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The complete marbles: Marc Quinn e la magnificazione della disabilità

CAPITOLO TERZO

3.2 The complete marbles: Marc Quinn e la magnificazione della disabilità

Marc Quinn risulta essere uno degli artisti più discussi e apprezzati degli ultimi decenni, per la sua arte innovativa con cui analizza il mondo contemporaneo. Nato a Londra nel 1964, dove tuttora vive, si forma da Barry Flanagan, dal quale ha appreso la tecnica della lavorazione del bronzo. Diplomato nel 1985 in storia e storia dell’arte all’università di Cambridge, sfrutta le opportunità offerte dal grande fermento artistico e culturale di Londra254.

Negli anni Novanta entra a fare parte del gruppo artistico Young British artists con Damien Hirst, Jenny Seville, Tracey Emin, accumunati dall’obiettivo di ridefinire il concetto di arte e sperimentare nuove tecniche e questioni contemporanee255. La loro ascesa nel panorama artistico è sancita dalla mostra Sensation del 1997 alla Royal Accademy of art256.

Le opere di Marc Quinn si contraddistinguono per le tematiche strettamente legate alla società odierna. Il corpo e la sua mutabilità sono centrali nel lavoro dell’artista, il quale li utilizza come mezzo per indagare i dualismi della vita umana: «spiritual and physical, surface and depth, cerebral and sexual»257. Marc Quinn studia la presenza dell’uomo nel mondo circostante, in particolare come il desiderio umano influisce in Natura258, modificandola e adattandola alle proprie esigenze. La sua ricerca artistica si può ricondurre quindi ad un’analisi del rapporto tra scienza e arte, naturale e artificiale, antropologico e tecnologico259. Identità e bellezza sono elementi che rappresentano la realtà umana e sono soggetti alla mutevolezza del corpo, per questo motivo scrive: «what identity and beauty mean why people

are compelled to transform theirs»»260; l’arte mira a svelare il rapporto tra cultura e natura e

l’effetto che ha sulla psiche umana261.

I lavori concettuali e sperimentali di Marc Quinn affrontano tematiche di attualità e di interesse sociale262, attraverso l’impiego di diverse forme di espressione con l’intento di

254Cfr., Installazione d’arte: iperarte.net/cittaenatura/marc-quin/, (14.30, 16 Febbraio 2020). 255Cfr., Marc Quinn, Biografia: marcquinn.com/read/biography, (16.00, 16 Febbraio 2020).

256Cfr., Galleria d’arte Contini: www.continiarte.com/wp-content/uploads/2016/07/mARC-qUINN-Biografia-

Bibliografia-Esposizioni.pdf, (16.30, 16 Febbraio 2020).

257 Ibidem. 258 Ibidem.

259 Cfr., Installazione d’arte, cit., iperarte.net/cittaenatura/marc-quin/, 260 Marc Quinn, cit., http://marcquinn.com/read/biography

261Cfr., Galleria d’arte Contini, cit., 262 Cfr., Ibidem.

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esplorare i paradossi della vita263. Le sue opere sconvolgono e colpiscono la sensibilità dell’osservatore per l’intensità delle questioni affrontate, ma anche per l’utilizzo di materiali diversi e non convenzionali come il proprio sangue, le feci e il DNA264, elementi che richiamano la dimensione della corporalità e le sue riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla fragilità e la conservazione del corpo.

Tra le opere più conosciute di Marc Quinn vi è Self del 1991 (fig. 35). L’artista si ritrae in scultura composta con il suo sangue congelato, raccolto in cinque mesi.

«Self is a self-portrait of the artist, but one that literally uses his body as material since the

cast of Quinn's head, immersed in frozen silicone, is created from ten pints of his own blood. In this way, the materiality of the sculpture has both a symbolic and real function»265, il corpo diventa la materia dell’opera, il sangue come un qualsiasi materiale viene plasmato per creare l’autoritratto e riveste sia un significato simbolico, legato a un particolare periodo della vita, sia un fine pratico. Esistono più versioni di quest’opera e in questo modo Quinn tiene traccia del cambiamento della sua fisionomia.

Altra opera interessante in cui però l’artista raffigura il mondo naturale è The Garden (fig.36). Composta da una stanza in vetro, è riprodotto un giardino con fiori e piante. L’artista scrive:

For me the Garden is about desire, it’s about all the flowers in the world all coming up at the same time, in the same place, an idea of a perfect paradise. You’ve got the metal refrigeration unit, the glass top, the tank, the silicone and then you’ve got this delicate image of the living bit, so in a traditional way it’s like body and soul266.

