Nel 1940 viene pubblicato, a cura del suo allievo e assistente Hans Speier, l’ultimo manoscritto di Lederer The State of the Masses. Al momento della sua morte il prestigio di Lederer negli Usa è solido ed affermato, ma dopo il 1942 nel contesto della guerra fredda, non troviamo più riferimenti a Lederer neanche in coloro che trattano lo stesso argomento: il totalitarismo. Nel 1995 in un contesto completamente diverso con una rinascita dell’attenzione per la cultura e gli intellettuali tedeschi emigrati in America viene rivalutato il nome del sociologo-economista.
Con questo testo Ledere mira a dare una definizione diversa alla dittatura moderna.
Per Lederer il termine massa può essere riferito ad “un gran numero di persone che sono spiritualmente unite così da sentirsi, e possibilmente agire, come un’unità. Anche se non agiscono, si sentono inclini all’azione.”71 Gli individui che fanno parte della stessa massa pur avendo condizioni sociali differenti sono uniti dalle emozioni e non percepiscono differenze. Ed è appunto questo che differenza una folla da una moltitudine la quale rappresenta un gruppo di individui che si trova di fronte alla stessa difficoltà senza provare però ciò che Lederer definisce “omogeneità psicologica”72 . Allo stesso modo essa si differenzia dai gruppi sociali, i quali sono guidati da ragionamenti e non solo da pura istintività.
71 Emil Lederer, Lo Stato delle masse, tr.it, Milano, Mondadori, 2004, pp.12-13, ( ed.originale The State of the Masses: The Threat of the classless Society, New York 1940)
72 Ivi p.12
42
Gli individui che hanno fatto parte di una folla, raccontano in seguito di essersi sentiti trasportati e incapaci di ragionare lucidamente.
Lederer sottolinea come sia importante evitare di considerare la psicologia collettiva a partire dal singolo individuo, muovendo un’aspra critica a Freud per ciò che riguarda la sua ipotesi dell’origine individuale degli impulsi collettivi.
Infatti, egli nel lavoro di cui abbiamo trattato in precedenza, Psicologia delle masse e analisi dell’Io, sostiene che nel momento in cui si forma una folla rivive l’emozione tipica dell’uomo primitivo, il quale troppo debole per esprimere i proprio impulsi individuali, provvedeva a ciò solo nel momento in cui si fondeva con gli altri uomini tramite impulsi collettivi. Lederer ritiene però, che sia stato sottovalutato il retroterra irrazionale che fa parte di noi, oltre al fatto che viene svalutato un elemento che ritiene di fondamentale importanza: il concepire la folla come fenomeno storico. Non si può effettivamente prescindere da una comune base culturale per la folla, sia per ciò che riguarda aver vissuto esperienze storiche importanti come la guerra, sia per parlare e leggere la stessa lingua, sia per gli stessi sentimenti religiosi o valori razziali. Le masse moderne hanno in comune tutti questi aspetti e si differenziano proprio per questo dalle folle-gregge. Il sociologo quindi compie un tipo di analisi differente considerando la folla come fenomeno sociale,e come tale soggetto ai cambiamenti del tempo.
Anche Lederer sottolinea l’importanza del leader, introducendo un elemento nuovo che lo caratterizza: il carisma. Questa qualità, viene istintivamente sentita dalla folla ed il leader sarà quindi esonerato dal dover addurre spiegazioni logiche per i suoi ragionamenti. Il legame che si crea è simile a quello tra un popolo ed il fondatore di una religione. Anche i requisiti che deve possedere un leader sono soggetti a cambiamenti storici, nell’epoca moderna egli deve saper utilizzare la propaganda tramite le tecniche che negli anni dell’epoca delle masse sono state sapientemente sviluppate. Introduce un’ulteriore distinzione tra
43
il leader della massa ed il leader del gruppo, nel quale il leader viene selezionato in base a tre requisiti fondamentali:
Deve essere in grado di spiegare ed argomentare le proprie decisioni
Deve possedere l’abilità a negoziare
Deve avere la volontà di dominare
Il leader della folla deve possedere l’ultima qualità per poter rendere la propria leadership duratura, egli deve sfruttare la propria influenza per far riunire la masse ripetutamente e questo fino a dar vita, in alcuni casi, al partito politico.
