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State of Grace: Doug Auld e i ritratti di vittime del fuoco

CAPITOLO TERZO

3.4 State of Grace: Doug Auld e i ritratti di vittime del fuoco

Doug Auld è un artista americano assolutamente poliedrico. Nelle sue opere mette in scena le sue passioni: arte, meccanica e musica.

Inizialmente autodidatta, poi studiò all’ Art Students League, School of Visual Arts e frequentò anche la The New York Academy a New York e si specializzò in arte figurativa e in particolare sui ritratti.340 Nelle sue opere affronta molte tematiche legate alle questioni di attualità e le sue creazioni sono il mezzo con cui l’artista esprime sue esperienze e opinioni. «As a child, Doug had a fascination with nature and wildlife as well as mechanical things.

Curious as to how things worked, he enjoyed taking things apart and re-assembling them, which later became integral in the making of his art»341, la natura, la meccanica, la scienza sono passioni infantili che continuano a influenzare la sua ricerca artistica. L’artista racconta che da giovane vide delle opere di Salvador Dalì che lo avvicinarono al Surrealismo, tanto da indurlo a produrre due serie Early Surrealism e Surreal Celebrity portraits che richiamano quelle stesse atmosfere oniriche342.

Religion in uniform343 sono delle opere in cui l’artista riflette sulle ‘uniformi’ che l’uomo indossa nella vita di tutti i giorni. Le uniformi sono un simbolo di autorità, di integrità; sono come delle maschere che una persona indossa, celando la sua vera essenza. L’artista ritrae uomini di chiesa e suore nella loro quotidianità e intimità, mantenendo però le stesse ‘maschere’ con cui si identificano. Con queste raffigurazioni Doug Auld indaga l’opposizione tra apparenza e interiorità, «Beneath our external disguise we are all just people. We share

the same traits, same wishes, fears, desires with aspects of sincerity and deception»344.

Intende, quindi, scalfire quell’aura di superiorità che normalmente l’uomo impone, dimostrando che nonostante l’apparenza esterna che si cerca di mantenere, siamo solamente persone con gli stessi desideria e le stesse paure.

Gli ultimi progetti345 che risalgono rispettivamente al 2005 e al 2014 sono: State of Grace, una serie di ritratti di persone vittime di incendi e Those Who Blew the Whistle in cui racconta attraverso la ritrattistica la storia e le vicende di spie e informatori che rischiano la propria vita

340Cfr., Doug Auld: https://www.dougauld.com/, (9.30, 17 Febbraio 2020). 341 Ibidem.

342 Doug Auld, cit., https://www.dougauld.com/. Serie di ritratti e pitture che risentono dell’influsso del

Surrealismo.

343 Cfr., Ibidem. 344 Ibidem. 345 Ibidem.

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per un bene comune: «My decision to paint “Whistleblowers” came from my examination of

this exceptional group of people, willing to bring enormous controversy and upheaval upon themselves for seemingly little to no reward»346.

Con State of Grace si trasformano in arte le vicende di persone vittime di incendi. Doug

Auld ritrae i loro volti segnati da cicatrici e bruciature con forte realismo, attirando in questo modo la curiosità dello spettatore347.

Doug Auld prende ispirazione da un’esperienza personale: all’età di diciotto anni l’artista vide per la prima volta una ragazza con il volto segnato dalle bruciature dovute ad un incendio. Rimase colpito dalle evidenti cicatrici che le deturpavano il viso e dalla sorpresa non riuscì a distogliere lo sguardo: «She was literally melted—no ears, no nose, just holes.

Slits for eyes. Her neck was like a long, drawn thing […] Although aware that a sensitive human being was peering through her facial disfigurement, her visual facts caught me off guard»348.

La tristezza e il successivo imbarazzo per il suo comportamento nei confronti della ragazza, lo portarono a concepire questo progetto. Nel 2002 infatti, presentò l’idea di dipingere dei ritratti di persone sopravvissute agli incendi al Burn Center del Saint Barnabas Medical

Center a Livingston in New Jersey i quali accettarono di partecipare e invitarono alcuni tra i

loro pazienti a condividere le proprie esperienze con l’artista349.

Doug Auld ritrae i volti di persone che portano sul viso i segni indelebili del dolore, della sofferenza, della perdita. Un’esperienza che, nonostante le difficoltà, porta ad una maggiore sicurezza e consapevolezza per affrontare la pubblica alienazione.

I Burn survivor350 sono un esempio di ciò che l’artista definisce ‘stato di grazia’, ovvero una condizione che esalta la loro bellezza interiore, la loro capacità di provare dolcezza, calma nonostante le grandi sofferenze che hanno subito: non sentono rabbia, nemmeno risent imento. Sono ritratti che oppongono alla bellezza esteriore, l’incanto della loro interiorità, del loro carattere, della forza di affrontare e superare le difficoltà351.

