producono.

peggiori. Queste ultime si diffondono così in piccoli gruppi, lasciando il cotico come un mosaico: con aree di sottocarico o sovraccarico localizzato;  Un’ingestione di tipo selettivo comporta un maggior fabbisogno di mantenimento dovuto ai notevoli spostamenti che vengono compiuti (fino a 7 – 8 km al giorno) con un’ingestione ridotta; viene utilizzato più tempo per compiere gli spostamenti che non per l’attività di assunzione degli alimenti;

 Gli elevati spostamenti possono dare luogo a fenomeni di deterioramento del pascolo con una perdita di biodiversità e, nei casi più gravi, specialmente lungo terreni particolarmente impervi, per effetto dell’acqua possono avvenire veri e propri fenomeni erosivi e di slittamento;

 Un utilizzo non uniforme dovuto all’elevata selezione può portare ad un aumento dell’erba residuale, la quale in inverno allettandosi e decomponendosi andrà sia a favorire possibili fronti di slittamento per acqua o neve, sia a formare uno strato compatto e continuo che influenzerà negativamente il ricaccio primaverile l’anno seguente.

Queste principali motivazioni confermano quindi come uno scorretto utilizzo, dovuto principalmente ad un sotto-caricamento da parte del conduttore, possa portare notevoli perdite per l’allevatore stesso, ma possa diventare anche un rischio per la salvaguardia ambientale (Gusmeroli, Il processo di abbandono dell’attività pastorale nelle malghe alpine e i suoi effetti sul sistema vegetazionale. Zootecnia di montagna, valorizzazione della agricoltura biologica e del territorio, 2002).

Sarebbe quindi utile da parte delle autorità competenti imporre agli allevatori responsabili del caricamento veri e propri piani di pascolamento redatti attentamente e da figure esperte al fine di:

1. Massimizzare l’ingestione e il rendimento energetico della superficie con beneficio non indifferente sia per i capi caricati sia per l’allevatore stesso; 2. Ridurre le perdite e i danni dovuti all’eccessivo calpestio conservando e

favorendo quindi la biodiversità;

3. Contenere l’avanzata della superficie boschiva mantenendo quindi aree pascolive;

Due sono i metodi che più facilmente possono essere adottati in alpeggio al fine di garantire un uso completo ma soprattutto uniforme dell’intera produzione foraggera prodotta:

a) Lo sfalcio di parte della superficie con produzione di foraggio utile durante il periodo invernale o in situazioni di scarsità di prodotto specialmente a termine monticazione;

b) L’ aumento del numero di capi caricati.

Quando sotto caricato, o abbandonato, il pascolo tende naturalmente a evolversi verso una nuova situazione di equilibrio vegetazionale, con maggiore abbondanza di biomassa, ma costituita prevalentemente da parte legnosa e con scarso valore foraggero. Il ripristino delle condizioni naturali può essere molto lungo e difficoltoso, soprattutto quando si è passati da un eccessivo sfruttamento della vegetazione, che ha portato ad un abbassamento della fertilità del suolo. Inoltre i pascoli sotto caricati o abbandonati sono facili prede di incendi soprattutto nella stagione siccitosa (Gusmeroli, Il processo di abbandono dell’attività pastorale nelle malghe alpine e i suoi effetti sul sistema vegetazionale. Zootecnia di montagna, valorizzazione della agricoltura biologica e del territorio, 2002).

EFFETTI DEL SOVRAPASCOLAMENTO SUL

DEGRADO DEI SUOLI

5.1 Introduzione

Fra le attività zootecniche, quella che ha dimostrato il maggior impatto sul suolo, non soltanto nel Mezzogiorno d’Europa ma soprattutto nei Paesi della riva del sud del Mediterraneo, è il pastoralismo. Nell’ultimo Secolo, l’incremento demografico e

l’introduzione di sistemi di sfruttamento sempre più intensivi delle risorse naturali hanno completamente alterato i preesistenti equilibri che vedevano una forte dipendenza fra disponibilità foraggere naturali e carico animale, con conseguente estensione delle attività agricole per l’aumento delle produzioni di foraggi in aree a scarsa o nulla vocazione. Inoltre, l’esercizio irrazionale del pascolo è ritenuto uno delle maggiori cause di degradazione dei suoli (soprattutto quelli presenti in climi aridi e semi aridi ). A fronte di questo fenomeno, particolarmente accentuato a partire dal secondo dopo guerra nei Paesi della riva sud del Mediterraneo (sovraccarico), se ne è manifestato un altro tendenzialmente opposto (precedentemente descritto) in quelli della riva del nord, nei quali il prevalere di nuove attività economiche ha comportato un graduale spopolamento e abbandono delle aree agricole più marginali a cui, in alcuni casi, sono seguiti fenomeni di degrado (sottocarico) 20.

Il problema centrale nella valutazione dell’impatto ambientale delle attività pastorali e del pascolamento degli animali selvatici su un territorio è legato alla determinazione del carico animale (ved. par 5.3) ivi mantenuto o in prospettiva, mantenibile. Le attività legate a una pratica agropastorale irrazionale, come ad esempio l’uso del fuoco per la pulizia dei pascoli, hanno creato diffusi fenomeni di desertificazione (Pulina & Zucca, 1999).

La difficoltà nella gestione economica dei sistemi pascolivi, siano essi boschi o agroecosistemi (effettuata in modo da rispettare l’ambiente), consiste nel fatto che non esiste un equilibrio stabile tra il pascolo e gli animali che lo utilizzano, l’equilibrio in questione è dinamico, varia cioè nel corso dell’anno (la produzione erbacea principalmente in funzione del clima, i fabbisogni animali in funzione del ciclo

biologico). Il tentativo di risolvere il problema dal punto di vista tecnico consiste nella determinazione del corretto carico, ossia dell’adeguato numero di animali pascolanti su una data superficie in un certo periodo (Pardini, 2006). Gli animali influenzano positivamente il cotico erboso solo quando la loro consistenza non si trova in squilibrio con l’offerta pabulare.