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Stato di fatto della componente

3. SISTEMI AMBIENTALI INTERESSATI DAL PROGETTO

4.1. Atmosfera

4.1.2. Stato di fatto della componente

Lo stato attuale della componente atmosfera viene descritto sulla base degli indicatori riferiti a:

- Qualità dell’aria;

- Clima;

Analizzando i dati messi a disposizione sul monitoraggio della qualità dell’aria, sulle emissioni e sul clima da:

- Agenzia per l’Ambiente e per i servizi tecnici (APAT), oggi integrate nell’I.S.P.R.A.

(Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale) in qualità di National Reference Centre dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA), che realizza il censimento nazionale delle emissioni in atmosfera. La banca dati a disposizione viene correntemente utilizzata per verificare il rispetto degli impegni che l’Italia ha assunto a livello internazionale sulla protezione dell’ambiente atmosferico (Convenzione Quadro sui cambiamenti climatici, Convenzione di Ginevra sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero, Direttive europee sulla limitazione delle emissioni). Gli inquinanti e le sostanze considerate nel censimento sono quelli che contribuiscono ai processi di acidificazione ed eutrofizzazione (come SOx, NOx, Composti Organici Volatili Non Metanici COVNM, NH3) e ai cambiamenti climatici (come CO2, CH4, N2O e I gas fluorurati). Sono inoltre stimate le emissioni di benzene, PM10, nonchè dei principali metalli pesanti e delle sostanze organiche persistenti come le diossine e gli IPA;

- Dall’Agenzia Regionale Protezione Ambientale della Regione Calabria (ArpaCAL).

Al fine di valutare e gestire la qualità dell’aria in maniera omogenea, il D. Lgs. 155/2010 assicura un approccio uniforme su tutto il territorio nazionale, delineando direttive comuni per la classificazione del territorio, infatti l’art. 1, comma 4, alle lettere che seguono riporta che:

- c) la zonizzazione dell’intero territorio nazionale è il presupposto sul quale si organizza l’attività di valutazione della qualità dell’aria ambiente. A seguito della zonizzazione del territorio, ciascuna zona o agglomerato viene classificata allo scopo di individuare le modalità di valutazione mediante misurazioni e mediante altre tecniche in conformità alle disposizioni del presente decreto;

- d) la zonizzazione del territorio richiede la previa individuazione degli agglomerati e la successiva individuazione delle altre zone. Gli agglomerati sono individuati sulla base dell’assetto urbanistico, della popolazione residente e della densità abitativa. Le altre zone sono individuate principalmente sulla base di aspetti quali il carico emissivo, le caratteristiche orografiche, le caratteristiche meteo-climatiche e il grado di urbanizzazione del territorio, al fine di individuare le aree in cui uno o più di tali aspetti sono predominanti nel determinare i livelli degli inquinanti e di accorpare tali aree in zone contraddistinte dall’omogeneità degli aspetti predominanti;

- e) la valutazione della qualità dell’aria ambiente è fondata su una rete di misura e un programma di valutazione. Le misurazioni in siti fissi, le misurazioni indicative e le altre tecniche di valutazione permettono che la qualità dell’aria ambiente sia valutata in conformità alle disposizioni del presente decreto.

Secondo quanto si evince dal Piano di Tutela della Qualità dell’Aria della Regione Calabria [Aggiornamento Pianificatorio redatto ai sensi del D.Lgs. 155/2010 e smi e Decreti Attuativi], pubblicato sul Burc n.6 del 23 Gennaio 2015, il criterio guida per la zonizzazione del territorio è stato quello di identificare le aree omogenee del territorio regionale che presentano un livello di criticità simile rispetto ai fattori determinanti che influiscono sulla qualità dell’aria.

In particolare, sono stati analizzati i seguenti elementi territoriali:

- caratteristiche dell’uso del suolo;

- suddivisione del territorio per fasce altimetriche;

- infrastrutture (strade, porti e aeroporti) e poli industriali;

- informazioni statistiche sui comuni della regione (densità di popolazione per comune);

- risultati ottenuti dalla disaggregazione provinciale dell’inventario delle emissioni che va dal 1990 al 2005;

- dislocazione delle sorgenti emissione sul territorio.

