• percussioni non intonate: grancassa, tam tam, bidone metallico, congas di due
dimensioni, piatti cinesi di tre dimensioni, piatto splash, piatto ride; • tastiere:
o pianoforte;
o sintetizzatore Yamaha SY99 (anche pianoforte acustico). Per l’SY99 sono stati progettati due suoni creati ad hoc: a) archi filtrati; b) archi filtrati trasposti di ¼ di tono all’acuto;
o tastiera master keyboard che controlla un campionatore Digidesign SampleCell. Il campionatore gestisce cinque diversi suoni: a) suono sintetico di archi filtrati; b) suono di archi filtrati, trasposto di ¼ di tono all’acuto; c) chitarra elettrica distorta, nota singola; d) chitarra elettrica distorta, triade maggiore; e) pianoforte;
• archi: due violini, viola, violoncello, contrabbasso a 5 corde;
• parte elettronica su quattro tracce: i suoni sono notati in partitura, ma la simbologia
adottata è approssimativa e puramente funzionale al sincrono tra parte elettronica e ensemble. Sono presenti indicazioni sulle componenti frequenziali dei suoni in forma di notazione tradizionale (approssimazione al semitono), e un’indicazione di massima sul tipo di inviluppo del suono, percussivo o meno.
4.1 Lo studio delle fonti
Lo studio di schizzi e abbozzi compositivi costituisce una risorsa preziosa per la ricostruzione della genesi dell’opera. Tuttavia, l’analisi di questi avantesti, seppur essenziale, non è sufficiente quando si ha a che fare con la musica mista, che coinvolge altre forme di scrittura. A partire dagli anni Ottanta compositori e musicisti si sono trovati ad agire in un plesso di apparati elettronici e acustici, frutto di un singolare connubio tra ricerca tecnologica e sperimentazione artistica. Studiare questo repertorio significa indagare i sistemi di sintesi, le tecniche di produzione e riproduzione del suono, i software per la composizione assistita e la nuova organologia. L’utilizzo di una determinata tecnologia porta infatti il compositore ad elaborare una personale forma di scrittura, che l’analista deve indagare: «there exists a specific écriture adapted to the electronic production environment, which, while the technology itself is universal and shared by many, is uniquely inscribed in the work».164
Nel caso di EnTrance, in particolare, le patch informatiche, le librerie e gli stessi software impiegati assumono un ruolo centrale nella comprensione del processo creativo. Sappiamo che già nel 1991, per la composizione di Natura morta con fiamme, Romitelli aveva sperimentato la sintesi sonora in Csound e il suo controllo in LISP. Sappiamo altresì che EnTrance fu composta durante il suo soggiorno all’IRCAM come compositeur en recherche, e che tra i suoi interessi le tecniche di composizione spettrale rivestivano un ruolo importante. Inoltre, la testimonianza di Gérard Assayag, direttore dell’équipe de représentation musicale, rivela che Romitelli sviluppò una sua personale libreria di funzioni in Patchwork.165
L’indagine deve quindi prendere le mosse da fonti eterogenee, conservate oggi presso l’archivio dell’editore Ricordi, l’ente di produzione (IRCAM), e custodite dai collaboratori di Romitelli, in particolar modo da Laurent Pottier.
4.1.1 Le fonti Ricordi
L’editore è in possesso dei seguenti materiali: • La partitura depositata dall’autore;
• due CD-ROM che tramandano una versione da concerto postuma, realizzata da Denis Lorrain nel 2005. La versione comprende: a) la parte elettronica incapsulata in un file ‘aiff’ quadrifonico con una patch in Max-MSP per la riproduzione delle singole sezioni; b) i suoni e le istruzioni per il campionatore, convertite da formato Samplecell al formato nativo per il campionatore Akai S5000; c) la patch per il sintetizzatore SY99, interfacciabile via midi in Max-MSP.
4.1.2 Le fonti IRCAM
La ricerca condotta negli archivi della produzione dell’IRCAM ha portato alla luce diverse tipologie di supporti:
165 Comunicazione privata. Purtroppo non è stato possibile risalire alla libreria orginale. Tuttavia, come si vedrà, sono stati individuati documenti che vanno a confermare l’utilizzo di Patchwork da parte del compositore.
• Quattro partiture cartacee;
• nove CD-ROM; • due floppy disk; • una cassetta S-VHS; • un disco SyQuest EZ 135.
Le fonti cartacee comprendono due partiture complete e due incomplete, che testimoniano le due ultime fasi redazionali: il completamento delle parti di tastiera e la notazione sommaria della parte elettronica.
