• Non ci sono risultati.

Nel periodo dell‟impero romano le attuali periferie di Roma facevano parte di quell‟estensione territoriale denominata agro romano antico.

All‟inizio del IV sec.d.c., l‟imperatore Costantino cedette al potere ecclesiastico vasti possedimenti terrieri nella zona est della città; ma, un‟utilizzazione agricola di questi terreni e la conseguente insediazione di villaggi si poté rilevare solo a partire dal periodo medievale, grazie anche alle fondazioni di Papa Zaccaria che allora incentivavano la creazione di villaggi sparsi.

A partire dal 946 d.c., la Chiesa diede inizio a un processo di concessione dei propri terreni a favore delle famiglie baronali, le quali, negli anni a seguire, tentando di allargare l‟estensione dei proprio possedimenti, se ne contesero il possesso rendendo questi terreni sedi di lotte tra faide e aree infruttuose sia sul piano agricolo che commerciale.

Per contraddistinguere le diverse proprietà e rendere visibile l‟area della propria giurisdizione, le famiglie baronali e gli enti ecclesiastici costruivano delle Torri sulle superfici dei loro territori.

A questa usanza è legata l‟esistenza della torre di Tor Bella Monaca che venne eretta dalla famiglia allora proprietaria dell‟area e da cui deriva la sua denominazione71. A partire dal 1319, anno in cui la vedova dell‟ultimo erede della famiglia Monaci cedette il territorio di Tor Bella Monaca alla famiglia Colonna, questo territorio fu gestito da tre diverse giurisdizioni nell‟arco di cinque secoli; infatti, la famiglia Colonna, in data successiva, ma imprecisata, fece dono di questo terreno alla Basilica di Santa Maggiore e quest‟ultima ne conservò la proprietà in maniera pressoché continuativa fino al 1869.

La giurisdizione successiva toccò alla Famiglia Borghese, la quale, possedendo i terreni circostanti di TorreNova, aveva ambito per diversi anni ad estendere il proprio dominio in questo territorio; dopo diversi tentativi di negoziazione rifiutati dalla Chiesa, riuscì ad ottenerne la proprietà solo nel 1869 concedendo all‟Ente ecclesiastico un'altra tenuta in permuta.

A partire dalla fine del XIX sec., la famiglia Borghese, a causa di una grave crisi economica, cominciò a vendere le sue proprietà terriere, dando inizio a un percorso che si concluse nell‟arco di pochi decenni con lo smembramento definitivo dei propri territori a causa dell‟inarrestabile crollo finanziario.

Tor Bella Monaca fu venduta a Romolo Vaselli, un imprenditore locale che gestiva buona parte delle attività commerciali delle aree circostanti e che ne conservò la proprietà fino alla seconda guerra mondiale.

Essendo iniziato, a partire dalla fine degli anni „30, un processo di lottizzazione dei territori adiacenti all‟area, per buona parte ceduti all‟Istituto autonomo fascista per le case popolari, anche Tor Bella Monaca, in seguito alla sua vendita avvenuta nel 1946, fu lottizzata, dando origine all‟attuale parte antica dell‟area: La Borgata di Tor Bella Monaca.

71 Era tradizione della campagna romana attribuire il nome del vecchio proprietario ad un bene

immobiliare venduto. Per cui il toponimo, riferito a Paolo Monaco, figlio del primo proprietario, si evolve in successive denominazioni: Turris Pauli Monaci, Palo Monaco, Pala Monaca ed infine Bella Monaca.

rif. al testo di Martinelli F., Periferie sociali: estese, diffuse. Nairobi, Kibera, Baba Dogo; San Salvador: Area metropolitana; Roma: Tor Bella Monaca, Tiburtina, Liguori, Roma, 2008

Si sono rilevati, a partire dai primi anni del dopoguerra, processi di insediamento nel territorio da parte di diversi nuclei familiari legati al luogo o per ragioni lavorative o per origini familiari nelle aree limitrofe.

Il nuovo insediamento risultava ancora privo di servizi sanitari, commerciali, scolastici, di strade asfaltate, di utenze (acqua, energia elettrica,etc.) e la tipologia edilizia era rappresentata da case di un solo piano, con all‟interno nuclei abitativi composti in prevalenza da un unico locale abitabile.