Per costruire un indice complessivo volto a rilevare il livello di pressione esercitato sulla qualità dell’aria si è tenuto conto di 7 determinanti:

- distribuzione della popolazione (densità di popolazione);

- presenza di porti;

- presenza di aeroporti;

- presenza di strade (autostrade, strade extraurbane);

- caratteristiche del parco veicolare;

- presenza di insediamenti industriali;

- orografia.

Al fine di garantire la comparabilità dei vari indicatori e per agevolare il calcolo del contributo complessivo, tali indici sono stati normalizzati: la loro somma fornisce l’indice di contributo complessivo dovuto ai fattori determinanti presenti sul territorio comunale e che possono influenzare la qualità dell’aria, anch’esso successivamente sottoposto a procedura di normalizzazione. La matrice complessiva ottenuta da questo procedimento è stata ulteriormente pesata ed elaborata e, infine, ad ogni riga, riferita ad un preciso comune, si è fatta corrispondere l’appartenenza ad una delle zone omogenee individuate e che sono così definite:

- zona A (IT1801): zona urbana in cui la massima pressione è rappresentata dal traffico;

- zona B (IT1802): in cui la massima pressione è rappresentata dall’industria;

- zona C (IT1803): zona montana senza specifici fattori di pressione;

- zona D (IT1804): zona collinare e costiera senza specifici fattori di pressione.

La nuova zonizzazione della Calabria, composta da quattro zone prive di continuità territoriale, è riportata nella figura che segue:

Figura 1 – Localizzazione dell’area di intervento (in blu) sulla Tavola “Nuova zonizzazione della Regione Calabria” (Fonte: Piano di Tutela della Qualità dell’Aria Regione Calabria)

Come è possibile evincere dall’immagine precedente, nonostante la scala di visualizzazione non consenta la possibilità di effettuare un’analisi di dettaglio, l’area di intervento e in generale il Comune di Gioia Tauro, ricade nella zona B (IT1802) per la cui costituzione ha avuto un ruolo predominante il contributo relativo all’indice della presenza delle industrie.

La zonizzazione e la relativa classificazione del territorio regionale ai fini della valutazione e gestione della qualità dell’aria per le zone A e B è stata realizzata considerando i seguenti

inquinanti atmosferici: biossido di zolfo, biossido di azoto, materiale particolato, piombo, benzene, monossido di carbonio, ozono, arsenico, cadmio, nichel e benzo(a)pirene.

In particolare:

- nella zona A (IT1801), la valutazione è stata effettuata, per tutti gli inquinanti, sulla base dei dati registrati dal 2009 al 2011 (fatta eccezione per As, Cd, Ni e B(a)p per i quali sono stati utilizzati i dati relativi al 2010 e al 2011;

- nella zona B (IT1802) la valutazione è riferita agli anni che vanno dal 2006 al 2011 per gli inquinanti NO2, materiale particolato, benzene, CO e O3. Per l’SO2 la valutazione è basata sul periodo 2010-2011 mentre per quanto concerne gli inquinanti Pb, As, Cd, Ni e B(a)p, in mancanza di serie storiche di dati, si è deciso in via cautelativa di considerare i livelli al di sopra delle rispettive soglie di valutazione superiore (SVS);

- nelle zone C e D la valutazione è stata realizzata attraverso campagne di misura con mezzi mobili realizzate nel corso del 2011 con una copertura delle quattro stagioni e per un periodo di campionamento non inferiore alle 8 settimane complessive, considerando il campionamento dei seguenti inquinanti: PM, NO, NO2, NOx, CO, SO2, benzene. È stata presa in considerazione anche la vicinanza alle sorgenti puntuali significative ricadenti nelle zone A e B inquinanti al fine di confermare l’eventuale assenza di diffusione degli stessi.

