Low friction arthroplasty da par-
te di Sir John Charnley ha rivolu- zionato la qualità della vita del pa- ziente anziano affetto da coxartro- si. Da allora grazie alla continua ricerca clinica e bioingegneristica ed
all’introduzione di nuovi materiali, numerose sono state le evoluzioni e le innovazioni della protesica dell’anca. Le indicazioni per questo
tipo di intervento, in passato riservato al pazien- te anziano, si sono estese negli anni e, al giorno d’oggi, la sostituzione protesica con protesi non cementata viene comunemente riconosciuta come procedura standard per i pazienti giovani affetti da coxartrosi.
LA PROTESI D’ANCA: COMPONENTI
La coppa acetabolare: viene fi ssata al baci- no mediante viti, cemento, avvitamento o mecca- nismo ad incastro (press fi t). Può essere fi lettata, porosa o rivestita di idrossiapatite per aumentare l’ancoraggio biologico.
La componente femorale: è formata da una testa di forma sferica che è la parte più prossima- le, che si rapporta con la parte interna della coppa acetabolare per formare l’articolazione protesica; il collo è la porzione che unisce la testina al corpo dello stelo.
Quest’ultimo si inserisce nel femore prossima- le e viene fi ssato tramite cemento o meccanica- mente ed in questo caso solitamente è rivestito da materiali particolari che ne permettono l’osteoin- tegrazione.
Esistono vari design di stelo: nel paziente giovane i chirurghi ortopedici hanno cercato di trovare opzioni che fossero più conservative possi- bile soprattutto per quanto riguarda il risparmio d’osso. Questo può risultare fondamentale per la stabilità dell’impianto, per la biomeccanica artico- lare e per la eventuale futura revisione della pro- tesi (Figura 1).
MATERIALI E METODI
Presso l’U.O. Ortopedia e Traumatologia I dell’Università degli studi di Pisa, diretta dal Pro- fessor Michele Lisanti, dal marzo 2008 all’agosto
2010 sono stati eseguiti 348 interventi di protesi totale d’anca.
Questo studio si occuperà in particolare dei pazienti sottoposti ad intervento chirurgico con impianto dello stelo Metha® (B-Braun Aesculap©), stelo a risparmio di collo.
I criteri di inclusione di questo studio sono:
• assenza di eviden- ti deformità del collo e del femore prossimale;
• buona qualità os- sea;
• body Mass Index < 34.9 (obesità lieve);
• età < 65 anni.
Sul totale degli steli corti impiantati, lo stelo Metha® è stato utilizzato nel 90,7% (39) dei casi (età media 52,07 anni, min 32 max 65), in 20 fem- mine (51,28%, età media di 50,35 anni) e 19 ma- schi (48,72%, età media di 53,89 anni).
FRANCESCO NICCOLAI*, NICOLA PIOLANTI* * Medico specializzando presso l’U.O. Ortopedia e Trauma-
tologia I dell’Università di Pisa
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Ricerca e clinica
Lo stelo Metha®
Lo stelo Metha® è uno stelo a fi ssazione non cementata ed a presa metafi saria, con un design che permette di caricare in modo più fi siologico il femore riducendo lo stress shielding prossima- le, ossia il riassorbimento osseo periprotesico. La stabilità primaria è garantita dal corretto posi- zionamento e dalla forma dello stelo. La stabili- tà secondaria è assicurata dall’osteointegrazione osso-protesi, facilitata dal rivestimento in polvere di titanio sulla quale è addizionato uno strato di circa 20 µm di calcio fosfato applicato elettrochi- micamente alla superfi cie mediante un processo di plasma-spray (Figura 2).
È stata effettuata con una valutazione pre- operatoria sia clinica che radiografi ca dell’anca, anche con l’ausilio di alcune schede di punteggio quali Harris Hip Score (HHS) e WOMAC (Western Ontario and McMaster Universities Osteoarthri- tis Index). L’intervento chirurgico è stato eseguito sempre dallo stesso chirurgo e la via di accesso è sempre stata postero-latelare.
CONCLUSIONI
La nostra esperienza con questo tipo di stelo ha dato risultati in linea con la letteratura na- zionale ed internazionale. Le protesi cosiddette corte, sia a risparmio di collo che a presa meta- fi saria, stanno prendendo sempre più campo ed i modelli resi disponibili dalle industrie si stanno moltiplicando.
La protesi Metha® è una sintesi delle più recenti acquisizioni nel campo dell’ingegneria biomedica e della tribologia (scienza che studia le articolazioni), ma l’evoluzione tecnologica e scientifi ca in questo campo non si è arrestata e continua a produrre nuovi rivestimenti e design protesici.
A nostro avviso, l’utilizzo di questi impian- ti va riservato a chirurghi esperti che sappiano selezionare correttamente i pazienti, che siano in grado di eseguire un corretto planning e sap- piano prevenire e trattare le eventuali compli- canze. Sebbene non ci siano ancora in letteratura follow-up a lungo termine, secondo alcuni autori le protesi corte potrebbero diventare la soluzione standard nella sostituzione totale d’anca in un numero sempre crescente di pazienti.
Bibliografi a
Le voci bibliografi che possono essere richieste a: [email protected]
TM
Figura 3 - Caso clinico, paziente operata stelo Metha®.
Figura 2 - Lo stelo Metha®.
Follow-up
I pazienti sono stati valutati al follow-up me- diante esame clinico (HHS e WOMAC) e radiogra- fi co. Le visite di controllo sono state condotte ad 1, 3, 6, 12 mesi ed in seguito annualmente (Figura 3).
RISULTATI
Dalla raccolta dei dati dalle cartelle cliniche e dei follow-up abbiamo ottenuto i seguenti risul- tati:
• il follow up medio dei pazienti è di 28 mesi (Min 14, Max 54);
• nella maggior parte dei casi sono stati ot- tenuti risultati ottimi con scarsa o assente sin- tomatologia: HHS medio superiore a 95/100 e un WOMAC medio superiore a 90/100;
• radiografi camente non sono state eviden- ziate alterazioni come mobilizzazione dello stelo o strie di radiolucenza;
• la dismetria degli arti misurata nel post operatorio è risultata sempre inferiore a 1 cen- timetro;
• come complicanze dobbiamo registrare un caso di ossifi cazione eterotopica, un caso di revi- sione dovuto alla componente cotiloidea dell’im- pianto e due casi di dolore gluteo.