I volti deturpati dal fuoco attirano e invitano lo spettatore a guardare e questo rapporto visivo è alimentato dal forte realismo con cui Doug Auld riproduce soprattutto le bruciature e

346 Doug Auld, cit., www.dougauld.com/#!.

347 Cfr., Garland-Thomson, How we look, cit., p. 79.

348 Ivi, p. 89 e Cfr., https://www.dougauld.com/?_escaped_fragment_=#!. 349Cfr., https://www.dougauld.com/?_escaped_fragment_=#!.

350 Nome dato dallo stesso artista cfr., Ibidem. 351 Cfr., Ibidem

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le cicatrici352. «Auld’s portraits translate what we think of as disfigurement into pictures of

“beauty and courage.” They confront us with “our fear and our repulsion of the unknown,” converting it into appreciation for their subjects […]»353, l’artista trasforma la paura e la repulsione dell’osservatore in apprezzamento, in ammirazione, i protagonisti diventano un esempio di bellezza e coraggio.

Katherine (fig. 51) è una ragazza vittima di un incendio ritratta senza il naso artificiale che solitamente indossa354. La sua posizione e il suo sguardo esprimono determinazione, sicurezza, coraggio. Sembra sfidare lo spettatore ad osservarla e a conoscere la sua storia. In Hugging fire (fig.52) Doug Auld ritrae una madre e una figlia che furono protagoniste di un’incidente: durante le vacanze natalizie mentre la madre era in casa scoppiò un incendio. La figlia corse in casa per salvarla ed entrambe rimasero imprigionate dalle fiamme355. La ragazza rivolge all’osservatore uno sguardo dolce, delicato che esprime anche la difficoltà della sua situazione. Si percepisce l’amore che le lega. Impressionante è il modo in cui l’artista rende così sconvolgente la realtà dei loro volti, testimonianze della vicenda che hanno vissuto.

Maha (fig.53) si era innamorata di un ragazzo turco e il padre alcolista, contrario a questa

unione, la cosparse con la benzina e le diede fuoco. Fu arrestato e rilasciato poco tempo dopo356. La vicenda di Maha purtroppo è uno dei tanti esempi di episodi di violenza sulle donne che ricorrono ancora frequentemente nella società contemporanea. Per questo la storia di Maha, raccontata dalla mano abile e realistica dell’artista, diventa un monito per combattere queste violenze inaudite, per scuotere le coscienze di chi osserva ed entra in contatto con Maha e la sua storia. Le cicatrici della protagonista ricoprono il corpo e parte del volto, deformano la bocca, ma la forza del suo sguardo non viene intaccata da nessuna bruciatura: gli occhi intensi attraggono l’attenzione, colpiscono lo spettatore. Chi osserva Maha, dopo un’esitazione iniziale non può non ammirare la sua bellezza, soprattutto quella interiore che traspare dai suoi occhi.

Nelson (fig.54), invece, dormiva con la propria famiglia al secondo piano di un palazzo,

mentre scoppiò un incendio. Sua madre per salvare i propri figli si lanciò, incoraggiandoli a fare lo stesso. Mentre Nelson era in procinto di saltare, la camera esplose e rimase scottato dal

352Cfr., Garland-Thomson, How we look, cit., p.80. 353 Ibidem.

354 Cfr., https://www.dougauld.com/?_escaped_fragment_=#!. 355 Cfr., Ibidem.

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fuoco su tutta la schiena mentre il padre morì357. Doug Auld lo ritrae mostrando l’entità della bruciatura che si estende per buona parte della schiena. Il realismo nella resa delle cicatrici provoca empatia nei confronti del protagonista, rende palpabile il dolore, ma allo stesso tempo non suscita pietà, al contrario esprime forza e determinazione.

Jelani (fig.55) all’età di tredici anni era a casa con i suoi fratelli più piccoli, si era appisolato

sul divano e destandosi vide il tappeto in fiamme. Cercò di salvare i propri fratelli, ma venne spinto dalle fiamme verso il retro della casa, per questo non ebbe scelta che saltare dalla finestra, ferendosi una mano, rompendosi due gambe e dovendo subire successivamente un’amputazione alla gamba. «[…] Jelani Jeffrey, […] says his injuries were a blessing in a

way»358,dichiara che le sue ferite per lui sono una sorta di benedizione, non le vede con negatività, difatti la bellezza di Jelani e di tutti i ragazzi ritratti in questa serie risiede proprio nella loro capacità di trasformare un dramma in un’occasione di crescita, di opportunità per aiutare gli altri che hanno vissuto tragedie come le loro e soprattutto di riuscire a concepire le proprie cicatrici, le proprie bruciature come una benedizione.

Rebecca and Louise (fig.56) è un doppio ritratto di due sorelle entrambe sopravvissute ad un

incendio scoppiato in casa loro. Quella sera persero tre sorelle, il nonno e una zia, oltre agli ingenti danni subiti dal loro volto, soprattutto Louise (a destra) riporta delle gravi ferite che coinvolgono anche la sua fisionomia359.

L’incendio ha cambiato le loro vite: oltre al lutto dovettero affrontare un lungo processo di accettazione di sé, del loro aspetto esteriore, ricordo onnipresente della tragedia360. Louise, infatti, disse: «Sometimes you look at yourself in the mirror, […] and maybe subconsciously I

make it look like it's not as bad»361.