A partire dagli anni „50, si intensificarono i processi di insediamento della zona, soprattutto grazie alla migrazione di persone originarie dei Castelli Romani, del Frusinate, ed, in parte più ridotta, a nuclei familiari sfrattati, sgomberati o comunque in condizioni abitative altamente precarie; a distanza di pochi anni, anche ceppi di immigrati delle Marche, dell‟Abruzzo ed altre regioni del centro-sud cominciarono a insediarsi nella zona.

La ragioni attrattive della zona erano principalmente tre: l‟accessibilità dei costi, una certa discrezionalità, per chi fosse in grado di costruire, di edificare abusivamente, e la presenza di vie di collegamento con la città rappresentate dalla Via Casilina e dalla ferrovia Roma-Fiuggi.

Nel corso degli anni „60, la morfologia del tessuto urbano cominciò a cambiare grazie alle iniziative degli abitanti interessati ad allargare le proprie abitazioni per ragioni familiari ed a costruttori esterni guidati da interessi commerciali; gli edifici vennero ingranditi e le palazzine sviluppate in altezza tanto da consentire a diversi inquilini di affittare secondi appartamenti di proprietà a nuovi immigrati.

L‟insediamento della zona cominciò ad avere una rilevanza urbanistica nell‟ambito del territorio comunale, tanto che il piano regolatore cittadino del 1962 stabilì un organica previsione pianificatoria per il quartiere di Torre Nova e quello più recente di Torre Angela, che vennero ritenuti delle zone di "Ristrutturazione Urbanistica", e per la parte di territorio tra essi compresa, Tor Bella Monaca, che venne anch‟essa riconosciuta come “Zona di Espansione".

Il piano regolatore prevedeva la predisposizione di successivi piani di ristrutturazione urbanistica che furono definitivamente redatti nel 1972 per le zone di Torre Angela e TorreNova e nel 1977 per l‟area industriale del villaggio Breda e per il quartiere di Tor Bella Monaca.

Le vicende urbanistiche degli anni '80 e la mancata sintonia tra gli organi istituzionali (Regione e Comune), preposti alla pianificazione, non hanno permesso

la realizzazione dei progetti di riqualificazione territoriale, provocandone l‟inefficacia giuridica per decadimento.

L‟assenza di un intervento istituzionale nei processi di edificazione locale ha favorito in quegli anni l‟iniziativa privata di diverse ditte costruttrici che investirono abusivamente costruendo alloggi e vendendoli a prezzi concorrenziali; alcune costruzioni di questa tipologia sono presenti tutt‟oggi nella Borgata di Tor Bella Monaca, nonostante la maggioranza della popolazione sia distribuita in edifici più datati.

Diversa sorte ha invece avuto il Piano di Zona di Tor Bella Monaca Nuova che è stato interamente attuato, anche grazie alle semplificazioni procedurali previste dalla legge 167/62, e probabilmente anche a causa della pressante domanda di edilizia pubblica che negli anni '80 costrinse l'amministrazione comunale a interventi straordinari.

Questo momento storico ha un importanza fondamentale per l‟area di Tor Bella Monaca Nuova che in effetti solo a partire dalla realizzazione del Piano di Zona ha acquisito un‟identità urbana vera e propria segnando significativamente gli sviluppi futuri del quartiere.

L‟attuazione del Piano è conseguita a uno stanziamento governativo chiamato Piano d‟emergenza Andreatta ( Legge n.25 del 1980) che ha assegnato al Comune di Roma 300 miliardi da investire in acquisti o opere di costruzioni di case comunali.

I fondi stanziati sono stati per lo più destinati alla costruzione di abitazioni popolari e dato che l‟area di Tor Bella Monaca si presentava operativamente edificabile e di grandi dimensioni ed il Piano di Zona n.22, redatto precedentemente nell‟ambito delle determinazioni del Piano Regolatore cittadino del 1962, era stato stabilito sulla base di uno strumento urbanistico attuabile ed operativo in breve tempo, l‟amministrazione comunale diede rilevanza prioritaria al progetto di edificazione di questa zona.