Questo rapporto che si crea tra masse e leader è indispensabile per distinguere tra quello occasionale e il leader duraturo, ed è appunto legato alla sua personalità e all’esercizio del carisma (che Le Bon chiama invece prestigio73), che invece non è indispensabile per quei leader emotivi che hanno vita breve.
Le masse moderne non possono quindi essere confuse con i gruppi sociali, quelli che nel passato Le Bon ed Ortega chiamavano “ masse”: Lederer critica74 l’utilizzo di questa terminologia da parte dei due autori ritenendo fondamentale il distinguere tra il “gruppo sociale” di operai riunito e la massa informe che è psicologicamente instabile e senza uno scopo preciso.
In particolare nell’appendice dedica un intero paragrafo al pensiero Leboniano ritenendo ancora valida la sua analisi da cui molti, secondo lui, hanno preso spunto. Ritiene che egli sia stato troppo vago nella definizione di massa e nel ritenere che essa fosse data solo da un gran numero di persone riunite. Inoltre Le Bon insisteva sul fatto che le azioni derivassero dall’anima della folla, e se ciò può risultare vero per quanto concerne una folla rivoluzionaria, non può essere vero nell’epoca della dittatura, dove non solo le masse non impongono niente ai propri leader, ma essi esercitano un controllo violento per mantenere il potere nelle proprie mani.
73 Gustave Le Bon, Psicologia delle Folle, op.cit., pp. 164-176.
74 Lederer, Lo stato delle masse, op.cit., p. 19
44
Un’altra novità introdotta dall’analisi lederiana consiste nell’introduzione di un nuovo tipo di massa che precedentemente non era ancora stato considerato: la massa astratta. Infatti, essa è tipica dell’epoca moderna, si forma grazie alla diffusione degli stessi slogan che colpiscono l’attenzione dell’ascoltatore fino a modificarne la psicologia tramite la stampa, o ancor meglio la radio. Essa influenza l’ascoltatore facendolo sentire membro di una folla. In questo particolare caso di folla il leader esercita un’attrazione sulle masse di cui spesso non è neanche consapevole. Un leader che si esprime attraverso la radio deve produrre, rispetto a quello che parla alle folle di strada, argomentazioni necessariamente diverse, che devono risultare chiare, ma non complesse, devono essere in grado di attrarre l’uomo medio e quindi risultargli familiari o molto facili da seguire.
Storicamente le masse sono servite a produrre scopi immediati, ad azioni rapide e fugaci, è solo l’epoca dei totalitarismi che fonda sulle masse un intero Stato.
Non esistono e non sono accettati i gruppi sociali, le opposizioni e ci si pone al di sopra di tutto e di tutti. E’, secondo Lederer, l’unica epoca in cui “sono state offerte le moderne opportunità tecniche di trasformare l’intera popolazione in massa e tenerla in questo stato”.75
Lederer, sottolinea come il fascismo sia un fenomeno completamente nuovo, la crisi della società che lo aveva permesso non era la manifestazione di una lotta di classe, ma la massificazione della società derivata dall’industrializzazione. Di fatto le nuove classi medie andarono a formare uno strato nuovo e non si inglobarono nel proletariato come invece si pensava. Esse non avevano un’ideologia che esprimesse la propria funzione e ciò le rendeva particolarmente adatte ad essere “ maneggiate” politicamente. Inoltre, contribuì all’affermazione di questo nuovo movimento anche il fatto che per la prima volta con la grande guerra, ci si era resi conto del fatto che l’esercito, reclutato tra il popolo non può
75 Ivi p.21
45
essere psicologicamente separato dalla società, e quindi la perdita dell’autorità nel momento in cui i “soldati iniziano a pensare e gli ufficiali a vacillare”76. Per riassumere contribuirono alla conquista del potere dei fascisti :“la debolezza della democrazia, la disintegrazione delle idee, i problemi economici irrisolti,la distruzione dell’autorità, la paura del bolscevismo”77, ma ciò non sarebbe risultato tanto grave se ci so fosse resi conto che esso avrebbe messo in discussione o distrutto idee, istituzioni, modelli di comportamento, preoccupandosi di organizzare oltre alla vita pubblica anche la vita privata dei suoi “adepti”.