Riuscirono comunque ad affrontare ogni difficoltà, affermandosi e realizzando i proprio obiettivi, supportando attraverso la loro esperienza tutte quelle persone che hanno subito tragedie simili362. Il ritratto di Rebecca e Louise esprime una bellezza, una delicatezza che traspare dal loro sguardo e come nell’opera Hugging fire, si riesce a percepire l’amore fraterno tra le due protagoniste e la loro forza d’animo. Le cicatrici evidenti destabilizzano lo spettatore per le sfumature che l’artista attraverso il colore riesce a dare. Le stesse

357 Cfr., Ibidem.

358Andy Newman, Facing their scars and finding beauty, «New York Times», 18-06-2006

https://www.nytimes.com/2006/06/18/nyregion/18burn.html.

359 Cfr., https://www.dougauld.com/?_escaped_fragment_=#!. 360 Cfr., ibidem.

361 Newman, Facing their scars, cit.

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protagoniste rimasero piacevolmente colpite dal tratto realistico di Doug Auld, infatti Louise disse: «But in the picture, when you see that, it's like, the reality»363.

Adam (fig. 57) è il ritratto di un ragazzo che un giorno, durante una normale uscita con gli

amici, l’alcolico che stava bevendo all’improvviso si incendiò e così anche la sua maglietta. Il ragazzo fu portato d’urgenza al centro Saint Barnabas e rimase per un lungo periodo ricoverato. Questa esperienza fu fondamentale per la sua vita, poiché lo portò a dedicare il suo tempo alla carriera medica. Diventò infatti l’assistente di un chirurgo pediatrico, impegnato nel recupero post-operatorio dei bambini364.

Anche in questo ritratto è palpabile l’intensità dello sguardo di Brian, che arriva direttamente al cuore; esprime attraverso gli occhi la sua storia. Le bruciature coprono il suo corpo, sembra quasi che la pelle non esista più, un ritratto fortemente emotivo che elimina le difese del protagonista e allo stesso tempo dell’osservatore, in un dialogo potente in cui lo spettatore può solo farsi coinvolgere.

Alvero (fig. 58) rappresenta un ragazzo che si salvò miracolosamente dall’incendio al dormitorio del suo college. Inizialmente le possibilità di vita erano molto scarse, ma sopravvisse contro ad ogni previsione365. Le sue cicatrici e le sue bruciature coprono la maggiore parte del suo corpo, in modo invasivo. Il ritratto testimonia la gravità delle ferite, ma anche in questo caso il protagonista non esprime compassione o pietà, la sua postura narra la sua determinazione nel vivere, nel lottare per la sua vita.

I ritratti creati da Doug Auld hanno una carica emotiva molto forte, creano un coinvolgimento totale dello spettatore che si sente trasportato nella vita e nelle storie delle persone che hanno subito una tale tragedia. Accettando di posare per questo progetto i Burn

survivors riaffermano la loro identità, la loro dimensione sociale. L’artista sceglie di ritrarli

mettendo così la sua arte al servizio delle persone con disabilità, ma soprattutto perché intende opporre ai tipici canoni stabiliti con la scienza, la dimensione personale di ogni persona:

«Science has determined that what we call 'beauty,' is determined by angles, measurements

and symmetry of features. However, nonphysical 'human' traits such as personality, inner strength, confidence, and character can redefine our perception of who we find to be

363 Ibidem.

364 Cfr., https://www.dougauld.com/?_escaped_fragment_=#!. 365 Cfr., Ibidem.

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beautiful»366. La scienza quindi determina che cosa significa bellezza e descrive attraverso dei parametri di misurazioni, angoli, distanze e simmetrie. Però non prende in considerazione la sfera delle sensazioni, della personalità, della forza interiore, elementi che comunque influiscono sulla percezione della bellezza. È questo il fine ultimo di Doug Auld: riprodurre su tela questi ragazzi, per opporre al concetto dominante di perfezione, la loro bellezza interiore.

Una delle ragazze ritratte367 afferma: «Some people will look at it and say 'Ewww,' " she

said. "Other people will look at it and see more than scars. Maybe some people will see both — see the scars but also see beyond that»368. Le reazioni a questi ritratti possono essere molte: qualcuno potrebbe rimanere colpito in modo superficiale, altre invece vedono oltre le cicatrici, vedono l’anima e la personalità dei ragazzi. L’obiettivo dell’artista quindi è quello di portare in arte le vicende di queste persone in modo da esaltane le peculiarità, la loro bellezza anticonvenzionale che rappresentano.

«He intends these paintings to let us stare without having to look away. “I hope,” says

Auld, “the viewer will look”»369, l’artista desidera che lo spettatore osservi i ritratti e non distolga lo sguardo da essi. Meritano di essere osservati perché sono degni di ‘commemorazione’ pubblica370.

366 Ibidem. 367 Louise Benoit.

368 Newman, Facing the scars, cit. 369 Garland-Thomson, How we look, p.80. 370Cfr., Ibidem.

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