La realizzazione del progetto fu il risultato della cooperazione di soggetti pubblici e privati; il Comune svolse i compiti di gestione e di controllo sui lavori dei progettisti, delle cooperative di costruzioni e dei committenti.

Il modello insediativo del progetto aveva come obiettivi prioritari la realizzazione di: -più zone residenziali autosufficienti, perlomeno per l‟accesso ai servizi primari e concepite per dare alloggio fino a 8000 persone.

Creando piccole isole residenziali l‟intento dei progettisti era quello di favorire le relazioni tra gli abitanti e una vita associativa fatta di mini-quartieri.

-collocazione degli edifici studiata per garantire condizioni sostanzialmente equivalenti rispetto alle possibilità di collegamento con la città, alla fruibilità delle attrezzature e all‟accessibilità delle aree verdi.

-centri di attività commerciali e terziarie nelle aree ad edificazione non residenziale, con l‟obiettivo di migliorare la qualità di vita locale.

-edifici e spazi urbani costruiti con criteri di economicità e facile ripetitività dei modelli strutturali.

Il modello proposto dal piano si articola in cinque nuclei residenziali attraversati da una via principale di distribuzione e di collegamento tra la Via Casilina e il Grande Raccordo Anulare.

Dei cinque nuclei previsti, quattro sono destinati alle abitazioni degli abitanti, che possono ospitare dalle 3000 alle 8000 persone, uno è costituito da attrezzature e locali destinati ad uso pubblico o privato.

Tutti i nuclei residenziali sono collegati tra loro tramite infrastrutture viarie o spazi verdi, in modo da creare uno tessuto urbano continuo e integrato.

Al di là degli obiettivi socio-economici del modello teorico, la costruzione dei cinque nuclei residenziali è stata effettivamente compiuta, insieme alla realizzazione delle aree verdi e della strada di percorrenza principale; il progetto è stato portato a compimento nell‟arco di tre anni e già nell‟anno 1983 nell‟area di Tor Bella Monaca venivano collocati migliaia di nuclei familiari vincitori delle graduatorie di assegnazione dei nuovi alloggi statali.

A distanza di circa vent‟anni non sono stati attuati interventi di cambiamento strutturale del progetto iniziale, ma essendosi, già dai primi anni di insediamento, avviato un processo di degrado urbano e sociale, sono stati attuati diversi progetti di intervento per cercare di migliorare le condizioni di vivibilità complessive dell‟area. Ci si riferisce, oltre alla costruzione della Chiesa di S.Spadolini e alla recentissima costruzione del Teatro di Tor Bella Monaca, alle iniziative del progetto Urban avviate negli anni „90.

Delle numerose iniziative attivate in quegli anni ancora oggi è possibile riconoscere risultati a lungo termine; diverse realtà associative di terzo settore nate nell‟ambito del progetto Urban continuano tutt‟oggi a svolgere progetti di sostegno per la

comunità locale; alcuni spazi pubblici, ad esempio Piazza Castano, la Sala cinema del Liceo Amaldi e buona parte delle aree verdi sono state attrezzate e riqualificate. Al di là di alcuni processi di cambiamento avviati da questo progetto, che per quanto efficacemente possa essere stato condotto non avrebbe in ogni modo potuto stravolgere le dinamiche profondamente radicate di emarginazione e degrado presenti nell‟area, non si evidenziano altri eventi significativi nella storia di questo quartiere tali da dover essere menzionati, perlomeno non fino ad oggi.

Un dato certo è che, nonostante gli intenti progettuali iniziali pieni di buoni propositi e l‟attenzione mirata di alcuni soggetti poi, le condizioni originarie del territorio caratterizzate da un tessuto urbano composto da case abusive e totale assenza di servizi abitato da nuclei familiari con scarse risorse economiche, dopo la realizzazione del Piano di Zona, sono mutate in forme di reale degrado urbano e sociale che oggi sembra essere conosciuto solo per le notizie di cronaca nera della città di Roma.

La storia insediativa di quest‟area rappresenta un caso tipico per gli studi sulla segregazione urbana e sull‟emarginazione socio-ambientale di classi povere, come è possibile evincere dalle riflessioni più generali dei capitoli precedenti; infatti individuando le complessità più emergenti del quartiere di Tor Bella Monaca ci troviamo nuovamente a confrontarci con problematiche legate a:

-un progetto di riqualificazione urbanistica basato sulla costruzione di edifici ad alta concentrazione areale di individui in condizioni di povertà o alta problematicità fisica e sociale, realizzato in un territorio periferico e mal collegato.

