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LO SPIRITO DI CRISTO FA RIFIORIRE GLI ISTI- ISTI-TUTI RELIGIOSI, AIUTANDOLI A INCARNARE IL

Nel documento DI RINNOVAMENTO (pagine 123-128)

ALCUNI ASPETTI MAGGIORI DELLA VITA RELIGIOSA

III. LO SPIRITO DI CRISTO FA RIFIORIRE GLI ISTI- ISTI-TUTI RELIGIOSI, AIUTANDOLI A INCARNARE IL

LORO CARISMA IN FORME CONCRETE SEMPRE AG-GIORNATE

1. La vita consacrata è una «vita»: il principio vitale rimane identico, le forme in cuj. si esprime evolvono di continuo 22. La vita religiòsa, dicevamo, è sempre vissuta in un Istituto concreto. Dobbiamo aggiungere: la vita religiosa di un Istituto è sempre attuata e vissuta in una « forma storica concreta » che si ispira alle condizioni socio-culturali del luogo e del tempo. E qui incontriamo il problema già ricordato ai nn. 7-11, in cui accennavamo alla necessità che ha un carisma di incarnarsi in strutture determinate. Occorre ora considerare un aspetto com-plementare, a cui tutta l'opera del Concilio ha datto una rilevante importanza: il « rinnovamento adeguato » che ogni Istituto deve compiere significa che il medesimo carisma deve incarnarsi in nuove strutture.

Ora, quest'opera è delicata: richiede che si faccia un discer-nimento decisivo tra un nucleo vitale che deve permanere, e il suo involucro storico che può e deve cambiare. Come riconoscere questo nucleo, come determinare il suo contenuto essenziale, in modo che l'adattamento non si risolva in pratica o a· ripqlire semplicemente forme esistenti, oppure, al contrario, a distruggere l'Istituto piuttosto che rinnovarlo, e a fondarne un altro? È quindi della massima importanza capire di che tipo di cambiamen-to si tratta.

È pericoloso concepirlo in modo essenzialistico, cioè, come se l'Istituto fosse una « cosa » complessa, in cui bisogna operare una 121

spartizione: da una parte « cose essenziali » da conservare tali e quali, e dall'altra « cose accidentali» da cambiare. L'istituto è piuttosto una « realtà vivente » in evoluzione permanente: il suo principio vitale originale è sempre lo stesso, però, senza rotture col passato, inventa sempre nuove forme di vita e di attività.

Come un albero in primavera; come un adolescente che matura, e va scoprendo nuovi modi di espressione originale di se stesso, del suo corpo, del suo pensiero e dei suoi comportamenti, cosl un Istituto, inserito « nei profondi e rapidi cambiamenti della nostra ·epoca» (GS 4), deve compiere la sua « maturazione ».8 Tentiamo dunque di precisare il contenuto di questi due .livelli di valori che si riferiscono al « carisma permanente » e alle sue diverse « espressioni storiche » mutevoli.

2. Due serie di realtà permanenti (la «vita»)

23. a) Prima di tutto la sostanza evangelica (la « norma ultima»

è « seguire Cristo secondo l'insegnamento del Vangelo» PC 2a).

Essa implica tra l'altro:

1) la cura e lo sforzo di vivere il più perfettamente possi-bile, sotto l'influsso dello Spirito Santo e per amore di Dio, se-condo i precetti evangelici e in modo particolare le beatitudini:

spirito di povertà, semplicità filiale, mitezza, umiltà, purezza, fame e sete del Regno ... ;

2) la pratica dei« consigli evangelici»: la verginità consacrata, la povertà e l'obbedienza;

8 Il P. TILLARD condensa questo lavoro di rinnovamento in queste pa-role: « Una penetrazione dell'autentico spirito dell'Istituto, maturato dalla sua storia, nel nuovo volto che il mondo attuale chiede... Occorre operare un giudizio critico di sfaldatura fra lo spirito dell'istituto, 1a sua missione speciale, l'habitus ecclesiale acquisito lungo i secoli da una parte, e dall'altra, le forme concrete ... stili di vita e di pensiero ... opzioni ... tradizioni peculiari ...

molte delle quali devono scomparire, perché i tempi sono cambiati e la vita religiosa non si confonde con un museo ... Bisogna trovare forme attuali ca-paci di deporre nel cuore palpitante del nostro secolo tutta la densità spiri-tuale propria, autenticamente evangelica, che porta la vita della comunità all'atto di rinnovarsi... il bene della Chiesa intera esige che si reagisca contro il pericolo di livellamento che sta in agguato » (Il rinnovamento della vita religiosa, Firenze, pp. 92-93 ).

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3) la fratellanza,

il

vivere il mistero della « comunione-koi-nonia » con i fratelli.

Tutto questo deve essere sàlvato, ricercato, migliorato da tutti gli Istituti religiosi.

24. b) Poi viene la sostanza vivente del « carisma » e del patri-monio « proprio » di ogni Istituto ( « Siano fedelmente ricono-sciuti e mantenuti lo spirito dei fondatori e le loro specifiche in-tenzioni» PC 3b). Essa implica:

1) la missione propria dell'Istituto nella Chiesa e nel mondo, per i quali deve compiere un particolare servizio;

2) lo spirito, cioè, il modo proprio di comprendere i valori evangelici (

=

« intuizione evangelica » ), e di compiere la missio-ne (

=

« stile di vita e di azione » ).

Cambiare questa realtà carismatica sarebbe cambiare l'Istituto stesso. Piuttosto deve essere sempre chiarita e migliorata da ciascun Istituto religioso.