La rappresentazione dell’Eden, luogo di perfezione in cui sono riuniti fiori e piante di tutto il mondo. L’artista paragona l’installazione al corpo e all’anima. Un contenitore di vetro anonimo, in cui fiorisce un giardino delicato e bellissimo. L’immagine però è un paradosso: i fiori sembrano veri, in realtà sono solamente delle piante artificiali.

The Garden rappresenta la riflessione tra vita e morte, tra la mortalità del corpo e dell’anima.

263Cfr., Galleria d’arte Contini, cit.,

264 Cfr., Installazione d’arte, cit.,http://iperarte.net/cittaenatura/marc-quin/. 265 Ibidem.

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I wanted it to be about the manipulation of nature as well. There is no such thing as nature anymore. It’s all culture now. Every landscape you see is a manipulated landscape, every flower has been genetically modified through breeding to be like it is, so

these pictures are about The Garden being constructed, not grown, that’s one aspect267.

L’opera affronta il tema della manipolazione della natura e rappresenta tutti gli ambienti naturali in cui fiori e piante sono geneticamente modificate, create dall’uomo. L’artista sostiene che non esiste più la natura, ma solamente la cultura, e l’opera mette in scena proprio questo: i fiori non sono cresciuti spontaneamente, ma sono stati costruiti appositamente per il giardino dell’Eden artificiale.

Molte sono le opere che hanno reso Marc Quinn celebre nel panorama artistico in cui il corpo risulta come elemento fondante per capire la sua ricerca artistica. Lo studio della storia dell’arte influisce in modo sostanziale in Marc Quinn, arte contemporanea e arte antica sono strettamente legate nei suoi lavori, come dimostra la serie The complete marbles in cui l’artista affronta la tematica della disabilità.

I was in the British Museum looking at people admiring the fragmented marble statuary, when it struck me that if someone whose body was in the same shape as the sculptures were to come into the room, most of the admirers would have the opposite reaction. It

was interesting to me to see what is acceptable in art, but unacceptable in life268.

Marc Quinn realizza queste sculture ispirandosi ai marmi di Elgin del British Museum, sculture frammentarie che rappresentano una testimonianza dell’arte e della cultura classica. I visitatori le osservano in contemplazione poiché, nonostante il loro stato di precarietà, evocano l’ideale di bellezza classico: sono delle allegorie visive, esempio di eroismo e di virtù morali269. Il quesito dell’artista, che lo spinge a realizzare questa serie, si riferisce alla diversa percezione che intercorre tra arte e realtà: le persone ammirano sculture ‘incomplete’ risalenti ad epoche precedenti, mentre una persona realmente disabile, con medesime ‘mancanze’, non susciterebbe lo stesso clamore e la stessa attenzione. Con The complete marbles Quinn dimostra che quello che risulta accettabile in arte, non lo è nella vita reale.

267http://marcquinn.com/artworks/single/garden2 268http://marcquinn.com/artworks/single/jamie-gillespie. 269 Millet-Gallant, The disabled body, cit., p. 56.

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Da tale riflessione l’artista crea una serie di sculture a grandezza d’uomo che ritraggono persone reali con disabilità fisica dovuta a malattie, malformazioni o incidenti270. Per mantenere il legame con l’arte classica e neoclassica impiega il marmo, materiale scelto per la sua purezza e simbolo dell’ideale di perfezione platonica, «[…] clean to be super real, hyper

real»271. Le opere sono realizzate da artigiani italiani di Pietrasanta272, che mantengono il procedimento impiegato nel Neoclassicismo da Canova: l’artista prima ricopre il modello di gesso e successivamente gli artigiani riportano il calco gessato in marmo273.

Questa associazione con l’arte classica risulta solo dal punto di vista estetico, poiché i modelli rappresentati sono persone reali, note e affermate274 e l’artista, li riproduce esattamente come sono, con le loro peculiarità. «Quinn says that for him they are very

definitely celebrations of wholeness, not evocative fragment»275, a differenza delle sculture classiche che sono frammenti evocativi di storia e cultura, i marmi The complete marbles, come suggerisce anche il titolo, sono l’espressione dell’interezza e della bellezza nelle imperfezioni e nella diversità276. L’artista, in più, indaga sullo spettatore e sul modo di concepire il corpo in arte e nella realtà277.

