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Una storia per immagin

Scelte Formal

4.2 Una storia per immagin

! La storia del documentario sull'arte è costellata di film su grandi pittori: basti ricordare le opere di Ragghianti su Piero della Francesca, quelle di Emmer su Leonardo da Vinci e Pablo Picasso, o di Alain Resnais su Van Gogh e Picasso.

! Nel realizzare un'opera di questo genere bisogna prendere in considerazione un fattore fondamentale: il fatto che l'artista documentato sia vivente o meno. Il motivo di questa distinzione salta subito all'occhio anche ai meno esperti: la possibilità di confronto diretto con colui che ha creato le opere trattate. Degli autori sopracitati, Emmer e Resnais hanno avuto la possibilità di misurarsi con un maestro ancora in vita: Pablo Picasso. Importante risulta il caso di Emmer, il quale mette l’artista a creare di fronte alla macchina da presa, trasportando il momento creativo di fronte allo spettatore. Purtroppo solo una piccolissima parte dei pittori meritevoli ottiene in vita il successo e il riconoscimento che sono toccati a Picasso; per la quasi totalità degli altri la fama arriva solo dopo la morte (basti pensare al movimento

impressionista e ai suoi massimi esponenti). Inoltre, come nel caso di Ragghianti, si possono voler considerare solo le opere di artisti conclamati, ad esempio i grandi maestri del Rinascimento italiano, con i quali, per ovvie ragioni, non è più possibile un confronto diretto. Lorenzo Viani morì ad Ostia nel 1936; nel mio caso quindi, era impossibile un confronto diretto con l'autore.

! Ho preso in analisi moltissimi documentari

sull'arte, sia quelli "storici" come i critofilm di Ragghianti, che quelli di epoca più recente di matrice italiana o straniera. Il tipo di documentario che volevo realizzare in un primo momento aveva un corpus centrale costituito da interviste, da realizzare tra docenti di storia dell'arte, di letteratura (Viani ha pubblicato in vita numerosi libri, la sua figura di artista a tutto tondo è ormai conclamata), esperti di storia locale. Come collante, fra le varie interviste, le immagini delle tele di Viani, da reperire nei vari musei e nelle collezioni private. Linea guida dell'opera l'excursus biografico dell'artista. Per contestualizzare il progetto avrei utilizzato immagini di Viareggio, della casa natale, dei luoghi a lui cari, unite a immagini d'epoca e di repertorio.

! Di tutta l'idea iniziale, come spesso accade con un progetto "in divenire", non è rimasto molto. Il tipo di schema che avevo impostato era troppo rigido, simile in tutto e per tutto ad un'inchiesta, o a quei format che abbondano oggigiorno sui canali televisivi. Mano a mano che scrivevo le pagine sulla storia del documentario sull'arte mi sono fatto un'idea di quello che volevo realizzare realmente. Partendo dalle

esperienze di Emmer sulle foto Alinari ho deciso di utilizzare delle scansioni fotografiche delle opere vianesche e non riprese dal vivo degli originali. Devo fare una premessa: le riprese effettuate con una videocamera, per professionale che sia, non sono

all'altezza della qualità della pellicola

cinematografica o fotografica. Per questo, utilizzando delle scansioni fotografiche, in altissima risoluzione, si possono ottenere sullo schermo immagini nitide e flessibili. Uso il termine flessibili poiché tali immagini, dell'ordine dei 15/20 mega-pixel, possono essere ingrandite a piacimento sullo schermo senza perdere in definizione. Con un esempio numerico si rende meglio l'idea. La qualità di un prodotto audiovisivo digitale si definisce mediante la "risoluzione" dell'immagine, ovvero la quantità di pixel che contiene. La risoluzione che ormai va per la maggiore fra quelle HD (high definition) è lo standard

FULL HD, che ha una risoluzione di 1920x1080 pixel. Un

mega-pixel corrisponde ad un milione di pixel quindi la risoluzione in FULL HD risulta essere di circa 2 mega-

pixel. Questo dato fa capire come una scansione digitale ad alta definizione, dell'ordine dei 15/20 mega-pixel, sia estremamente più dettagliata di un'immagine video registrata in FULL HD. Un'ulteriore

complicazione nell'uso delle riprese dal vivo è determinata dall'attrezzatura che viene utilizzata per effettuare le immagini stesse. Occorrono mezzi tecnici professionali per ottenere immagini nitide; occorre la giusta illuminazione mediante luci a incandescenza o a led, cavalletti muniti di testa fluida per avere movimenti privi di scatti, carrelli e dolly per i

movimenti di macchina. Tutto questo non è a disposizione del primo che capita, e anche se con un po' di ingegno si può sopperire a carenze di materie prime, il risultato che si ottiene spesso non soddisfa le aspettative e lascia quindi delusi. Per ottenere delle immagini pulite, di ottima risoluzione e soprattutto flessibili, mi sono servito delle scansioni fotografiche. Tali immagini provengono da volumi di storia dell'arte reperiti nelle biblioteche di Ateneo, in quelle comunali della Versilia e dal catalogo redatto da Ida Cardellini Signorini nel 1978.105 Per la

scannerizzazione delle immagini più grandi mi sono servito della competenza di Alberto Martini, tecnico del dipartimento di "Storia delle arti"; per le altre, di dimensioni ridotte, ho effettuato personalmente il processo. Una volta acquisite le immagini, queste risultano come un corpus di fotografie.

! Una delle particolarità del documentario sull'arte è che il profilmico, ciò che si trova di fronte alla macchina da presa, non è animato, non si muove. Come già accennato nel paragrafo 3.4, sembra un paradosso usare immagini in movimento per riprendere oggetti statici. Come fecero Emmer e Resnais, come loro a inizio carriera, come loro con scarsi mezzi tecnici, ho approfittato del "vecchio" medium fotografico per ottenere un prodotto audiovisivo.