3.

Due serie di elementi contingenti (le strutture

della

vita) 2,;. a) La giustificazione dottrinale e la regolamentazione eccle-siale. « L'autorità della Chiesà, sotto la guida dello Spirito, ha pro-curato di :fissare la dottrina cli questo carisma, di regolarne la pra-tica, anzi di istituire delle forme stabili di vita sulla base dei con-sigli» (LG 43; dr PC 1). Nel corso di un lunga tradizione, Padri, teologi, maestri spirituali e il magistero hanno offerto di-verse presentazioni dottrinali e ascetiche della consacrazione re-ligiosa, sempre ispirate al movimento generale della teologia e·

della spiritualità del momento. D'altra parte, l'autorità gerarchica, dando un posto ufficiale alla vita religiosa nella Chiesa, l'ha or-ganizzata secondo una disciplina canonica più o meno stretta:

cosl sono apparsi i « voti» (con le loro specie), lo « stato» re-ligioso, le diverse forme canoniche di Istituti, le regole scritte nel

« De religiosis » del Codex Juris canonici, ecc ... - In tutto que~

sto ci sono certamente aspetti che conservano il loro valore, altri però possono ( e devono) essere superati' dallo sviluppo dogma-tico (dr sopra nn. 3-6), ascedogma-tico, pastorale e canonico dell'odierno periodo postconciliare (dr ad es. le nuove disposizioni del do-cumento Renovationis Causam, 6 ~genn. 1969).

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26. b) Infine l'aspetto socio-culturale. - I religiosi sono uo-mini; non possono fuggire dal tempo e dallo spazio. Sono inse-riti in una storia umana. Il loro modo concreto di vivere la con-sacrazione e la missione nel contesto dottrinale e giuridico sopra indicato, è sempre anche influenzato dall'ambiente socio-culturale e dai bisogni della propria epoca e del -proprio paese. Cosl av-viene, ad es., per il tipo delle loro relazioni interpersonali (modo di vita comunitaria, di autorità ..• ), per le loro usanze pratiche (modo di vivere la povertà, modo di vestirsi, forme di contatto con la società ... ), per il tipo di attività e di opere. Anche qui, accanto a valori permanenti, ci sono cose ormai prive di signi-ficato e inefficaci, anzi, cose che diminuiscono il valore della vita religiosa e della sua funzione di testimonianza e di servizio diretto al mondo d'oggi.

Occorre sottolineare che le realtà permanenti e gli elementi contingenti appaiono sempre vitalmente uniti e tali devono es-sere. Un valore inerente al carisma di un Istituto (ad es. la pre-ghiera, l'ascesi...) non può mai esistere disincarnato, senza espri-mersi in forme determinate. Però non è infedeltà a questo va-lore cambiare queste forme purché venga debitamente inserito in forme nuove in cui potrà meglio esprimersi. È certo che tale processo mette psicologicamente alla prova e non si fa senza una buona dose di spirito di sacrificio.

4. Particolare ampiezza di questo aggiornamento oggi

27. Questo lavoro di adattamento presenta oggi una tale am-piezza e una tale urgenza quale forse non ha mai avuto nella storia degli Istituti religiosi. Perché? Per comprenderlo basta aver letto i primi due studi previ. Il primo ricorda che il mondo (di cui i religiosi sono membri e servitori) subisce dei « muta-menti rapidi e profondi» (GS 4), e che l'immenso processo di

« secolarizzazione » fa apparire un tipo di uomo veramente « nuo-vo ». Il secondo ricorda che la Chiesa (di cui i religiosi sono in modo peculiare membri e servitori) opera delle« svolte decisive», prende un « nuovo volto », ecc ... Occorre prendere coscienza che nella storia contemporanea e nel disegno attuale di Dio, la Chiesa e il mondo varcano una soglia.

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Ora il Concilio .afferma chiaramente che la. vita religiosa· deve oggi incarnarsi in forme culturali (PC 2d) ecl ecclesiali (PC 2c) nuove, per essere più vera e più efficace. Addentrandosi in alcuni dettagli, fa capire che l'adattamento va molto più in là di una semplice spolverata o di un semplice cambio di pelle. Il PC .3 ( dr ES 16-17) parla di revisione . ( soppressione di ciò che è su-perato) della maniera concreta: 1) di vivere; 2) di pregare; 3)-di

·agire; 4) di governare, e di conseguenza della revisione delle Co-stituzioni, dei direttori, delle raccolte di consuetudini, dei libri di preghiera ... !

I religiosi devono compiere questo lavoro con saggezza (ad es. resistendo alla tentazione di fare dei cambiamenti solo per cedere ad una moda), ma anche con grande libertà e coraggio, sospinti dalla forza della natura carismatica della loro vita e mis-sione. Possono e debbono essere, nella Chiesa, i membri meno attaccati alle forme istituzionali, se è vero, che da loro più che presso altri, le strutture sono a totale servizio di un carisma sem, pre vivo e dinamico (dr sopra nn. 7-11). Questo però richiede che si mettano con premura e con fiducia in atteggiamento di ascolto dello Spirito.9

' Per l'applicazione di tutto questo al caso dei Salesiani e delle Figlie di Marja Ausiliatrice, cfr buone indicazioni in MmALI, Il carisma permanente di Don Bosco, Torino-Leumann, I.DC, 1970, c. VIII, Carisma salesiano e suo radicamento storico, pp. 183-201. E le parole chiarissime di Paolo VI in que-sto senso ai Capitolari del CG XIX: Atti, p. 301.

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