Le pose in cui vengono ritratti i modelli sono un compromesso tra il loro bisogno di comodità e la richiesta dell’artista di ottenere una postura dinamica, che esalti la forza e la bellezza della persona ritratta278. Li rappresenta come degli eroi moderni che affrontano nella vita di tutti i giorni le loro difficoltà dettate dalla disabilità e dalla società. Inoltre, Marc Quinn esplora le contraddizioni tra interiorità e apparenza esterna, per dimostrare che il corpo non è un limite e non condiziona la dimensione interiore ma diventa espressione dello spirito umano279.

Scelse personalmente e accuratamente i modelli e alcuni sono personaggi famosi come ad esempio Mat Fraser, Peter Hull, Alison Lapper, che si sono distinti per meriti sportivi, artistici

270 Cfr., ‘The complete marbles’ by Marc Quinn, 2 Febbraio 2009:

disabilityaesthetics.blogspot.com/2009/02/complete-marbles-by-mark-quinn.html, (10.30, 3 Febbraio 2020).

271 Ibidem.

272 Cfr., Marc Quinn, The complete marbles: marcquinn.com/artworks/the-complete-marbles, (15.00, 16

Febbraio 2020)

273 Cfr., ‘The complete marbles’ by Marc Quinn, cit., 274 Ad esempio, come Mat Fraser, Alison Lapper, Peter Hull.

275 Marc Quinn, cit., http://marcquinn.com/exhibitions/solo-exhibitions/the-complete-marbles1. 276Cfr., Ibidem.

277 Cfr., Ann Millet-Gallant, Sculpting Body Ideals: Alison Lapper Pregnant and the Public Display of

Disability, «Disability studies quarterly» vol. 28, n. 3, 2008, <https://dsq-sds.org/article/view/122/122?>.

278 Cfr., Marc Quinn., http://marcquinn.com/artworks/the-complete-marbles. 279 Cfr., Ibidem.

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o per l’impegno sociale. Ogni scultura ha il suo titolo che è significativamente il nome della persona ritratta.

Peter Hull (fig.37) è il ritratto di un atleta paraolimpico, nato senza gambe e braccia che fin da bambino ha praticato nuoto agonistico. Nel 1988 partecipò alla sua prima paraolimpiade, nel 1992 vinse due medaglie d’oro a Barcellona e partecipò a dodici maratone280.

In un’intervista con Marc Quinn Peter racconta che fin da bambino, nonostante fosse consapevole della sua disabilità, non si sentiva diverso dagli altri: «[…] anche se avevo un aspetto diverso, non mi sentivo tale» e questo grazie al sostegno della sua famiglia, che gli permise di vivere in un ambiente sereno, «[…] ero quello che ero. Avevo un aspetto diverso da loro, ma anche mia sorella era diversa da mio fratello perché aveva i capelli più lunghi. Era così che vedevo le cose»281.

Oltre al suo impegno sportivo, Peter Hull lavora al County Disability sports development

office ruolo che gli permette di cercare nuove opportunità sportive per ragazzi con disabilità;

si definisce un ‘diplomatico’ che media per diffondere lo sport e renderlo accessibile e inclusivo282.

Sostiene che l’atteggiamento nei confronti delle persone con disabilità stia cambiando e lo percepisce da come gli altri si rivolgono a lui e crede che questo sia possibile grazie anche al contributo di personaggi noti che lottano per rendere la società un luogo in cui le persone con disabilità non si debbano più sentire invisibili283.

Marc Quinn lo ritrae esaltandone il fisico muscoloso, frutto del suo impegno sportivo, esprimendo un senso di eroismo e di magnificenza. La luminosità, la purezza del marmo, la nudità e la posa sicura del modello richiamano le sculture classiche antiche, con la sola differenza che questo marmo rappresenta la vita reale di una persona che ha lottato per raggiungere i suoi obiettivi. Esprime bellezza e perfezione e lo stesso protagonista rimase strabiliato dall’opera284.

280 Cfr.,Rachel Masker, "I'm not a hero, I'm just Pete," says Paralympian Peter Hull, 27 Novembre 2012:

www.dailyecho.co.uk/news/10072420.im-not-a-hero-im-just-pete-says-paralympian-peter-hull/, (15.30, 31 Gennaio 2020).

281 Germano Celant (a cura di), Marc Quin, Milano, Fondazione Prada, 2000, p. 172. 282 Ibidem.

283 Ibidem. 284 Ibidem.

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Un’altra scultura ritrae invece Stuart Penn (fig. 38), un atleta specializzato in arti marziali, in particolare in Taekwondo285, di cui è insegnante. Nato con delle malformazioni alle gambe

e al braccio, lo sport occupa a tempo pieno la vita del modello. Nell’intervista con Marc Quinn, Stuart Penn spiega che non si è mai sentito diverso dalle altre persone, perché accettava la sua disabilità e lo stesso facevano anche gli altri286.