L‟evidente inadeguatezza del Progetto di Zona del 1980, a cui, nonostante tutto, va riconosciuto il merito di aver soddisfatto in tempi concorrenziali un problema allarmante di emergenza abitativa, ha manifestato i suoi limiti sin dagli esordi della sua realizzazione condizionando significativamente il destino di migliaia di individui.

Nel paragrafo successivo sarà descritta più dettagliatamente la condizione ambientale dell‟area in base a criteri generali di vivibilità e di soddisfacimento di bisogni primari e secondari di una comunità locale urbana, ma prima di chiudere questo breve resoconto storico è opportuno fare riferimento a un radicale progetto di cambiamento previsto nel territorio per l‟anno 2011 ed estremamente dibattuto in questi mesi.

Nel mese di Agosto 2010 il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha comunicato pubblicamente72 la predisposizione di un MasterPlan per l‟area di Tor Bella Monaca che prevede l‟abbattimento di tutti i nuclei residenziali popolari del territorio e la ricostruzione sulla stessa superficie areale di nuovi edifici.

Il progetto73 prevede la predisposizione di quattro quartieri che si struttureranno intorno agli spazi pubblici di Piazza Castano, del corso di Via Quaglia e del Municipio con l‟obiettivo di ridisegnare i margini del territorio e la sua realizzazione è suddivisa in due fasi di attuazione del programma.

La prima prevede la predisposizione del “programma integrato di riqualificazione urbana di Tor Bella Monaca” che sarà basato principalmente sulla valorizzazione della capacità insediativa residua (spazi esterni non utilizzati) e sulla riduzione dei pesi insediativi presenti.

La seconda prevede una fase di completamento della progettazione e l‟attivazione di un processo di partecipazione pubblica alle trasformazioni urbanistiche del territorio. Il piano progettuale sembrerebbe basato su criteri di dispersione degli abitanti in edifici più piccoli, ma più numerosi, e su condizioni di sostenibilità economica garantite dalla compartecipazione tra soggetti pubblici e privati nella fase di gestione e attuazione del programma.

La previsione è che i quattro piccoli quartieri potranno ospitare 44.000 persone, circa 15.000 in più della popolazione attuale.

Secondo l‟impostazione proposta questo progetto potrebbe risolvere la condizione di sovrappopolazione dei vecchi edifici e diminuire il rischio di tensioni tra vicini dovute all‟alta concentrazione di nuclei familiari in pochi metri quadri; inoltre, la ricostruzione di nuovi edifici azzererebbe, perlomeno all‟inizio, i problemi di solidità e compromissione strutturale degli alloggi restituendo una dimensione di vita domestica sana e sicura.

Delle perplessità emergono sulla scelta di ricollocare tutta la popolazione residente nei nuovi edifici, che senza dubbio garantisce una continuità residenziale nel quartiere di appartenenza, ma se non rendono realmente accessibile la zona all‟immigrazione di fasce di popolazione più agiate, penalizzano i processi di

72 Articolo pubblicato nell‟edizione del 24/08/2010 dalla testata giornalistica “Corriere della Sera”

73PRU (Programma di riqualificazione urbana, Tor Bella Monaca) effettuato dal Dipartimento

programmazione e pianificazione urbana.

Attuazione urbanistica di RomaCapitale, presentata presso l‟Università di Tor Vergata di Roma in data 3/11/2010.

mobilità sociale verticale mantenendo inalterata una condizione di appiattimento socio economico che riguarda la maggioranza dei residenti dell‟area.

La comunicazione pubblica di questo evento ha provocato un immediata reazione degli abitanti che tutt‟oggi esprimono il loro pensiero e le loro posizioni a riguardo tramite l‟organizzazione di manifestazioni, assemblee e comunicati stampa.

Queste forme di mobilitazione civica saranno approfondite nelle prossime pagine nell‟ambito di riflessioni più ampie sulla vita locale di Tor Bella Monaca Nuova.