Il riconoscimento delle altre fonti non è agevole: da un lato perché conservate su supporti ormai difficilmente leggibili a causa dell’obsolescenza degli apparati di riproduzione, dall’altro, nel caso di fonti informatiche, in quanto legate ad un preciso ambiente hardware/software. I documenti, infatti, siano essi sonori o informatici, non esistono in forma di dati direttamente accessibili, come avviene per i documenti testuali, ma sono indissolubilmente legati a un sistema che ne permetta la lettura. Se quindi l’accesso alle partiture è immediato, ciò non si può dire per i restanti materiali. Ammesso che i supporti non si siano deteriorati nel tempo e siano pertanto leggibili, accedere alle informazioni contenute ad esempio in un floppy o, ancor più, in un disco SyQuest è tutt’altro che agevole. Anche il supporto a noi più familiare, il CD-ROM, è ormai in fase di abbandono (e con lui, i lettori ottici).
L’allestimento di un sistema tecnologico compatibile con i diversi supporti e formati ha reso possibile l’accesso alle diverse fonti qui descritte. Fa eccezione il disco SyQuest, per il quale non è stato individuato un lettore compatibile. Le indicazioni riportate sul disco fanno comunque supporre che possa contenere le patch per il campionatore Akai S5000, ad esso interfacciabile via protocollo SCSI.
La maggior parte dei materiali conservati su CD-ROM tramanda la versione postuma del 2005. Accanto a queste fonti ‘recenti’, sono state individuate anche fonti risalenti all’epoca della composizione di EnTrance:
• La cassetta S-VHS, registrata in formato audio digitale ADAT. Contiene la parte elettronica su quattro tracce e una click-track per il direttore;
• due floppy, tra loro copie, che contengono la patch per i suoni del sintetizzatore Yamaha SY99, che di fabbrica incorpora un lettore dedicato;
• un CD-ROM in due copie, creato nel febbraio del 1996 e contenente materiale eterogeneo.
Il CD è stato masterizzato con File System Mac OS standard (HFS), con tutta probabilità su workstation Power Macintosh e sistema operativo Apple System 7. Per la sua lettura è stata allestita una postazione PowerMac G4 con Mac OS 9.2 che ha assicurato una piena retro-compatibilità. Il contenuto del documento è prezioso: non solo contiene i file utilizzati per il concerto del 1996, ma tramanda anche una mole di materiali preparatori, in particolare suoni, analisi, patch e codici di programmazione utilizzati per la composizione della parte elettronica. La struttura del disco è la seguente:
• *C O N C E R T *: conserva le fonti per l’esecuzione in concerto, tra cui:
o la parte elettronica organizzata in sezioni tramite una sessione in Digital Performer;
o i file per il campionatore Samplecell, comprensivi di una patch scritta in Max-MSP per controllare via master keyboard i diversi suoni richiesti al tastierista;
o la patch in formato Galaxy per il sintetizzatore SY99;
• ‘Analyses’: conserva il risultato di analisi spettrali svolte su suoni concreti quali violoncello, chitarra elettrica e gong;
• ‘AudioSVP’: contiene suoni generati per cross-synthesis con Audiosculpt–AudioSPV; • ‘Csound-1’, ‘Csound-2’ e ‘Csound-3’: contengono suoni creati con Csound, spesso
accompagnati dai file orchestra e score per la loro generazione; • ‘Lisp’: contiene il programma WORKLISP con lispdef;
• ‘PW’: Patchwork. Insieme alle patch utilizzate per il controllo della sintesi in Csound e Chant, nella sottocartella ‘Data’ sono conservate alcune patch che riportano informazioni preziose sulla struttura armonica delle singole sezioni;
• ‘Sons’: la cartella contiene una raccolta di campioni di strumenti acustici ed elettrici, in alcuni casi confluiti nella parte elettronica. Troviamo suoni ottenuti con flauto basso, chitarra elettrica basso elettrico distorti, piatti, gong, corno, tromba e trombone. Per quanto concerne la registrazione della chitarra elettrica, qui troviamo i suoni poi affidati al campionatore Samplecell.
Per poter accedere alle informazioni contenute nel disco, la workstation è stata configurata con i seguenti software: Digital Performer 2.7, Soft SampleCell Editor, Max 3.5.8, Galaxy 2.5.4, Csound 1.0, Patchwork 2.7 con le librerie Csound/Edit-sco e SpData.166
4.1.3 Le fonti dell’archivio privato di Laurent Pottier
Laurent Pottier preserva una mole considerevole di materiali cartacei:
• Una partitura, che testimonia il penultimo stadio della stesura di EnTrance. Tutte le parti strumentali sono complete; le annotazioni sulla parte elettronica sono però assenti;
• schizzi e abbozzi compositivi per mano di Romitelli;
• schizzi e abbozzi per la composizione della parte elettronica per mano di Pottier; • stampe di screenshot che testimoniano alcune fasi di lavorazione della parte elettronica; • codice LISP;
• corrispondenza. In particolare, un foglio inviato via fax da Romitelli a Pottier con precise indicazioni sui suoni da generare con Csound.