Le esperienze personali del modello influiscono sull’opera di Marc Quinn che lo ritrae in movimento, in una posizione che richiama il suo sport. La postura di Stuart emana armonia e determinazione287, riflette la sua personalità e soprattutto l’importanza delle arti marziali nella vita dell’atleta.

Tom Yendell (fig.39) è un artista nato nel 1962 senza braccia e si definisce come ‘figlio

della talidomide’ un medicinale prescritto alla madre durante la gravidanza, che provoca malformazioni al feto288. Tom crede che siano gli altri ad essere a disagio per la sua disabilità; egli, infatti, l’accetta e lo stesso la sua famiglia e insieme riescono ad affrontare le difficoltà con ironia e consapevolezza289. Da bambino utilizzò delle protesi, ma le abbandonò sia perché le considerava una perdita di tempo e sia perché negli anni Sessanta «quando nacquero tutti i figli del talidomide, quello di farci apparire il più ‘normali’ era una politica precisa»290.

Fa parte di un’associazione di artisti che dipingono con piedi e bocca, la MFPA291, con cui collabora attivamente e gestisce una galleria d’arte dell’Hampshire, l’unica che espone solamente opere di artisti disabili. Utilizza la seta come tela per i dipinti che sono poi destinati al commercio, come biglietti di compleanno e Natale292.

Il progetto di Marc Quinn viene apprezzato molto da Tom Yendell soprattutto per l’idea di concepire una forma umana ‘incompleta’ come una forma finita293. Insieme ad altri eventi della sua vita, in cui dovette confrontarsi con l’esposizione del suo corpo, la partecipazione alla serie The complete marbles rappresenta la continuazione del percorso dell’artista verso l’accettazione di sé e della sua disabilità294.

285 Cfr., Nicolas Martino, Contro l’intatto. Le abilità di Marc Quinn, 30 Luglio 2013:

www.alfabeta2.it/2013/07/30/contro-lintatto-le-abilita-di-marc-quinn/, (15.30, 31 Gennaio 2020).

286 Cfr., Marc Quin, Celant (a cura di), cit., p. 196. 287 Ibidem.

288Cfr., MFPA, Mouth and Foot Painting Artists: mfpa.uk/the-artists/tom-yendell/, (17.00 16 Febbraio 2020). 289 Cfr., Marc Quin, a cura di Celant, cit., p. 188.

290 Ibidem.

291Cfr., MFPA, cit., https://www.mfpa.uk/the-artists/tom-yendell/. 292 Cfr., Marc Quin, Celant (a cura di) , cit., p. 188.

293 Ibidem. 294 Ibidem.

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In posizione eretta, Tom Yendell si presenta davanti allo spettatore, mostrando un portamento sicuro, che richiama il processo di consapevolezza del suo corpo. Come nelle altre opere l’intento di Marc Quinn è di mostrare la vita ma soprattutto l’essenza dei soggetti, ponendoli come degli eroi della modernità.

Catherine Long (fig.40) è il ritratto di una donna nata senza il braccio sinistro che lavora a contatto con persone con disabilità per aiutarli ad accettare la propria condizione. Collabora con le scuole per creare dei laboratori di arte-terapia e fa parte di una compagnia teatrale295. Fin dall’infanzia ha imparato a compiere le attività quotidiane con il suo unico braccio, però per via delle derisioni dei suoi compagni di scuola che la facevano sentire diversa, chiese e ottenne l’utilizzo delle protesi. Crescendo capì che erano solamente un ostacolo e avrebbe potuto fare qualsiasi cosa anche solo con un braccio296.

Partecipò al progetto di Marc Quinn in quanto considerava l’esposizione di sculture di persone realmente disabili come una sfida ai luoghi comuni riguardo a ciò che viene considerato bello e non bello, oltre ad essere una riflessione sul diverso atteggiamento che le persone hanno nei confronti del corpo disabile297.

Marc Quinn la ritrae rivolta verso lo spettatore e sembra quasi camminare: ispira delicatezza e armonia. Come nelle altre sculture è intenso il richiamo alla cultura classica, tanto che questa posa ricorda le sculture greche arcaiche dei Kuroi e delle Korai, da cui riprende la visione frontale del corpo e l’accenno del movimento dato da una gamba posta davanti all’altra. Tuttavia, la ricontestualizza nella contemporaneità in cui la nudità viene esaltata, contrariamente a quanto accadeva nella statuaria classica dove la figura femminile veniva sempre ritratta coperta da un panneggio298.