La classificazione delle zone è stata effettuata verificando se per il gruppo di stazioni considerate e riportate nella tabella sottostante vi siano stati dei superamenti delle soglie di valutazione superiore inferiore valori previsti dalla direttiva 2008/50 CE e dal D.Lgs. 183/04.

La suddetta classificazione è stata effettuata relativamente ai seguenti inquinanti: biossido di zolfo (SO2), biossido di azoto (NO2), particelle sospese con un diametro inferiore ai 10 micronmetri (PM10), monossido di carbonio (CO), benzene (C6H6) ed ozono (O3).

Figura 2- Stazioni di monitoraggio della Rete Regionale della Qualità dell’Aria (Fonte ARPACAL)

Per l’anno 2015 sono stati elaborati, ai sensi del D.Lgs. 155/2010 e s.m.i., e presentati i dati derivanti dall’osservazione puntuale con stazioni fisse di rilevamento della Qualità dell’Aria della Rete Regionale e di altri EE.LL. presenti sul territorio calabrese costituita come riportato di seguito.

Figura 3- Stazioni fisse di monitoraggio nei Comuni della Regione Calabria con popolazione superiore ai 15.000 abitanti.

Ossido di azoto

Il biossido di azoto in aria è correlato ai processi di combustione ed all’attività fotochimica generata in atmosfera, a seguito di reazioni chimiche tra sostanze di origine antropica (ad esempio trasporti, impianti industriali e riscaldamento) e sostanze naturalmente presenti. La Comunità Europea richiede il controllo e la diminuzione della concentrazione di questo inquinante a causa delle sue molteplici interazioni con l’ecosistema urbano e agricolo-forestale.

Il biossido di azoto è un gas che produce effetti irritanti e può contribuire all’insorgere di varie alterazioni delle funzioni polmonari: bronchiti croniche, asma ed enfisema polmonare. Seppur a basse concentrazioni, esposizioni prolungate provocano una drastica diminuzione delle difese polmonari con conseguente aumento di rischio di affezioni alle vie respiratorie. Il livello degli ossidi di azoto ha ripercussioni sulla vegetazione per il suo importante ruolo nell’ambito dei processi di acidificazione delle aree naturali e agricole. Il processo di acidificazione del suolo causa perdita di ioni calcio, magnesio, sodio e potassio e porta alla liberazione di ioni metallici, tossici per le piante. La diminuzione del pH mette a rischio molti processi microbici del terreno, fra cui l’azotofissazione. Gli ossidi di azoto contribuiscono al fenomeno delle piogge acide con effetti negativi sulla conservazione dei monumenti e della vegetazione.

L'aumento della concentrazione dell’NO2 nelle aree urbane è dovuto anche ai processi di combustione (produzione di calore ed energia) legati al traffico autoveicolare (soprattutto veicoli diesel) motivo per cui è considerato un tracciante dell’inquinamento da traffico.

Biossido di zolfo

Gli ossidi di zolfo presenti in atmosfera si riferiscono all’anidride solforica (SO2) ed all’anidride solforosa (SO3), indicati con il simbolo SOx. L’anidride solforica è stato in passato l’inquinante principale prodotto nelle zone industriali, soprattutto a causa della combustione di carboni ad alto tenore di zolfo.

Gli ossidi di zolfo presenti in atmosfera provengono per due terzi da sorgenti naturali e per la restante parte hanno un’origine antropica.

A livello antropico, SO2 e SO3 sono prodotti nelle reazioni di ossidazione per la combustione di materiali in cui sia presente zolfo quale contaminante, ad esempio gasolio, nafta, carbone, legna ed altro, utilizzati, in misura molto maggiore sino a qualche anno fa, per la produzione di calore, vapore ed energia elettrica.