Il ritratto di Bill Waltier (fig.41) invece si differenzia dagli altri poiché il modello non è rappresentato integralmente, ma l’artista ritrae solo il volto, concentrandosi sullo sguardo di Waltier, cieco dalla nascita299. La raffigurazione si ispira alla ritrattistica romana del periodo repubblicano e imperiale, in cui si rappresentavano i busti dei personaggi illustri. Focalizzando l’interesse del pubblico sul busto di Bill Waltier, Marc Quinn desidera esaltare il protagonista, ritraendolo come un eroe dei nostri giorni, per la sua capacità di affrontare le

295 Cfr. Marc Quin, Celant (a cura di) , cit., p. 192. 296 Ibidem

297 Ibidem.

298 Basti pensare alle Korai arcaiche, alla Venere di Milo, la Nike di Samotracia oppure alle sculture

rinascimentali, come anche ad esempio Le tre grazie di Canova.

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difficoltà. Inoltre, l’artista vuole dare la possibilità al modello di potersi specchiare attraverso il tatto, per conoscere la sua fisionomia300.

The kiss (fig.42) è l’unica scultura della serie che non prende il nome del modello che Quinn

ritrae. I protagonisti sono Catherine Long e Mat Fraser301 in un momento di intimità: i due vengono rappresentati abbracciati mentre si scambiano un bacio appassionato. Come nelle altre sculture anche in questa si può notare come gli studi da storico dell’arte abbiano influito nella ricerca artistica di Quinn, infatti The kiss si ispira alla scultura di Auguste Rodin Il

bacio302. Fraser accarezza dolcemente il braccio amputato della ragazza che allo stesso modo

lo ricambia. Si percepisce un forte sentimento, una passione tale a quella espressa dall’opera di Rodin. Come sostiene Ann Millet-Gallant: «Quinn here showcases a disabled couple in an

allegory of romantic love and as contemporary sexual beings, which challenges popular stereotypes of disability as sexually undesirable»,303 la coppia quindi esprime un’allegoria

dell’amore romantico e della sessualità, contrastando gli stereotipi che considerano una persona con disabilità non desiderabile sessualmente o priva di interessi e stimoli sessuali. Realizza un’altra versione della scultura nel 2006 Another Kiss con protagonisti Alison Lapper e Peter Hull rappresentati sempre in un momento di intimità.

Altre opere della serie sono: Selma Mustajbasic (2000) rappresentata in una posa che esprime bellezza e sensualità, una citazione dalla scultura di Canova di Maria Paolina Borghese e Jamie Gillespie (1999) atleta paraolimpico con una malformazione alla gamba ritratto appoggiato ad un pilastro, la cui postura richiama le sculture greche classiche come per esempio il Doriforo di Policleto304.

La scultura più conosciuta e più discussa di The complete marbles è sicuramente Alison

Lapper pregnant (fig. 43) del 2005, di cui propose ulteriori versioni a partire da Alison Lapper (8 months) del 1999, Alison Lapper and Parys305 (2000) e Breath del 2012, esposta a

Venezia nel 2013 in occasione della Biennale d’arte, nell’isola di San Giorgio.

Alison Lapper artista inglese, nata senza braccia e con una malformazione alle gambe, cresce in vari istituti, poiché sua madre, lavoratrice e senza compagno, decise di non prendersi cura di lei. Fino ai diciassette anni frequentò il Chailey Heritage School nel Sussex e

300 Cfr., Ibidem, citazione di Marc Quinn. 301 Cfr., secondo capitolo.

302 Cfr., Millet-Gallant, Sculpting Body Ideals, cit. 303 Ibidem.

304Opere presenti nel sito Marc Quinn: http://marcquinn.com/artworks/the-complete-marbles, tra cui sono

presenti anche i ritratti di Helen Smith e Alexandra Westmoquette.

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successivamente fu mandata a Banstead nel Surrey al Queen Elisabeth’s foundation, associazione per persone con disabilità, dove imparò a vivere in modo indipendente. A diciannove anni si trasferì e frequentò il Sutton College, periodo in cui si avvicinò all’arte306. Come gli altri modelli ritratti da Marc Quinn, anche Alison Lapper dovette affrontare molti ostacoli per affermarsi, soprattutto per la sua esperienza di donna e artista con disabilità.