Polveri PM 10 e PM 2,5

Il PM (Particulate Matter) è una miscela di particelle solide e liquide che si trovano in sospensione nell’aria ed è generato sia da fenomeni naturali (processi di erosione del suolo, incendi boschivi, dispersione di pollini, ecc.) sia da attività antropiche, in particolar modo dai processi di combustione e dal traffico veicolare (particolato primario). Esiste, poi, un particolato di origine secondaria che si genera in atmosfera per reazione di ossidi di azoto, biossido di zolfo, ammoniaca e Composti Organici Volatili, composto di solfati, nitrati e sali di ammonio. Tra le varie frazioni che lo compongono, quelle di dimensioni inferiori costituiscono il pericolo maggiore per la salute umana, in quanto possono penetrare in profondità nell’apparato respiratorio; perciò la normativa prescrive il monitoraggio ambientale di PM10 e PM2.5, le frazioni aventi, rispettivamente, diametro aerodinamico inferiore a 10 µm e a 2.5 µm. Gli studi epidemiologici hanno mostrato una correlazione tra le concentrazioni di polveri in aria e la manifestazione di malattie croniche alle vie respiratorie, in particolare asma, bronchiti, enfisemi. Il particolato agisce, poi, da veicolo per sostanze ad elevata tossicità, quali ad esempio gli idrocarburi policiclici aromatici ed alcuni elementi in tracce (As, Cd, Ni, Pb) su di esso adesi.

Per quanto concerne l’area in questione sita nel comune di Gioia Tauro, nel 2014 è stata effettuata una campagna di monitoraggio con stazioni mobili prossime al sito di intervento, nella zona industriale, e una con stazioni mobili nell’abitato comunale di Gioia Tauro, risalente al 2017.

Figura 4-Stazioni monitoraggio campagna 2014

Figura 5-Stazione di monitoraggio campagna 2017 nel comune di Gioia Tauro

Si riporta di seguito l’andamento di ogni inquinante nel periodo di misura 2017:

Si riporta di seguito l’andamento di ogni inquinante nel periodo di misura 2014:

Comune di GIOIA TAURO:

Dal confronto tra le due campagne di monitoraggio in stazioni distanti, si può rilevare che:

- In entrambi i casi per il biossido di azoto NO2, non si sono registrati superamenti del valore limite orario e della soglia oraria di allarme;

- per il monossido di carbonio (CO), nel periodo di monitoraggio non si è registrato alcun superamento del limite della massima media mobile sulle 8 ore;

- per l’ozono (O3), nei periodi di monitoraggio non si sono registrati superati della soglia di informazione e della soglia di allarme; per quanto riguarda il valore obiettivo per la protezione della salute umana sono stati riscontrati 3 superamenti su Gioia Tauro nel 2014, ma questo parametro, da valutare a partire dal 2013, è previsto un numero massimo di superamenti di 25 giorni per anno come media dei 3 anni precedenti (periodo 2010-2012). La registrazione nel tardo periodo primaverile (periodo nel quale si è svolta la campagna) di superamenti del limite di legge di questo parametro risulta in accordo con il meccanismo di reazione fotochimica che porta alla formazione di questo inquinante secondario che necessita di particolari condizioni di alta pressione, elevate temperature, scarsa ventilazione ed un forte irraggiamento solare per poter avvenire. Il superamento del limite di legge di questo inquinante è tipico delle zone rurali ed extraurbane (ovvero in presenza di vegetazione), visto che l’ozono si forma durante il trasporto delle masse d’aria contenenti i suoi precursori, emessi soprattutto nelle aree urbane;

- per il biossido di zolfo (SO2), in entrambi i periodi non si è registrato alcun superato del valore limite orario, del valore limite giornaliero e della soglia oraria di allarme.

- per il particolato atmosferico (PM10), nei periodi di monitoraggio non sono stati registrati superamenti della media giornaliera,

- Per i metalli pesanti e gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (ME e IPA), nei periodi di monitoraggio si sono registrati valori giornalieri al di sotto del valore limite previsto per la media annua;

- per il benzene (C6H6), nel periodo di monitoraggio si sono registrati valori giornalieri al di sotto del valore limite previsto per la media annua.

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